domenica 28 febbraio 2021

L'inventore, La fune sospesa sull'abisso e altro - Padre Anthony de Mello

Dopo lunghi anni di lavoro, un inventore scopri l’arte di accendere il fuoco. Portò con sé i suoi attrezzi nelle regioni del nord ammantate di neve e insegnò a una tribù quell’arte e i suoi vantaggi. La gente era così affascinata da quella novità che a nessuno venne in mente di ringraziare l’inventore, il quale un giorno se ne andò in silenzio. 
Poiché era uno di quei rari esseri umani dotati di vera grandezza, non aveva alcun desiderio di essere ricordato o riverito; si accontentava di sapere che la sua scoperta era servita a qualcuno. 
La seconda tribù presso cui si recò era altrettanto ansiosa di imparare della prima. Ma i preti locali, gelosi dell’ascendente che egli esercitava sul popolo, lo fecero assassinare. 
Per sviare i sospetti, fecero collocare un ritratto del Grande inventore in bella vista sull’altare principale del tempio, studiarono una speciale liturgia che rendesse omaggio al suo nome e ne mantenesse vivo il ricordo e posero la massima cura nell’evitare che si modificasse o omettesse anche solo una rubrica di tale liturgia. 
Gli attrezzi per accendere il fuoco furono conservati in uno scrigno e si diceva che avessero il potere di guarire tutti coloro che vi ponevano sopra le mani con spirito di fede. 
Il Sommo Sacerdote si incaricò personalmente di redigere una biografia dell’inventore, il Libro Sacro in cui venivano presentate la sua tenerezza e la sua generosità come esempio da imitare per tutti, si tesseva l’elogio delle sue opere grandiose e la sua origine soprannaturale era diventata un articolo di fede. 
I preti si occuparono di tramandare il Libro alle generazioni successive, mentre interpretavano con autorevolezza il senso delle sue parole e il significato profondo della santità della sua vita e della sua morte. 
Chiunque si discostasse dai loro insegnamenti veniva punito senza pietà con la morte o la scomunica. Assorta com’era nelle attività religiose, la gente finì col dimenticare come si accendeva il fuoco.

- Padre Anthony de Mello -
Da: The prayer of the frog Gujarat Sahitya Prakash, Anand 1988, India-Traduzione dall'inglese di Adria Marconi-Pedrazzi, ed. Paoline



….. Quando Kruscev pronunciò la famosa denuncia dell'epoca staliniana, si dice che qualcuno, in parlamento, abbia esclamato: "Dov'eri tu, compagno Kruscev, quando tutte queste persone innocenti venivano massacrate?".
Kruscev smise di parlare, girò lo sguardo nella sala e disse: "Per favore, si alzi chi ha detto questo".
Ci fu grande tensione nella sala. Nessuno si alzò.
Allora Kruscev disse: "Bene, ora hai la risposta, chiunque tu sia. 

Io ero allora nella stessa identica posizione in cui tu ora ti trovi".

Gesù si sarebbe alzato.

- Anthony De Mello - 
Da: “Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni”, p. 119




La fune sospesa sull'abisso

I discepoli di Baal Shem un giorno chiesero: “Rabbi caro, dicci come dobbiamo servire Dio”. Egli rispose: “Come faccio a saperlo?”... poi raccontò loro l’episodio seguente:

Un re aveva due amici che furono dichiarati colpevoli di un delitto e condannati a morte. Pur amandoli, il re non osò graziarli per timore di dare cattivo esempio al suo popolo, perciò emise il seguente verdetto: “Si stenda una fune attraverso un burrone profondo e ciascuno dei condannati vi cammini sopra, verso la libertà, o verso la morte, nel caso di caduta”. Il primo riuscì ad arrivare sano e salvo dall’altra parte, l’altro allora gli gridò: “Amico dimmi come hai fatto”. E quello di rimando: “Che ne so? Ogni volta che pendevo da una parte, mi inclinavo verso quella opposta”.

- Padre Anthony de Mello -
Da: The prayer of the frog Gujarat Sahitya Prakash, Anand 1988, India Traduzione dall'inglese di Adria Marconi-Pedrazzi, ed. Paoline




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sabato 27 febbraio 2021

Il Signore della danza e altre storie - Sidney Carter

Danzate, ovunque voi siate, dice Dio,

perché io sono il Signore della danza:

io guiderò la danza di tutti voi.

