lunedì 31 ottobre 2022

Le azioni straordinarie di Satana - Padre Gabriele Amorth

 E’ necessario in modo particolare dedicare la nostra riflessione alle cosiddette azioni straordinarie del Diavolo che, in alcuni casi, Dio ovviamente lascia accadere.

1. Sofferenze fisiche causate da Satana

Numerose biografie (San Giovanni della Croce, San Giovanni Vianney, Padre Pio da Pietrelcina ecc.) rivelano che durante le loro vite terrene, i santi erano tormentati dal Demonio. Erano flagellati e bastonati dal Maligno. È importantissimo sottolineare che qui il Diavolo non influisce internamente sulla persona per cui gli individui non necessitano le preghiere di esorcismo. Sembra che il Signore permettesse questi assalti straordinari per renderli ancora più forti in Lui.

2. Possessione diabolica

Si tratta della forma più complessa dell'azione del Diavolo che si impossessa del corpo della vittima ma non dell'anima. L'uomo parla e agisce come vuole il Demonio. In questa situazione la persona non è in grado di sottrarsi al Maligno e non è responsabile delle proprie parole e delle proprie azioni. Questo stato è accompagnato da alcuni fenomeni: la vittima si esprime in una lingua sconosciuta, dimostra forza fisica straordinaria, riesce a spezzare le catene di ferro, scoprire le cose nascoste, leggere i pensieri di qualcun altro... La Bibbia riporta il caso dell'indemoniato di Gerasa che abbiamo ricordato in uno dei capitoli precedenti.

In pratica è possibile incontrare diversi casi di possessione che possiamo dividere per complessità, intensità e sintomatologia. Uno solo non basta per poter capire gli altri. I casi del genere sono per fortuna rari, ma esistenti. Una delle caratteristiche è che l'indemoniato energicamente rifiuta qualsiasi cosa di santo (benedetto), spesso bestemmiando. Bisogna essere cauti perché l'Immondo tenta di ingannarci trattenendo la nostra attenzione su particolari di minore importanza.
Frequentemente, qui si aggiungono suicidi e omicidi.

3. Vessazione diabolica

Per vessazione si intende una serie di problemi d'origine maligna come diversi disturbi e malattie, semplici o complessi, che a lungo andare possono tramutarsi in possessione. L'individuo a volte perde la coscienza, si comporta o parla in maniera anormale.

Menzionerò solamente alcuni eventi biblici per aiutare l'apprendimento di questo tipo d'azione. Nell'Antico Testamento abbiamo il giusto Giobbe che non era posseduto da Satana, ma esso, dopo avergli tolto i figli e tutto quello che aveva, continuava a tormentarlo con la malattia. Il Nuovo Testamento racconta la storia della donna ricurva e il caso del sordomuto, entrambi liberati dai mali che provocavano loro forti disturbi fisici. San Paolo non era plagiato da Satana, ma come egli stesso scrive, il Maligno lo torturava continuamente: "Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia" (2 Cor 12, 7).

Abbiamo già detto che la possessione diabolica rappresenta un fenomeno raro. I sacerdoti, invece, incrociano gli individui che Satana tormenta attaccandone la salute, creando problemi economici, bloccando qualsiasi occupazione e facendo confusione nei sentimenti. Queste manifestazioni fanno parte dell'attività pastorale di un ministro di Dio, che quotidianamente deve affrontare situazioni del genere cercando di comprenderne la causa. In altre parole, deve capire se il disturbo ha origine malefica o no, e come affrontarlo.

Per poterlo valutare bene, il sacerdote deve tenere presente il fatto che ogni vittima è un caso singolo, che esiste un'enorme diversità tra i sintomi e un vastissimo spettro delle gravità dei disturbi. Le forme sono tantissime: attacco alla salute, problemi sul lavoro, disfunzione nella sfera sentimentale, difficoltà nelle relazioni interpersonali, ira immotivata, tendenza ad isolarsi, manie suicide...

