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martedì 2 dicembre 2025

Etica, da: "Il Cristianesimo così com'è" - Clive Staples Lewis

 Alcuni dicono che comportarsi bene, se non significa fare ciò che giova a un determinato individuo in un determinato momento, significa tuttavia fare ciò che giova all'insieme del genere umano; e che quindi in questo non c'è niente di misterioso. 
Gli esseri umani, in fin dei conti, non sono privi di senno, e capiscono che si può essere veramente sicuri o felici soltanto in una società nella quale ognuno agisca correttamente; per questo cercano di comportarsi bene. 
Ora, è verissimo che sicurezza e felicità possono derivare soltanto dall'onestà, equità e gentilezza reciproca degli individui, classi e nazioni. 
E' una delle verità più importanti del mondo. Ma come spiegazione del nostro modo di sentire riguardo al giusto e all'ingiusto, alla ragione e al torto, è fuor di proposito. 
Se io chiedo: "Perché dovrei essere altruista?" e voi rispondete: "Perché giova alla società", io posso ribattere: "Perché dovrei curarmi di ciò che giova alla società, quando non giova a me personalmente?"; e voi allora dovrete dire: "Perché bisogna essere altruisti", il che ci riporta al punto di partenza. 
Dite una cosa vera, ma non fate un passo avanti.

- Clive Staples Lewis - 
da: "Il cristianesimo così com'è", Ed.  Adelphi


"Loro continuano a uccidere la cosa a cui Lui ha dato inizio: e ogni volta, quando spianano la terra sulla tomba, sentono improvvisamente che questa cosa è ancora viva, ed è perfino sbocciata in nuovi luoghi...
Secondo questa visione, la cosa è già avvenuta: il nuovo passo è stato compiuto e si sta compiendo. 
Già gli uomini nuovi sono sparsi in tutta la terra. 
Alcuni sono ancora difficilmente riconoscibili; ma altri possiamo riconoscerli. Di tanto in tanto li incontriamo. Le loro voci e le loro facce sono diverse dalle nostre: più forti, più calme, più liete, più raggianti. 
Questi uomini partono da dove i più di noi si arrestano. Sono, dico, riconoscibili: ma dobbiamo sapere cosa cercare. Non attirano l’attenzione su di sé. 
Tu immagini di far loro del bene, mentre sono loro a fartene. 
Ti amano di più di quanto ti amino gli altri uomini, ma hanno meno bisogno di te. (Dobbiamo vincere il desiderio che si abbia bisogno di noi: per certe bravissime persone, specialmente donne, questa è la tentazione cui è più difficile resistere). 
Sembrano, di solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga. Quando abbiamo riconosciuto uno di essi, riconoscere il successivo ci riesce molto più facile. E io sospetto fortemente (ma come faccio a saperlo?) che essi si riconoscano tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso, classe, età, e anche di dottrina. 
Diventare santi, così, è un po’ come aderire a una società segreta. 
Per dirla in termini molto riduttivi, deve essere un grande divertimento.

- Clive Staples Lewis - 
da: "Il cristianesimo così com'è", Ed.  Adelphi



E non è forse vero che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore […] di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate da sempre di trovare, di vedere e di sentire, sotto il flusso di altri desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, dall’infanzia alla vecchiaia? 
Non l’avete mai posseduto. 
Tutte le cose che hanno mai posseduto profondamente la vostra anima ne sono state solo degli indizi - barlumi allettanti, promesse mai completamente realizzate, echi che si spegnevano subito, appena vi arrivavano alle orecchie. Ma se questa cosa dovesse veramente manifestarsi – se mai dovesse sentirsi un’eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso – voi lo sapreste. 
Al di là di ogni possibilità di dubbio direste: “ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato”.

- Clive Staples Lewis -  
da:" Il problema della sofferenza"