Dovunque voi siate,

io guiderò la danza di tutti voi.

 Io danzavo

il primo mattino dell’universo,

io danzavo circondato dalla luna,

dalle stelle e dal sole,

disceso dal cielo danzavo sulla terra

e sono venuto al mondo a Betlemme.

Io danzavo per lo scriba e il fariseo,

ma essi non hanno voluto seguirmi;

io danzavo per i peccatori,

per Giacomo e per Giovanni,

ed essi mi hanno seguito

e sono entrati nella danza.

 Io danzavo il giorno di sabato,

io ho guarito il paralitico,

la gente diceva che era vergogna.

Mi hanno sferzato

mi hanno lasciato nudo

e mi hanno appeso ben in alto

su una croce per morirvi.

 Io danzavo il Venerdì,

quando il cielo divenne tenebre.

Oh, è difficile danzare

con il demonio sulle spalle!

Essi hanno sepolto il mio corpo

e hanno creduto che fosse tutto finito,

ma io sono la danza

e guido sempre il ballo.

 Essi hanno voluto sopprimermi

ma io sono balzato ancora più in alto

perché io sono la Vita

che non può morire:

e io vivrò in voi e voi vivrete in me

perché io sono, dice Dio,

il Signore della danza.

 - Sidney Carter -



La presenza del Signore -  Martin Buber


Alla festa della Letizia della Torah i discepoli di Baalshem si divertivano in casa del loro maestro; danzavano e bevevano e si facevano venire sempre nuovo vino dalla cantina. Dopo qualche ora la moglie del Baalshem entrò nella camera di lui e disse: “Se non smettono di bere, tra poco non avanzerà più vino per la santa consacrazione del sabato.”
Egli rispose ridendo: “Dici bene. Va’ dunque e dì loro di smettere.”
Quando la donna aprì la porta del tinello, vide i discepoli che danzavano in cerchio e intorno al cerchio danzante correva fiammeggiando un anello di fuoco azzurro. 
La presenza del Signore.
Allora prese ella stessa un boccale nella destra e un boccale nella sinistra e, allontanando la serva, corse in cantina, per ritornare subito con i recipienti pieni.

Martin Buber - 



Il suonatore di violino - Martin Buber

Il nipote di Baalshem, Rabbi Moshe Hajim, racconta: 
“L’ho sentito raccontare da mio nonno: ‘Un suonatore di violino suonava un giorno con tanta dolcezza che tutti coloro che lo sentivano si mettevano a danzare, e chi soltanto giungeva nel cerchio della musica, era preso anche lui nella danza. 
Ed ecco venirsene un sordo che non sapeva nulla di musica; e ciò che vide gli sembrò un comportamento da pazzi, senza senso e senza gusto.”

- Martin Buber - 




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Il cibo sacro - Vito Mancuso

Io penso che vi sia qualcosa di sacro anche già solo nel mangiare in sé, a prescindere che lo si faccia da soli o insieme ad altri. 

La gran parte degli esseri umani non se ne cura e assume cibo senza avere la consapevolezza di nutrire la propria vita mediante la vita altrui, sia essa animale o vegetale. 
La vita si nutre di vita, ed essendo l’ambito del sacro direttamente connesso a quello della vita, si comprende come l’atto del nutrirsi e il cibo quale nutrimento abbiano già in sé una valenza sacrale. Bisognerebbe prenderne coscienza e pensare che a ogni boccone entra in noi una parte del cosmo: noi viviamo grazie al cosmo. La natura è la nostra madre in ogni giornata della nostra esistenza, non solo perché anni fa ci ha fatto nascere, ma anche, e direi soprattutto, per il fatto che ci mantiene all’esistenza. 
Prendere coscienza di questo legame con la natura-madre non può, a mio avviso, non generare un sentimento di sacra riverenza verso di essa. 
Quando poi l’atto del mangiare assume una valenza comunitaria, e la famiglia si riunisce, e si mangiano cibi particolari, legati alla tradizione e ai ricordi, e il servizio di tavola è quello bello delle grandi occasioni, allora la celebrazione della vita e dell’essere legati gli uni agli altri può assumere una valenza davvero straordinaria. 
Il pranzare e il cenare insieme possono raggiungere in alcuni casi una dimensione celebrativa che ha non poche analogie con quella della messa – la quale, non a caso, prende origine da un mangiare insieme, quello di Gesù con i discepoli nell’ultima cena.

