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sabato 27 gennaio 2024

Il genio - Leonard Cohen

Per te
sarò un ebreo del ghetto
e ballerò
e indosserò calze bianche
sulle mie gambe storte
e fiumi di veleno
attraverseranno la città.
Per te
sarò un giudeo apostata
e dirò al prete spagnolo
del voto di sangue
nel Talmud
e dove sono nascoste
le ossa dei bambini.
Per te
sarò un ebreo bancario
e porterò alla rovina
un vecchio orgoglioso re cacciatore
e terminerò la sua stirpe.
Per te
sarò un ebreo di Broadway
e piangerò nei teatri
per mia madre
e venderò oggetti da mercato
sottobanco.
Per te
sarò un medico ebreo
e cercherò prepuzi
nei bidoni della spazzatura
per ricucirli di nuovo.
Per te
sarò un ebreo di Dachau
e giacerò sul cemento
con gambe storte
gonfio di dolore
e nessuno capirà.


- Leonard Cohen - 



I maschi da una parte e le donne dall’altra, disposti in file diverse.
Quest’ordine colpiva tutti come un fulmine a ciel sereno.
Adesso che si è giunti all’ultima tappa, ormai alla fine del viaggio, ci ordinano di dividere e di separare l’inseparabile.
Di separare ciò che è indissolubile, quanto è stato unito in una sola unità indivisibile.
Nessuno si muove perché non si riesce a credere nell’incredibile.
Non è possibile che l’irreale diventi realtà, fatto.
Ma la grandinata di colpi abbattutasi sulle prime file di persone in piedi fece sì che persino nelle file più remote le famiglie cominciassero a separarsi.[....]
Si riteneva che era l’inizio della conta dei nuovi arrivati a seconda del sesso.
Si intuiva che stava per arrivare il momento più importante, il momento in cui bisogna consolarsi e confortarsi a vicenda.

- Zalmen Gradowski - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Ci trasciniamo nella terra pantanosa e argillosa pieni di paura e ridotti allo stremo.
Stiamo per arrivare alle nostre nuove tombe, così chiamiamo le nostre nuove case.
Prima di trascinarci fino al nuovo posto, facciamo appena in tempo a prendere una boccata d’aria e già alcuni di noi vengono presi a manganellate in testa.
Dalle teste spaccate e dai volti feriti scorre il sangue.
È il benvenuto che viene dato ai nuovi arrivati.
Sono tutti sbalorditi e si guardano intorno per capire dove sono capitati.
Subito ci informano che abbiamo appena avuto un assaggio della vita del campo.
Qui regna una disciplina ferrea.
Ci troviamo nel campo della morte.
È un’isola della morte.
L’uomo non viene qui per vivere ma per trovarvi, prima o poi, la propria morte.
Non vi è posto per la vita nella residenza della morte.

- Zalmen Gradowski -
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Seicento ragazzi erano stati condotti in pieno giorno, seicento ragazzi ebrei in età dai 12 ai 18 anni, con grandi casacche molto leggere, ai piedi scarpe lacere o zoccoli di legno.
Erano così belli e benfatti che nemmeno quegli stracci erano in grado di deturparli.
Ciò accadeva nella seconda metà di ottobre 1944.
Li avevano portati venticinque SS armate fino ai denti.
Quando furono nel piazzale, il Kommandofuhrer diede l’ordine di spogliarsi.
I ragazzi scorsero il fumo che usciva dal camino e subito capirono che li conducevano a morte.
In preda a un panico selvaggio, cominciarono a correre per il piazzale strappandosi i capelli dalla testa, senza sapere come porsi in salvo.
Molti scoppiarono a piangere disperatamente, si diffuse un terribile lamento.
Per farli spogliare il Kommandofuhrer e il suo aiutante picchiavano senza misericordia quei poveri ragazzi, fino a che il manganello non si ruppe.
Gliene portarono così un altro e continuò a colpirli sulla testa finché la violenza non l’ebbe vinta.

