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lunedì 16 novembre 2015

Ogni caso - Wisława Szymborska -

Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.


- Wisława Szymborska - 

Giusto...! Giusto essere oltre la paura...

"Mi raccomando: continuiamo così. Continuiamo a negare i presepi, le visite ai musei di arte sacra, le canzoncine di Natale, le lezioni di religione a scuola. Continuiamo ad estromettere Dio dalla società, dalla politica, cultura, dalla scuola, dalla nostra vita. 
Continuiamo ad impedire ai Papi di parlare nelle Università e ad immergere il Crocifisso nell'urina. 
Continuiamo a imperversare col nostro laicismo nichilista, a distruggere ogni valore tradizionale tacciandolo di clericalismo, ad etichettare ogni pensiero difforme da quello imperante come fascismo, omofobia, intolleranza. Continuiamo a negare le radici cristiane di questa nostra Europa" (cit.)



Nous croyons au seul Dieu, Notre-Seigneur Jésus-Christ, avec le Père et le Saint-Esprit, et nous serons toujours fidèles à Son unique Épouse, l'Église Une, Sainte, Catholique, Apostolique et Romaine.



Nessuna forma di terrorismo ci deve fare paura! 
Abbiamo la più potente arma: GESU' EUCARESTIA!

"Adesso è solo dolore. Anche la paura è legittima. Ma l'odio no. Non ce la faranno mai a riempirmi di odio. Chi odia è già morto" (cit.).


 "Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte".

- papa Benedetto XVI -

Aula Magna dell’Università di Regensburg
Martedì, 12 settembre 2006
















….siate forti contro il «nemico».
Vergine bella come la luna, delizia del cielo, nel cui volto guardano i beati e si specchiano gli angeli, fa che noi, tuoi figliuoli, ti assomigliamo e che le nostre anime ricevano un raggio della tua bellezza, che non tramonta con gli anni, ma che rifulge nell’eternità.
O Maria, sole del cielo, risveglia la vita dovunque è morte rischiara gli spiriti dove sono le tenebre.
Rispecchiandoti nell’ alto dei tuoi figli, concedi a noi un riflesso del tuo lume e del tuo fervore.
O Maria, forte come un esercito, dona alle nostre schiere la vittoria.
Siamo tanto deboli, e il nostro nemico infierisce con tanta superbia.
Ma con la tua bandiera ci sentiamo sicuri di vincerlo; egli conosce il vigore del tuo piede, egli teme la maestà del tuo sguardo.
Salvaci, o Maria, bella come la luna, eletta come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma dell’amore.
Così sia.

- S.S.Pio XII - 


Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 28 ottobre 2015

da: "La Forza della ragione" - Oriana Fallaci

"Il declino dell'intelligenza è declino della Ragione. E tutto ciò che oggi accade in Europa, in Eurabia, ma soprattutto in Italia è declino della Ragione. Prima d'essere eticamente sbagliato è intellettualmente sbagliato. Contro Ragione. Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l'affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l'arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell'Avvenir è contro Ragione. E contro Ragione anche sperare che l'incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna."

- Oriana Fallaci -
da: "La Forza della ragione", Rizzoli Editore, 2004







Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani.
Nessuno.
Perché Maometto la proibisce, l’integrazione.
La punisce.
Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano.
Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono.
Intanto gliene riporto un paio.
Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”.
Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”.
In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci.
Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia.


- Oriana Fallaci -
da: "La Forza della ragione", Rizzoli Editore, 2004




Anzi m’indigno e indignata chiedo a che cosa serva essere cittadini, avere i diritti dei cittadini.
Chiedo dove cessino i diritti dei cittadini e dove incomincino i diritti degli stranieri.
Chiedo se gli stranierii abbiano il diritto di avanzare diritti che negano i diritti dei cittadini, che ridicolizzano le leggi dei cittadini, che offendono le conquiste civili dei cittadini.
Chiedo, insomma, se gli stranieri contino più dei cittadini.
Se siano una sorta di supercittadini, davvero i nostri feudatari.
I nostri padroni.


