mercoledì 31 agosto 2022

Card. Carlo Maria Martini - in ricordo del giorno della sua dipartita verso il Cielo...

31 agosto 2012
L’abbraccio dal cielo a Milano e al mondo.
Un ricordo che si rinnova ogni anno, 
per esprimere gratitudine infinita. 



" Ciascuno di noi conosce il male per l'esperienza personale della propria fragilità e della propria debolezza; per l'esperienza familiare delle cose che non vanno, che non ci piacciono nell'ambito della famiglia o degli amici, della chiesa o della società.

Ma Gesù piange proprio sul ' peccato del mondo ', non sui singoli crimini, sugli errori delle persone, bensì su un peccato collettivo, sulle radici profonde del male.

I crimini singoli sono tutti quelli che degradano l'umanità ( omicidi, crudeltà, stupri, infedeltà... ) che, racchiusi nel cuore trafitto di Cristo, sono il primo gradino.

E poi ci sono i crimini collettivi, dove gruppi, categorie, classi storiche diventano dinamismo di peccato e straziano l'umanità: odi etnici, razziali, politici ( le grandi dittature coi loro misfatti ), sociali e di classe ( le rivoluzioni con tutte le loro carneficine ), le forme di pregiudizio organizzato e le stesse organizzazioni a delinquere, cioè le molteplici strutture, aperte o subdole, di peccato.

Ecco il male che Gesù vede contemplando la città e, in essa, tutte le nostre città.

I crimini razionalizzati, che Gesù contempla, sono i più terribili, sono crimini collettivi assurti a dottrina: quelle ideologie, quelle filosofie, quella degradazione delle religioni, i filoni culturali di ogni tipo, che chiamano bene il male e lo giustificano.

Da qui nascono le catastrofi che rovesciano le società e sconvolgono periodicamente il corso della storia. Possono assumere anche l'aspetto di una catastrofe lenta, quasi una peste che a poco a poco distrugge l'interno di una società. Pensiamo alle filosofie e alle ragioni che portano al nichilismo, al relativismo morale, alle ideologie razziste, nazionaliste, dittatoriali: non sono soltanto strutture organizzate di peccato, ma strutture di pensiero che producono peccato, che producono male. Da qui anche le persecuzioni sistematiche contro la fede, l'uccisione sistematica della speranza nei cuori della gente, l'uccisione dell'amore.

In particolare mi sembra che Gesù sia colpito dalle aberrazioni religiose, quando cioè la religione scambia il bene con il male e il male con il bene, così che un sistema religioso finisce con il diventare complice di un sistema di male e di peccato.

Gesù è schiacciato da tale groviglio, la sua passione è proprio il suo essere schiacciato dal groviglio di mali religiosi e mali politici razionalizzati, variamente coalizzati. "

Card. Carlo Maria Martini 

"Verso Gerusalemme"

in ricordo del giorno della sua dipartita verso il Cielo...



"Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto."

Card. Carlo Maria Martini 

Buona giornata a tutti :-)



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martedì 30 agosto 2022

Il cardinale Ildefonso Schuster e il cardinale Carlo Maria Martini

Nel giorno della Memoria Liturgica del Beato Cardinale Ildefonso Schuster, mi è grato ricordare anche i Cardinali Martini e Tettamanzi. Tutti e tre morirono nel mese di agosto. Milano e la Chiesa sono stati fortunati ad avere il grande coraggio eroico del Cardinale Schuster, la forza intrepida della Parola di Dio testimoniata dal Cardinale Martini e la grande carità attuata dal Cardinale Tettamanzi. Si degnino ora questi Cardinali di guardare Milano e la Lombardia dal cielo e pregare per questa terra!

Un pensiero del Cardinale Schuster è adatto davvero a tutti e tre ed è una grande verità:

« Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. Ha paura, invece, della nostra santità».


"Io parto dal principio che Dio non pretenda troppo da me: sa cosa posso sopportare. Forse in punto di morte qualcuno mi terrà la mano. Mi auguro di riuscire a pregare. Mi fa sentire di essere al sicuro vicino a Dio. La morte non può privare di questa sensazione di sicurezza"

Carlo Maria Martini, Conversazioni notturne a Gerusalemme

 



Ti chiediamo, o Signore, di darci il dono della preghiera,

te lo chiediamo perché ne abbiamo bisogno.