- Zalmen Lewental - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz




Il silenzio. Il silenzio di Birkenau.
Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall’oscurità di una notte infinita, una notte senza nome.
Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità.
Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.
Silenzio di morte nel cuore della morte…
Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda.
Non ha tempo, la morte: dev’essere contemporaneamente dappertutto.
La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità.
Il futuro si limita qui all’attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto.
Si corre a lavarsi.
Si corre mentre ci si veste.
Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa.
Si corre all’appello, si corre al lavoro, si corre da un blocco all’altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.
Alla ricerca di una parola di consolazione.
L’abbaiare dei cani… le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri.
Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.

- Elie Wiesel - 



to never  forget!
nicht zu vergessen ... ever!
ne pas oublier ... jamais!
чтобы не забыть ... никогда!
                                                           per non dimenticare.... mai! 

venerdì 27 gennaio 2023

Da: “Paura dell'infinito” - Dietrich Bonhoeffer

 La paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo e lo mina interiormente finché egli crolla improvvisamente, senza opporre resistenza e privo di forza.

Corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci uniscono al Signore e al prossimo. 
Quando l’essere umano in pericolo tenta di aggrapparsi alle corde, queste si spezzano, ed egli, indifeso e disperato, si lascia cadere tra le risate dell’inferno. Allora la paura lo guarda sogghignando e gli dice: ora siamo soli, tu e io, e ora ti mostro il mio vero volto.
Chi ha conosciuto e si è abbandonato a questo sentimento in un’orribile solitudine — la paura di fronte a una grave decisione, la paura di un destino avverso, la preoccupazione per il lavoro, la paura di un vizio a cui non si può più opporre resistenza e che rende schiavi, la paura della vergogna, la paura di un’altra persona, la paura di morire — sa che è soltanto una maschera del
male, una forma in cui il mondo ostile a Dio cerca di ghermirlo. 
Non c’è nulla nella nostra vita che ci renda evidente la realtà di queste forze ostili al Creatore come questa solitudine, questa fragilità, questa nebbia che si diffonde su ogni cosa, questa mancanza di vie di uscita e questa folle agitazione che ci assale quando vogliamo uscire da questa terribile disperazione. 
Avete mai visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo viso è orribile quando è bambino e continua a essere spaventoso anche da adulto: quella fissità dello sguardo, quel tremore animalesco, quella difesa supplichevole. 
La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso.
Abbiamo paura della quiete. Siamo così abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. 
Passiamo da un’attività all’altra per non dover stare soli, per non essere costretti a guardarci allo specchio. Ci annoiamo, a tu per tu con noi stessi. Spesso le ore che siamo costretti a trascorrere in solitudine ci sembrano le più tristi e le meno fruttuose. 
Ma non abbiamo soltanto il timore di noi e di scoprirci; temiamo molto di più l’Onnipotente. Vorremmo evitare che disturbi la nostra tranquillità e ci smascheri, creando un rapporto esclusivo a due per poi disporre di noi secondo la sua volontà. 
Questo incontro misterioso ci preoccupa e cerchiamo di sottrarci a questa esperienza. Ci teniamo alla larga dal pensiero di Dio, per evitare che Egli arrivi inaspettatamente e ci rimanga troppo vicino. Sarebbe terribile doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire per sempre il sorriso. Potrebbe, per una volta, accadere qualcosa di molto serio a cui non siamo più abituati.
Questa paura è una caratteristica della nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere improvvisamente avvolti e manovrati dall’infinito. 
Allora preferiamo vivere in società, andare al cinema o a teatro per poi essere portati al cimitero, piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore.
Nell’Apocalisse di san Giovanni leggiamo: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio» (14, 7). «Temete Dio», invece delle cose che vi fanno paura. 
Non temete il futuro, non temete gli altri uomini. 
