lunedì 31 gennaio 2022

Una luce alla finestra - don Bruno Ferrero

La strana epidemia si abbatté sulla città all'improvviso. Iniziava come un raffreddore: i colpiti cominciavano a starnutire, poi prendevano uno strano colore grigiastro, finché la malattia esplodeva in tutta la sua virulenza e i colpiti diventavano prima avidi, poi prepotenti e arraffatori, perfino ladri e tremendamente sospettosi gli uni degli altri. Il pensiero del denaro intaccava e annullava tutti gli altri pensieri. " Ciò che conta sono i soldi. Con i soldi si fa tutto", sostenevano. 

Insieme al pensiero dei soldi arrivava anche la paura. 

I venditori di casseforti e porte blindate non riuscivano a star dietro agli ordini. In certi alloggi la porta d'ingresso arrivava ad avere diciotto serrature a prova di tutto, anche di bazooka. Nelle famiglie, i papà e le mamme rubavano i soldi dai salvadanai dei bambini. I bambini chiedevano: «Quanto mi date per sparecchiare?». Non solo per asciugare i piatti o per fare i compiti; anche per andare nei giardinetti a giocare. Un sabato pomeriggio, nella via principale, scoppiò un tremendo tafferuglio per una moneta da cinque centesimi. Perfino il dottore fu contagiato e cominciò a vendere le medicine scadute, che prima buttava via con molta attenzione. 

La vita in città divenne insopportabile. Il sindaco e i suoi consiglieri decisero di recarsi per un consulto dal famoso Barbadoro, che era un eremita, per chiedere una medicina o almeno un consiglio. L'eremita dalla lunga barba bianca li ascoltò con attenzione, poi lisciandosi la barba disse: "Conosco la malattia che ha colpito il vostro villaggio. E' dovuta ad un virus che si chiama "sgrinfiacchiappa" ed è terribile, perché chi è colpito diventa sempre più insensibile, il suo cuore si indurisce fino a diventare di pietra. Si può sfuggire al contagio per un po' di tempo compiendo atti di bontà e di generosità, ma per debellare veramente la malattia c'è un solo rimedio: l'acqua della Montagna-Che-Canta.

Si può sfuggire al contagio per un po' di tempo compiendo atti di bontà e di generosità, ma per debellare veramente la malattia c'è un solo rimedio: l'acqua della Montagna-Che-Canta. Dovete trovare un giovane forte e coraggioso, completamente disinteressato. Deve affrontare questo impegno solo per amore della gente. Perché l'acqua della generosità funziona solo se è veramente voluta, aspettata, accolta. Logico, no? Perciò se troverete il giovane adatto in grado di affrontare le difficoltà dell'impresa (e non è cosa da poco) la medicina farà effetto solo se ci sarà qualcuno ad aspettarla». «Noi aspetteremo. Tutti!», giurarono il sindaco e i consiglieri. «Dobbiamo assolutamente uscire da questa epidemia che rende infelice la nostra città». «...e vuota le casse comunali», aggiunse l'assessore alle finanze, che aveva la pelle grigia di chi veniva colpito dalla malattia del virus «sgrinfiacchiappa». Il giorno dopo su tutti i muri della città era affisso un bando: «Cercasi giovane coraggioso per impresa eroica». Si presentarono in duemila. Ma appena gli aspiranti eroi venivano a sapere che non ci avrebbero guadagnato niente, si ritiravano. Tutti, meno uno. Era un giovane robusto e simpatico, preoccupato dalla malattia che colpiva i suoi concittadini e che rendeva infelici tante persone. Si chiamava Giosuè. 