- Oriana Fallaci -
da: "La Forza della ragione", Rizzoli Editore, 2004



















Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 23 luglio 2015

L'inventore, La fune sospesa sull'abisso e altro - Padre Anthony de Mello -

Dopo lunghi anni di lavoro, un inventore scopri l’arte di accendere il fuoco. Portò con sé i suoi attrezzi nelle regioni del nord ammantate di neve e insegnò a una tribù quell’arte e i suoi vantaggi. La gente era così affascinata da quella novità che a nessuno venne in mente di ringraziare l’inventore, il quale un giorno se ne andò in silenzio. 
Poiché era uno di quei rari esseri umani dotati di vera grandezza, non aveva alcun desiderio di essere ricordato o riverito; si accontentava di sapere che la sua scoperta era servita a qualcuno. 
La seconda tribù presso cui si recò era altrettanto ansiosa di imparare della prima. Ma i preti locali, gelosi dell’ascendente che egli esercitava sul popolo, lo fecero assassinare. 
Per sviare i sospetti, fecero collocare un ritratto del Grande inventore in bella vista sull’altare principale del tempio, studiarono una speciale liturgia che rendesse omaggio al suo nome e ne mantenesse vivo il ricordo e posero la massima cura nell’evitare che si modificasse o omettesse anche solo una rubrica di tale liturgia. 
Gli attrezzi per accendere il fuoco furono conservati in uno scrigno e si diceva che avessero il potere di guarire tutti coloro che vi ponevano sopra le mani con spirito di fede. 
Il Sommo Sacerdote si incaricò personalmente di redigere una biografia dell’inventore, il Libro Sacro in cui venivano presentate la sua tenerezza e la sua generosità come esempio da imitare per tutti, si tesseva l’elogio delle sue opere grandiose e la sua origine soprannaturale era diventata un articolo di fede. 
I preti si occuparono di tramandare il Libro alle generazioni successive, mentre interpretavano con autorevolezza il senso delle sue parole e il significato profondo della santità della sua vita e della sua morte. 
Chiunque si discostasse dai loro insegnamenti veniva punito senza pietà con la morte o la scomunica. Assorta com’era nelle attività religiose, la gente finì col dimenticare come si accendeva il fuoco.

- Padre Anthony de Mello -
Da: The prayer of the frog Gujarat Sahitya Prakash, Anand 1988, India-Traduzione dall'inglese di Adria Marconi-Pedrazzi, ed. Paoline



….. Quando Kruscev pronunciò la famosa denuncia dell'epoca staliniana, si dice che qualcuno, in parlamento, abbia esclamato: "Dov'eri tu, compagno Kruscev, quando tutte queste persone innocenti venivano massacrate?".
Kruscev smise di parlare, girò lo sguardo nella sala e disse: "Per favore, si alzi chi ha detto questo".
Ci fu grande tensione nella sala. Nessuno si alzò.
Allora Kruscev disse: "Bene, ora hai la risposta, chiunque tu sia. 

Io ero allora nella stessa identica posizione in cui tu ora ti trovi".

Gesù si sarebbe alzato.

- Anthony De Mello - 
Da: “Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni”, p. 119




La fune sospesa sull'abisso

I discepoli di Baal Shem un giorno chiesero: “Rabbi caro, dicci come dobbiamo servire Dio”. Egli rispose: “Come faccio a saperlo?”... poi raccontò loro l’episodio seguente:

Un re aveva due amici che furono dichiarati colpevoli di un delitto e condannati a morte. Pur amandoli, il re non osò graziarli per timore di dare cattivo esempio al suo popolo, perciò emise il seguente verdetto: “Si stenda una fune attraverso un burrone profondo e ciascuno dei condannati vi cammini sopra, verso la libertà, o verso la morte, nel caso di caduta”. Il primo riuscì ad arrivare sano e salvo dall’altra parte, l’altro allora gli gridò: “Amico dimmi come hai fatto”. E quello di rimando: “Che ne so? Ogni volta che pendevo da una parte, mi inclinavo verso quella opposta”.

