sabato 31 ottobre 2020

Maria, donna del riposo - don Tonino Bello

 Santa Maria, donna del riposo, accorcia le nostre notti quando non riusciamo a dormire.

Come è dura la notte senza sonno!

È una pista senza luce, su cui atterrano tenebrosi convogli di ricordi, e da cui decollano stormi di incubi che stringono il cuore.

Mettiti accanto a noi quando, nonostante i sedativi, non ce la facciamo a chiudere occhio, e il letto più morbido diventa una tortura, e dalla strada i latrati del cane sembrano dar voce ai gemiti dell'universo, e dalla torre dell'orologio i rintocchi scendono sull'anima come colpi di maglio, e i secondi scanditi dal pendolo del corridoio non si sa bene se vogliano farti compagnia, o ricordarti l'inarrestabile corsa del tempo, o dilatare il supplizio delle ore che non passano mai.

Sorveglia il riposo di chi vive solo.

Allunga nei vecchi i sipari del sonno, corti e leggeri come veli di melagrana.

Tonifica il dormiveglia di chi sta in ospedale sotto un pianto di flebo.

Rasserena l'inquietudine notturna di chi si rigira nel letto sotto un pianto di rimorsi.

Acquieta l'ansia di chi non riposa perché teme il sopraggiungere del giorno.

Rimbocca gli stracci di chi dorme sotto i ponti.

E riscalda i cartoni con cui la notte i miserabili si riparano dal freddo dei marciapiedi.

Santa Maria, donna del riposo, vogliamo pregarti per coloro che annunciano il Vangelo.

Qualche volta li vediamo stanchi e sfiduciati, e sembrano dire come san Pietro: «Abbiamo faticato tutta la notte, ma non abbiamo preso nulla».

Ebbene, fermali quando la generosità pastorale li porta a trascurare la loro stessa persona.

Richiamali al dovere del riposo.

Allontanali dalla frenesia dell'azione.

Aiutali a dormire tranquilli.

Non indurli nella tentazione di ridurre le quote minime di sonno, neppure per la causa del Regno.

Perché lo stress apostolico non è un incenso gradito al cospetto di Dio.

Pertanto, quando nel breviario recitano il Salmo 126, mettiti a cantarlo con loro, e calca la voce sui versetti in cui si dice che è inutile alzarsi di buon mattino o andare tardi a riposare la sera, perché «ai suoi amici il Signore dà il pane nel sonno».

Capiranno bene, allora, che tu non li esorti al disimpegno, ma a rimettere tutto nelle mani di colui che dà fecondità al lavoro degli uomini.

Santa Maria, donna del riposo, donaci il gusto della domenica.

Facci riscoprire la gioia antica di fermarci sul sagrato della chiesa, e conversare con gli amici senza guardare l'orologio.

Frena le nostre sfibranti tabelle di marcia.

Tienici lontani dall'agitazione di chi è in lotta perenne col tempo.

Liberaci dall'affanno delle cose.

Persuadici che fermarsi sotto la tenda, per ripensare la rotta, vale molto di più che coprire logoranti percorsi senza traguardo.

Ma, soprattutto, facci capire che se il segreto del riposo fisico sta nelle pause settimanali o nelle ferie annuali che ci concediamo, il segreto della pace interiore sta nel saper perdere tempo con Dio.

Lui ne perde tanto con noi. E anche tu ne perdi tanto.

Perciò, anche se facciamo tardi, attendici sempre la sera, sull'uscio di casa, al termine del nostro andare dissennato.

E se non troviamo altri guanciali per poggiare il capo, offrici la tua spalla su cui placare la nostra stanchezza, e dormire finalmente tranquilli.

- don Tonino Bello - 


Buona giornata a tutti. :-)




 

venerdì 30 ottobre 2020

La separazione è la radice di ogni sofferenza e conflitto - Jeff Foster

"Riposa compagno stanco.
Vieni, poggia la testa qui.
Hai viaggiato tanto.
Non ho parole sagge da offrirti
nessuna disciplina da insegnarti
nessun concetto fisso da donarti.
Non troverai nessuna filosofia qui.
Nessuna risposta alle tue molte domande.

Offro solo la presenza.
Un Santuario.
Un letto. Nutrimento.
Un po' di gentilezza per ringraziare la tua.

Non sono migliore di te.