Buona giornata a tutti. :-)








sabato 1 novembre 2025

1° Novembre - Tutti i Santi

 La festa di oggi ha per oggetto la glorificazione di tutti i Santi che sono in cielo: Angeli, Martiri, Confessori, Vergini. La sua origine viene dalla commemorazione di tutti i martiri che fin dal secolo quarto si faceva in alcune chiese particolari. 
Bonifacio IV nell'anno 609 chiese ed ottenne dall'imperatore il Pantheon che Marco Agrippa aveva dedicato a Giove Vendicatore e lo consacrò dedicandolo a Maria SS. Regina di tutti i Martiri. Il tempio venne chiamato S. Maria ad Martires e nella Chiesa di Roma fu stabilita la festa della dedicazione per il giorno 13 maggio.
Terminata l'epoca della persecuzione, si sentì il bisogno di presentare alle preghiere dei fedeli anche le anime che si erano santificate nelle condizioni di tempo e di luogo comuni a tutti. 
Con questo nuovo indirizzo, la festa di tutti i Martiri venne trasportata dal 13 maggio al I novembre, e dedicata a tutti i Santi del Paradiso.
Per quanto sia grande il numero dei Santi di cui la Chiesa celebra la festa nel corso dell'anno, è certo molto più grande il numero di coloro dei quali non conosce il nome, le virtù, i meriti. 
Quante anime sante di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, presso tutti i popoli! Santi nella gerarchia ecclesiastica, nei deserti, nei monasteri, tra i professionisti, tra gli operai, tra le donne di casa, tra i poveri, tra gli ammalati! 
Quanti servi fedeli di Dio nascosti nell'oscurità di una vita umile e sconosciuta! 
Quante anime grandi pur tra le occupazioni più basse e più comuni! Santi che Dio ha pienamente ricompensati! Era quindi giusto che la Chiesa li celebrasse ed onorasse, e ciò fece con l'istituzione della presente solennità.
In tal modo, tra quella immensa folla di cui parla l'evangelista S. Giovanni, « che nessuno può contare, di tutte le genti,tribù e popoli e lingue che stanno davanti al trono e davanti all'Agnello, rivestiti di bianche vesti, con le palme nelle mani » noi veneriamo quei virtuosi che nell'oscurità della loro condizione e tra privazioni di ogni sorta condussero una vita innocente e santa; quelli che non si sono lasciati abbagliare dalle cose del mondo, ma le hanno stimate nella loro realtà; rendiamo omaggio a quelle persone che pur tra gli splendori e gli onori mondani si sono conservate umili e pure; veneriamo quelli che si son fatti santi seguendo con purità di cuore le massime del Vangelo; onoriamo i nostri fratelli, che nella stessa casa, con le stesse regole di vita, con le medesime passioni, con le stesse tentazioni ed ostacoli, hanno raggiunto il cielo ed ora godono perfetta felicità. 
Certo, questa folla immensa che noi oggi festeggiamo, questa turba innumerevole di eroi che hanno raggiunto la mèta, pur passando attraverso le difficoltà della vita presente, devono essere per noi di grande consolazione e di incitamento ad imitarli.


"Il segno della santità non è la perfezione, ma la consacrazione. Un santo non è un uomo senza difetti, è un uomo che si è dato senza riserve a Dio." 

- Williams Richardson - 


"Santificate voi stessi e santificherete la società."

- San Francesco d’Assisi - 


"Il mondo è nato dall’amore, è sostenuto dall’amore, va verso l’amore ed entra nell’amore." 

- San Francesco di Sales -


"Dio non si raggiunge che attraverso l’amore." 

- Santa Teresa d’Avila - 


"L'umiltà è l'inizio della santità." 

- Madre Teresa di Calcutta - 


La santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie. 

- Beato Luigi Monza - 






Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 15 ottobre 2025

Preghiera allo Spirito Santo - Santa Teresa d'Avila

 O Spirito Santo, sei tu che unisci la mia anima a Dio: muovila con ardenti desideri e accendila con il fuoco del tuo amore. 
Quanto sei buono con me, o Spirito Santo di Dio: sii per sempre lodato e Benedetto per il grande amore che affondi su di me!

Dio mio e mio Creatore è mai possibile che vi sia qualcuno che non ti ami? Per tanto tempo non ti ho amato! Perdonami, Signore.

O Spirito Santo, concedi all'anima mia di essere tutta di Dio e di servirlo senza alcun interesse personale, ma solo perchè è Padre mio e mi ama.

Mio Dio e mio tutto, c'è forse qualche altra cosa che io possa desiderare? Tu solo mi basti.

Amen.