4. Ossessione satanica

La persona afflitta da un male di questo tipo ha insensati pensieri d'ossessione, ma non riesce a liberarsene. Ha l'anima combattuta. La sua volontà è libera ma oppressa in gran parte da pensieri costringenti e ossessionanti. Si tratta di una serie d'inaspettati assalti che si ripetono in un lungo intervallo del tempo. L'individuo vive continuamente uno stato d'esaurimento, di disperazione, di depressione e di permanenti tentazioni di suicidio. Questi fatti ne condizionano regolarmente i sogni.

Solitamente la gente ritiene che questi fenomeni appartengono al settore della psichiatria. Assolutamente comprensibile! Dobbiamo dire, però, che in alcuni casi né l'adoperarsi di uno psichiatra e né l'aiuto di un medico possono fare qualcosa, il che deve far pensare ad un'azione del Diavolo e alla sua presenza. La scienza qui è impotente. Intendere e distinguere adeguatamente lo può solamente, con la misericordia di Dio, un sacerdote che nella sua attività collabori e preghi intensivamente.

5. Infestazioni diaboliche

Si intendono disturbi che si manifestano in alcuni posti, ad esempio - case, uffici, negozi, coltivazioni..., su diversi oggetti - letto, cuscini, bambole, automobili ..., e sugli animali. Nei propri scritti, Origene dice che in questi casi all'inizio del Cristianesimo si facevano esorcismi.

6. Sottomissione diabolica

Esprime l'atto di alleanza con Satana effettuato di propria volontà. È noto il rito dell'alleanza di sangue con il Demonio, che si realizza nel corso di una messa nera, accompagnato da tante oscenità. Questi rituali si sviluppano ancora segretamente nelle nostre città.

Per ognuno di noi è importantissimo sapere come si diventa protagonisti delle azioni straordinarie del Demonio. Se riusciamo a distinguerlo, saremo in grado di capire cosa dobbiamo fare per prevenire coinvolgimenti in qualsiasi area diabolica, o, se ne facciamo parte, sapremo cosa fare per liberarcene. Abbiamo quattro cause importanti:

1. Permesso di Dio

Niente, proprio niente succede casualmente nel mondo o nella vita di ciascuno di noi o, per meglio dire, senza il permesso di Dio. Lui sorveglia tutto: "Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà" (Lc 21, 18). Siccome ci ha dato la libertà, permette il male ma non lo desidera mai. Una volta lasciato che accada, cercherà di mutarlo in bene. Il Signore acconsente a Satana di insidiarci e di tormentarci, ma ci dà sempre tutte le grazie per poterglisi opporre. Nella Sacra Scrittura leggiamo: "Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere" (Sir 15, 15). In questa maniera ci aiuta a cogliere per noi stessi la grazia, a fortificarci nell'umiltà, nella pazienza, nell'esercizio spirituale...

Nella vita di alcuni Dio permette l'opera del Maligno per ottenere la loro crescita spirituale. Distrugge lo scopo del Demonio per realizzare il proprio. Lo possiamo vedere in alcune persone carismatiche alle quali dà i doni (carismi) permettendo che capitino loro sventure e croci. Un uomo del nostro tempo, padre Pio, recentemente beatificato dal Santo Padre Giovanni Paolo II, sopportò dolori lancinanti portando le stigmate per cinquant'anni, come il nostro Signore Gesù Cristo. Ma a nessuno era mai venuto in mente di pregare perché gli fossero tolte. Si trattava di un'opera straordinaria di Dio che mirava a qualcosa di eccezionale. Ovviamente Satana non aveva alcun interesse che padre Pio portasse le stigmate (anche se può succedere che provochi fenomeni del genere per sedurre le anime con i falsi mistici).

L'esempio biblico di Giobbe ci fa vedere una persona sofferente, abbattuta da tantissime pene e sventure e infine dalla malattia. Qualche volta Dio acconsente il male per trasformarlo nel bene. Prove come queste non sono ancora mali in sé. Sopra le righe storte Dio scrive diritto. Se l'uomo confida in Lui, tutto il male gli sarà convertito in bene.

2. Radicarsi nel peccato

A scopo dimostrativo prendiamo il modello di Giuda dalla Scrittura che, sordo agli inviti di Cristo, continuava a radicarsi nel peccato e finì col suicidarsi.