Il mio guru è la vita.
La mia stirpe l'amore.
Non divido ciò che è illuminato da ciò che non lo è.
Non insegno nulla che non venga direttamente dalla vita.
Non traggo citazioni da nessun libro, ma dalle crepe che si aprono nel cuore.
Vedo la tua fragilità ma anche il tuo immenso potere.
Ci siamo incontrati molto tempo fa, quando le molecole hanno danzato in armonia per formare mondi.
Fin d'allora ho notato il tuo coraggio.

Chiudi gli occhi; mi prenderò cura della tua notte."

- Jeff Foster - 


Quando vedo il dolore come mio, sono perso nella mia bolla personale di sofferenza e mi sento scollegato dalla vita, bloccato e solo nella mia disperazione. 

Ma oltre la storia personale della mia sofferenza, scopro che il dolore non è veramente il mio dolore. È il dolore del mondo. È il dolore dell’umanità. Quando perdo mio padre, il lutto che provo non è il mio lutto, ma il lutto di ogni figlio. Sono in lutto per, e con, ogni figlio che abbia mai perso il padre. Quando il compagno ci lascia, diventiamo chiunque abbia mai perso qualcuno che ama. 

Nei recessi più intimi dell’esperienza presente, scopro che sono io l’universo che sto cercando così strenuamente di salvare; scopro che sono io la compassione che provo così intensamente a mettere in atto nel mondo. 

Scopro che sono io gli altri con cui desidero ardentemente un contatto. Nelle profondità del personale, nel mezzo dell’esperienza più intensamente dolorosa e più intimamente personale, scopro l’impersonale verità dell’esistenza, e lì, sono libero. Molti insegnamenti spirituali parlano di evadere dal personale per raggiungere un qualche futuro stato impersonale, ma il personale e l’impersonale sono intimamente uno e non possono essere divisi in questo modo. 

La separazione è la radice di ogni sofferenza e conflitto.

Da: Jeff Foster, “Il risveglio spirituale nella vita quotidiana“, Macro Edizioni, 2017.


Buona giornata a tutti. :-)







giovedì 29 ottobre 2020

Con te voglio parlare - Karl Rahner

«Con te voglio parlare. E di che posso parlare se non di te? 
C'è cosa che non sia dall'eternità presso di te, che non abbia patria nel tuo spirito e nel tuo cuore la sua prima sorgente? E perciò tutto quanto io posso dire è sempre un parlare di te. E tuttavia in questo parlare, sommesso e timido, tu intendi sempre un parlare di me, sebbene di te solo io vorrei far parola. 
Perché, che posso dire di te, se non che sei il mio Dio, Dio della mia origine e del mio tramonto, Dio del mio gaudio e della mia afflizione, Dio della mia vita? [...] 
Dio della mia vita! Ma che ho poi detto chiamandoti Dio mio, Dio della mia vita? Senso della mia vita? Meta del mio cammino? Santità delle mie opere? Giudizio dei miei peccati? Amarezza delle mie ore amare e il più segreto dei miei gaudii? Mia forza, che prostri nell'impotenza quella forza che viene da me? Datore di essere di vita e di grazia? Vicino e lontano? Incomprensibile? Dio dei miei fratelli, Dio dei miei padri? 
C'è nome ch'io non ti debba dare?[...] 
Ma perché sto affatto a parlare di te? 
E tu mi tormenti con la tua infinità e io non la posso misurare! 
Perché tu mi spingi nelle tue vie, che menano solo nell'oscurità della tua notte, che a te solo è luce. Solo il tangibile e il finito è reale per noi e raggiungibile; e puoi tu essere per me una realtà, vicina, se io riconosco l'infinito in te? 
Perché hai lasciato il tuo segno di fuoco nella mia anima col battesimo e m'hai acceso la luce della fede? Oscura luce che m'alletta nella tua notte, fuori dalla sicura chiarità del mio piccolo nido. 
E mi hai fatto tuo prete, che io viva presso a te la mia vita, per gli uomini, presso a te dove mi manca il respiro di queste mie piccole cose![...] 
Tu, Dio della mia vita, infinità della mia finitudine. 
Ma che m'hai messo nell'anima, come m'hai creato, che io, di te e di me, so solo che tu sei l'eterno mistero della mia vita? Terribile mistero dell'uomo, che appartiene a te, mio Dio, che sei l'incomprensibile! 
Incomprensibile nel tuo essere e più ancora nelle tue vie e nei tuoi giudizi. Poiché se quanto fai di me è frutto della tua libertà, insondabile abisso di grazia che non ha nessun perché, se la mia creazione e tutta la mia vita è tua libera elezione e le mie vie sono in fondo le tue vie, imperscrutabili, allora Signore non ti può comprendere nessun perché del mio spirito, allora tu resti l'incomprensibile anche quando io ti veda faccia a faccia. 
Ma se tu non fossi l'incomprensibile, mi saresti soggetto; ti avrei concepito e compreso e tu apparterresti a me, non io a te. 
E sarebbe l'inferno, la sorte dei dannati, che io finito, con il mio definito essere, appartenessi a me stesso; fossi ridotto in eterno a far la ronda nel carcere della mia finitudine»  