Il sindaco e i consiglieri gli spiegarono quello che doveva fare, anche se non avevano alcuna idea di dove si trovasse la Montagna-Che-Canta. «La cercherò», disse tranquillamente Giosuè. «Noi ti aspetteremo», promise la gente. «Metteremo una luce sulla finestra tutte le notti, così saprai che ti aspettiamo». Giosuè mise un po' di biancheria e pane e formaggio in una bisaccia, baciò la mamma e il papà, abbracciò Mariarosa, la sua fidanzata, che gli sussurrò: «Anch'io ti aspetterò». Salutò tutti e partì. Per tre giorni Giosuè camminò risolutamente verso le montagne, che tremolavano nella luce azzurrina dell'orizzonte. «Una volta là, mi basterà cercare la Montagna-Che-Canta. Non deve essere difficile», pensava. Ma si illudeva. 8 Dopo dieci giorni di marcia, le montagne continuavano ad apparire lontane, come profili di giganti dormienti, all'orizzonte. Ma Giosuè non si fermava. Pensava agli abitanti della città che certamente si ricordavano di lui e lo aspettavano, ai suoi genitori e a Mariarosa e, ogni mattina, anche se i piedi gli dolevano ricominciava la marcia. Passarono altri dieci giorni, poi dieci mesi. 

Nella città, le prime notti erano state un vero spettacolo. Sui davanzali di quasi tutte le finestre brillava una luce. Era il segno della speranza: aspettavano l'acqua della generosità portata da Giosuè. Ma con il passare del tempo, molte lampade si spensero. Alcuni se ne dimenticarono semplicemente, altri, colpiti dalla malattia, si affrettarono a spegnerle per risparmiare. La maggioranza dei cittadini, dopo qualche mese, scuoteva la testa dicendo: «Non ce l'ha fatta. Non tornerà più». Ogni notte, c'era qualche luce in meno alle finestre. Ma Giosuè, dopo un anno, arrivò alle montagne. Le prime erano montagnole da poco e le valli che le dividevano larghe e facili. Poi si fecero sempre più aspre, rocciose, disseminate di ostacoli. Giosuè stava con le orecchie tese per individuare la Montagna-Che-Canta. Qualche picco, grazie al vento, fischiava. Qualche montagna, grazie ai ghiacciai e ai torrenti, rombava. Ma nessuna cantava. In una piccola baita, aggrappata al fianco di una montagna, incontrò un vecchio pastore e gli chiese qualche informazione. Il pastore gli regalò una scodella di latte fresco e poi gli disse: «La Montagna-Che-Canta? Certo che so dov'è. Non mi fa dormire quando porto le mie pecore a pascolare da quelle parti. Ma è un accidenti di montagna! Ripida e levigata come un obelisco e con il gigante Soffione». «Chi è?». «Un gigante burlone che si diverte a soffiare giù chi cerca di salire sulla montagna». «Pazienza, ma io devo salire lassù», disse Giosuè. Il vecchio pastore lo accompagnò fino ai piedi della montagna e lo salutò: «Buona fortuna!». La montagna cantava davvero, con un vocione allegro e un po' stonato. Giosuè cominciò subito ad arrampicarsi. Le pareti della montagna avevano pochi appigli e il povero giovane si ritrovò presto con le mani rovinate dalla roccia. Era quasi a metà della salita, quando un soffio di vento violento lo staccò dalla parete e lo fece rimbalzare in giù per parecchi metri. Mentre cadeva sentiva la risata del gigante Soffione, felice per lo scherzo che gli aveva giocato. Neanche questa volta Giosuè si scoraggiò. Si riempì le tasche e la camicia di sassi e ricominciò a salire. Pesante com'era, ogni centimetro gli costava una fatica terribile, ma il gigante Soffione aveva un bel soffiare. Non riusciva neanche a farlo vacillare. Dopo un po' il gigante cominciò a tossire e infine smise di soffiare. Così Giosuè arrivò sulla vetta e vide la sorgente cristallina dell'acqua della generosità. Aveva compiuto la missione che gli era stata affidata e il suo cuore era leggero e lieto: la gente della città sarebbe tornata felice come prima. Portava sulle spalle una botticella della preziosa acqua. Se non fosse bastata per tutti, ormai sapeva la strada. 