Vediamo quell'incancrenirsi nel male come le perversioni sessuali oggi in aumento, la violenza, l'alcool, gli stupefacenti, l'odio, la bestemmia, gli aborti, l'infedeltà coniugale che provoca il divorzio e di conseguenza le sofferenze dei tanti coinvolti.

3. Sofferenze causate dai malefici

In questo caso l'individuo non ha nessuna colpa. Commette il misfatto chi fa un maleficio o ordina che venga fatto. Questo campo scivoloso dove nascono gli inganni richiede cautela per i possibili imbrogli, perversioni, suggestioni. Esistono dei modi per fare del male ad una persona tramite l'azione del Demonio con diversi riti, come la cosiddetta legatura, il malocchio, la maledizione... Il fatto che ci siano ecclesiastici che non credono nei malefici è inconcepibile. Come potranno allora combattere per i loro fedeli colpiti da mali di questo tipo?

Alcuni si domandano perché Dio permette che succedano cose del genere. L'uomo usa la sua libertà per il bene quanto per il male. Può aiutare e altrettanto far del male agli altri, spesso in maniera ingiusta e violenta. È persino in grado di pagare un assassino per uccidere qualcuno. Ugualmente, può corrompere un fattucchiere o un mago per combinare il maleficio ad una persona. Il Signore nel suo infinito amore desidera salvare ogni sua creatura. Nella sua bontà sollecita ognuno ad amare, perdonare e gioire per la felicità degli altri. Ma il Maligno non riposa mai. Insidia la mente umana con idee di superiorità, pensieri di vendetta e d'odio. E che cosa avviene? Accade che l'uomo che ha smesso di pregare, non vivendo più la sua intimità con Dio, non essendo in grazia, solo, abbandonato a se stesso, non ha più la forza di affrontare il Demonio. Il Male lo vince ed egli comincia a fare ciò che il Signore non vuole. Dio invece cerca di convertirlo.

Dobbiamo sapere che in tutto Dio rispetta le decisioni dell'uomo. L'ha creato libero e gli lascia fino all'ultimo la sua libertà. Desidera che i suoi figli tornino liberamente al Creatore.

In quel senso possiamo dire che Dio acconsente il male ma non abbandona l'uomo senza il suo aiuto, dandogli la forza di combattere il Diavolo.

4. Visite a luoghi e persone malefiche

I modi più classici e più frequenti che incontriamo sono le sedute spiritistiche dove si evocano gli spiriti, le pratiche di magia - bianca o nera, l'oroscopo, le visite a maghi, fattucchieri, veggenti (che usano i tarocchi, il caffè e leggono la mano), guaritori, sensitivi, radioestesisti, cartomanti, astrologi e tutti gli individui che praticano qualsiasi forma di occultismo. Qui si aggiunge l'adesione alle sètte ed i riti del satanismo che raggiungono il culmine con le messe nere. Sfortunatamente i mass-media offrono uno spettro di servizi del genere. Cinema e televisione ci servono i film pornografici e quelli colmi di violenza e di orrore, reclamizzando continuamente il rock satanico, che oggi ha le proprie chiese non soltanto nei campi sportivi e i prati ma anche in tutte le discoteche. Tutte queste pratiche sono in aumento. Infine possiamo constatare matematicamente: con il calo della fede cresce la superstizione e con essa le pratiche dell'occultismo. L'affermazione che la maggior parte degli ecclesiastici non si adopera contro questi fenomeni è sconcertante. È indispensabile informare ed educare con competenza i fedeli nelle chiese, particolarmente i giovani che vengono travolti da ignoranza e disinformazione nell'ambito del Diavolo per non uscirne più. I disturbi malefici purtroppo sono più diffusi tra di loro. 

- Padre Gabriele Amorth -


"Compresi che il demonio è simile al vento. Quando il vento soffia, tutto si chiu­de; si tappano i buchi, le fessure, per difendersi. L'anima dovrebbe prendere le stes­se precauzioni contro Satana; dovrebbe chiudere tutto in lei, per non lasciare alcun accesso a questo spirito maligno."