- Vito Mancuso -



Il vero digiuno è finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre 

- papa Benedetto XVI -



E quando addentate una mela,
ditele nel vostro cuore:
I tuoi semi vivranno nel mio corpo
E i tuoi germogli futuri
sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.

- Kahlil Gibran -


Perdo pezzi
e tu li raccogli
alle spalle, Signore,
tu Dio dell’orfano e della vedova,
tu Dio dei frammenti,
tu hai compassione
del non intero,
dei pezzi di pane avanzati,
tu che non vuoi
che si perda nessuno. 
Perdo pezzi di voce e di occhi,
di memoria e di cuore.
Dietro
alle spalle tu ti chini
e raccogli.

 - don Angelo Casati -




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venerdì 26 febbraio 2021

Il cacciatore - Bruno Ferrero

 Un giovane indiano partì alla caccia di anitre selvatiche sulla riva di un fiume. Era armato solo di una fionda. 

Raccolse alcuni ciottoli sul greto e cominciò a scagliarli con tutta la sua forza. 
Mirava soprattutto agli uccelli che si fermavano incautamente sulla riva.
I sassi lanciati finivano con un tonfo nell'acqua profonda. 
Soltanto due ciottoli colpirono a morte due uccelli prima di finire anch'essi nella corrente.
Quando rientrò in città, il giovane aveva due anitre nella bisaccia e ancora uno dei ciottoli in mano.
Nei pressi del bazar, un gioielliere lo fermò con una esclamazione di sorpresa. "Ma è un diamante, quello che hai in mano! Vale almeno mille rupie".
Il giovane cacciatore impallidì e poi si disperò: "Ma che stupido sono stato! Ho usato tutti quei diamanti per uccidere degli uccelli... Se li avessi guardati bene ora sarei ricco, e invece la corrente li ha portati via!".

Ognuno dei nostri giorni è come un diamante prezioso. Ciò che conta è accorgersene e non sprecarlo per andare a "caccia".

- don Bruno Ferrero - 

da: "A volte basta un raggio di sole" , Ed. Ellecidi




Tempo fa un grande maestro indiano di vita spirituale scrisse: "Sono seduto sulla riva di un ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell'acqua. 
Da quanti anni il sasso è bagnato dall'acqua? 
Forse da dieci, forse da cento? Ma l'acqua non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco quella pietra, dentro è asciutta".

Così è anche per noi, che viviamo immersi in Dio e non ce ne lasciamo penetrare: Dio rimane alla superficie della nostra vita, non ci trasforma perché non siamo disposti a lasciarci penetrare e trasformare dall'amore di Dio. Siamo come un sasso nel ruscello che nel suo interno rimane asciutto.




O grande Spirito aiutami a non giudicare mai gli altri
prima di aver camminato due settimane nei loro pensieri.

- Preghiera di un vecchio indiano sioux -





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giovedì 25 febbraio 2021

In principio Dio creò il cielo e la terra


dal mio canale YouTube

La creazione biblica nel racconto e nell'arte.
L'antico Testamento costituisce il fondamento della religione ebraica, mentre il Nuovo Testamento è il testo sacro per eccellenza della religione cristiana. Il brano che vi presento è tratto dal libro della Genesi (parola greca che significa "origine"), che costituisce la prima parte della Bibbia, cioè quella in cui viene raccontata la creazione del cielo, della terra, delle piante, degli esseri viventi in un ordine di crescente dignità L'ultimo atto di creazione, infatti, è l'uomo che Dio crea a sua immagine e somiglianza.
(da: La Bibbia di Gerusalemme, @per il testo sacro Conferenza Episcopale Italiana, 1974)

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mercoledì 24 febbraio 2021

La forza della comunità - Martin Buber

Una volta, la sera dopo il Giorno del Perdono, la luna rimase coperta dalle nuvole, e il Baalshem non poté uscire a dire la benedizione della luna. 
Ciò l’angustiava molto perché sentiva che un destino imponderabile era affidato all’opera delle sue labbra. 
Invano diresse la sua profonda forza verso la luce del pianeta, per aiutarlo a gettare i suoi gravi veli; ogni volta che mandava qualcuno a vedere, sempre gli veniva risposto che le nuvole s’erano ancora infittite. 
Alla fine perse la speranza.
Intanto i suoi discepoli, che non sapevano della pena del loro maestro, si erano riuniti nella parte più esterna della casa e avevano incominciato a danzare, perché in tal modo erano soliti festeggiare il perdono appena ricevuto.
Quando la gioia crebbe, invasero danzando la camera del Baalshem. 
Presto il fervore li sopraffece, presero per le mani colui che sedeva afflitto e lo tirarono nel loro girotondo. In quel momento di fuori risuonò un grido. Improvvisamente la notte s’era rischiarata; in uno splendore mai visto la luna si librava nel cielo purissimo.