Una notte senza luna e senza stelle, Giosuè arrivò sulla collina da cui si vedeva la città. Guardò giù ansimando perché aveva fatto di corsa gli ultimi metri. Quello che vide gli riempì gli occhi di lacrime e il cuore di amarezza. La città era completamente avvolta dal buio. Non c'erano luci sui davanzali delle finestre. Nessuno lo aveva aspettato. «E' stato tutto inutile... Se nessuno mi ha aspettato, l'acqua non farà effetto... Tutta la mia fatica è stata inutile». Si avviò mestamente. Aveva voglia di buttar via l'acqua che gli era costata tanto. Stava per farlo, quando qualcosa lo fermò. C'era una luce, laggiù! Un lumino, piccolo, tremante, lottava con la notte, in mezzo ai muri neri delle case. «Qualcuno mi ha aspettato!». Giosuè rise forte per la felicità e partì di corsa. Riconobbe la finestra e la casa. In fondo al cuore non ne aveva mai dubitato. Mariarosa e i suoi genitori lo avevano aspettato!

 - don Bruno Ferrero - 

da: "Storie belle e buone" di Bruno Ferrero, edizioni Elledici

"Chiaro di luna"- William Turner, 1797

Non penserò che la conoscenza che attualmente possiedo sia la verità assoluta e immutabile. Eviterò di avere una mente ristretta, limitata alle mie opinioni attuali. Praticherò il non attaccamento alle credenze per rimanere aperto al punto di vista degli altri. La verità si trova nella vita, non nelle nozioni intellettuali. Mi manterrò sempre disponibile a imparare dalla vita, osservando costantemente la realtà in me stesso e nel mondo.

- Thich Nhat Hanh -

monaco buddhista, poeta e attivista per la pace

 




Buona giornata a tutti :-)





sabato 29 gennaio 2022

Il mestiere di vivere - Fraternità Francescana Secolare

Il mestiere più grande è educare gli uomini a ritrovare la propria vita, la propria dignità, la propria libertà.
Che c’è di più grande di ridare agli uomini fiducia?
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino la forza di vivere e si rialzino dalle loro cadute?
Che c’è di più grande che gli uomini riscoprano quanto sia bello e intenso vivere?
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino il coraggio di vivere, di uscire dalle proprie prigioni, dai propri rifugi e si sentano degni di vivere così da sperimentare la forza e la bellezza dell’esserci?
Che c’è di più grande di quando gli uomini si sentono felici di essere quello che sono?
Che c’è di più grande di quando gli uomini percepiscono di non essere qui a caso, ma che si sentano amati, voluti, scelti dalla Vita, perché hanno qualcosa di grande, di prezioso, di loro, di proprio da dare e da donare a questo mondo?
Che c’è di più grande di far sentire agli uomini che sono vivi, che sono degni di vivere, che non si devono nascondere, che non devono mascherarsi ma che possono essere quello che sono, che non devono dimostrare chissà cosa o chissà che, ma che possono semplicemente espandersi, esprimersi, essere se stessi?
Che c’è di più grande che gli uomini possano vivere la vita senza temere, nella fiducia che c’è un Padre che li protegge, che non li abbandonerà, che li accompagna e che un giorno li abbraccerà?
Che c’è di più grande della vita? Che c’è di più grande di salvare un uomo, di riportarlo a vivere?
Questo è ciò che vuole Gesù da ciascuno di noi; questo è ciò per cui vale la pena di vivere e tutto il resto, direbbe S. Paolo, è spazzatura, vanità, niente di fronte a questo.
Lavora per i tuoi figli, dagli tutto il bene di cui hanno bisogno, ma non ti serve a niente se tutto il tuo lavorare non arricchisce la loro vita interiore, se non li fa più sorridenti, più creativi, più liberi.
Agisci, costruisci, relazionati, ma ricordati che non ti serve a niente se tutto quello che fai non ti fa “pescatore di vita”, cioè se non ti fa ricco delle tue giornate, più sensibile, meno duro e intransigente con te e con gli altri, più flessibile, capace di ricevere e di donare, se non ti fa, insomma, grato di esistere!