Sappiamo di non essere capaci di pregare e appunto per questo ti chiediamo come dono di poter essere noi stessi.

Donaci, o Signore, di trovare volentieri la nostra preghiera, anche se piccola, povera, semplice, disadorna, priva di concetti grandiosi.

Fa' che sia vera, o Signore, che essa esprima ciò che noi siamo: poveri, peccatori davanti a te, e anche ciò che noi siamo per la tua grazia.

Fa' che sappiamo lodarti, o Signore: gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Card. Carlo Maria Martini


Buona giornata a tutti :-)





domenica 28 agosto 2022

Dormitio Virginis

Yehohanan lo sapeva da tempo. Lei glielo aveva confidato insieme alla preghiera di lasciare Gerusalemme perché già qualcuno, anche tra i fratelli, aveva iniziato ad insospettirsi. Il discepolo aveva obbedito. Perché obbedendo alla madre sapeva di obbedire al figlio. E partirono alla volta di Efeso dove una famiglia di credenti li avrebbe accolti senza fare troppe domande. 
Yehohanan, al contrario, di domande ne aveva parecchie e non le teneva per sé. 
«Hai paura?» 
«Non è paura. È uno resto di dolore». 
«Quale tipo di dolore?» 
«Un dolore da madre, impastato di nostalgia». 
Myriam rispondeva con parole meditate che uscivano dalle sue labbra come un volo di giovani colombe.
«Accadrà presto?» 
«Sta già accadendo, figlio mio». 
Dal suo volto ogni giorno scompariva una ruga. Il discepolo lo vedeva con gli occhi, ma non lo capiva col cuore. 
Finché tutto si compì. 
Era il primo giorno dopo un sabato. 
Yehohanan non aveva sentito il suo consueto canto mattutino e ne aveva ricevuta una sensazione di tagliente dolcezza. Era quindi entrato nella sua stanza, quasi correndo, fermandosi tuttavia sulla soglia, come trattenuto da un invisibile abbraccio. 
Sdraiato nel letto di lei scorse il corpo di una giovane donna addormentata. 
«Questo era il suo aspetto il giorno che il Verbo si fece carne», pensò. 
Tornò la sera di quello stesso giorno. Yehohanan vide il letto vuoto. E ancora una volta credette a ciò che nessun uomo avrebbe mai potuto vedere.

L’immagine è della pittrice palestinese Malak Mattar

" Cosi è morta la Vergine Maria, secondo San Giovanni Damasceno, Dottore della Chiesa.". " Madre di Dio non è morta di malattia, per non aver peccato originale, non doveva ricevere la punizione della malattia. Lei non è morta di anzianità, perché non doveva invecchiare, perché non avesse la punizione del peccato dei primi genitori: invecchiare e finire per debolezza. Lei è morta d'amore era così tanto il desiderio di andare in paradiso dov'era suo figlio, che questo amore l'ha fatta morire. Circa quattordici anni dopo la morte di Gesù, quando aveva già impiegato tutto il suo tempo per insegnare la religione del Salvatore a piccoli e grandi, quando aveva consolato cosi tante persone tristi, e aiutato tanti malati e moribondi, aveva avvertito gli Apostoli che si avvicinava per lei la data di partenza da questo mondo per l'eternità. Gli Apostoli la amavano come la più gentile di tutte le madri, e si sono affrettati a viaggiare per ricevere dalle Sue labbra materne i loro ultimi consigli, e dalle Sue sacrosante mani, la loro ultima benedizione. Arrivarono e con lacrime copiose e in ginocchio baciarono queste mani sante, che così tante volte li avevano benedetti. Per ognuno di loro ha avuto l'eccellente Signora parole di conforto e speranza. E poi, come chi dorme nel più placido dei sogni, è stata lei a chiudere santamente i suoi occhi. E la sua anima, mille volte benedetta, è partita per l'eternità. La notizia è arrivata in tutta la città e non c'è stato nessun cristiano che non venisse a piangere accanto al Suo corpo, come per la morte della propria Madre. Il suo funerale sembrava più una processione pasquale che un funerale. Tutti cantavano l'alleluia, con la più ferma speranza che ora avessero una potente protettrice in cielo, per intercedere per ognuno dei discepoli di Gesù. Nell'aria si sentivano morbidissimi ma forti aromi, e sembrava ascoltare ognuno, armonie di canzoni molto morbide. Ma Tommaso, Apostolo, non era arrivato in tempo quando arrivò, erano già tornati dal seppellire la mamma benedetta. Pietro - disse a Tommaso:

“non puoi negarmi il grande favore di poter andare nella tomba della mia dolce mamma e dare un ultimo bacio a queste mani sante che tante volte mi hanno benedetto...”

