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lunedì 5 maggio 2025

Elogio della lettura e della finzione - Mario Vargas Llosa

 Ho imparato a leggere a cinque anni, nella classe di fratel Justiniano, nel Colegio de la Salle, a Cochabamba, in Bolivia. 
È la cosa più importante che mi sia successa nella vita. 
Quasi settant’anni dopo ricordo in modo limpido come quella magia, tradurre le parole dei libri in immagini, abbia arricchito la mia esistenza, abbattendo le barriere del tempo e dello spazio e permettendomi di viaggiare con il capitano Nemo a ventimila leghe sotto i mari, combattere fianco a fianco con d’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis contro i complotti che minacciavano la regina ai tempi del subdolo Richelieu, o spingermi nel ventre di Parigi, novello Jean Valjean, con il corpo inerte di Marius sulle spalle. 
La lettura trasformava il sogno in vita e la vita in sogno e poneva alla portata del piccolo uomo che ero l’universo della letteratura. 
Mia madre mi raccontò che le prime cose che io scrissi furono continuazioni delle storie che leggevo, perché mi dispiaceva che finissero, oppure volevo cambiare il finale. E forse è ciò che ho fatto per tutta la vita senza saperlo: prolungare nel tempo, mentre crescevo, maturavo e invecchiavo, le storie che riempirono la mia infanzia di passione e di avventure. 
Mi piacerebbe che mia madre fosse ancora qui, lei che era solita emozionarsi e piangere leggendo le poesie di Amado Nervo e di Pablo Neruda, e pure il nonno Pedro, dal grande naso e la lucida pelata, che lodava i miei versi, e lo zio Lucho, che mi ha fortemente spinto a dedicarmi anima e corpo a scrivere anche se la letteratura, a quel tempo e in quel luogo, dava ben poco ai suoi cultori. Per tutta la vita ho avuto al mio fianco persone simili, che mi hanno voluto bene, che mi hanno spronato e che mi hanno trasmesso la loro fiducia quando io dubitavo. 
Grazie a loro e, senza dubbio, anche alla mia testardaggine e a un poco di fortuna, sono riuscito a dedicare buona parte del mio tempo a questa passione, vizio e meraviglia che è lo scrivere, creare una vita parallela ove rifugiarsi dalle avversità, che fa diventare normale ciò che è straordinario e straordinario ciò che è normale, che dissipa il caos, imbellisce ciò che è brutto, conferisce l’eternità a un istante e trasforma la morte in uno spettacolo passeggero. 
Non era facile scrivere delle storie. 
Trasformandosi in parole, i progetti appassivano sulla carta e le idee e le immagini venivano meno. Come rianimarle? 
Fortunatamente c’erano i maestri, per imparare da loro e per seguire il loro esempio. Flaubert mi ha insegnato che il talento significa disciplina tenace e grande pazienza. Faulkner che è la forma – la scrittura e la struttura – ciò che esalta o impoverisce le trame. Martorell, Cervantes, Dickens, Balzac, Tolstoj, Conrad, Thomas Mann che il ritmo e l’ambizione sono importanti in un romanzo quanto l’abilità stilistica e la strategia narrativa. 
Sartre che le parole sono azioni e che un romanzo, un’opera teatrale, un saggio, legati all’attualità e ai più alti obiettivi, possono cambiare la storia. Camus e Orwell che una letteratura priva di morale è inumana, e Malraux che l’eroismo e l’epica sono presenti nell’attualità così come al tempo degli argonauti, dell’Odissea o dell’Iliade. 
Se in questo discorso citassi tutti gli scrittori cui debbo qualcosa o molto, le loro ombre ci oscurerebbero. Sono infiniti. 
Oltre a rivelarmi i segreti del lavoro dello scrittore, mi hanno permesso di esplorare gli abissi dell’essere umano, ammirarne le imprese e spaventarmi per le loro follie. Furono gli amici più servizievoli, coloro che animarono la mia vocazione, nei cui libri scoprii che, anche nelle situazioni peggiori, ci possono essere delle speranze e che vale la pena vivere, anche solo per il fatto che senza la vita non potremmo leggere e nemmeno inventarci storie. (continua)

Lezione di Mario Vargas Llosa alla consegna del Nobel per la Letteratura, dicembre 2010 




"Un libro che lascia il lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito."

- E.M. Cioran - 


"Un libro sogna. Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni."

- Ennio Flaiano - 


"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare..."

- Arthur Schopenhauer - 



Una volta imparato a leggere sarete per sempre liberi.