- Santa Teresa d’Avila - 


Se questo Signore è così potente, come so e vedo; se i demoni non gli sono che schiavi, come la fede non mi permette di dubitare, che male mi possono fare se io sono la serva di questo Re e Signore? Piuttosto, perché non sentirmi così forte da affrontare l'inferno intero? 
Prendevo in mano una croce e mi sembrava che Dio me ne desse il coraggio. In breve spazio di tempo mi vidi così trasformata che non avrei temuto di scendere in lotta con tutti e gridavo loro: "Venite avanti ora, ché, essendo io la serva del Signore, voglio vedere che cosa mi potete fare!".
E parve che mi temessero veramente perché me ne rimasi tranquilla.
D'allora in poi quelle angustie non mi turbarono più, né ebbi paura dei demoni, tanto che quando essi mi apparivano, come avanti dirò, non solo non ne avevo paura, ma mi sembrava che l'avessero loro di me.
Il sovrano Padrone di ogni cosa mi dette su di essi un tale impero che oggi non li temo più delle mosche.
Sono così codardi, che nel vedersi disprezzati, si perdono di coraggio.
Non assalgono di fronte se non coloro che vedono arrendersi facilmente, oppure quando il Signore lo permette affinché le loro lotte e persecuzioni ridondino in maggiore vantaggio dei suoi servi.
Piaccia a Sua Maestà che temiamo solo quello che è da temere, persuadendoci che ci può venire maggior danno da un solo peccato veniale che non da tutto l'inferno; il che è verissimo" 

- Santa Teresa d'Avila - 

da: Vita, 25, 19-22



Oh, anima mia! Lascia che si compia la volontà del tuo Dio; questo è quanto ti conviene. Servilo, e spera nella sua misericordia che porterà rimedio alla tua pena; quando avrai fatto penitenza per le tue colpe e ne avrai meritato un po’ il perdono di esse, non voler godere senza patire. Oh, mio vero Signore e mio Re! Nemmeno di questo sono capace se la vostra mano sovrana e la vostra grandezza non mi sostengono, ma con il vostro aiuto tutto mi sarà possibile.

- Santa Teresa d'Avila - 



Come da una fonte limpidissima non sgorgano che limpidi ruscelli, così di un'anima in grazia: le sue opere riescono assai grate agli occhi di Dio e degli uomini, perché procedenti da quella fonte di vita nella quale essa è piantata come un albero, e fuor dalla quale non avrebbe né freschezza né fecondità.

- Santa Teresa d'Avila - 



Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 4 agosto 2025

san Giovanni Maria Vianney - 4 agosto

 Tutta la santità e la perfezione di un'anima consiste nell'amar Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore. 
La carità è quella che unisce e conserva tutte le virtù che rendono l'uomo perfetto.
Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall'eternità. «Uomo, dice il Signore, considera ch'io sono stato il primo ad amarti. Tu non eri ancora al mondo, il mondo neppure v'era ed io già t'amavo. Da che sono Dio, io t'amo». 
Vedendo Iddio che gli uomini si fan tirare da benefici, volle per mezzo de' suoi doni cattivarli al suo amore. Disse pertanto: «Voglio tirare gli uomini ad amarmi con quei lacci con cui gli uomini si fanno tirare, cioè coi legami dell'amore». Tali appunto sono stati i doni fatti da Dio all'uomo. Egli dopo di averlo dotato di anima colle potenze a sua immagine, di memoria, intelletto e volontà, e di corpo fornito dei sensi, ha creato per lui il cielo e la terra e tante altre cose tutte per amor dell'uomo; acciocché servano all'uomo, e l'uomo l'ami per gratitudine di tanti doni.
Ma Iddio non è stato contento di donarci tutte queste belle creature. Egli per cattivarsi tutto il nostro amore è giunto a donarci tutto se stesso. L'Eterno Padre è giunto a darci il suo medesimo ed unico Figlio. Vedendo che noi eravamo tutti morti e privi della sua grazia per causa del peccato, che fece? Per l'amor immenso, anzi, come scrive l'Apostolo, per il troppo amore che ci portava, mandò il Figlio diletto a soddisfare per noi, e così renderci quella vita che il peccato ci aveva tolta.
E dandoci il Figlio (non perdonando al Figlio per perdonare a noi), insieme col Figlio ci ha donato ogni bene: la sua grazia, il suo amore e il paradiso; poiché tutti questi beni sono certamente minori del Figlio: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 32).

(San Giovanni Maria Vianney)




































«Un carro di opere buone, trascinato dal cavallo della superbia, va sempre a finire all'inferno. Invece un carro anche di miserie e di peccati, trascinato dal cavallo dell'umiltà, va quasi sempre a finire in paradiso». 

(San Giovanni Maria Vianney)





I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). 
Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50).