Quando arrivarono al Santo Sepolcro iniziarono a sentirsi odori nuovi e morbidissimi nell'ambiente e musica armoniosa in aria. Aprirono il sepolcro, e invece di vedere il corpo della Vergine, trovarono solo una grande quantità di fiori molto belli. Gesù Cristo era venuto, aveva resuscitato Sua Madre Santissima, e l'aveva portata in paradiso.

Questo è ciò che chiamiamo Assunzione della Vergine Maria ".

Tradotto dal portoghese.



Buona giornata a tutti :-)




 

sabato 27 agosto 2022

“Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün (1)

I tuoi genitori ti hanno dato un nome. Dal giorno della tua nascita ti hanno chiamato con quel nome. Il nome è parte essenziale di te. Attraverso di esso trovi la tua identità. Quando venivi chiamato con il tuo nome, sapevi che si riferiva solo a te. Conti nella tua qualità di persona unica. Hai un nome. Attraverso questo nome ti differenzi dagli altri. Non sei un numero interscambiabile. Il nome diventa parte integrante della tua identità. Nel tuo nome è riassunta tutta la storia della tua vita.
I tuoi genitori ti hanno chiamato con quel nome, ma nel corso della tua esistenza gli hai dato un significato con il tuo modo di sentire e di pensare, con la tua azione.
Anche in bocca ai tuoi amici il tuo nome assume un sapore particolare. Altre persone possono chiamarsi come te, ma il tuo ha un suono totalmente diverso, unico, speciale.
Quando si chiama il tuo nome, esso si riferisce a te, a te e alla tua inconfondibile persona. Il modo in cui percepiamo il nostro nome è legato alle persone che ci chiamano così.
Quando le persone care ci chiamano con questo nome, tutto il loro affetto e il loro amore si condensa in esso.
Sento il mio nome e già si risveglia il ricordo di come mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei zii lo hanno pronunciato. Il loro amore è condensato in questo nome.
Mi raggiunge ogni volta che si fa il mio nome. Forse la tua ragazza o il tuo ragazzo, tua moglie o tuo marito hanno donato al tuo nome un nuovo suono. Forse in esso hai udito qualcosa che prima non avevi mai collegato al tuo nome.
Quando i tuoi compagni di scuola ti hanno preso in giro per il tuo nome, lo hanno abbreviato o storpiato, lo hai forse trovato brutto. Ma è bene che ti ricordi di tutte le persone che hanno riversato il loro amore nel tuo nome. Il modo in cui percepisci il tuo nome dipende anche da chi altro lo porta. Se tuo padre o tua madre si chiamano come te o se ti è stato dato il nome di tuo nonno o di tua nonna o di un tuo zio, tutto ciò ti riempie di orgoglio. Continui la tradizione familiare. Ti senti in dovere di rappresentare su questa terra un po' dello spirito dei tuoi genitori o dei tuoi nonni, di tramandarlo.
Nel tuo nome sopravvive una parte di quanto hanno vissuto i tuoi antenati. Tutti coloro che pronunciano il tuo nome indicano te così come sei.
Connotano il nome attraverso il significato del rapporto che hanno con te, attraverso i loro sentimenti, attraverso il loro amore e il loro affetto, talvolta purtroppo attraverso i loro pregiudizi e il loro risentimento.
Lascia i pregiudizi a quelli che li hanno. Isola nel tuo nome solo l'amore e la dolcezza che gli attribuiscono Dio e gli uomini.