Non temete la violenza e la forza, anche se possono privarvi dei vostri beni e della vostra vita. 
Non temete i potenti di questo mondo. 
Non temete nemmeno voi stessi. 
Non temete i peccati. 
Morirete a causa di tutti questi timori. 
Liberatevi da queste paure, ma temete Dio e soltanto Lui, che ha autorità su tutti i poteri terreni. Davanti a Lui deve provare timore tutta la Terra.
Può darci la vita o privarcene. Tutto il resto non ha importanza, solo il Signore conta. 
Che cosa ci chiederà il Padre nell’ultimo giorno? Soltanto una cosa: «Avete creduto al Vangelo e gli avete ubbidito?». Non domanderà se eravamo tedeschi o ebrei, se eravamo nazisti oppure no, e nemmeno se facevamo parte della Chiesa confessante, se eravamo persone influenti e di successo, se possiamo vantarci di grandi opere, se eravamo rispettati oppure malvagi, insignificanti, inutili e sconosciuti. Il nostro unico giudice sarà il Vangelo. 
Perché io sono proprio io? Che cosa sono davvero? Chi sono?
Perché esisto? Da dove arrivo? Qual è il mio fine? Cosa ne sarà di me? 
Sono queste le domande che l’umanità si pone da sempre. L’uomo si sente aggredito da una forza superiore, da tutto un mondo, dal suo stesso io; allora comincia a indagare, a cercare, ad arrovellarsi e procede di scoperta in scoperta, sentendosi sempre più inquieto. Di fronte a se stesso viene colto da una grande paura. Per la prima volta è toccato dalla miseria dell’essere umano e il cuore si contrae nella consapevolezza della sua mancanza di libertà. A questo punto reclama una cosa soltanto: la liberazione dal demone delirio e dal suo dominio, la redenzione. 
Come posso salvare il mio io? Come posso diventare libero? Come posso dare una forma a ciò che non ne ha e organizzare ciò che è privo di coerenza?
Come posso dominare il caos?
In ogni tempio greco antico erano riportate queste parole: «Conosci te stesso!». Solo in questo modo diventerai padrone del tuo io. È un’esperienza che può fare ognuno di noi: nessuno riesce realmente a conoscersi nel corso della sua vita. Siamo e rimaniamo ignoti a noi stessi, soltanto Dio è in grado di vedere davvero dentro di noi.
Se ci lambicchiamo il cervello ci procuriamo soltanto grandi tormenti: sappiamo bene che questo atteggiamento conduce alla disperazione e non al sollievo. 
Quindi è necessario percorrere un’altra via: non quella della conoscenza di sé, ma il dominio e la formazione di sé attraverso la volontà.
Perché il problema della debolezza è così importante? 
Hai mai visto nel mondo un mistero più grande dei poveri, dei vecchi, dei malati. 
Hai mai pensato a come appare la vita a uno storpio, a un infermo senza speranza, a una persona sfruttata, a un nero in un ambiente di bianchi, a un intoccabile? Se lo hai fatto, riesci a sentire che in quei casi l’esistenza ha un significato diverso da quello che le attribuisci tu? Comprendi che anche tu, comunque, appartieni alla categoria degli sfortunati, perché anche tu sei un essere umano come loro, perché sei forte e non debole, perché in tutti i tuoi pensieri avvertirai la loro fragilità? Non ci siamo resi conto che non potremo mai essere felici finché questo universo della debolezza, da cui forse finora siamo stati risparmiati ci rimane estraneo e sconosciuto, distante, finché lo teniamo lontano dalla nostra portata, in modo consapevole o inconsapevole?
Che cosa significa debolezza nel nostro mondo? Sappiamo che fin dai primi tempi fu rimproverato al cristianesimo di rivolgere il suo messaggio ai deboli: era considerato la religione degli schiavi, di quelli che soffrono di complessi di inferiorità; si diceva che dovesse il suo successo alla massa di
disperati dei quali ha esaltato la condizione di miseria. È stato proprio l’atteggiamento nei confronti del problema del male nel mondo che ha attirato simpatie oppure odio per questa confessione. Ha sempre prodotto l’opposizione forte e sdegnata di una filosofia aristocratica che esaltava la forza e il potere, in contrapposizione con i nuovi valori di rifiuto della violenza ed esaltazione dell’umiltà.
Anche nella nostra epoca siamo testimoni di questa lotta. Il cristianesimo resiste o fallisce con la sua protesta rivoluzionaria contro l’arbitrio e la superbia del potente, con la sua difesa del povero.
Credo che i cristiani facciano troppo poco, e non troppo, per rendere chiaro questo concetto. 
Si sono adattati troppo facilmente al culto del più forte. Dovrebbero dare molto più scandalo, scioccare molto più di quanto facciano ora.