- Fraternità Francescana Secolare -


Devi percorrere la strada infinita, poichè la vita non scorre su una via definita, ma su una strada illimitata. La mancanza di limiti ti fa però paura perchè è spaventosa e la tua umanità vi si ribella; perciò cerchi limiti e restrizioni, per non perderti barcollando nell'infinito. 
Una delimitazione diviene per te indispensabile. 
Per sottrarti alla sconfinata molteplicità di significati, reclami a gran voce la parola dotata di un unico significato e di quello soltanto. 
La parola diventa il tuo dio, perchè ti protegge dalle innumerevoli possibilità d'interpretazione. 
La parola è una magia protettiva contro i demoni dell'infinito, che vogliono lacerare la tua anima e disperderla ai quattro venti. Sei salvo se puoi esclamare infine: questo è questo e soltanto questo. 
Pronunci la parola magica, e ciò che è sconfinato viene fissato nella sfera di ciò che è finito. 
Per questo gli uomini cercano e creano parole.

-Carl Gustave Jung - 
da: Liber Novus


Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 27 gennaio 2022

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz e fanno conoscere al mondo la tragedia immensa che fu il nazismo. 
Non cominciò con le camere a gas. 
Tutto ebbe inizio quando ebrei, rom, omosessuali, politici vennero considerati uomini di razza inferiore, paragonati agli insetti. Zecche da eliminare per il trionfo della razza pura. I responsabili non furono solo i tedeschi ma anche i collaborazionisti volenterosi di tutta l’Europa. 
Per fortuna furono in molti a opporsi e quelle tenebre non prevalsero. 
La Storia non riguarda solo il passato, vive dentro di noi. 
Quegli avvenimenti possono ripetersi.



È piccolo il giardino profumato di rose,
è stretto il sentiero dove corre
il bambino, un bambino grazioso come
il bocciolo che si apre: quando il bocciolo
si aprirà il bambino non ci sarà.

Franta Brass, nato a Brno il 14 Agosto 1930 
morto ad Auschwitz il 28 Settembre 1944.


Pochi anni ci separano dal più orribile crimine di massa che la storia moderna debba registrare: un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente.
Il destino dei sopravvissuti alle persecuzioni tedesche testimonia fino a che punto sia decaduta la coscienza
morale dell'umanità.

- Albert Einstein -



Alcuni sopravvissuti dicono di aver sentito la presenza di Dio accanto a loro nonostante tutto ciò che accadeva.
Io non riuscii mai a percepirlo.
Auschwitz-Birkenau e Fürstegrube non hanno fatto di me un ateo, ma mi hanno reso consapevole di una cosa: a Dio non era permesso l’ingresso oltre la recinzione perimetrale e il filo spinato.

- Sam Pivnik -


"...perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto."

"Non è solo questione di analizzare le cause della violenza e di rifiutarne le logiche perverse, ma di essere pronti e attivi nel rispondervi. Pertanto, il nemico contro cui lottare non è soltanto l’odio, in tutte le sue forme ma, ancor più alla radice, l’indifferenza; perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto.

Non mi stanco di ripetere che l’indifferenza è un virus che contagia pericolosamente i nostri tempi, tempi nei quali siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli altri."

(dal DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA RESPONSABILITÀ DEGLI STATI, ISTITUZIONI E INDIVIDUI NELLA LOTTA ALL'ANTISEMITISMO E AI CRIMINI CONNESSI ALL'ODIO ANTISEMITICO, Sala Clementina Lunedì, 29 gennaio 2018)




mercoledì 26 gennaio 2022

Se questo è un uomo - Primo Levi

"Oggi ripeto quelle parole. A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione. 

Rivolgo il presente appello a tutti, e particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla sopraffazione e al terrorismo." 

 San Giovanni Paolo II, papa


Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. 

In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. 

Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. 

Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

(da "Se questo è un uomo" - di Primo Levi) 



"Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. 
Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio."