Brani estratti del libro: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün


Pronuncia il tuo nome lentamente e ad alta voce.
Assaporalo e gustalo. Com'è? Quali sensazioni lascia?
Che immagini fa scaturire dentro di te?
Non solo gli uomini ti hanno chiamato per nome, bensì anche Dio. Nel libro del profeta Isaia Dio dice a Israele: «Non temere perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni» (Is. 43,1). Ciò vale anche per te. Quando Dio ti chiama per nome esprime con questo il fatto che per Lui sei  importante.
Davanti a Dio sei unico. Dio stesso ti ha creato.
Tu gli appartieni. Nessun essere umano ha potere su di te.
Dio riversa il suo amore divino nel tuo nome.
Dio si rivolge a te, Dio ti conosce per nome, conosce il tuo cuore, sa che cosa provi.
Si rivolge a te personalmente. Ha una relazione individuale con te.
Non sei solo uno tra i tanti. Sei unico.
Per Dio hai un'importanza tale che si rivolge personalmente a te per prometterti qualcosa di bello, qualcosa destinato a essere un sostegno per la tua vita, qualcosa che costituisce le fondamenta su cui edificare la tua esistenza.
Il nome con cui Dio ti chiama ti dimostra la tua inconfondibile dignità di essere umano. Quando la Chiesa celebra la festa di San Giovanni Battista canta nell'antifona la sua nascita con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome» (Is 49,1).
Dal momento della tua nascita in poi il Signore ti ha chiamato per nome. E ti ha chiamato a fare qualcosa. Hai una missione in questo mondo. La tua vocazione è quella di contribuire a far sì che questo mondo appaia più umano e più degno di essere vissuto.
Attraverso di te, qualcosa che può farsi visibile solo grazie a te vuole risplendere in questo mondo. Dio ti dice: «Mio servo tu sei, sul quale manifesterò la mia gloria» (Is 49,3).
Dio ha un progetto speciale per te. In te deve rifulgere la sua gloria. In te deve apparire un po' della bellezza divina. Sei un prisma attraverso il quale Dio appare in questo mondo in modo unico e irripetibile. Gesù come buon pastore «chiama le sue pecore una per una» (Gv 10,3). Ogni singola persona è per lui così importante che dona la sua vita per lei. Poiché intercede per ognuno di noi, ciascuno si sente protetto. 

Brani estratti del libro: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün


Buona giornata a tutti :-)





giovedì 25 agosto 2022

Se non riuscirai ad essere santo... - Leonardo Boff

Udii un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia.

Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo.

Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

 

Dio ci vuole leggeri come i bambini

Dio non vuole gente che abbia delle virtù, ma fanciulli che egli possa prendere come si solleva un bambino, in un momento, perché è leggero e ha grandi occhi; non è una santità a basso prezzo, ma una «piccola via», per collegare la santità allo spirito d'infanzia evangelico, che è spirito di semplicità, di fiducia, di abbandono incondizionato alle iniziative di Dio. 
C'è un complotto dei «grandi» contro l'infanzia forse? 
Basta leggere il vangelo per rendersene conto. 
Leggeri, come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere. 
Ancora la domanda: perché Dio si è convertito al fascino della piccolezza? Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l'adulto. Potremmo dire: i bambini sono «pericolosi» perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e «pesanti», attaccate al potere e alle cose, non sono libere. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. 
È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte. 

- Luigi Pozzoli -
da: Elogio della piccolezza, Edizioni Paoline, Milano 2002


Buona giornata a tutti :-)





martedì 23 agosto 2022

da: Brevetto di volo per aquile e polli - Anthony De Mello

Un giorno, mi trovavo sulle coste irlandesi e vidi arrivare uno stormo di oche selvatiche di ritorno dall’Islanda.
Mentre le stavo osservando, mi si avvicinò un uomo che mi raccontò di come si svolge il loro viaggio.
Mi spiegò che lo stormo poteva giungere a destinazione solo se i suoi componenti si fossero aiutati a vicenda.
Mi disse che le oche volano sempre in una caratteristica formazione a V, e che se ogni uccello mantiene la corretta posizione, l’aria crea un sostegno di cui gode tutto lo stormo.
E se un elemento esce dalla fila, gli altri sentono subito aggravarsi il peso e la fatica del volo.
Mi disse inoltre che davanti a tutti si mette l’uccello più forte e questo detiene il comando per tutto il tempo che gli è possibile, spostandosi poi nella posizione più arretrata, quando non riesce più a mantenere un’adeguata velocità.
Ma dal fondo continua a lanciare un grido di incitamento, per incoraggiare quelli davanti a tenere una velocità elevata.
Quando poi un uccello comincia a indebolirsi, si distacca dal gruppo, affinché gli altri non abbiano a soffrire per causa sua, ma a quel punto altri due uccelli stanno dietro, assieme a lui per offrirgli protezione e speranza.
E quando il compagno debole ha ripreso le forze, i tre proseguono insieme e cercano di riunirsi alla formazione.
Tutti i componenti sanno che il forte starà vicino al debole nei momenti difficili come in quelli tranquilli, nei momenti di debolezza come in quelli di vigore.
 