Beata suor Maria di Gesù Crocifisso



Padre Amorth era conscio che il Male proliferava ovunque nel mondo “Nella Chiesa cattolica in pochi credono all’esistenza di Satana”. A chi gli chiedeva il perché esistesse il male poi rispondeva: “Inutile chiedersi il perché. Il male c’è. È un dato di fatto. Va combattuto. Non va spiegato”. Mentre a chi gli chiedeva se doveva temere la forza del diavolo rispondeva: “Dobbiamo solo avere paura di non essere in grazia di Dio, che significa confessarsi, partecipare alla Santa Messa, ricevere la comunione, e in più fare l’adorazione eucaristica e pregare, specialmente con i salmi e il rosario.”


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domenica 30 ottobre 2022

Il giovane ramo

C'era una volta un giovane ramo di un grande albero.
Era nato in primavera, tra il tepore dell'aria e il canto degli uccelli.
In mezzo all'aria, alle lunghe giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi mesi di vita.
Era felice: aveva foglie bellissime, e, poi, erano sopraggiunti fiori colorati ad adornare e, dopo ancora, grandi frutti succosi di cui tutti gli uccelli del cielo potevano nutrirsi.
Ma un giorno cominciò a sentirsi stanco: era settembre...

I frutti si staccarono, le foglie cominciarono a cambiare colore divenivano sempre più pallide...
Addirittura, di tanto in tanto il vento se ne portava via qualcuna.
Venne la pioggia e poi l'aria fredda, e il ramo si sentiva sempre peggio: non capiva cosa stesse succedendo.
In pochi giorni e in poche notti si trovò spoglio, infreddolito, completamente solo.
Rimase così qualche tempo fin quando non capì che non poteva far altro che mettersi a cercare i suoi fiori, le sue foglie, i suoi frutti per poter di nuovo stare insieme a loro.
"Devo darmi da fare" disse risoluto tra sé e sé.
Cominciò allora, a chiedere aiuto a tutti i suoi amici.

Si rivolse dapprima al Mattino: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sai dove le posso trovare?".
Il Mattino rispose "Ci sono alberi che ne hanno tante, prova a chiedere a loro".
Si rivolse a quegli alberi: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sapete dirmi dove le posso trovare?".
Gli alberi risposero: "Noi le abbiamo sempre avute, prova a chiedere agli alberi uguali a te".
Si rivolse ai rami spogli come lui.
"Abbiamo tanto freddo anche noi, non sappiamo cosa dirti...", gli risposero.
Queste parole lo fecero sentire meno solo.
Si disse che, se avesse ritrovato le foglie, sarebbe subito corso dai suoi simili a rivelare il luogo in cui si trovavano.

Continuò la sua ricerca e chiese al Vento.
"Io le foglie le porto solo via è la pioggia che le fa crescere", disse il Vento a gran voce.

Si rivolse alla Pioggia.
"Le farò crescere a suo tempo", gli disse la pioggia tintinnando.

Si rivolse allora al Tempo.
"Io so tante cose", gli disse con voce profonda.
"Il Tempo aggiusta tutto, non ti preoccupare occorrono tanti giorni e tante notti".

Si rivolse alla Notte, ma la Notte tacque e lo invitò a riposare.
Si sentiva infatti molto stanco.
Mentre stava per addormentarsi uno gnomo passò di là.
Al vedere quel ramo così spoglio e infreddolito, dal freddo e dalle intemperie si fermò e un po' preoccupato, gli chiese cosa stesse succedendo. Il ramo gli raccontò tutta la sua storia.
Lo gnomo stette con lui, si fermò nel suo silenzio, lo ascoltò, sentì il suo dolore.
Allora il ramo parlò ancora e disse :"Mi è sembrato di chiudere gli occhi e dopo averli riaperti non ho più trovato le mie foglie, non sono stato più capace di vederle".

Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso del ramo, spiegandogli che erano occhiali magici che servivano per guardare dentro di sè.
Il ramo, allora, apri bene gli occhi e... meraviglia...
Vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa circolare provò ad ascoltare, guardò a fondo: era linfa, linfa viva che si muoveva in lui.
Incredulo disse allo gnomo ciò che vedeva.
Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori, e i frutti, nascono grazie alla linfa oltre che al caldo sole, all'aria di primavera e alla pioggia.
"Se hai linfa dentro di te hai tutto", gli disse, "Non occorre chiedere più nulla a nessuno ma insieme all'acqua, alla luce, all'aria, agli altri rami, le foglie rinasceranno: le hai già dentro".

Il ramo, immediatamente si sentì più forte, rinvigorì: aveva la linfa in sé, non doveva più chiedere consigli, gli bastava lasciar vivere la linfa che circolava in lui.

- anonimo, dal web - 



Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle 
spensierate? 
Venite da lontano
o da vicino? 
Da un bosco 
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso 
che vi porta via?

- Trilussa -

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venerdì 28 ottobre 2022

Lei - Rabindranath Tagore

Lei è vicina al mio cuore
come un piccolo fiore alla terra.

Lei e' dolce come il sonno che viene
per il corpo stanco.

Lei mi è vicina al cuore
come fiore alla terra;
mi è dolce come dolce è il sonno alle membra stanche.

Il mio amore per Lei è la mia vita in piena,
come gonfio fiume in autunno,
fluente in sereno abbandono.

I miei canti si fondono col mio amore,
come il mormorio di un ruscello,
che canta con le onde e le correnti.

Se avessi il cielo e le stelle,
e il mondo con le sue ricchezze infinite,
chiederei di più;
ma contento sarei del più infimo cantuccio
di questa terra se avessi Lei.

- Rabindranath Tagore -


 ...che peccato che non sia possibile una volta per sempre, in casa nostra e fino alla morte.

Ma se non è possibile per sempre, sia almeno per un giorno soltanto, per un’ora, per un minuto.

Un giorno, due giorni, meno di una settimana, ma per me quel giorno, quei due giorni, quella corta settimana, hanno la stessa misura della vita, moltiplicata per i secondi, per le ore, per i giorni d’amore, anche se dopo dovrò morir di nostalgia, di desiderio, di solitudine, e sognerò di te ogni notte fino alla dannazione dell’impossibile.

Anche così ne vale la pena. Io ti voglio adesso, subito, sul momento, immediatamente, in questo istante, senza indugio, senza ritardo.

Oggi e domani e postdomani, domenica, lunedì e martedì, all’alba, al pomeriggio o di sera, a qualsiasi ora, nel letto più vicino, letto di kapoc, di paglia, di terra, di sabbia, sul legno del barcone, in riva al mare, in qualunque luogo dove si possa venir meno uno nelle braccia dell’altro. Anche se dopo dovrò maledettamente soffrire, anche così ti voglio e ti avrò.

- Jorge Amado - 

L'amore non muore mai di morte naturale.
Muore per la nostra cecità,
i nostri errori, i nostri tradimenti.
Muore per le sue malattie e le sue ferite.
Muore di stanchezza, deperisce, si offusca.

- Anais Nin -


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mercoledì 26 ottobre 2022

E se mi devi amare - Elizabeth Barret Browning

E se mi devi amare per null'altro sia
che per amore.
Non dire "L'amo per il
suo sorriso, il suo sguardo, il modo
gentile di parlare, per le sue idee
che si accordano alle mie e che un giorno
mi resero sereno".
Queste cose possono mutare.
Amato, in sé mutare o mutare per te.
Così fatto un amore può disfarsi.
E ancora non amarmi per la pietà che
le mie guance asciuga. Può scordare
il pianto chi ebbe a lungo il tuo
conforto, e perdere così il tuo amore.
Ma amami solo per amore dell'amore,
che cresca in te, in un'eternità d'amore!

-Elizabeth Barret Browning - 

Dipinto: Edwar Hopper

Parlatene, parlatene sempre.
Perché i silenzi diventano pietre. 
E le pietre diventano muri.
E i muri, distanze incolmabili.