- Karl Rahner -
(da: Tu sei il silenzio)


Talvolta si pensa che Dio abbia creato il mondo e poi abbia dato delle istruzioni da osservare perché noi essere umani non combinassimo troppi pasticci. In realtà, le istruzioni sono giunte per prime e il mondo fu modellato in modo da poterle seguire. Per questo motivo è assolutamente ridicolo sostenere che qualcosa sia in contrasto con la volontà del Creatore. 

Non ci sono oppositori alla Creazione, solo delle sfide piene di significato.

 Pensieri del Rebbe di Lubavitch 

 


Ecco quanto è importante il lavoro e quanto è importante il nostro impegno nelle attività quotidiane, nelle parole di Papa Benedetto XVI:

"Il brano degli Atti degli Apostoli [6,1-6] ci ricorda l’importanza del lavoro - senza dubbio viene creato un vero e proprio ministero -, dell’impegno nelle attività quotidiane che vanno svolte con responsabilità e dedizione, ma anche il nostro bisogno di Dio, della sua guida, della sua luce che ci danno forza e speranza. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così: 


«Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur»

cioè: 

«Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento». 

Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola."
 
- papa Benedetto XVI - 
Udienza Generale 26 aprile 2012


Buona giornata a tutti. :-)
















 

mercoledì 28 ottobre 2020

Il cuscino del sacerdote

 C’era una volta una donna a cui non piaceva per niente quello che il vecchio sacerdote aveva da dirle. Arrivò il giorno in cui non riuscì più a sopportare le parole del suo pastore.

Sapeva che era tutto vero... “ ma ” la irritava tanto !
Allora cominciò a raccontare in giro tante storie false e cattive sul sacerdote per mettere tutti contro di lui con i suoi pettegolezzi. Tuttavia, più ne diceva, più si sentiva triste. Cominciò a pentirsi delle menzogne dette.
A un certo punto non ne poté più, e, in lacrime, si recò dal sacerdote per chiedergli perdono e disse :
“Ho raccontato tante bugie su di lei per favore, mi perdoni ! "
Il sacerdote non rispose subito. Sembrava immerso nei suoi pensieri e in preghiera. Alla fine disse:
“ Sì, ti perdono, ma prima devi fare una cosa ”.
“ Che cosa devo fare ? ” chiese lei, un po’ sorpresa.
Rispose lui, guardandola negli occhi : “Vieni con me in cima al campanile e ti farò vedere prima, però, devo prendere qualcosa dalla mia camera”.
Il sacerdote tornò con un gran cuscino sotto il braccio. La povera donna riusciva a stento a nascondere la sua sorpresa e la sua crescente curiosità. Sempre più perplessa, riusciva a stento a trattenersi dal chiedere a che cosa servisse il cuscino e perché stessero salendo in cima al campanile. Comunque, rimase in silenzio finché, un po’ affannati, raggiunsero la cima. Il vento soffiava dolcemente attraverso le grandi finestre. Dal campanile si vedeva tutta la campagna che circondava il paesino.
Improvvisamente, senza una parola, il sacerdote strappò la fodera del cuscino e buttò le piume fuori dal campanile.
Il vento e la brezza portarono le piume dappertutto: sui tetti, per le vie, sotto le macchine, sugli alberi, nei cortili dove i bambini stavano giocando, sulla strada... sempre più lontano...
Il sacerdote e la donna guardarono a lungo le piume che ondeggiavano nel vento.
Poi lui disse: “ Ora voglio che tu vada a raccogliere tutte le piume ! "
Con il fiato mozzo la donna disse : “ Raccogliere tutte le piume ? ma è impossibile ! ”
Disse il sacerdote: “ Lo so, quelle piume sono come le bugie che hai detto su di me. Non puoi fermare quello che hai iniziato, anche se ne sei pentita ”.
Quanti peccati possiamo commettere con la nostra lingua.
Dalle parole oziose, vacue, inutili, alle ben più gravi bestemmie contro il nostro Creatore e maledizioni scagliate contro il prossimo.
Dalle parole di vanità e di orgoglio, alle maldicenze recanti un grave danno alla reputazione di chi ne è vittima, magari senza ci sia un motivo giusto per farlo, tranne quello dell’invidia o del malanimo.
Peggio ancora le parole di calunnia, ossia pronunciare il falso a danno del prossimo giudicandolo e condannandolo a causa del nostro pregiudizio, macchiandoci così di un grave peccato contro la verità e la carità.