- Padre Anthony de Mello -
Da: The prayer of the frog Gujarat Sahitya Prakash, Anand 1988, India Traduzione dall'inglese di Adria Marconi-Pedrazzi, ed. Paoline




Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 2 luglio 2015

Essendo un amante della libertà... - Albert Einstein

Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità.
Ma le università vennero zittite.
Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà.
Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »

(Albert Einstein)
Fonte: dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine,
23 dicembre 1940, pag. 40



"Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie.
E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi."

- Albert Einstein - 


La strage di Rignano sull'Arno

Nella foto la famiglia di Robert Einstein cugino di Albert Einstein, premio Nobel per la Fisica nel 1921. Albert si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa. Quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton.
Nello stesso anno i nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna da parte di professori tedeschi (premi Oscar) che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana".

Il 3 agosto 1944, nel corso della II^ guerra mondiale, a Rignano sull’Arno, Firenze, Italy, avvenne la strage della famiglia Einstein, nota anche come strage di Rignano e strage del Focardo. Dopo un sommario e violento interrogatorio furono fucilate tre donne: Cesarina (detta Nina) Mazzetti, Luce ed Annamaria (detta Cicì) Einstein, rispettivamente moglie e figlie di Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert Einstein.
La casa fu data a fuoco, mentre Lorenza, Paola e l'altra cugina, Anna Maria Bellavite furono rinchiuse in una stanza buia e risparmiate dalla furia omicida. Dal suo rifugio nei boschi della vallata, Robert vide le fiamme e, scoprendo la strage della sua famiglia tentò vanamente il suicidio.
La mattina del 4 agosto 1944, tra le fiamme di Villa Il Focardo, un foglio attaccato a un albero: “Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei.” In realtà Cesarina Mazzetti, figlia di un pastore protestante, non era ebrea e così le due figlie. L'unica loro colpa era di portare il nome degli Einstein.
Robert Einstein si tolse la vita il 13 luglio 1945 in occasione di quello che avrebbe dovuto essere il giorno del suo 32º anniversario di matrimonio con Nina. Fu sepolto accanto alla sua famiglia nel cimitero della Badiuzza.

Albert Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli Stati Uniti fino alla morte.


Buona giornata a tutti. :-)







domenica 21 giugno 2015

Integrazione e annuncio del Vangelo – card. Carlo Maria Martini -

Nel dicembre 1990, undici anni prima degli attentati alle Torri Gemelle che hanno riportato in primo piano lo «scontro di civiltà» e i problemi dell’integrazione, l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini tenne il suo discorso alla città dedicandolo proprio all’islam. E le sue parole rimangono ancora attuali, anche se possono apparire distanti da certi cliché cuciti addosso al cardinale.

«Vorrei richiamare qui, un punto che mi è sembrato finora poco atteso  e cioè la necessità di insistere su un processo di “integrazione”, che è ben diverso da una semplice accoglienza e da una qualche sistemazione. Integrazione comporta l’educazione dei nuovi venuti a inserirsi armonicamente nel tessuto della nazione ospitante, ad accertarne le leggi e gli usi fondamentali, a non esigere dal punto di vista legislativo trattamenti privilegiati che tenderebbero di fatto a ghettizzarli e a farne potenziali focolai di tensioni e violenze. 
Finora l’emergenza - continuava l’arcivescovo di Milano - ha un po’ chiuso gli occhi su questo grave problema».