- Martin Buber -
Da: "I racconti dei chassidim"




Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: ”Dove abita Dio?”. 
Quelli risero di lui. “Ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”.
Ma il Rabbi diede lui la risposta alla domanda: “Dio abita dove lo si lascia entrare”.
Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova e dove ci si trova realmente, dove si vive e dove si vive una vita autentica.
Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell’ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.

- Martin Buber - 
Da: “Il cammino dell’uomo”






Gli esseri umani non procedono tenendosi per mano per tutto il cammino della vita. C’è una foresta vergine in ciascuno di noi, un campo di neve dove anche l’impronta delle zampe d’uccello è sconosciuta. 
Qui ci addentriamo da soli e preferiamo che sia così. 
Avere sempre la solidarietà, essere sempre accompagnati, essere sempre compresi, sarebbe intollerabile.

- Virginia Woolf -




Il nostro tempo e il tempo di Dio non vengono misurati con lo stesso orologio. 

- Charles Spurgeon -

 1834-1892, predicatore battista riformato britannico






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lunedì 22 febbraio 2021

Tarlo esploratore - don Bruno Ferrero

 In una trave dell'armatura, di un vecchio e massiccio fienile, viveva una comunità di tarli!

La loro vita consisteva nel rosicchiare, rosicchiare, e ancora rosicchiare. 
Se non rosicchiavano, dormivano, e questo era tutto!
In passato, erano stati i loro genitori a fare la loro opera di rosicchiamento nella trave e, ancor prima di loro, i nonni e i bisnonni. 
Giantarlo era un "tarlino" giovane e vispo e, dopo aver molto riflettuto, disse:
«Che cosa c'è, alla fine del nostro trave? Forse, c'è un altro mondo!».
I tarli scoppiarono a ridere e dissero :
«Ma tu sei completamente impazzito!»,
ed il tarlo più anziano aggiunse beffardamente:
«Se sei così sicuro, va’ a vederti l'altro mondo! La via per arrivarci è semplicissima: basta che rosicchi sempre in direzione Sud... Va’! Nessuno ti trattiene!».
Lavorava con zelo, e s'immaginava l'altro mondo meraviglioso.
Era persuaso che la trave non poteva essere «tutto il mondo».
Il papà e la mamma lo inseguirono preoccupati , scoppiò a piangere la madre e disse :
«Figlio mio! ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, rosicchia con noi in pace, come ti hanno insegnato tuo padre e tua madre:
scava come i tuoi fratelli, che ti vogliono tanto bene!».
Giantarlo voleva bene ai suoi, ma continuò risolutamente a rosicchiare in direzione Sud. Rosicchiò e rosicchiò, ma le travi sono grosse, e i tarli sono piccoli. Il tempo passava, e Giantarlo trovava sempre e soltanto legno!
Mille volte gli venne la tentazione di fermarsi, tornare indietro
e comportarsi come tutti i tarli di questo mondo.
Una notte, rannicchiato nella galleria che stava scavando, spossato per la fatica,con le lacrime agli occhi, prese la grande decisione:
«Basta! Non c'è nessun mondo al di là della trave. Tutto è legno e nient'altro! Domani tornerò indietro!».
Proprio in quel momento, un rumore sottile sottile, che ben conosceva, lo fece trasalire. Era il rumore di un tarlo, che scavava a tutta forza. Dopo un po’, lo vide arrivare! Era ansante, sudato, ma sorridente fino alla coda, disse il nuovo arrivato :
«Finalmente ti ho raggiunto! . Mi chiamo Piertarlo, e voglio venire con te! Anch'io sono stufo della trave... Sono certo che c'è un altro mondo, fuori!».
rispose Giantarlo : «Piacere! domani scaveremo una galleria di esplorazione in quella direzione là. Sento che non manca molto alla meta!».
In realtà, mancavano ancora dieci centimetri abbondanti, perché la direzione Sud non era la migliore per uscire dalla trave, ma il vecchio tarlo non aveva mai capito niente di "punti cardinali".
Ma, in due, era tutto più facile. La fatica era divisa a metà, il coraggio raddoppiato!
Così, un mattino dorato di Settembre, Giantarlo e Piertarlo sbucarono fuori del trave. Per la prima volta, videro il cielo azzurro e lo splendore del sole e gridarono all'unisono :
« Urrà! »
e si abbracciarono.
Che cosa perdevano i tarli, che pensavano che tutto il mondo fosse un trave! L'aria tersa, del loro nuovo mondo, era percorsa da suoni incantevoli , esclamò estasiato Giantarlo:
«È il Coro degli Angeli!»
brontolò una formica, che transitava da quelle parti, trascinando un pesante chicco di grano :
«Ma va’! sono i grilli! E mi fanno venire un mal di testa...».
Ma, per i due tarli, quel "cri-cri" era la musica più straordinaria, che avessero mai sentito!

