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lunedì 27 ottobre 2025

Eterno riposo? - Padre Alberto Maggi

 I defunti non stanno al cimitero, il luogo dei “resti mortali”, ma continuano la loro esistenza nella pienezza di Dio, è questo il significato di “Riposeranno dalle loro fatiche”.
Il riposo al quale allude l’autore non indica la cessazione delle attività, ma la condizione divina, come il Creatore che “compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno” (Gen 2,2). 
Con la morte l’individuo riposa dalle opere compiute nella sua esistenza terrena, ma viene chiamato a collaborare all’azione creatrice di Dio comunicando vita agli uomini: “Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie” (Eb 4,10).
La morte non conduce a un eterno riposo inteso nel senso di un divino ozio per tutta l’eternità, ma all’attiva e vivificante collaborazione con l’azione del Creatore. 

In quest’azione creatrice l’amore che il defunto aveva verso i suoi cari non viene affievolito, ma arricchito dalla stessa potenza d’amore del Padre. La morte non allenta i rapporti umani ma li potenzia.
L’unica cosa che l’uomo porta con sé nella nuova dimensione di vita sono le opere compiute nella sua esistenza terrena. Le opere con le quali l’uomo ha trasmesso vita agli altri, sono la sua ricchezza, quel che hanno reso la vita eterna già in questa esistenza, innescando nell’individuo un processo di trasformazione che non viene fermato dalla morte, ma potenziato.


Padre Alberto Maggi
(Montefano, 2 novembre 2012)




Siamo attesi come amati figli che tornano al focolare dopo l'esilio; per ricondurci a casa, Dio stesso si è fatto nostro compagno di viaggio. 

- Elisabetta della Trinità -





"C'è un sentiero che si forma man mano che il terreno
è sgombrato dall'importanza che davamo alle cose.
A volte non è facile, ma è necessario liberare la mente,
cancellare ciò che ci fa star male...
per poter ricostruire la vita."




Verso la fine della vita, avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.

- Arthur Schopenhauer -




Buona giornata a tutti. :-)

sabato 25 ottobre 2025

L'albero dai frutti d'oro

Un imbroglione matricolato, che non distingueva il mio dal tuo, e si impossessava, allegramente, dell'uno e dell'altro, fu, infine, catturato, e condannato a morte!
In cambio della vita, offrì ai Giudici un segreto sbalorditivo: il metodo per piantare alberi, che producevano frutti d'oro!
La notizia giunse all'orecchio del Sovrano, il quale pensò, che valesse la pena, di fare un tentativo.
L'uomo spiegò, tranquillamente, che era pronto a dimostrare la sua straordinaria capacità, e chiese soltanto un pizzico di polvere d'oro, e una pala! Il Sovrano accettò e disse:
«Ma, se non è vero, finirai nelle mani del boia!»
Il mattino seguente, il Re, e tutta la sua corte, si ritrovarono nel giardino reale. L'uomo si inchinò profondamente, davanti a tutti i dignitari, vestiti in gran pompa, e disse:
« Potentissimo Sire: vedrai, che è molto semplice! Io scaverò una piccola buca, nella terra , vi metterò un pizzico d'oro e, per tre giorni, verserò un secchio d'acqua , il terzo giorno, l'albero spunterà, e porterà tre frutti d'oro, che, a loro volta, potranno essere seminati e diventare altri alberi, carichi di frutti d'oro massiccio!».
Si spanzietì il Re che urlò :
« Allora! Smettila di "cianciare", e semina l'oro, se, fra tre giorni, non vedo i frutti d'oro, finirai sul patibolo! »
Piagnucolò il furbacchione dicendo :
«O sommo Signore! Non posso, farlo io! Il segreto funziona solo, a una condizione: la mano, che semina l'oro, deve essere totalmente innocente, e non aver mai commesso nulla di ingiusto, in caso contrario, il prodigio non avviene! Per questo, come puoi ben capire, non posso utilizzare il segreto, per me. Ma, tu sei nobile, e clemente, Signore: e, quindi, puoi! »
Il Re afferrò la vanga, ma gli venne in mente quello che aveva commesso, durante l'ultima guerra e disse :
«Le mie mani grondano di inutili crudeltà, verso i nemici! Renderei vana, la magia, è meglio, che ci provi qualcun altro!».
Il Sovrano fece un cenno, al Ministro del Tesoro. Ma, invece di avvicinarsi, il Ministro si ritrasse dicendo :
«O magnifico Sovrano, ti ho sempre servito fedelmente, ma, una volta, mi è occorso un incidente increscioso, nella camera del Tesoro: un pezzo d'oro è rimasto attaccato, alla suola delle mie scarpe, e così...».
Brontolò il Re dicendo :
«Va bene!  Il mio incorruttibile Giudice supremo, impugnerà la pala!».
Il Giudice rifiutò, con un inchino:
«Volentieri, lo farei, ma, in questo momento, inizia un importante processo, che non posso, assolutamente, perdere... Scusatemi!».
Il Re si voltò, e vide che, piano piano, Ministri, gentiluomini, consiglieri, e cortigiani, se l'erano squagliata, alla "chetichella", e si mise a ridere:
« Me l'hai fatta, furbone matricolato! Così, so, che nessuno è innocente... Neppure io! Ho capito, la lezione: prendi i tuoi soldi, vattene, e non farti mai più vedere!».

Gesù disse : Chi, di voi, è senza peccato, scagli la prima pietra… Ma quelli, udito ciò, se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani, fino agli ultimi! "Per questo, oggi, nel mondo, non esistono alberi, che danno frutti d'oro...".