«È necessario in particolare far comprendere a quei nuovi immigrati che provenissero da Paesi dove le norme civili sono regolate dalla sola religione e dove religione e Stato formano un’unità indissolubile, che nei nostri Paesi i rapporti tra lo Stato e le organizzazioni religiose sono profondamente diversi. Se le minoranze religiose hanno tra noi quelle libertà e diritti che spettano a tutti i cittadini, senza eccezione, non ci si può invece appellare, ad esempio, ai principi della legge islamica (shari’ah) per esigere spazi o prerogative giuridiche specifiche».

«Occorre perciò elaborare un cammino verso l’integrazione multirazziale,che tenga conto di una reale integrabilità di diversi gruppi etnici. Perché si abbia una società integrata è necessario assicurare l’accettazione e la possibilità di assimilazione di almeno un nucleo minimo di valori che costituiscono la base di una cultura, come ad esempio i principi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e il principio giuridico dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge».


tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano



Per quanto riguarda invece l’annuncio della fede cristiana, Martini aveva affrontato questo tema proponendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, che nella sua Regola, al capitolo XVI Di coloro che vanno tra i saraceni, scriveva: «I frati che vanno tra i saraceni col permesso del loro ministro e servo possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti e dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio... e tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che hanno consegnato e abbandonato il loro corpo al Signore nostro Gesù Cristo e che per suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili».

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano


L’arcivescovo di Milano proseguiva quindi indicando alcune posizione «errate» delle comunità cristiane e in particolare dei preti di fronte al fenomeno. 
Tra queste, Martini citava «lo zelo disinformato» di chi fa «di ogni erba un fascio»: «Si propugna l’uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle nella loro specificità, si offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza aver prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso. Al riguardo saranno necessarie norme precise e rigorose, anche per evitare di essere fraintesi»
«La posizione corretta - spiegava il cardinale - è lo sforzo serio di conoscenza, la ricerca di strumenti e l’interrogazione di persone competenti. Penso, in particolare, ai casi molto difficili e spesso fallimentari dei matrimoni misti...».

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano




«Nessuna contesa dunque, nessun uso della forza, esposizione sincera e a tempo opportuno di ciò che credono». 
«Può la Chiesa cattolica rinunciare a proporre il Vangelo a chi ancora non lo possiede? Certamente no, come ai musulmani non viene chiesto di rinunciare al desiderio di allargare la ‘umma, la comunità dei credenti». 

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano






Buona giornata a tutti. :-)












lunedì 16 marzo 2015

Il vestito nuovo del re - Hans Christian Andersen

C’era una volta un re molto vanitoso, il quale non pensava ad altro che ad indossare gli abiti dei migliori sarti del suo reame. 
Un giorno gli si presentarono due imbroglioni che gli dissero: «Noi siamo capaci di confezionarti un vestito così bello che mai nessuno ne ha portato l’eguale. Però, se la persona che vi posa lo sguardo è stolta, o non è degna del posto che occupa, non riuscirà a vederlo. Solo chi è intelligente e saggio lo potrà vedere». 
Il re aderì entusiasta e ordinò subito il vestito nuovo, alloggiò i sarti nella sua reggia, diede loro tutto il necessario, e rimase in attesa. 
Dopo alcuni giorni mandò il suo primo ministro a controllare se il vestito fosse pronto. 
I sedicenti sarti risposero di sì e mostrarono all’inviato del re un angolo con alcune stampelle, ma del vestito nessuna traccia. Sapendo il ministro che l’indumento sarebbe rimasto invisibile agli inetti e agli stolti, fece finta di vederlo e ne lodò a lungo l’originalità, i drappeggi, i colori. Poi andò a riferire tutto al re, descrivendo e magnificando oltre ogni dire il nuovo abito. 
Il sovrano, al colmo dell’eccitazione, ordinò che gli fosse portato. Arrivarono i sarti con sagome e stampelle, sulle quali ovviamente non c’era nulla. 
Ma anche il re, per non fare brutta figura, osservò che il vestito era meraviglioso, anzi, lo avrebbe indossato subito e sarebbe uscito per la città in parata. Si fece togliere ciò che indossava e si lasciò “rivestire” dai finti sarti; poi, con tanto di dignitari, cortigiani, fanfara, scorta e musicanti, uscì per la città. 
Intanto la notizia si era diffusa in un battibaleno e le vie, i balconi, le piazze erano gremite da non dirsi. E tutti, dignitari e popolo, non facevano che osannare il vestito nuovo del re. 
Ma all’improvviso un bambino tra la folla si mise a gridare: «Guardate, guardate, il re va in giro per la strada nudo!». Allora tutti si guardarono in faccia, cominciarono a bisbigliare e poi a ridere a crepapelle. E il sovrano, rosso di vergogna, si ritirò di corsa nella reggia. 
C’era voluta la trasparenza di un bambino per smascherare un’intera parata di ipocrisia. 