- Frederick Douglass - 


Buona giornata di lettura a tutti quanti. :-)

venerdì 25 aprile 2025

Libertà - Paul Éluard

Scrivo il tuo nome
Su quaderni di scolaro
Sui miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome
Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome
Su la giungla ed il deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sulla eco dell'infanzia
Scrivo il tuo nome
Sui miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome
Su tutti i miei lembi d'azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome
Su le piane e l'orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome
Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome
Su la schiuma delle nuvole
Sui sudori d'uragano
Sulla pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome
Sulle forme scintillanti
Le campane dei colori
Sulla verità fisica
Scrivo il tuo nome
Sui sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Sulle piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome
Sopra il lume che s'accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome
Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome
Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome
Sul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome
Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome
Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome
Su l'assenza che non chiede
Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l'immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d'una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.

- Paul Éluard -
(1895-1952)




La condizione umana è originariamente immersa nella non-verità, dice il dogma del peccato originale. 
Ma che cosa significa? Un gruppo di giovani, al bar come tutte le sere. 
Un gruppo di anziani, che, ancora, discutono di calcio e totocalcio. 
Un gruppo di ragazze, che si guardano reciprocamente i vestiti. 
Una folla di ragazze davanti a un hotel, in attesa del cantante, pronte a urlare la loro sottomissione. La tv, milioni che la guardano, e vi si riconoscono. Dov’è la libertà? 
La libertà è una meta alla quale solo pochi approdano. I più si credono liberi perché possono scegliere, ma in realtà scelgono solo questo o quel mezzo, questa o quella strada, verso una meta inevitabilmente già segnata, imposta loro dalla necessità. Imposta loro dal branco. 
Gli uomini non sono liberi, liberi lo possono solo diventare. 
I pubblicitari tutto questo lo sanno bene; l’arte pubblicitaria è come una metafisica sociale, un’anatomia esatta degli appetiti che governano l’anima umana. A immagini e parole di un certo tipo, gli uomini, necessariamente, reagiscono sempre allo stesso modo. 
L’anima della gente è facilmente controllabile. 
Il motivo è semplice: è stretta dalla necessità, è prigioniera. 
E poi gli uomini, per lo più, non vogliono essere liberi: «Avevi forse dimenticato che la tranquillità è agli uomini più cara della libera scelta tra il bene e il male?», ecco la colpa terribile che il cardinale inquisitore rinfaccia a Cristo. Gli uomini si rifiutano di ascoltare l’appello alla liberazione, perché la libertà è fatica, viaggio, sacrificio. La schiavitù è molto più comoda. 

- Vito Mancuso - 
da: Rifondazione della fede























La memoria è un mostro: tu dimentichi, essa no. 
Archivia le cose, ecco tutto. 
Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, 
per fartele ricordare, a sua volontà. 
Credi di avere una memoria. 
Ma è la memoria che ha te.

- John Irving -



Buona giornata a tutti. :-)

sabato 8 marzo 2025

Donne Mie - Dacia Maraini

Donne mie illudenti e illuse che frequentate le università liberali,
imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose, sicure, feroci, impavide.
A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo
e la donna è l’oggetto passivo di tutti
i tempi? A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferirei morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un’ amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.

- Dacia Maraini - 
(1974)



…La donna ha mani dal tocco leggero e potente, mani in grado di tessere tele infinite d’amore e pazienza e compassione e perdono. 
La donna ha piedi ben ancorati al suolo per attingere l’energia della Madre terra e distribuirla ad altri, piedi che sanno camminare e camminare per trovare le Verità più nascoste. La donna ha un ventre che può generare, accogliere, nutrire e partorire…..ha un corpo che canta la vita e i suoi continui passaggi di gioia e dolore, di morte e rinascita, un corpo che sa, da sempre sa, che in questa fusione di opposti è il potere della Luce…
La donna sa. 
Se solo vuole sapere, sa…



…Donna e dono sono termini così simili nel suono da evocare il medesimo simbolismo del dare, ma dare non è quella obbligatorietà a cui siamo state educate.
Essere dono non vuol dire soltanto donare, ma fare della propria natura femminile un dono, al punto di essere Luce per gli altri, in modo naturale, senza ostentazione, senza sforzo, Luce che arriva dal profondo, che c’è e può manifestarsi così com’è.
Un femminile da cui tutto deriva, un femminile che ama il maschile, che cura, sorride, condivide, crea e unisce.



Tu sei il fiore di loto

Le donne di loto sono i fiori e le radici profonde, lunghe, solide, infinite sotto l’acqua…

Imparano a crescere sfiorando la superficie di un lago e senza annegare sognano l’oceano.

Hanno petali troppo grandi per poter guardare dove stiano i loro piedi, se siano saldi sotto la corolla o persi a seguire le radici di qualcun altro, loro lo sanno e basta che sotto di loro scorre una linfa poderosa.
Ci sono donne di loto che curano solo i loro petali, consegnano la loro bellezza nelle mani della caducità e si lasciano bruciare dal sole.