- Dietrich Bonhoeffer - 

in “L'Osservatore Romano” del 9 aprile 2015
Scritti inediti di Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, sono appena apparsi nel volume dal titolo "La fragilità del male" (Milano, Piemme, 2015, pagine 176, Stralcio dal primo capitolo)


"I figli di Dio non devono avere quaggiù altra patria che l’universo intero. Con la totalità delle creature ragionevoli che ha contenuto e contiene e conterrà, il nostro amore deve avere la stessa estensione attraverso tutto lo spazio.
Ogni qual volta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Crisna, Budda, Il Tao ecc. il Figlio di Dio ha risposto inviandogli lo spirito Santo e lo Spirito Santo ha agito sulla sua anima, non inducendolo ad abbandonare la sua tradizi
one religiosa, ma dandogli luce e nei migliori dei casi la pienezza della luce all’interno di tale tradizione.
Poiché in occidente la parola Dio, nel suo significato corrente, disegna una persona, quegli uomini nei quali l’attenzione, la fede e l’amore si applicano quasi esclusivamente al perfetto impersonale di Dio, possono credere e dirsi atei, sebbene l’amore soprannaturale abiti nella loro anima.
Costoro sono sicuramente salvati e si riconosce dal loro atteggiamento verso le cose di quaggiù, quelli che possiedono allo stato puro l’amore per il prossimo e l’accettazione dell’ordine del mondo compresa la sventura, costoro sono tutti sicuramente salvati, anche se vivono e muoiono in apparenza atei". 

- Simone Weil -


"Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi.
Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.
In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi." 

- Giacomo Leopardi - 


Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio nel mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.

(Primo Levi)


Titolo della poesia "11 febbraio 1946". 
Fa parte della raccolta "Ad ora incerta"


Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 27 gennaio 2022

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz e fanno conoscere al mondo la tragedia immensa che fu il nazismo. 
Non cominciò con le camere a gas. 
Tutto ebbe inizio quando ebrei, rom, omosessuali, politici vennero considerati uomini di razza inferiore, paragonati agli insetti. Zecche da eliminare per il trionfo della razza pura. I responsabili non furono solo i tedeschi ma anche i collaborazionisti volenterosi di tutta l’Europa. 
Per fortuna furono in molti a opporsi e quelle tenebre non prevalsero. 
La Storia non riguarda solo il passato, vive dentro di noi. 
Quegli avvenimenti possono ripetersi.



È piccolo il giardino profumato di rose,
è stretto il sentiero dove corre
il bambino, un bambino grazioso come
il bocciolo che si apre: quando il bocciolo
si aprirà il bambino non ci sarà.

Franta Brass, nato a Brno il 14 Agosto 1930 
morto ad Auschwitz il 28 Settembre 1944.


Pochi anni ci separano dal più orribile crimine di massa che la storia moderna debba registrare: un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente.
Il destino dei sopravvissuti alle persecuzioni tedesche testimonia fino a che punto sia decaduta la coscienza
morale dell'umanità.