- Anthony De Mello -
da: Brevetto di volo per aquile e polli, pagg. 181-182


C'era una volta un pesciolino che chiedeva informazioni a chiunque incontrasse.
Ma pareva che nessuno lo sapesse.
Finalmente un giorno incontrò un pesce più anziano e più saggio di lui che gli rispose:

“Certo che so dov’è l’oceano!”.
“Ah, sì? E dov’è?”, chiese ansiosamente il pesciolino.
“Ma non vedi? L’oceano è qui, intorno a te. Ci stai nuotando dentro”.
Ma la risposta non convinse il pesciolino:
“Questo non è l’oceano. È solo acqua”, disse fra sé, e nuotò in un’altra direzione alla ricerca di una diversa, e più soddisfacente risposta.

“Scusate”, diceva tutto agitato, “sto cercando l’oceano, sapete dirmi dove posso trovarlo?”.


Buona giornata a tutti :-)





 




 

domenica 21 agosto 2022

Tutti hanno paura del silenzio

Tutti hanno paura del silenzio.
Tutti si sforzano di uccidere il silenzio.
Anche nei monasteri
spesso c'è poco silenzio.
Perché appena l'uomo fa silenzio
comincia a comunicare con se stesso.
appena l'uomo fa silenzio
comincia a vedere dentro di sé.
E vedere dentro di sé fa paura.
La prima regola della preghiera
è forse imparare a fare silenzio.
Non basta però il silenzio esteriore.
Sovente il nostro silenzio è pieno di chiasso:
è un silenzio rumoroso.

Chi non è capace a fare silenzio,
difficilmente arriva alla preghiera.
Ma non basta il silenzio della bocca, ci vuole
il silenzio della fantasia,
il silenzio delle emozioni,
il silenzio del cuore.
Dio ci tocca solo nel silenzio.
Noi tocchiamo Dio solo nel Silenzio.
E' per questo che il silenzio è creativo.
E' per questo che i momenti più grandi dell'uomo
sono sempre i momenti di profondo silenzio.
E' per questo che i momenti più grandi della scienza
sono momenti di assoluto silenzio:
quando l'uomo è nel puro pensiero,
nella pura creatività,
si trova solo davanti a se stesso
e davanti a Dio.
Bisogna creare isole di silenzio intorno a noi
e nelle nostre occupazioni:
sono isole di difesa,
sono isole di ripresa.
Chi si abitua nelle sue occupazioni
a creare spazi di silenzio
entra facilmente in comunicazione con Dio.
Occorre creare isole di silenzio
per non essere soli.
Occorre creare isole di silenzio
nelle occupazioni più assorbenti,
per non essere travolti,
per dominare le cose
e non lasciare che le cose ci travolgano.
Dio ci vuole dominatori delle cose,
non fuscelli travolti dalle acque.

da: Nel cuore delle parole. Alla scoperta del gusto di comunicare, ed. Paoline pag 116,  Francesco Balbo, Rosanna Bertoglio

 

Voglio trovare il senso per la mia vita, che è unica ed irripetibile, per viverla senza guerra, violenza, paura e sperare nel futuro.
Mi impegno perché ogni uomo e donna possa valorizzare le proprie potenzialità e perché nessuno sia sfruttato.
Voglio capire cosa è il bene e cosa è il male, voglio vivere in un mondo dove esiste il perdono e dove la vendetta sia abolita.
Mi impegno a cambiare vita se ho sbagliato.
Voglio lottare contro quelle schiavitù che ci hanno proposto come libertà e che hanno ucciso troppi ragazzi e ragazze come me.
Mi impegno perché abbiano accesso agli strumenti per comunicare e l'informazione sia al servizio della persona.
Voglio amare e capire, nella libertà, che cos'è la verità.
Mi impegno perché il lavoro possa essere un bene per tutta l'umanità.
Voglio avere la libertà di credere o di non credere e di professare la mia fede in ogni parte del mondo.
Mi impegno perché tutte le ricchezze siano usate ed equamente distribuite per contribuire a costruire un mondo migliore e voglio che la terra sia rispettata.