- san Giuseppe Moscati - 



 
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi)

Fonte: "Se questo è un uomo”


Dachau, locale docce
dai buchi usciva gas
 
Dachau, ingresso forno crematoio

 
http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Dachau


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 25 gennaio 2022

Fatelo oggi - Robert Reasoner

Quando ero sovrintendente delle scuole di Pablo Alto, in California, Polly Tyner, presidente del nostro consiglio di amministrazione, scrisse una lettera che fu pubblicata sul Palo Alto Times. 
Il figlio di Polly, Jim, aveva grandi difficoltà a scuola. 
Era inserito nella categoria degli handicap educativi e richiedeva moltissima pazienza da parte dei genitori e degli insegnanti. Ma Jim era un ragazzo felice con un grande sorriso che illuminava la stanza. 
I suoi genitori riconobbero le sue difficoltà nell'istruzione, ma cercarono sempre di aiutarlo a vedere i propri punti di forza perché potesse camminare a testa alta. Poco dopo aver portato a termine la scuola superiore, Jim fu ucciso in un incidente motociclistico. 
Dopo la sua morte, sua madre inviò al quotidiano questa lettera. 
"Oggi abbiamo seppellito nostro figlio, ventenne. E' rimasto ucciso sul colpo in un incidente motociclistico venerdì sera. Come vorrei aver saputo quando gli ho parlato l'ultima volta che sarebbe stata davvero l'ultima. Se soltanto l'avessi saputo gli avrei detto: "Jim, ti voglio bene e sono tanto orgogliosa di te." Avrei passato un po' di tempo a enumerare le tante benedizioni che ha portato alla vita dei molti che gli hanno voluto bene. Avrei passato un po' di tempo a lodare il suo bellissimo sorriso, il suono della sua risata, il suo autentico amore per la gente. Se si mettono sulla bilancia tutte le caratteristiche positive e si cerca di porre sull'altro piatto tutti i tratti irritanti, come la radio sempre troppo alta, il taglio di capelli che non ci piaceva, i calzini sporchi sotto il letto, le irritazioni non sono poi molto pesanti. Non avrò un'altra possibilità di dire a mio figlio tutto ciò che avrei voluto fargli ascoltare, ma voi, genitori, avete questa possibilità. Dite ai vostri ragazzi ciò che vorreste far loro ascoltare, se sapeste che sarà la vostra ultima conversazione. L'ultima volta che ho parlato con Jim era il giorno in cui è morto. 
Mi telefonato per dirmi: "Ciao, mamma! Ho chiamato solo per dirti che ti voglio bene! Devo andare al lavoro. Ciao." 
Mi ha lasciato qualcosa di cui farò tesoro per sempre. Se nella morte di Jim vi è uno scopo, forse è quello di indurre gli altri ad apprezzare di più la vita e di indurre la gente, specialmente le famiglie, a passare un po' di tempo a dire agli altri quanto ci stanno a cuore. 
Potreste non avere un'altra possibilità. Fatelo oggi! 

- Robert Reasoner -
da "Brodo Caldo per l'anima"


Nelle nostre preghiere troppo spesso divaghiamo, evitiamo i discorsi più impegnativi, non poniamo le questioni serie, stiamo accuratamente lontani dal nostro punto dolente, scansiamo i problemi scomodi.
Riempiamo le nostre orazioni di banalità devozionali.
Dicendo a Maria “prega per noi”, la autorizziamo, sì, a trattare i nostri interessi, ma anche ad affrontare i nostri mali segreti, a scoprire le magagne che teniamo nascoste, a formulare le diagnosi più impietose.
Nella preghiera ci affidiamo a Maria perché ci presenti a Dio nella nostra miseria e nudità, spogliati delle apparenze.

- Fraternità Francescana Secolare - 



"Quando mi avvertiranno che alla fine del mondo non manca che un solo anno, non rinuncerò ad amare mia moglie, ad avere con lei un altro bambino, a fare scoprire agli altri miei cinque figli la poesia di Dante... 
Perché so che questa vita non serve per avere un futuro ma perché ciascuno abbia la vita eterna" 

- Fabrice Hadjadj - 
"L'Osservatore Romano", 4 marzo 2011





Buona giornata a tutti. :-)

domenica 23 gennaio 2022

Signore, ho bisogno di amarti – Padre Giacomo Perico S.J.