- Albert Einstein -



Alcuni sopravvissuti dicono di aver sentito la presenza di Dio accanto a loro nonostante tutto ciò che accadeva.
Io non riuscii mai a percepirlo.
Auschwitz-Birkenau e Fürstegrube non hanno fatto di me un ateo, ma mi hanno reso consapevole di una cosa: a Dio non era permesso l’ingresso oltre la recinzione perimetrale e il filo spinato.

- Sam Pivnik -


"...perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto."

"Non è solo questione di analizzare le cause della violenza e di rifiutarne le logiche perverse, ma di essere pronti e attivi nel rispondervi. Pertanto, il nemico contro cui lottare non è soltanto l’odio, in tutte le sue forme ma, ancor più alla radice, l’indifferenza; perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto.

Non mi stanco di ripetere che l’indifferenza è un virus che contagia pericolosamente i nostri tempi, tempi nei quali siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli altri."

(dal DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA RESPONSABILITÀ DEGLI STATI, ISTITUZIONI E INDIVIDUI NELLA LOTTA ALL'ANTISEMITISMO E AI CRIMINI CONNESSI ALL'ODIO ANTISEMITICO, Sala Clementina Lunedì, 29 gennaio 2018)




mercoledì 26 gennaio 2022

Se questo è un uomo - Primo Levi

"Oggi ripeto quelle parole. A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione. 

Rivolgo il presente appello a tutti, e particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla sopraffazione e al terrorismo." 

 San Giovanni Paolo II, papa


Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. 

In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. 

Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. 

Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

(da "Se questo è un uomo" - di Primo Levi) 



"Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. 
Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio."

- san Giuseppe Moscati - 



 
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi)

Fonte: "Se questo è un uomo”


Dachau, locale docce
dai buchi usciva gas
 
Dachau, ingresso forno crematoio

 
http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Dachau


Buona giornata a tutti. :-)








domenica 23 gennaio 2022

Signore, ho bisogno di amarti – Padre Giacomo Perico S.J.

 Signore, devo riconoscere che non sei ancora nella mia vita,

come lo sono gli amici più cari.
Eppure tu mi hai amato prima ancora che io entrassi nel tempo.
Talvolta, mi capita di chiamarti con istintiva sincerità;
ma lo è quasi sempre nei momenti più duri,
quando mi sento travolto dai fatti.


Poi, via via, la tua figura sfuma tra le cose e quasi sparisce.
Ciò che più mi sorprende è l'indifferenza che a tratti mi assale nei tuoi confronti: e allora mi diventa difficile pregare,
mi sanno di eccessiva durezza perfino le tue leggi di vita.

Signore, ho bisogno di amarti di più.

Metti dentro di me l'idea che la mia vita è nelle tue mani,
e che tu l'amministri in ogni istante con squisite attenzioni di affetto.
Metti in cima ai miei pensieri la certezza che sei tu la "ragione prima" del mio esistere.

Signore, ho bisogno di amarti anche perché sono peccatore;
la tua divina fantasia di soccorso supera di gran lunga la mia fragilità.
Ripetimi la parabola della pecora smarrita:
la porterò con me come se fosse la mia piccola povera storia.

Sono felice che tu stesso me l'abbia raccontata.

(Padre Giacomo Perico S.J.)



La preghiera nel campo di concentramento:


“Madre santissima,
per amore tuo mi offro a rimanere in questo duro carcere,
anche se agli altri sarà concesso di tornare a casa.
Rimarrò qui nella dimenticanza e nel disprezzo,
senza amici e senza alcun conforto,
a patire per Te.
Mi offro particolarmente a Te, o Maria,
affinché incontri la morte in questo campo tra uomini ostili ed indifferenti”.


(San Massimiliano Kolbe)



 

Quando nebbia e amarezza avvolgono il mio cuore,

fa' che io possa gioire sempre in te, Signore.