Carta dei giovani, Torino 4-6 ottobre 2002


Buona giornata a tutti :-)



venerdì 19 agosto 2022

Il Fiume della Pace - Leggenda spagnola

Fulgenzio era un buon padre e un ottimo marito. In un giorno triste e sventurato Francesca, la giovane moglie, dolcissima compagna della sua vita, se n'era andata per sempre.

Piangeva, Fulgenzio, piangeva inconsolabile. Talvolta, gli sembrava dopo un lungo pianto di stare meglio. Momenti inattesi, in cui qualcosa dentro di lui cercava di rassicurarlo che, sì, soffriva, ma non poi così intollerabilmente... che in fondo, forse, col tempo ce l'avrebbe fatta a superare quel momento. Ma poi, d'un tratto, la stilettata rovente di un ricordo... e la calma appena raggiunta si turbava e tornava a perdersi nelle lacrime.

Una sera, rannicchiato sul letto in un pianto silenzioso per non svegliare i bambini, la Vergine delle Lacrime ebbe pietà di lui. Era un'immagine quieta, calda e rassicurante, che lo prese per mano.

«Vieni con me, figlio del dolore» gli disse la Vergine Addolorata. «Vieni con me: andremo in pellegrinaggio al Fiume della Pace. Chiunque si bagna in questo fiume riceve consolazione».

Camminarono per parecchi giorni, e percorsero lande desolate e luoghi così oscuri da non poter distinguere il giorno dalla notte. Ad un certo punto, Fulgenzio cominciò a sentire il rumore di acque scroscianti. Un fiume immenso, dalle acque pure e trasparenti, stava di fronte loro.

«Immergiti nel Fiume della Pace, pellegrino del dolore» gli intimò la Vergine. «Le sue acque scioglieranno la tua pena e la tua angoscia».

Fulgenzio si immerse. Sentì in tutto il corpo nuovo vigore e pace, una pace balsamica che penetrava la carne dolente e leniva le ferite profonde. Dopo quell'immersione purificatrice, Fulgenzio chiese alla Madonna del Pianto: «Da dove provengono le acque benefiche di questo fiume?».

«Sono le lacrime del mondo» rispose la Vergine. «Tutte le lacrime del mondo si raccolgono in questo fiume. Lacrime amare, di paura, di dolore, di delusione, di sconfitta, di rabbia. Ma anche le lacrime più dolci, quelle versate per amore, per il ritorno di una persona cara, per uno scampato pericolo.»

Fulgenzio udì i sospiri e i gemiti di tutti coloro che avevano versato quelle lacrime e comprese che anche le sue lacrime erano ormai un unico pianto, puro e indistinto, che scorreva nelle acque di quel fiume. Si sentì in comunione totale con tutto il dolore e la gioia del mondo. Fu in quel momento che la Madre di Dio gli parlò del dolore di suo Figlio, e Fulgenzio sentì il pianto di Cristo davanti alla tomba di Lazzaro, il pianto nel Getsemani, il pianto della Croce.

Fulgenzio si ridestò improvvisamente, il cuscino era ancora bagnato, ma una pace profonda si era impadronita di lui. Non era più il figlio del dolore, ma della compassione.

Leggenda spagnola

da: "Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 - Edizioni Piemme S.p.A. 

https://immaculate.one/la-madonna-del-giorno-29-agosto-1953-madonna-delle-lacrime-siracusa-italia-ver-2#.YtVzcHZBxPY


Buona giornata a tutti :-)