Il cristiano che spettegola in realtà non ama gli altri. Ricorda, puoi spegnere un fiammifero, ma non il grande incendio che un fiammifero può causare !







“ Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine. 
Il nostro Dio ha un cuore, anzi ha un cuore di carne. Si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi ed essere con noi nelle nostre sofferenze. Si è fatto uomo per darci un cuore di carne e per risvegliare in noi l’amore per i sofferenti, per i bisognosi.”

(Dal discorso del Santo Padre Benedetto XVI, al termine della Via Crucis al Colosseo, 6 aprile 2007)





Buona giornata a tutti :-)

martedì 27 ottobre 2020

La preghiera fragile dei vecchi vicini a Dio - p. Carlo Maria Martini S.J.

Ho ben 82 anni di vita e la malattia di Parkison e gli acciacchi dell’età si fanno sentire. Ma probabilmente, per quanto riguarda la preghiera, sono ancora a metà del guado. Sento che la mia preghiera dovrebbe trasformarsi, ma non so bene in che modo, e sento anche una certa resistenza a compiere un salto decisivo. So che posso dire come Isacco: «Io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte» (Gen 27,2), ma di questo non ho ancora tratto le conclusioni.

Cerco comunque di chiarirmi le idee riflettendo un po’ sull’argomento. Mi pare che si possa parlare in due modi della preghiera dell’anziano. Si può considerare l’anziano nella sua crescente debolezza e fragilità, secondo la descrizione metaforica (ed elegante) del Qohèlet (12, 1-4):

Ricordati del tuo Creatore
nei giorni della tua giovinezza
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
non ci trovo alcun gusto.
Prima che si oscurino il sole,
la luna, la luce e le stelle
e tornino ancora le nubi dopo la pioggia;
quando tremeranno i custodi della casa
e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano,
perché rimaste poche
e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre
e si chiuderanno i battenti sulla strada:
quando si abbasserà il rumore della mola
e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto .

In questo caso il tema sarà la preghiera (qui evocata dalle parole «Ricordati del tuo Creatore») di colui che è debole e fragile, di colui che sente il peso della fatica fisica e mentale e si stanca facilmente.

La salute e l’età non consentono più di dedicare alla preghiera i tempi lunghi di una volta: si sonnecchia facilmente e ci si appisola. Mi pare quindi sia necessario imparare a utilizzare al meglio il poco tempo di preghiera di cui si è in grado di disporre.

Non riuscendo più a dedicare alla preghiera lo stesso tempo di quando si avevano più energie, e sentendola spesso come un po’ distante e poco consolante, è possibile che il proprio spirito venga catturato da un certo senso di scoraggiamento. Allora la tentazione sarà di accorciare ulteriormente i tempi da consacrare alla preghiera, limitandosi allo strettamente necessario.

Tuttavia questo accorciare i tempi dell’orazione potrebbe essere molto pericoloso. Infatti la preghiera, per dare qualche conforto, deve essere di norma un po’ prolungata. Se si restringe il tempo, anche le consolazioni sorgeranno con maggiore difficoltà e si creerà una sorta di circolo vizioso, che porterà a pregare sempre meno.

Ma la preghiera dell’anziano potrebbe anche essere considerata la preghiera di qualcuno che ha raggiunto una certa sintesi interiore tra messaggio cristiano e vita, tra fede e quotidianità.

Quali saranno allora le caratteristiche di questa preghiera? Non è facile stabilirlo in astratto e aprioristicamente: occorrerebbe piuttosto riflettere sull’esperienza dei santi, in particolare dei santi anziani.

Perciò bisognerebbe dedicare, con pazienza, un po’ di tempo alla ricerca. Anzitutto nella Bibbia . In molti Salmi si parla apertamente dell’anziano e della sua condizione con espressioni molto significative e suggestive. 