 Signore, devo riconoscere che non sei ancora nella mia vita,

come lo sono gli amici più cari.
Eppure tu mi hai amato prima ancora che io entrassi nel tempo.
Talvolta, mi capita di chiamarti con istintiva sincerità;
ma lo è quasi sempre nei momenti più duri,
quando mi sento travolto dai fatti.


Poi, via via, la tua figura sfuma tra le cose e quasi sparisce.
Ciò che più mi sorprende è l'indifferenza che a tratti mi assale nei tuoi confronti: e allora mi diventa difficile pregare,
mi sanno di eccessiva durezza perfino le tue leggi di vita.

Signore, ho bisogno di amarti di più.

Metti dentro di me l'idea che la mia vita è nelle tue mani,
e che tu l'amministri in ogni istante con squisite attenzioni di affetto.
Metti in cima ai miei pensieri la certezza che sei tu la "ragione prima" del mio esistere.

Signore, ho bisogno di amarti anche perché sono peccatore;
la tua divina fantasia di soccorso supera di gran lunga la mia fragilità.
Ripetimi la parabola della pecora smarrita:
la porterò con me come se fosse la mia piccola povera storia.

Sono felice che tu stesso me l'abbia raccontata.

(Padre Giacomo Perico S.J.)



La preghiera nel campo di concentramento:


“Madre santissima,
per amore tuo mi offro a rimanere in questo duro carcere,
anche se agli altri sarà concesso di tornare a casa.
Rimarrò qui nella dimenticanza e nel disprezzo,
senza amici e senza alcun conforto,
a patire per Te.
Mi offro particolarmente a Te, o Maria,
affinché incontri la morte in questo campo tra uomini ostili ed indifferenti”.


(San Massimiliano Kolbe)



 

Quando nebbia e amarezza avvolgono il mio cuore,

fa' che io possa gioire sempre in te, Signore.

Insegnami a collocare i miei occhi davanti a te

che sei specchio dell'eternità,

di ciò che non passa e resta sempre,

la mia anima nello splendore della gloriosa luce

della tua risurrezione,

il mio cuore in te, perché vedere te è vedere il Padre.

Tu che sei fatto in tutto simile a me, trasformami in te,

e la mia vita si apra alla dolcezza di amare e essere amata.

Santa Chiara d'Assisi -

 








Buona giornata a tutti :-)


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venerdì 21 gennaio 2022

Non innamorarti - Martha Rivera Garrido

Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive…
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride 

o piange mentre fa l’amore, 
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica, 

lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

- Martha Rivera Garrido -

"Victor Gabriel Gilbert (1847 - 1935), "Giovane donna mentre legge"

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. 
Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. 
Gli stessi miei stupori sono fissati; essi sono celati in anticipo e fanno parte del numero.

- Paul Valéry - 

"Ritratto di Mlle Carlier, o La dama col turbante" - Lucien Lévy-Dhurmer (1865 - 1953)

Buona giornata a tutti :-)

mercoledì 19 gennaio 2022

Esci con una ragazza che legge - Rosemarie Urquico

Esci con una ragazza che spende i suoi soldi in libri invece che in vestiti, con una che ha problemi di spazio nell’armadio perché ha troppi volumi.

Esci con una ragazza che ha una lista di libri che vuole leggere, che ha la carta della biblioteca da quando aveva dodici anni.

Trova una ragazza che legge.

Saprai che lo fa perché avrà sempre un libro da finire nella borsa. È lei, quella che guarda adorante gli scaffali delle librerie; è quella che esulta in silenzio quando trova il libro che voleva.

La vedi quella tipa strana che annusa le pagine di una vecchio volume in un negozio di libri usati? Quella è la lettrice.

Loro non sanno resistere all’odore delle pagine, specialmente se sono ingiallite e consumate.