Da una novella di Hans Christian Andersen



Il lupo non viene da noi con la sua faccia rossa e le sue corna. Lui viene da noi travestito da tutto quello che abbiamo sempre desiderato.




Per San Gregorio Magno l’invidia non solo sconfessa il comandamento della carità ma è un vizio capitale molto prolifico: da essa scaturiscono mormorazione, detrazione, distruzione dell’altro, risentimento, gioia per la sua rovina, odio sino all’omicidio».




Gesù e la libertà 

….. Opposto alla figura di Gesù il Vangelo presenta l'uomo che non volendo raggiungere la sua pienezza umana mediante la pratica di un amore fedele, tenta di farlo mediante la pratica religiosa* elevata da mezzo a fine e che diventa un alibi, un surrogato ed un ostacolo alla sua pienezza divino/umana.
[* Con Religione intendiamo quell'insieme di atteggiamenti, desideri, aspirazioni dell'uomo rivolti verso la divinità per ottenerne la benevolenza]
Gesù non si stanca di mettere in guardia da atteggiamenti "religiosi" (Mt 23). Questi danno all'uomo l'illusione di aver già raggiunto la sua pienezza ma ne paralizzano di fatto il processo crescitivo.
Al contrario dei maestri spirituali della sua epoca, Gesù lascia piena libertà ai suoi nella vita spirituale.
Mai impone ai suoi delle preghiere o dei comportamenti particolari che distinguano il gruppo.
Il "distintivo" della comunità di Gesù non consisterà né in abiti né in oggetti particolari da indossare e né da proibizioni o regole igienico-alimentari.
L'unico distintivo dal quale si riconosce che un individuo appartiene al gruppo di Gesù è un amore che assomigli sempre più a quello di Dio: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
Gesù ponendo - come unico distintivo della sua comunità - la pratica visibile di questo amore, esclude ogni altro criterio. L'identità della sua comunità non verterà in osservanze, leggi o culti.
Ciò che distingue è in realtà quel che avvicina agli altri. Infatti mentre ogni distintivo (sia esso abito, segno di riconoscimento, culto, ecc.) "distingue" cioè separa, l'amore, che è un linguaggio universale, unisce.(..)


-  Padre Alberto Maggi -




Buona giornata a tutti. :-)














domenica 22 febbraio 2015

Omaggio a don Luigi Giussani

"Vorrei comunicarvi alcuni tra gli aspetti più affascinanti e persuasivi del cammino che ho fatto nella mia vita.
Innanzitutto mi permetterete di ricordare l’istante della mia vita in cui, per la prima volta, ho capito che cos’era l’esistenza di Dio.
Ero in prima liceo classico, in seminario, e facevamo lezione di canto; normalmente, per il primo quarto d’ora, il professore spiegava storia della musica, facendoci anche ascoltare alcuni dischi. Anche quel giorno si fece silenzio, incominciò a girare il disco a 78 giri e improvvisamente, si udì il canto di un tenore allora famosissimo, Tito Schipa; con una voce potente e piena di vibrazioni ha incominciato a cantare un’aria del quarto atto de "La Favorita" di Donizetti: «Spirto gentil de’ sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor lontana speme, larve d’amor fuggite insieme».
Dalla prima nota a me è venuto un brivido.
Che cosa significasse quel brivido l’avrei capito lentamente con gli anni che passavano; solo il tempo, infatti, fa capire che cosa è il seme, come dice l’omonima, bella canzone, e cosa ha dentro. Uno può capire cos’è un seme se ne ha già visto lo sviluppo; ma la prima volta che vede il seme non può capire che cosa contenga. Così fu per me quel primo istante di brivido in cui ebbi la percezione di quello struggimento ultimo che definisce il cuore dell’uomo quando non è distratto da vanità che si bruciano in pochi istanti."