Ad esempio: «Sono stato fanciullo e ora sono vecchio; non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane» (Sal 36,25). 

Si veda anche l’esortazione del Salmo 148,12: «I vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore».

La Scrittura ci offre anche preghiere tipiche di un anziano. La più nota è la preghiera dell’anziano Simeone al tempio quando prende tra le sue deboli braccia il piccolo Gesù (Lc 2,29 ss.) :

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli»

La ricerca dovrebbe allargarsi ai Padri apostolici, come Ignazio e Policarpo, quindi ai Padri del deserto e ai grandi oranti di tutti i secoli.

Non essendo qui possibile percorrere una tale via analitica, mi limiterò ad alcune riflessioni generali, aiutato anche dalla testimonianza di qualche confratello più anziano di me. Mi chiederò, cioè, quali potrebbero essere alcune caratteristiche positive nella preghiera di un anziano. Mi pare che possano emergere tre aspetti: un’insistenza sulla preghiera di ringraziamento; uno sguardo di carattere sintetico sulla propria vita ed esperienza; infine una forma di preghiera più contemplativa e affettiva, una prevalenza della preghiera vocale sulla preghiera mentale.

Sul primo di questi tre punti riporto la testimonianza di un confratello: "Riguardo ai contenuti della mia preghiera in questi anni di vecchiaia – ho 85 anni – si distingue la preghiera di ringraziamento. Si sono sviluppati due motivi per ringraziare Dio: anzitutto per avermi concesso un tempo in cui mi posso dedicare (vorrei quasi dire “a tempo pieno”) a prepararmi alla morte. E ciò non è dato a tutti. In secondo luogo per avermi mantenuto finora nel pieno dominio delle risorse mentali e, largamente, anche di quelle fisiche" .

Là dove invece non c’è questo vigore fisico e/o mentale la preghiera si colorerà soprattutto di pazienza e di abbandono nelle mani di Dio, sull’esempio di Gesù che muore dicendo: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46).

È così che i Salmi ci insegnano a pregare: 

«Tu salvi dai nemici chi si affida alla tua destra» (Sal 16,7); 

«Mi affido alle tue mani: tu mi riscatti, Signore, Dio fedele» (Sal 30,6); 

«Lo salverò, perché a me si è affidato» (Sal 90,14).

Chi ha raggiunto una certa età è anche nelle condizioni di volgere uno sguardo sintetico sulla propria vita, riconoscendo i doni di Dio, pur attraverso le inevitabili sofferenze. Veniamo quindi invitati a una lettura sapienziale della nostra storia e di quella del mondo da noi conosciuto.

E beati coloro che riescono a leggere il proprio vissuto come un dono di Dio, non lasciandosi andare a giudizi negativi sui tempi vissuti o anche sul tempo presente in confronto con quelli passati!

La terza caratteristica della preghiera dell’anziano dovrebbe essere un crescere della preghiera vocale (e quindi una diminuzione della preghiera mentale) insieme a un inizio di semplice contemplazione che esprime con mezzi molto poveri la propria dedizione al Signore. Diminuisce la preghiera mentale per la minore capacità di concentrazione dell’anziano. Ma contemporaneamente bisogna aver cura di aumentare la preghiera vocale. Anche se un po’ assonnata o distratta, essa è comunque un mezzo per avvicinarci al Dio vivente.

Sarebbe ideale arrivare a contemplare molto semplicemente il Signore che ci guarda con amore, oppure pensare a Gesù che ha bisogno di noi per rendere piena la sua lode al Padre.

Ma qui sarà lo Spirito Santo che si farà nostro maestro interiore. A noi non resterà che seguirlo che docilmente» .

- card. Carlo Maria Martini -

Tratto da: "Qualcosa di così personale. Meditazioni sulla preghiera" – Mondadori editore


Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 26 ottobre 2020

Padre Pio e la preghiera - ( parla Padre G. Amorth)

 Don Gabriele Amorth ci manda qualche ricordo dei 26 anni passati visitando Padre Pio.