Insegnami a collocare i miei occhi davanti a te

che sei specchio dell'eternità,

di ciò che non passa e resta sempre,

la mia anima nello splendore della gloriosa luce

della tua risurrezione,

il mio cuore in te, perché vedere te è vedere il Padre.

Tu che sei fatto in tutto simile a me, trasformami in te,

e la mia vita si apra alla dolcezza di amare e essere amata.

Santa Chiara d'Assisi -

 








Buona giornata a tutti :-)


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martedì 9 marzo 2021

Mio Dio, prendimi per mano - Hetty Hillesum

Dio, nel tuo mondo si soffre molto e in maniera atroce; a volte lo avverto, almeno in parte, sulla mia stessa pelle. E anche per questo sono prima di tutto grata che una lontana eco risuoni anche in me e che io possa in questo modo capire e sentire l'umanità sempre meglio "(Hetty Hillesum)


Mio Dio, prendimi per mano, 
ti seguirò,
non farò troppa resistenza.

Non mi sottrarrò a nessuna delle cose
che mi verranno addosso in questa vita,
cercherò di accettare tutto
e nel modo migliore.
Ma concedimi di tanto in tanto
un breve momento di pace.

Non penserò più nella mia ingenuità,
che un simile momento
debba durare in eterno,
saprò anche accettare
l'irrequietezza e la lotta.

Il calore e la sicurezza mi piacciono,
ma non mi ribellerò se mi toccherà
stare al freddo purché
tu mi tenga per mano.

Andrò dappertutto allora,
e cercherò di non aver paura.
E dovunque mi troverò,
io cercherò
d'irraggiare un po' di quell'amore,
di quel vero amore per gli uomini
che mi porto dentro.



(Hetty Hillesum)



"E un bel giorno dirò forse a Ilse Blumenthal:" Sì, la vita è bella, la lodo alla fine di ogni giorno, eppure so che figli di madri, e lei è una madre, sono trucidati nei campi di concentramento. 
E il dolore di tutto ciò bisogna saperlo sopportare; anche se ti lasci devastare, dovrai rialzarti un giorno, perchè un essere umano è tanto forte, perchè il dolore deve diventare una parte di te, una parte del tuo corpo e della tua anima, non devi fuggirlo ma sopportarlo come una persona adulta"



"Devi seguire i percorsi che la vita delinea davanti a te in questo momento, le difficili vie di questo pezzo di storia in cui oggi ci ritroviamo a vivere. Devi continuare a vedere la tua vita in una cornice più grande".

- Hetty Hillesum - 


" L'amicizia non è qualcosa che c'è così per caso: ogni volta deve sorgere qualcosa di nuovo dai molti momenti e umori della giornata e ci dev'essere sempre un elemento di festa in questo rapporto "
- Hetty Hillesum -




" Negli ultimi tempi mi è successo un paio di volte, in un momento, per strada, o in qualunque altro posto, di dovermi fermare senza respiro e chiedermi: è questa davvero la mia vita? Così piena, ricca, intensa e così bella? (..) è in questione l'intero senso della vita, la sempre crescente intensità della vita interiore". (Hetty Hillesum)



- Padre, ho tanta paura delle prove dolorose... dei castighi!

“Devi sapere, che il Padre castiga i figli che ama. Conosci il proverbio: "mazze e pannelli fanno i figli belli?" (cioè mazzate e digiuni sono castighi che educano i figli al bene). 
Dio castiga perchè ci ama, prova il nostro amore e la nostra fedeltà per renderci degni del suo amore e del Paradiso. 

- Padre Pio da Pietrelcina -










































"E' quasi mezzanotte e vado a dormire. Sì, è stato molto bello. E alla fine di ogni giorno sento bisogno di dire: la vita è davvero bella. Davvero mi sto facendo una mia opinione su questa vita (..) E adesso davvero buonanotte." (Etty Hillesum)
 


Buona giornata a tutti. :-)


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