(Serena Santorelli)

Dipinto: Trish Biddle

"Non te lo so spiegare,
ma credo che quando due persone hanno molte cose da dirsi,
è più bello farlo un poco alla volta."

(Murakami)


















E i bicchieri erano vuoti
E la bottiglia in pezzi
E il letto spalancato
E la porta sprangata
E tutte le stelle di vetro
Della bellezza e della gioia
Risplendevano nella polvere
Della camera spazzata male
Ed io ubriaco morto
Ero un fuoco di gioia
E tu ubriaca viva
Nuda nelle mie braccia.

- Jacques Prévert - 


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lunedì 24 ottobre 2022

Sant'Alfonso de Liguori ai cardinali del Conclave 1775

 Alla morte di Papa Clemente XIV, il cardinale Castelli chiese al vescovo sant'Alfonso de Liguori, suo amico, una lettera che aiutasse gli elettori del conclave del 1775. 
Leggete che meraviglia:

«Amico mio e Signore, circa il sentimento che si desidera da me intorno agli affari presenti della Chiesa e circa l’elezione del Papa che sentimento voglio dar io miserabile ignorante, e di tanto poco spirito qual sono?

Dico solo che vi bisognano orazioni e grandi orazioni, mentre, per sollevare la Chiesa dallo stato di rilassamento e confusione in cui si trovano universalmente tutti i ceti, non può darvi rimedio tutta la scienza e prudenza umana, ma vi bisogna il braccio onnipotente di Dio.


Tra’ vescovi, pochi sono quelli che hanno vero zelo delle anime. 
Le comunità religiose quasi tutte, e senza quasi, sono rilassate; poiché nelle religioni, nella presente confusione delle cose, l’osservanza è mancata e l’ubbidienza è perduta.

Nel clero secolare vi è di peggio: onde vi è necessità precisa di una riforma generale per tutti gli ecclesiastici, per indi dar riparo alla grande corruzione de’ costumi, che vi è ne’ secolari.


E perciò bisogna pregar Gesù Cristo che ci dia un Capo della Chiesa, il quale, più che di dottrina e di prudenza umana, sia dotato di spirito e di zelo per l’onore di Dio, e sia totalmente distaccato da ogni partito e rispetto umano; perché se mai, per nostra disgrazia, succede un Papa che non ha solamente la gloria di Dio avanti gli occhi, il Signore poco l’assisterà, e le cose, come stanno nelle presenti circostanze, andranno di male in peggio. Sicché le orazioni possono dar rimedio a tanto male, con ottenere da Dio che egli vi metta la sua mano e dia riparo…

Aggiungo: Amico, anch’io desidererei, come V. S. Ill.ma, vedere riformati tanti sconcerti presenti; e sappia che su questa materia mi girano mille pensieri nella mente, che bramerei di farli noti a tutti; ma rimirando poi la mia meschinità, non ho animo di farli comparire in pubblico, per non parere ch’io volessi riformare il mondo. Le partecipo non però con confidenza, per mio sfogo, i miei desideri.

Bramerei primieramente che il Papa venturo (giacché ora mancano molti Cardinali che si han da provvedere) scegliesse, fra quelli che gli verranno proposti, i più dotti e zelanti del bene della Chiesa, ed intimasse preventivamente a’ Principi, nella prima lettera in cui darà loro parte della sua esaltazione, che, quando gli domanderanno il Cardinalato per qualche loro favorito, non gli proponessero se non soggetti di provata pietà e dottrina; perché altrimenti non potrà ammetterli in buona coscienza.


Bramerei inoltre che usasse fortezza in negare più benefizi a coloro che stanno già provveduti de’ beni della Chiesa, per quanto basta al loro mantenimento secondo quel che conviene al loro stato. Ed in ciò si usasse tutta la fortezza avverso gl’impegni che s’affacciano.

Bramerei, di più, che s’impedisse il lusso nei prelati, e perciò si determinasse per tutti (altrimenti a niente si rimedierà) si determinasse, dico, il numero della gente di servizio, giusta ciò che compete a ciascun ceto de’ prelati: tanti camerieri e non più; tanti servitori e non più; tanti cavalli e non più; per non dare più a parlare agli eretici. Di più, che si usasse maggior diligenza nel conferire i benefizi solamente a coloro che han servito la Chiesa, non già alle persone particolari.