- Papa Benedetto XVI - 




Signor mio Gesù Cristo, che per l'amore che porti agli uomini, Te ne stai notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti, io Ti credo presente nel Sacramento dell'Altare. 
Ti adoro nell'abisso del mio niente, e Ti ringrazio di quante grazie mi hai fatte; specialmente di avermi donato Te stesso in questo Sacramento, e di avermi data per Avvocata la tua Santissima Madre Maria e di avermi chiamato a visitarti in questa chiesa. 
Io saluto oggi il tuo amantissimo Cuore ed intendo salutarlo per tre fini: primo, in ringraziamento di questo gran dono; secondo, per compensarti di tutte le ingiurie, che hai ricevuto da tutti i tuoi nemici in questo Sacramento: terzo, intendo con questa visita adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu sacramentato te ne stai meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore. 
Mi pento di aver per il passato tante volte disgustata la tua Bontà infinita. Propongo con la tua grazia di non offenderti più per l'avvenire: ed al presente, miserabile qual sono, io mi consacro tutto a Te: ti dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. 
Da oggi in avanti fai di me e delle mie cose tutto quello che ti piace. Solo ti chiedo e voglio il tuo santo amore, la perseveranza finale e l'adempimento perfetto della tua volontà. 
Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima. 
Ti raccomando ancora tutti i poveri peccatori. 
Unisco infine, Salvator mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del tuo amorosissimo Cuore e così uniti li offro al tuo Eterno Padre, e lo prego in nome tuo, che per tuo amore li accetti e li esaudisca. Così sia.

- Sant’Alfonso Maria de Liguori -






Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 31 luglio 2025

Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote, 31 luglio

 Il Maligno somiglia a coloro che fanno la voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti: "E' proprio del nemico indebolirsi, perdersi d'animo e indietreggiare con le sue tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni. 
Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o a perdersi d'animo nel fronteggiare le tentazioni, non c'è sulla faccia della terra bestia più feroce di lui". 
Molto spesso, quindi, Satana gioca le sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo scoraggiamento. 
Non c'è niente che gli torni più utile, visto che lui può aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del battezzato nel combattimento spirituale. 
Quando ci fa credere di avere la situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perché percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d'animo, così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.

- Sant'ignazio di Loyola - 


Gli esercizi spirituali: un dono di Maria

Sant’Ignazio «volendo inaugurare degnamente la sua nuova vita militare, vegliò tutta una notte in armi all’altare della Vergine; e poco dopo, ritiratosi nella grotta di Manresa, ammaestrato dalla stessa Madre di Dio nell’arte di combattere le battaglie del Signore, ricevette come dalle mani di Lei quel perfetto codice di leggi (perché così con tutta verità possiamo chiamarlo) di cui deve far uso ogni buon soldato di Gesù Cristo. 
Alludiamo agli Esercizi spirituali, dal cielo - secondo la tradizione - dati a sant’Ignazio; non quasi che si debbano disprezzare altri metodi di esercizi da altri usati; ma in quelli che si compiono secondo il metodo ignaziano, tutto il disegno è così sapientemente combinato, ogni parte è così strettamente connessa con l’altra, che ove non si resista alla grazia divina, rinnovano l’uomo, per così dire, radicalmente e lo rendono tutto sottomesso alla volontà divina».

- papa Pio XI - 

Lettera apostolica "Meditantibus nobis", 3 dicembre 1922



Anima di Cristo, santificami. 
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua dei costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

- Preghiera di Sant' Ignazio -



Accogli Signore la mia totale libertà. 
Ricevi la memoria, l’intelligenza, la volontà. 
Quanto ho e possiedo, mi è stato donato da te. 
A te lo riconsegno, a te lo affido. 
Guidami secondo la tua volontà. 
Regalami soltanto l’amore a te, Signore. 
Questo mi basta. 
Non ti chiedo altro. 


- Sant' Ignazio di Loyola - 



"Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti"

- Sant' Ignazio di Loyola - 

da: Esercizi Spirituali, tredicesima Regola per sentire con la Chiesa



Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 31 ottobre 2024

da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo" - Pietro Gastaldi

 Appena il Cottolengo vedeva un fabbricato che poteva essere utile ai suoi poverelli, aspettava il giorno in cui il Signore gli dicesse: Mettiti all’opera, che quel fabbricato è tuo.