Ci sono donne di loto che non hanno il coraggio di parlare al sole, sono boccioli che non si schiudono per paura di vivere troppo.

Ci sono poi donne di loto vere, sopra e sotto l’acqua e io oggi mi sento così.





Buona giornata a tutti. :-)



 

domenica 26 gennaio 2025

Essendo un amante della libertà... - Albert Einstein

Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità.
Ma le università vennero zittite.
Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà.
Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »

(Albert Einstein)
Fonte: dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine,
23 dicembre 1940, pag. 40



"Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie.
E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi."

- Albert Einstein - 


La strage di Rignano sull'Arno

Nella foto la famiglia di Robert Einstein cugino di Albert Einstein, premio Nobel per la Fisica nel 1921. Albert si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa. Quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton.
Nello stesso anno i nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna da parte di professori tedeschi (premi Oscar) che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana".

Il 3 agosto 1944, nel corso della II^ guerra mondiale, a Rignano sull’Arno, Firenze, Italy, avvenne la strage della famiglia Einstein, nota anche come strage di Rignano e strage del Focardo. Dopo un sommario e violento interrogatorio furono fucilate tre donne: Cesarina (detta Nina) Mazzetti, Luce ed Annamaria (detta Cicì) Einstein, rispettivamente moglie e figlie di Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert Einstein.
La casa fu data a fuoco, mentre Lorenza, Paola e l'altra cugina, Anna Maria Bellavite furono rinchiuse in una stanza buia e risparmiate dalla furia omicida. Dal suo rifugio nei boschi della vallata, Robert vide le fiamme e, scoprendo la strage della sua famiglia tentò vanamente il suicidio.
La mattina del 4 agosto 1944, tra le fiamme di Villa Il Focardo, un foglio attaccato a un albero: “Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei.” In realtà Cesarina Mazzetti, figlia di un pastore protestante, non era ebrea e così le due figlie. L'unica loro colpa era di portare il nome degli Einstein.
Robert Einstein si tolse la vita il 13 luglio 1945 in occasione di quello che avrebbe dovuto essere il giorno del suo 32º anniversario di matrimonio con Nina. Fu sepolto accanto alla sua famiglia nel cimitero della Badiuzza.

Albert Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli Stati Uniti fino alla morte.


Buona giornata a tutti. :-)


domenica 15 settembre 2024

Compagni di volo - don Tonino Bello

 Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita;
ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore,
che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me;
per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te,
perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ ebrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia
Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore.
Tu mi hai dato il compito
di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, 
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente vicino al fratello 
che è rimasto con l’ala ,
l’unica ala inesorabilmente impigliata
nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te;
soprattutto per questo fratello sfortunato,
dammi, o Signore, un’ala di riserva.

 - Don Tonino Bello - 


Coltivate la bellezza del vostro sguardo. 
Non potete immaginare quanta luce 
questa bellezza dà
a chi è triste,
quanta voglia di vivere 
produce uno sguardo generoso 
su una persona che è triste.

- don Tonino Bello - 

                                                                                  


Dio me lo sento
come un padre dolcissimo,
col quale non è difficile confidarmi.
Sento di non aver soggezione di lui.
Anche quando sbaglio, mi sembra più facile 
chiedergli scusa con un sorriso di implorazione 
che con un percuotimento di petto.
Me lo sento vicino, comunque, tantissimo.
Devo, però, dire che spesso mi dimentico di lui
e me ne dispiace, 
soprattutto la sera quando mi addormento.
Ma lo chiamo ugualmente:
tanto sono certo del suo perdono.

- don Tonino Bello -

                                                                                   

 
Non abbiamo il diritto
di annunciare e attendere 
un altro mondo,
se non ci saremo impegnati
a far sì che un mondo altro 
si affermi sulla terra.

- don Tonino Bello - 


Non abbiate paura 
di innamorarvi adesso, 
di incantarvi adesso,
di essere stupiti adesso,
di entusiasmarvi adesso, 
di guardare troppo in alto adesso, 
di sognare adesso.

- don Tonino Bello - 





Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it 

martedì 3 settembre 2024

Accettarsi - Anna Magnani

 Ce metti una vita intera per piacerti, e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci. Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua.
Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta e a chi no, mejo così. Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra, perché so belli, perché so i tuoi. Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti? Nessuno.
Quante volte me sò guardata allo specchio e me so vista brutta, terrificante. Co sto nasone, co sti zigomi e tutto il resto. E quando la gente me diceva pe strada “Bella Annì! Anvedi quanto sei bona!” io nun capivo e tra me e me pensavo “Ma bella de che?”
Eppure, dopo tanti anni li ho capiti.
C’ho messo na vita intera per piacermi.
E adesso, quando me sento dì “Bella Annì, quanto sei bona!”, ce rido sopra come na matta e lo dico forte, senza vergognarmi, ad alta voce “Anvedi a sto cecato!”.