«Su Padre Pio è rimasta famosa l'auto definizione che diede ad un giornalista: "Sono un povero frate che prega". 
Lo stavo a contemplare con la corona in mano; la chiamava la sua arma e scrisse al direttore spirituale che ne recitava almeno 5 intere ogni giorno; questo significa in termini di tempo, 5 ore al giorno dedicate al Rosario. Dormiva pochissimo e aveva una capacità di fare più cose contemporaneamente. 
Meditava i misteri; così soffriva visibilmente i dolori della Passione di Cristo, ma sentiva pure nella sua anima i dolori di Maria, che riteneva la più grande martire, vera Regina dei Martiri. 
Più avanzava in età e più il Padre sentiva la necessità di aumentare lo spazio da dare alla preghiera. Già alla fine degli anni '40 m'ero accorto che il tempo che dedicava alle confessioni era assai ridotto. 
Era lontana l'epoca in cui confessava anche 16 ore al giorno. 
Padre Michelangelo gli osservò un giorno: "Caro Padre non potresti confessare un po' più a lungo? Qui ci sono persone che vengono anche da molto lontano, dall'estero, e per potersi confessare da te debbono aspettare lunghi giorni". 
Ecco la risposta: "Caro Padre Michelangelo, credi che la gente venga qui per Padre Pio? La gente viene per sentirsi dire una parola del Signore. E se io non prego, che cosa do alla gente?".
Il bisogno della preghiera gli veniva anche suggerito dalla consapevolezza di essere indegno; si sentiva un grande peccatore, col rischio continuo, col terrore, di poter commettere un peccato e di poter perdere la fede. Perciò è sempre stato un grande mendicante di preghiere. Mi ero accorto che, se volevo vederlo illuminarsi di gioia, bastava che gli dicessi: "Padre, prego per lei". Ringraziava con effusione; pareva che volesse dire: "Finalmente uno che mi capisce!".
Sentiva moltissimo lo stimolo alla preghiera anche perché sentiva la necessità di santificarsi per santificare. Era una preoccupazione che cercava di infondere soprattutto nei sacerdoti. 
Ricordo bene quando mi confessai da lui, poco dopo la mia ordinazione sacerdotale. Quando gli confidai di essere un prete novello mi disse con forza: "Ricordati che un sacerdote deve essere un propiziatore. Guai se è lui ad aver bisogno di essere propiziato! Ricordatene bene"»


"Carissimi, di fronte all' ampiezza di orizzonti propria del ministero presbiterale non potete, non possiamo non sentirci tremare i polsi. 
Siamo, infatti, strutturalmente impari al dono ricevuto, alla missione che ci viene affidata, E' una sproporzione radicale e insuperabile, non semplicemente una nostra debolezza che, con un'ascesi paziente, possa essere rimossa.
Noi non siamo la luce, nè siamo in grado di produrla: possiamo solo rifletterla per offrirla a tutti. 'Noi infatti - ha poi aggiunto - siamo stati presi a servizio: come il sale, che non è per sé, ma per dar sapore ai cibi. E come la lampada, che non è per sé, ma per illuminare ciò che le sta intorno".

Card. Angelo Scola all'omelia della Messa di Ordinazione


Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 25 ottobre 2020

In prigione per Cristo -Cardinale Van Tuan Francois Xavier

 Mi chiamo Francesco Nguyen Van Thuan e sono vietnamita, ma in Tanzania e in Nigeria i giovani mi chiamano Uncle Francis; così è più semplice chiamarmi zio Francesco, o meglio solo Francesco.

Fino al 23 aprile 1975 sono stato, per 8 anni, vescovo di Nhatrang, nel centro del Viet Nam, la prima diocesi che mi è stata affidata, dove mi sentivo felice, e verso la quale conservo sempre la mia predilezione. Il 23 aprile 1975 Paolo VI mi ha promosso arcivescovo coadiutore di Saigon. Quando i comunisti sono arrivati a Saigon, mi hanno detto che questa nomina era frutto di un complotto tra il Vaticano e gli imperialisti, per organizzare la lotta contro il regime comunista. Tre mesi dopo, sono stato chiamato al Palazzo presidenziale per esservi arrestato: era il giorno dell' Assunzione della Beata Vergine, 15 agosto 1975.
Quella notte, su una strada lunga 450 km che porta al luogo della mia residenza obbligatoria, tanti pensieri confusi vengono alla mia mente: tristezza, abbandono, stanchezza, dopo 3 mesi di tensioni. .. 
Ma nella mia mente sorge chiara una parola che disperde tutto il buio, la parola che monsignor John Walsh, vescovo missionario in Cina, pronunciò quando fu liberato dopo 12 anni di prigionia: «Ho passato la metà della mia vita ad aspettare ». E verissimo: tutti i prigionieri, incluso io stesso, aspettano ogni minuto la liberazione. Ma poi ho deciso: «Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore».
Non è una ispirazione improvvisa, ma una convinzione che ho maturato in tutta la vita. Se io passo il mio tempo ad aspettare, forse le cose che aspetto non arriveranno mai. La sola cosa che sicuramente arriverà è la morte.