Già da qualche tempo aveva messo l’occhio sopra l’osteria del Brentatore. 
Ora nel 1835, ormai cessato a Torino il morbo del colera, rimaneva nel lazzaretto di San Luigi una donna convalescente che ne era stata infetta. Invitato il Cottolengo dell’amministrazione dell’ospedale di San Luigi a ricoverare nella Piccola Casa questa inferma, perché abbandonata, la ritirò senza la precauzione della disinfezione, la quale fino ad allora era stata scrupolosamente osservata.
Due giorni dopo quell’accettazione, il dottore Lorenzo Granetti, alle ore otto di sera, ebbe a constatare alcuni casi di colera nell’infermeria dove era stata ricoverata la donna; anche due Vincenzine, scelte a servire i colerosi della città, avevano propagato il morbo in un’altra infermeria.
Il Granetti, per la cui oculatezza e vigilanza la pia Opera era stata fino ad allora immune da quella peste, veduti quei colerosi, perse ogni pazienza; e corso difilato dal servo di Dio, lo trovò seduto sopra una vecchia poltrona che dormiva. 
«Bel guadagno che facciamo! Tante cautele e tante cure, per avere poi il colera in casa! Perché non mi ha detto nulla di quella donna? Perché non fu sottoposta a disinfezione? Ora il morbo l’abbiamo in casa; ed in questa notte stessa io temo che molti dei nostri infermi ne saranno intaccati. 
Non abbiamo stanze libere, non un lazzaretto per separarli, non un locale di osservazione e di quarantena, e che faremo noi con questo fardello sul dorso?» Ma quanto il Granetti si riscaldava, altrettanto era calmo il Cottolengo, il quale, come si trattasse della cosa più indifferente di questo mondo, rispose al medico: «Oh ciocot! Per questo lei s’inquieta tanto? Si vede proprio che non ha fede; adesso vada a consolare ed assistere i suoi malati, e lasci fare alla Divina Provvidenza, la quale provvederà».
Uscito il medico brontolando, perché non credeva possibile in poco tempo trovare un ospedale conveniente ai colerosi, il Santo in poche ore ne formò uno bellissimo che fece stupire tutti. 
Così come si trovava, se ne andò all’Osteria del Brentatore, persuaso fosse questo il momento fissato dalla Divina Provvidenza per consegnargliela; perciò, tratto in disparte il padrone dell’osteria, il quale si chiamava Giovanni Rivara, scherzando secondo il suo solito, disse: «Vorresti riempire una fiaschetta, che berremo insieme? - «Ma sì, disse l’oste, per avere in casa mia il padre Cottolengo anche due fiaschetti, ed anche tre». 
- «Che buone novelle, mi dai; come va questo tuo spaccio di vino», chiese il canonico.
- Peggio che mai, - rispose l’oste; sembra che la voglia di bere sia scomparsa dal mondo, come vorrei che scomparisse il colera: e sì che il vino mio è magnifico; e se la cosa continua così sarò costretto a bermelo tutto da solo. 
- Ma senti, gli disse il Cottolengo, poiché non hai troppo il vento alla vela, se tu vendessi la casa a qualcuno, non sarebbe per te un bene? 
- Altro che un bene, rispose l’oste, sarebbe quello che desidero; ma il difficile sta nel trovare questo benedetto qualcuno; tanto più che vorrei vendere ogni attrezzo e sedie, e tavole, e panche, e botti, e damigiane, e persino le bottiglie. 
- Anche le bottiglie? soggiunse il sant’uomo; evviva noi, tanto meglio, che prenderemo qualche sbornia di più; ma dimmi, vuoi vendere anche la tua famiglia? 
- Oh la famiglia non ancora, riprese il Rivara. 
- Bene, disse il servo di Dio, compro ogni cosa come tu dici, ma voglio che tu ceda la casa in questo momento stesso. 
Il venditore non se lo fece dire due volte; ritiratosi con la famiglia in alcune stanze superiori, lasciò sul momento libero un piano e mezzo dell’Osteria. Verso la mezzanotte il Cottolengo venne a dire al Granetti che se voleva trasportare i suoi colerosi, aveva fatto preparare una casa a seicento metri dall’istituto. Il medico stupito, non capacitandosi di come avesse fatto nello spazio di tre sole ore a trovare un lazzaretto, diede ordine per il trasporto degli infermi, e si avviò alla casa indicata. 
Là trovò parecchie stanze col fuoco acceso, in ogni stanza un letto, e ad ogni letto una suora per l’assistenza del malato. A mezzanotte tutto era finito e tranquillo.
Trasportati gli infermi, l’epidemia cessò. Questa è quella che il servo di Dio chiamò: Casa della Speranza. 