- Anna Magnani - 


Stamattina ho avuto un’illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore più grave è stato di non capire che – il tempo passava –
Il tempo passava e io ero fissa nell’atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m’incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. M’immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent’anni, invece di curare il mio fisico, di far ginnastica, di frequentare un istituto di bellezza. 
Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: -più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata–. (…) 
Sì, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. (…) 
In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. 
La noia non perdona. E nemmeno avrei dovuto ostinarmi nel nostro patto di fedeltà. Se gli avessi reso la sua libertà - e magari approfittato della mia –

- Simone de Beauvoir - 
Una donna spezzata



Una donna deve fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere giudicata brava la metà. 
Per fortuna non è difficile...

- Charlotte Whitton -




Donne di tutte le terre

Donna della mia infanzia
china su me come la faccia del mondo
nuvola della terra
vagante sopra i miei occhi;
nuvola dai capelli neri, dagli occhi viola;
donna della mia fanciullezza
che mettevi il pane dolce
tra le mie mani fredde
e mi dicevi: cresci, cresci presto;
donna che mi davi l’ansia
di arrivare in fretta,
prima del tempo,
alla meta;
donna che mettevi la mano protettrice e dolce
sulla rivolta dei miei capelli al vento,
dopo le corse;
donna che mi guidasti sulla soglia,
all’alba, nel mio primo viaggio
nel mondo;
donna che mi indicavi
le spalle dure dei minatori,
dei contadini rotti sulla terra
e mi dicevi: cresci e fai giustizia di questo;
donna che venivi fra le mura della prigione
a vendicarmi figlio tuo e del mondo
e rinsaldavi col tuo cuore
il mio per la lotta di domani,
donna che fra mura e grate di ferro
mi dicesti: sei cresciuto; ora sei del mondo;
donna che incontrai sulla via del mio cammino;
donna che mi aspettavi senza conoscermi;
donna che sapevo di dovere incontrare;
donna che sentì forte il mio petto
ed amò la mia forza;
donna che sentì cedere il mio cuore
e gli diede la sua forza;
donna che baciò le mie ferite
e prese con le sue mani il mio sangue;
donna con cui feci la strada più triste;
donna con cui percorsi la strada più bella;
donna che sei mia madre;
donna che sei la maternità del mondo
donna che sei mia moglie;
donna che sei la moglie di ogni uomo del mondo;
donna che sei la madre del mio bambino
donna che sei la madre
di tutti i bimbi del mondo,
donna che stringi nel pugno
un fiore o un martello
o un’arma di libertà;
donna di tutte le terre
donna di tutte le età del tempo
donna di tutte le età della vita
col cuore, col sangue
di ogni uomo del mondo
ti amo.

- Salvatore Di Benedetto - 
Tratta dalla raccolta “Le parole nemiche”


Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 21 agosto 2024

A tutti gli illusi - Corrado d'Elia

A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
A coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. 

Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
A coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
Agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.

Corrado d'Elia - 
dallo spettacolo-monologo "Don Chisciotte, diario intimo di un sognatore" 
di Corrado d'Elia, registra, attore e drammaturgo 

(erroneamente attribuito come tratto dal "don Chisciotte" di Miguel de Cervantes)





Ricorda, caro mio Sancho, chi vale di più, deve fare di più.

- Miguel de Cervantes - 
da : “Don Chisciotte”



“La libertà è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l'onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini.” 


- Miguel de Cervantes - 
da : “Don Chisciotte”




Vergine del silenzio - San Giovanni Paolo II

Santa Maria,
Vergine del silenzio e di misteriosa pace:
addolorata forte fedele,
attendi presso il sepolcro,
dove tace la Parola e giace il Santo di Dio.
Attendi vigile
che dal buio scaturisca la Luce,
dalla terra germogli la Vita.
Attendi l’alba del giorno senza tramonto,
l’ora del parto dell’umanità nuova.
Attendi di vedere nel Figlio risorto
il volto nuovo dell’uomo redento,
di udire il nuovo saluto di pace,
di cantare il nuovo canto di gloria.
Vergine dello Spirito, icona della Chiesa,
implora per noi la tua fede nella Parola,
la tua speranza nel Regno,
il tuo amore per Dio e per l’uomo.
A te, gloriosa Madre di Dio,
beata per la fede,
donna della pietà immensa,
la nostra lode perenne e grata. Amen.

- San Giovanni Paolo II, papa -

(Via Crucis del Venerdì Santo 1991)

Buona giornata a tutti. :-)