Di più, che si usasse tutta la diligenza nell’eleggere i vescovi (da’ quali principalmente dipende il culto divino e la salute dell’anime) con prendersi da più parti le informazioni della loro buona vita e dottrina necessaria a governare le diocesi; e che, anche per quelli che siedono nelle loro chiese, si esigesse da’ metropolitani e da altri, segretamente, la notizia di quei vescovi, che poco attendono al bene delle lor pecorelle.

Bramerei ancora che si facesse intendere da per tutto che i vescovi trascurati, e che difettano o nella residenza o nel lusso della gente che tengono al loro servizio, o nelle soverchie spese di arredi, conviti e simili, saranno puniti colla sospensione o con mandar vicari apostolici a riparare i loro difetti; con darne l’esempio da quando in quando, secondo bisogna.

Ogni esempio di questa sorta farebbe stare attenti a moderarsi tutti gli altri prelati trascurati. Bramerei ancora che il Papa futuro fosse molto riserbato nel concedere certe grazie che guastano la buona disciplina; come sarebbe il concedere alle monache l’uscir dalla clausura per mera curiosità di vedere le cose del secolo, il concedere facilmente a’ religiosi la licenza di secolarizzarsi, per mille inconvenienti che ne vengono.

Sovra tutto desidererei che il Papa riducesse universalmente tutti i religiosi all’osservanza del loro primo Istituto, almeno nelle cose più principali. 
Or via, non voglio più tediarla. Altro non possiamo fare che pregare il Signore, che ci dia un Pastore pieno del suo spirito, il quale sappia stabilir queste cose da me così accennate in breve, secondo meglio converrà alla gloria di Gesù Cristo».

                                                                        (Sant'Alfonso de Liguori)


Il tempo dopo la venuta di Gesù Cristo non è più tempo di timore, ma tempo d'amore, come predisse il profeta: Tempus tuum, tempus amantium (Ezech. XVI, 8), poiché si è veduto un Dio morire per noi: Christus dilexit nos, et tradidit semet ipsum pro nobis (Eph. V, 2). Nell'antica legge, prima che il Verbo s'incarnasse, potea l'uomo dubitare se Dio l'amasse con tenero amore, ma dopo averlo veduto morire dissanguato e vilipeso su d'un patibolo infame, non possiamo più dubitare ch'egli ci ami con tutta la tenerezza. 
E chi mai potrà arrivare a comprendere qual eccesso d'amore sia stato mai questo del Figlio di Dio, di voler egli pagar la pena de' peccati nostri? 
Eppure ciò è di fede: Vere languores nostros ipse tulit et dolores nostros ipse portavit (Is. LIII, 4). Tutta è stata opera del grande amore che ci porta: Dilexit nos, et lavit nos in sanguine suo (Apoc. I, 5). 
Per lavarci dalle sozzure delle nostre colpe volle egli essere svenato, e col suo sangue farci un bagno di salute. Oh misericordia infinita! Oh bontà infinità! Oh amore infinito di Dio!
Ah mio Redentore, troppo mi avete obbligato ad amarvi: troppo vi sarei ingrato, se non vi amassi con tutto il cuore. Gesù mio, io vi ho disprezzato, perché son vivuto scordato del vostro amore: ma voi non vi siete scordato di me. Io vi ho voltato le spalle, e voi mi siete venuto appresso; io v'ho offeso e voi mi avete invitato al perdono e mi avete perdonato; io v'ho tornato ad offendervi, e voi siete tornato a perdonarmi. Deh Signore, per quell'affetto con cui mi amaste sulla croce, legatemi ora a voi colle catene del vostro santo amore: ma legatemi tanto ch'io non abbia più a vedermi separato da voi. V'amo, o sommo bene, e voglio sempre amarvi.
- Sant' Alfonso Maria de' Liguori - 


Io prego per voi:
pregate anche per me,
perché possiamo
in tutti i problemi della vita
sentire anche sempre
la bontà del Signore
e così andare andare
nei giorni difficili e nei giorni belli.
A voi tutti la mia preghiera
e la mia benedizione.
Il nome di Dio sia lodato.