È lei, la ragazza che legge mentre aspetta in quel bar in fondo alla strada. 
Se dai una sbirciata alla sua tazza, vedrai che la crema senza latticini sta galleggiando in superficie, perché lei si è già immersa nella lettura. Persa in un mondo creato dall’autore. Seduta. Potrebbe lanciarti un’occhiataccia, dato che molte ragazze che leggono non amano essere interrotte. 
Chiedile se il libro le sta piacendo.
Offrile un altro caffè.
Falle sapere cosa pensi davvero di Murakami. Vedi se ha finito il primo capitolo del Signore degli Anelli. Sai che, se dice che ha capito l’Ulisse di James Joyce, lo sta dicendo solo per suonare intelligente. Chiedile se ama Alice o se vorrebbe essere come lei.

È facile frequentare una ragazza che legge. 
Regalale libri per il suo compleanno, per Natale e per gli anniversari. Regalale il dono delle parole, con una poesia, con una canzone. Regalale Neruda, Pound, Sexton, Cummings. Falle sapere che capisci che le parole sono fatte d’amore; che capisci che lei conosce la differenza tra i libri e la realtà ma, in ogni modo, cercherà di rendere la propria vita almeno un po’ simile al suo libro preferito. Non sarà colpa tua se lo farà.
Deve almeno provarci in qualche modo.
Mentile. Se capisce la sintassi, comprenderà che tu hai bisogno di mentirle. Dietro le parole si trovano altre cose: motivi, valori, sfumature, dialoghi. Non sarà la fine del mondo.

Deludila. Perché una ragazza che legge sa che il fallimento porta al climax. Perché le ragazze che leggono capiscono che tutte le cose devono giungere al termine, ma che puoi sempre scrivere un seguito. Che puoi ricominciare ancora e ancora ed essere sempre l’eroe. Che nella vita è destino che si incontri un cattivo o due. 
Perché essere spaventati da tutto ciò che non si è? Le ragazze che leggono capiscono che le persone, come i personaggi, crescono. A parte nella saga di Twilight.

Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta. Quando la trovi alle due del mattino stringendo un libro al petto e piangente, falle una tazza di tè e abbracciala. Potresti perderla per un paio d’ore, ma tornerà sempre indietro da te. Parlerà come se i personaggi del libro fossero reali, perché per un po’ lo sono sempre.
Le chiederai di sposarla su una mongolfiera. O durante un concerto rock. 
O molto occasionalmente la prossima volta che si ammalerà. Tramite Skype.

Sorriderai così tanto che ti chiederai meravigliato come mai il tuo cuore non sia ancora scoppiato, macchiando di sangue il tuo petto. Scriverai la storia delle vostre vite, avrai figli con nomi assurdi e con gusti ancora più assurdi. Lei presenterà ai tuoi bambini Il Gatto e il Cappello Matto e Aslan, forse nello stesso giorno. Attraverserete gli inverni della vostra vecchiaia insieme e lei reciterà Keats in un sospiro, mentre tu ti scrollerai la neve dagli stivali.

Esci con una ragazza che legge perché lo meriti. Meriti una ragazza che può darti la vita più colorata possibile. Se tu a lei puoi dare solo monotonia, ore vuote e mezze proposte, allora è meglio che rimani solo. Ma se desideri il mondo e i mondi che esistono al di là, esci con una ragazza che legge.

O ancora meglio, con una ragazza che scrive.

- Rosemarie Urquico -
(Date a girl who reads)
Translated to Italian by Chiara Lodi


John Arthur Lomax (1857 - 1923), "Nella Libreria"

Tutti dicono che l’amore fa male, ma non è vero. 
La solitudine fa male. 
Il rifiuto fa male. 
Perdere qualcuno fa male. 
Tutti confondono queste cose con l’amore, 
ma in realtà,
 l’amore è l’unica cosa in questo mondo
che copre tutto il dolore
e ci fa sentire ancora meravigliosi....

- Oscar Wilde -



Buona giornata a tutti :-)