" Dopo questa vita, c'è un altro mondo..."

- don Bruno Ferrero - 
da: "Altre storie . Per la scuola e la catechesi (Alfabeti dell'anima), Casa Editrice Ellecidi




Noi parliamo facilmente sulle cose, invece che a partire dalle cose. 
C’è una grande differenza. Nel primo caso le nostre conversazioni rimangono alla superficie dei problemi.

- Willi Graf -




«Dio, con semplicità
ti ringrazio di esistere!
Ti ringrazio
che sei più grande delle nostre teste
così logiche,
più sottile dei nostri cuori
così nervosi.
Ti ringrazio che sei silenzioso.
Soltanto noi,
eruditi analfabeti,
chiacchieriamo senza posa»

- Jan Twardowski - 




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domenica 21 febbraio 2021

Il pezzo mancante

 C’era una volta una ruota alla quale mancava un pezzo.

La ruota voleva essere completa, perfetta, cosicché partì per cercare il pezzo che le mancava.
Siccome era incompleta, però, non poteva rotolare bene ed ebbe così molto tempo per guardare i fiori, gli alberi e tutte le meraviglie del creato, godendo anche dei raggi del sole.
Durante la sua ricerca trovò molti pezzi di ruota, ma nessuno che corrispondesse al suo pezzo man­cante.
Continuò così a cercare nello stupore delle cose che via via vedeva. 
Un giorno trovò un pezzo che le andava perfettamente, e finalmente poté essere completa: non le mancava proprio niente ed cominciò così a rotolare con molta rapidità, tanto rapidamente che non vedeva più né fiori né alberi, né aveva il tempo per godere dei raggi del sole.
Quando si rese conto di questo, non ci pensò due volte, e lasciò sul bordo della strada il pezzo che aveva trovato, ricominciando così a rotolare lentamente.
Anche a noi, volendo essere efficienti e perfetti come le macchine che la moderna tecnologia ci offre, può capitare di farci risucchiare dal vortice dell’orgoglio, della vanità e dell’avidità, rischiando di perdere di vista le cose importanti, come l’amore della famiglia e l’amore di Dio.




Ciò che dono possiedo

L
insegnamento che nasce dai vangeli, un insegnamento che tutti quanti possiamo vedere nella sua efficacia e nella sua realtà, può essere formulato con questa espressione: nella vita, si possiede soltanto quello che si dona. Quello che si trattiene per noi, non soltanto non si possiede, ma ci possiede. Quindi non siamo persone libere.
L
unica nostra ricchezza è quello che diamo agli altri. Dare non è perdere, ma guadagnare. Più noi diamo e più permettiamo a Dio di prendersi cura della nostra esistenza.

- Padre  Alberto Maggi -



Non volerti sforzare ad avere amici. È meglio non averne alcuno che doversi pentire d'averli scelti con precipitazione. Ma quando uno l'hai trovato, onoralo di elevata amicizia.

- Silvio Pellico -




"No, è impossibile, è impossibile, comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. 
È impossibile. 
Si vive come si sogna: perfettamente soli."

- Joseph Conrad -
da "Cuore di tenebra"





Pur percorrendo ogni sua via, tu non potresti mai trovare i confini dell'anima; così profonde sono le tue radici.

- Eraclito -










Buona giornata a tutti. :-)