Papa Benedetto  XVI - 03 agosto 2008 -

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sabato 22 ottobre 2022

Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire - Alessandro D'Avenia

 Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita.
Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita.

La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.

Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo.

Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.

Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. 
Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. 
Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori.

Alessandro D'Avenia -
Dettagli
Ciò che inferno non è. Mondadori, 2014


“O gli uomini impareranno ad amarsi o, infine, l'uomo vivrà per l'uomo, o gli uomini moriranno. Il nostro mondo non ha che questa alternativa: amarsi o scomparire. Bisogna scegliere. Subito. E per sempre".

- Raoul Follereau -


Un uomo può compiere imprese stupefacenti e assimilare una grande quantità di conoscenze, eppure non avere alcuna comprensione di sé. Ma la sofferenza spinge un uomo a guardarsi dentro. Se vi riesce, ecco che là, dentro di lui, comincia il suo apprendimento.

- Soren Kierkegaard -


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giovedì 20 ottobre 2022

Noi siamo membra del Cristo totale - san Simeone

 Noi siamo membra di Cristo.
Non accusarmi, ma accogli questa verità 
e accogli Cristo che ti rende tale,
poiché, se lo vuoi, diventerai membro di Cristo
e, al tempo stesso, tutte le membra di ciascuno di noi
diventeranno membra di Cristo, 
e Cristo nostre membra,
e tutto ciò che in noi è privo di onore lo renderà onorevole
rivestendolo della sua bellezza 
e della sua gloria divina,
poiché vivendo con Dio, diventeremo dèi,
senza vedere più la vergogna del nostro corpo,
ma resi pienamente simili a Cristo in tutto il nostro corpo,
ogni membro del nostro corpo sarà il Cristo intero:
infatti, pur diventando molte membra, 
Egli rimane unico e indivisibile,
e ogni parte è lui, il Cristo totale.

Dall’Inno XV di Simeone il Nuovo Teologo (949-1022)


O Dio, tu solo puoi esortarci a lasciare tutto per seguirti. Concedi a tutti coloro che intraprendono il cammino della perfezione di non voltarsi indietro e di non esitare: avanzino con gioia verso di te, affinché possano trovare la vita eterna alla quale noi tutti siamo chiamati per il battesimo.


Abbiate fiducia nella potenza della croce di Cristo! Accogliete la sua grazia riconciliatrice nei vostri cuori e condividetela con gli altri! Vi chiedo di portare una testimonianza convincente del messaggio di riconciliazione di Cristo nelle vostre case, nelle vostre comunità e in ogni ambito della vita nazionale. (...)Dio ci chiama a ritornare a Lui e ad ascoltare la sua voce e promette di stabilirci sulla terra in una pace e prosperità maggiori di quanto i nostri antenati abbiano mai conosciuto. Possano i seguaci di Cristo preparare l’alba di quel nuovo giorno! 

- Papa Francesco -
Omelia, 18 agosto 2014





















Davanti alla Croce

O Croce, indicibile amore di Dio,
Croce, gloria del cielo,
Croce, salvezza eterna.
Croce, terrore dei malvagi, sostegno dei giusti, luce dei cristiani.
O Croce, per te sulla terra Dio nella carne si è fatto schiavo.
Per te nel cielo l’uomo in Dio è stato fatto re.
Per te è sorta la luce vera, la notte maledetta fu vinta.
Tu hai rovesciato per i credenti i templi delle nazioni;
e sei tu il legame della pace, che unisce gli uomini in Cristo mediatore.
Se diventata la scala su cui l’uomo sale al cielo.
Se sempre per noi, tuoi fedeli, la salvezza e l’àncora:
sostieni la nostra dimora, conduci la nostra barca.
Nella Croce sia salda la nostra fede,
in essa si prepari la nostra corona. Amen.

Paolino di Nola (V secolo)



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