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mercoledì 17 agosto 2022

Donaci Signore occhi nuovi - don Tonino Bello

  Nella preghiera eucaristica ricorre una frase che sembra mettere in crisi certi moduli di linguaggio entrati ormai nell'uso corrente, come ad esempio l'espressione "nuove povertà".
La frase è questa: "Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli...".
Essa ci suggerisce tre cose.
Anzitutto che, a fare problema, più che le "nuove povertà", sono gli "occhi nuovi" che ci mancano. 
Molte povertà sono "provocate" proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere. 
Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle Diottrie. Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. 
Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che "rende" in termini di produttività. 
Sono così vittime di quel male oscuro dell'accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell'interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare "occhi nuovi". 
Se il Signore ci favorirà questo trapianto, il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le povertà di sempre.
Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla preghiera della Messa.
Oltre alle miserie nuove "provocate" dagli occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono "tollerate". Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo. 
Alle turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a rovinare il sonno o a disturbare la digestione.
E infine ci sono le nuove povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per paura vengono "rimosse". Ci provocano a nobili sentimenti di commossa solidarietà, ma nella allucinante ed iniqua matrice che le partorisce non sappiamo ancora penetrare. 
La preghiera della Messa sembra pertanto voler implorare: "Donaci, Signore, occhi nuovi per vedere le cause ultime delle sofferenze di tanti nostri fratelli, perché possiamo esser capaci di "aggredirle". Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori ambientali, sull'altare sacrilego della produzione. 
Ecco allora la folla dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari.
Sono, da una parte, i terzo mondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero. 
Ma sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi. Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del problema. 
Occorre chiedere "occhi nuovi".
"Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. 
Occhi nuovi, Signore. 
Non cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda. 
Perché, fino a quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile inerzia.
Donaci occhi nuovi, Signore".

- don Tonino Bello, vescovo -
tratto dal libro “La provocazione di Dio – Le grida degli oppressi” della collana “Profezia di pace”


"Ricordatevi che quando comparirete davanti a Dio, chi vi farà le raccomandazioni non saranno né i senatori né i pezzi grossi, ma i poveri della stazione".

- don Tonino Bello, vescovo -


"Quando la mia chiesa mi chiederà qualcosa, spero di non aver null'altro da darle che questo: né denaro, né prestigio, né potere. Ma solo acqua, vino e pane. La trilogia di una esistenza ridotta all'essenziale".

- don Tonino Bello, vescovo - 



"I cristiani sono coloro che portano la veste battesimale nei cantieri di lavoro e la tuta di lavoro in chiesa".

- don Tonino Bello, vescovo - 



Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 15 agosto 2022

Maria, vorrei che il mio “sì” fosse - Paul Claudel

Maria, vorrei che il mio “sì” fosse
semplice come il tuo, che non avesse astuzie mentali. 

Vorrei che il mio “sì” come il tuo, 
non mi mettesse al centro ma a servizio. 

Vorrei che il mio “sì” al disegno di un altro,
come il tuo, volesse dire soffrire in silenzio. 

Vorrei che il mio “sì”, come il tuo, 
volesse dire tirarsi indietro per far posto alla vita. 

Vorrei che il mio “sì”, come il tuo, 
racchiudesse una storia di salvezza. 
Ma il mio peccato, il mio orgoglio,
la mia autosufficienza, dicono un “sì” ben diverso.

Il tuo sguardo su di me , Maria, 
mi aiuti ad essere semplice, 
una che si dimentica, 
una che vuole perdersi nella
disponibilità di chi sa di esistere, 
da sempre, soltanto come un pensiero d’amore. 
Amen. 

(Paul Claudel)


Il matrimonio costituisce la società, il vincolo superiore ad ogni altro: per sua natura prevede la comunione dei beni dell’uno con l’altro. Pertanto se Dio ha dato alla Vergine in sposo Giuseppe, glielo ha dato pure a compagno della vita, testimone della verginità, tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, mercé il patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei.

Leone XIII, Enciclica "Quamquam pluries" (sulla devozione a San Giuseppe)

Madonna by Giovanni Battista Todeschini (1857 - 1938)

The prayer, song in late summer


Soft and blue are thy robes, my Mother,
Azure and clear as an angel's eyes -
Let me hide in them, oh, my Mother -
Radiant Queen of the summer skies!
Softly piled on the far horizon
Smoky white clouds drifting here and there;
These the border on your blue mantle -
Mother most holy...
Virgin most fair!
Deep and blue and wide is the ocean -
Deep as the call of its peace to me;
Jeweled and shining...
Thy veil, my Mother?
Thy silvered veil, oh Star of the sea?
 

fonte: Edith M. Stoney Press, 1946.; 
Robert, Cyril. Mary Immaculate: God's Mother and Mine.; Poughkeepsie, NY: Marist




Anche Maria ha conosciuto il martirio della croce: il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima.

Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’ anima. E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di «quelli che sono di Cristo». E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo.

 Papa Francesco, Omelia Giovedì, 15 agosto 2013 






Buona giornata a tutti. :-))