- Luigi Giussani -
da: "Realtà e giovinezza. La sfida", Sei, Torino 1995




Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!
"Abbiate il gusto delle giaculatorie, che sono gli adempimenti che Dio ottiene per se stesso nel vuoto, nella distrazione altrimenti vasta delle nostre giornate.
La giaculatoria che vi raccomando per la vostra santità, perché la permanenza della fede e della carità in voi sia più assicurata, è Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam: vieni, o Spirito Santo, tu che hai creato il mondo, che hai creato il mondo e che l’hai redento, l’hai ricreato nella tua azione contro il male, tu che hai reso presente nell’uomo la possibilità di combattere il male; veni per Mariam, vieni in me attraverso la mediazione della Madonna, attraverso l’applicazione del disegno di Dio sulla madre di Cristo."

- Luigi Giussani -




"Vorrei ricordare qui che don Giussani mi raccontava in segreto il momento in cui ha scoperto il senso più abissale della sua posizione di prete e di uomo. Poco dopo essere stato ordinato, in una delle prime confessioni, si trovò di fronte a un giovane che non riusciva a parlare. Don Giussani lo esortava: “Non c’è niente che tu abbia fatto che non possa essere perdonato”. Ma l’altro faceva fatica, e don Giussani, con le parole che riesce a tirare fuori dalla sua fede e dalla sua umanità, lo invitava fraternamente. A un certo punto sentì questo giovane dire: “Ho ucciso un uomo”. Don Giussani stette lì un attimo, un’eternità, e poi rispose: “Solo uno?”. Mi raccontava quindi che lì capì che cosa siano la carità, la fraternità, l’amore, che cosa sia il perdono. Il ragazzo scoppiò a piangere. Da allora divennero, credo, amici; il ragazzo andò a confessare alle autorità il suo gesto e divennero amici».

(da un'intervista a Giovanni Testori)




"La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. 
Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze."
“ L’incomunicabilità come difficoltà di dialogo e comunicazione rende a sua volta più tragica la solitudine che l’uomo prova di fronte al proprio destino. Di fronte al destino come assenza di significato l’uomo prova una solitudine terribile. La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze.
La solitudine che si accusa nella vita comune è accusa ad una propria presenza nella vita comune senza intelligenza del significato. 

Si è lì senza riconoscere ciò che unisce, e allora il più piccolo sgarbo diventa una obiezione che fa crollare tutta la impalcatura della fiducia.
Inversamente, quando uno ha coscienza del motivo adeguato per cui è con gli altri, anche se tutti fossero distratti o incomprensivi, non sarebbe affatto solo.”.

- Don Luigi Giussani -
da "Il senso religioso", Rizzoli 




"...La famiglia missionaria è quella che guarda l'orizzonte: guarda tutto l'orizzonte aperto da Cristo e col desiderio lo percorre tutto, mentre con pazienza quotidiana, intelligente costruisce la Chiesa in se stessa e attorno a sé".

Luigi Giussani in 
"Breve catechesi sul matrimonio"
di Antonio Sicari 






La santità è abbracciare gli uomini e le cose
 trasformando questo in cammino e in grido,
un grido che proclama
come la sostanza di tutto sia Cristo,
come quell'abbraccio sia Suo e non nostro.

- don Luigi Giussani -





Buona giornata a tutti. :-)