Nel villaggio di Cày Vong, dove sono stato assegnato con residenza obbligatoria, sotto la sorveglianza aperta e nascosta della polizia « confusa» tra il popolo, giorno e notte mi sentivo ossessionato dal pensiero: Popolo mio! Popolo mio che amo tanto: gregge senza pastore! Come posso entrare in contatto con il mio popolo, proprio nel momento in cui hanno più bisogno del loro pastore? Le librerie cattoliche sono state confiscate, chiuse le scuole; le suore, i religiosi insegnanti vanno a lavorare nei campi di riso. La separazione è uno shock che distrugge il mio cuore.
«Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore; ma come?».

Una notte, viene una luce: «Francesco, è molto semplice, fai come san Paolo quando era in prigione: scriveva lettere a varie comunità ». La mattina seguente, nell'ottobre 1975, ho fatto segno a un ragazzo di 7 anni, Quang, che ritornava dalla Messa alle 5, ancora nel buio: «Di' a tua mamma di comprare per me vecchi blocchi di calendari ». Nella tarda sera, di nuovo al buio, Quang mi ha portato i calendari, e tutte le notti di ottobre e di novembre del 1975 ho scritto al mio popolo il mio messaggio dalla cattività. Ogni mattina, il ragazzo veniva a raccogliere i fogli per portarli a casa e far ricopiare il messaggio dai suoi fratelli e dalle sue sorelle. Ecco come è stato scritto il libro Il cammino della speranza, pubblicato in 8 lingue: vietnamita, inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, coreano, cinese.
La grazia di Dio mi ha dato l'energia per lavorare e per continuare, anche nei momenti più disperati. Ho scritto il libro di notte, in un mese e mezzo, perché avevo paura di non poterlo terminare: temevo di essere trasferito in un altro luogo. Quando sono arrivato al numero 1001 ho deciso di fermarmi: sono come le «mille e una notte »...

Nel 1980, in residenza obbligatoria a Giangxa, nel Viet Nam del Nord, ho scritto, sempre di notte e in segreto, il mio secondo libro, Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II, poi il mio terzo libro, I pellegrini del cammino della speranza:
« Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore ».
Gli apostoli avrebbero voluto scegliere la via facile: « Signore, lascia andare la folla, così che possa procurarsi il cibo... ». Ma Gesù vuole agire nel momento presente: «Date loro da mangiare voi stessi» (Lc 9,13). Sulla croce, quando il ladrone gli ha detto: «Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo regno », egli ha risposto: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,42-43). Nella parola« oggi» sentiamo tutto il perdono, tutto l'amore di Gesù.
Padre Massimiliano Kolbe viveva questo radicalismo quando ripeteva ai suoi novizi: « Tutto, assolutamente, senza condizione ». Ho sentito Dom Helder Camara dire: «La vita è imparare ad amare ». Una volta, Madre Teresa di Calcutta mi ha scritto: «L'importante non è il numero di azioni che facciamo, ma l'intensità di amore che mettiamo in ogni azione ».
Come attingere questa intensità di amore nel momento presente? Penso che devo vivere ogni giorno, ogni minuto come l'ultimo della mia vita. Lasciare tutto ciò che è accessorio, concentrarmi soltanto sull'essenziale. Ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella della mia vita, riservo a tutti il mio amore, il mio sorriso; ho paura di perdere un secondo, vivendo senza senso...
Ho scritto nel libro Il cammino della speranza: «Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt 6,34; Gc 4,13-15). Vivilo appieno nell' amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se sarà come un cristallo formato da milioni di tali momenti. Vedi come è facile?» (CS, n. 997).
Carissimi giovani, nel momento presente Gesù ha bisogno di voi. Giovanni Paolo II vi chiama, insistente, ad affrontare le sfide del mondo di oggi: « Viviamo in un' epoca di grandi trasformazioni, nella quale tramontano rapidamente ideologie che sembravano dover resistere a lungo all'usura del tempo e nel pianeta si vanno ridisegnando confini e frontiere. L'umanità si ritrova spesso incerta, confusa e preoccupata (Mt 9,36), ma la parola di Dio non tramonta; percorre la storia e, nel mutare degli eventi, resta stabile e luminosa (Mt 24,35). La fede della Chiesa è fondata su Gesù Cristo, unico salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre (Eb 13,8)» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 2).