- Pietro Gastaldi - 
da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo"


Correva in quei tempi una voce molto accreditata nella Piccola Casa; ed era che la vincenzina suor Francesca, anima semplicissima e tutta di Dio, nel partirsi ogni sera dal suo impiego per andare a riposare, passando vicino alla cappella in cui si conservava il Santissimo Sacramento, infallibilmente vi entrava per fare ossequio al suo Signore; ma dopo una breve preghiera, prendendo congedo, con tutta la tenerezza del cuore lo salutava con queste semplici parole: «Dunque, buona sera, Gesù.» 
Ed a Gesù piaceva questo saluto; tanto che una volta in cui la suora l’aveva salutato a quel modo, dal santo suo tabernacolo si compiacque di risponderle a viva e chiara voce: «Ed anche a te buona notte, figlia mia». 

- Pietro Gastaldi - 
da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo"




Se gli altri filano lungo, voi tagliate corto 

- San Giuseppe Cottolengo -



Buona giornata a tutti. :-)


domenica 11 agosto 2024

Preghiera a Santa Chiara - 11 agosto 2024

 O Chiara, che con la luce della tua vita evangelica rischiarasti l'orizzonte del tuo secolo, illumina anche noi che, oggi più che mai, siamo assetati di verità e di vero amore. 
Con la testimonianza della tua vita, tu hai da dire anche a noi, dopo sette secoli, una parola di speranza e di fiducia che attinge la sua forza dal Vangelo, verità eterna. 
Guarda, o Chiara, alle tue figlie che sparse in tutto il mondo vogliono continuare silenziosamente la missione di Maria, Vergine e Madre, nel cenacolo dove sotto il soffio dello Spirito nasceva e si sviluppava la Chiesa.
Guarda a tutta la gioventù che cerca attraverso le vie più disparate di realizzare se stessa e guidala verso quella pienezza di vita che solo Cristo ci può dare.
Guarda, o Chiara, anche chi è verso il tramonto della vita e fagli sentire che nulla è perduto quando ancora rimane il desiderio di ricominciare da capo per fare meglio, per essere più buoni. E fa', o Chiara, che tutti, quando saremo giunti alla soglia dell'Eternità, possiamo come te benedire Dio che ci ha creato per il suo amore!

Amen.



Dalla lettera di Santa Chiara alla Beata Agnese di Praga:
Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza, e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine della divinità di Lui. Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano. 
Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato. 
La sua bellezza ammirano il sole e la luna; i suoi premi sono di pregio e grandezza infiniti. 
Voglio dire quel Figlio dell’Altissimo, che la Vergine ha partorito, senza cessare di essere vergine. Stringiti alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non potevano contenere, eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale. 

(Lettera Terza; FF2889-2889)


"Tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza.
I risultati raggiunti, conservali;
 
ciò che fai, fallo bene;
 
non arrestarti; ma anzi,
 
con corso veloce e passo leggero,
 
con piede sicuro, 
che neppure alla polvere permette di ritardarne l’andare, 
avanza confidente e lieta 
nella via della beatitudine che ti sei assicurata."

- Santa Chiara -




Il 10 agosto 1253 Papa Innocenzo IV si recò a San Damiano per portare a Chiara morente la sua benedizione e consegnarle la bolla di approvazione della Regola da lei stessa scritta per le sue sorelle. 
La Regola di Chiara – ha detto lo storico Felice Accrocca – è come il grido ultimo, estremo, di fedeltà di sorella Chiara a frate Francesco e alla sua intuizione religiosa. 
Ed è inoltre la prima Regola, nella storia della Chiesa, scritta da una donna per delle donne. 
Il giorno dopo, l’11 agosto 1253, Chiara muore. 
Due anni più tardi, il 15 agosto 1255, Alessandro IV la proclamò Santa con la bolla Clara claris praeclara.



"Correrò, senza stancarmi mai...
Attirami a te o celeste Sposo!
Dietro a te correremo attratti dalla 
dolcezza del tuo profumo."

- Santa Chiara -


"Brillò come raggio... 
Irradiò come sole.. 
Fu chiara in terra, 
ma in cielo rifulge ancor più 
di immenso chiarore" 

(Bolla di canonizzazione)


Buona giornata a tutti. :-)