(cardinale Van Tuan Francois Xavier)

un pò di biografia: http://leggoerifletto.blogspot.it/2012/09/francois-xavier-nguyen-van-thuan.html



"Ogni Paese, non solo il mio, 
ha bisogno di pace.
La pace nasce dal cuore
e per raggiungerla 
bisogna sradicare la fonte dell'odio 
che è la paura"

Aung San Suu Kyi,
premio Nobel per la pace 
in udienza dal Papa 29 ottobre 2013




Buona giornata a tutti :-)

sabato 24 ottobre 2020

Il segreto dell'amore - Thomas Merton

Non basta all'amore di essere partecipati, bisogna che sia partecipato liberamente, perché nella costrizione non vi può mai essere felicità.

Un amore disinteressato che si riversa su un oggetto egoista non dà una felicità completa: non perché l'amore abbia bisogno, per amare, di ricambio o di ricompensa, ma perché riposa nella felicità dell'amato. 
E se questi riceve l'amore egoisticamente, l'amante non è soddisfatto, perché vede che il suo amore non è riuscito nell'intento di rendere felice l'amato, non ha risvegliato in lui la capacità di amare senza egoismo.
Di qui il paradosso che l'amore disinteressato può riposare completamente solo in un amore perfettamente ricambiato: perché sa che la sola vera pace si trova in un amore che non cerca se stesso. 
Un tale amore accetta di non essere amato disinteressatamente per amore di colui che ama e, nel far così, perfeziona se stesso.
Il dono dell'amore è il dono della potenza e della capacità di amare e quindi darlo in pieno vuol dire anche riceverlo.
Così lo si può conservare solo se lo si dona e lo si può donare perfettamente solo se lo si riceve.

- Padre Thomas Merton - 
Da: “Nessun uomo è un'isola”, Ed. Garzanti




Il mondo è pieno
di meraviglie da scoprire,
non far trascorrere un solo giorno,
senza esserti stupito!


- Padre Thomas Merton - 

Interno del Duomo di Parma - Italy

“Quelli che amano il silenzio trovino altra gente che ama il silenzio 
e creino silenzio e pace gli uni per gli altri.”

dal libro il “Segno di Giona” di Thomas Merton 
(Parte quinta, 19 novembre, p. 357)






Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 23 ottobre 2020

La buona medicina è fatta anche di speranza - Prof.Matteo Bassetti

La speranza è essenziale per la vita ed è una straordinaria medicina.

Sono convinto che il medico debba essere portatore di speranza e la sua umanità sia la prima chiave d’accesso all’umanità del malato o del potenziale malato.

Qui il fattore personale diventa fattore professionale, non inferiore alla preparazione tecnico- scientifica.

La speranza è quasi una necessità biologica dell’individuo. La gente ne ha un grande bisogno e nessuno ha il diritto di togliergliela, ma ha il dovere di mantenerla viva.
Il che non significa dare illusioni e sogni, non è un non dire la verità, ma fargli capire che non resterà mai solo nei momenti difficili e che oggi il sistema sanitario è più pronto a gestire l’infezione.
E, poiché la medicina non è una scienza esatta, ci sarà sempre un margine di ottimismo su cui puntare. 

Un medico è completo se unisce tecnica e umanità e sa dare al suo paziente anche questi messaggi.
I malati ascoltano chi li cura o li curerà e traggono fiducia e speranza, oltre che dalle parole, anche dal loro atteggiamento.

Il malato non vuole atteggiamenti autoritari, distaccati, irritazione, indisponibilità al colloquio, ma calore e comprensione per guardare a un futuro di speranza.

La buona medicina è fatta anche da tutte queste cose. 

- Professore Matteo Bassetti -  

direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova (Italy)


Ha scritto il sociologo Mauro Magatti: “Gli storici dicono che le grandi epidemie – insieme alle guerre e alle carestie – hanno la forza di scuotere intere civiltà provocandone la rigenerazione morale e spirituale”. Forse è davvero questa la speranza da coltivare insieme: dopo la grande tribolazione arriverà la ripartenza, che possiamo preparare attraverso una riflessione condivisa sui “fondamentali” del vivere insieme, oltre ai gesti di vicinanza e di solidarietà che già ora condividiamo con la comunità delle donne e degli uomini del nostro tempo.


Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza (anche Cesare n.d.r).

- papa  Benedetto XVI - 


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it