«Il nipote di Rabbi Baruch, il ragazzo Jehiel, giocava un giorno a nascondino con un altro ragazzo. 
Egli si nascose ben bene, ma il compagno non si vedeva. 
Uscì allora dal nascondiglio, si accorse che quello non l’aveva mai cercato e pianse. 
Corse nella stanza del nonno e si lamentò del cattivo compagno di gioco. Rabbi Baruch, con gli occhi pieni di lacrime, gli disse: “Così dice anche Dio: io mi nascondo, ma nessuno mi vuole cercare”.




Ricomincio da me

“In questo momento di crisi invece di aspettare che la Chiesa cambi, che il mondo cambi, che tutto cambi, bisogna iniziare da noi, ripartire da cose minime, dalla libertà interiore, dal perdono, perché solo il perdono riapre il futuro ed è la forza della nostra debolezza.”

- don Luigi Verdi - 



La felicità 

Molti purtroppo credono che la felicità consista nell’avere, nel ricevere e sono sempre amareggiati. Sono sempre amareggiati perché considerano ogni persona come un attentato alla propria sicurezza, al proprio benessere. 
Non hanno capito che più si dà e più si è felici. 
Se la mia felicità dipende da quello che voi fate per me, io sarò sempre infelice perché voi non potete entrare nella mia testa e sapere che io oggi mi attendo una telefonata, una visita, un regalo, allora io sarò sempre amareggiato. 
No, la mia felicità non consiste in quello che gli altri possono fare per me, ma in quello che io posso fare per gli altri.

- Padre Alberto Maggi - 





Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 23 ottobre 2025

da: "Ritorno al reale" - Gustave Thibon

 Non esiste per l'uomo indipendenza assoluta (un essere finito che non dipenda da nulla, sarebbe un essere separato da tutto, eliminato cioè dall'esistenza). Ma esiste una dipendenza morta che lo opprime e una dipendenza viva che lo fa sbocciare. 
La prima di queste dipendenze è schiavitù, la seconda è libertà. 
Un forzato dipende dalle sue catene, un agricoltore dipende dalla terra e dalle stagioni: queste due espressioni designano realtà ben diverse. 
Torniamo ai paragoni biologici che sono sempre i più illuminanti. In che consiste il "respirare liberamente"? Forse nel fatto di polmoni assolutamente "indipendenti"? Nient'affatto: i polmoni respirano tanto più liberamente quanto più solidamente, più intimamente sono legati agli altri organi del corpo. Se questo legame si allenta, la respirazione diventa sempre meno libera e, al limite, si arresta. 
La libertà è funzione della solidarietà vitale. 
Ma nel mondo delle anime questa solidarietà vitale porta un altro nome: si chiama amore. 
A seconda del nostro atteggiamento affettivo nei loro confronti, i medesimi legami possono essere accettati come vincoli vitali, o respinti come catene, gli stessi muri possono avere la durezza oppressiva della prigione o l'intima dolcezza del rifugio. 
Il fanciullo studioso corre liberamente alla scuola, il vero soldato si adatta amorosamente alla disciplina, gli sposi che si amano fioriscono nei "legami" del matrimonio. 
Ma la scuola, la caserma e la famiglia sono orribili prigioni per lo scolaro, il soldato o gli sposi senza vocazione. 
L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare. 
Così il problema della libertà non si pone in termini di indipendenza, ma in termini di amore. La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. 
Per terribile che sia il suo destino, colui che può amare tutto è sempre perfettamente libero, ed è in questo senso che si è parlato della libertà dei santi. 
All'estremo opposto, coloro che non amano nulla, hanno un bello spezzare catene e fare rivoluzioni: rimangono sempre prigionieri. 
Tutt'al più arrivano a cambiare schiavitù, come un malato incurabile che si rigira nel suo letto. "

- Gustave Thibon - 
da: "Ritorno al reale"



Il dono  – Padre  Alberto Maggi

L’ insegnamento che nasce dai vangeli, un insegnamento che tutti quanti possiamo vedere nella sua efficacia e nella sua realtà, può essere formulato con questa espressione: nella vita, si possiede soltanto quello che si dona. Quello che si trattiene per noi, non soltanto non si possiede, ma ci possiede. Quindi non siamo persone libere.
L’ unica nostra ricchezza è quello che diamo agli altri. Dare non è perdere, ma guadagnare. Più noi diamo e più permettiamo a Dio di prendersi cura della nostra esistenza.




Capolavoro della maldicenza

Le maldicenze che ci nuocciono maggiormente sono quelle in cui il denigratore dosa sapientemente il bene e il male e sembra constatare il male con dispiacere. La diffusione del male riveste così una tale apparenza d’oggettività dolorosa da conferire una maggior forza di persuasione, ciò che rappresenta il colmo dell’arte della maldicenza.

- Gustave Thibon - 

da: "Il pane di ogni giorno"





Buona giornata a tutti. :-)




domenica 19 ottobre 2025

Il vestito nuovo del re - Hans Christian Andersen

 C’era una volta un re molto vanitoso, il quale non pensava ad altro che ad indossare gli abiti dei migliori sarti del suo reame. 
Un giorno gli si presentarono due imbroglioni che gli dissero: «Noi siamo capaci di confezionarti un vestito così bello che mai nessuno ne ha portato l’eguale. Però, se la persona che vi posa lo sguardo è stolta, o non è degna del posto che occupa, non riuscirà a vederlo. Solo chi è intelligente e saggio lo potrà vedere». 
Il re aderì entusiasta e ordinò subito il vestito nuovo, alloggiò i sarti nella sua reggia, diede loro tutto il necessario, e rimase in attesa. 
Dopo alcuni giorni mandò il suo primo ministro a controllare se il vestito fosse pronto. 
I sedicenti sarti risposero di sì e mostrarono all’inviato del re un angolo con alcune stampelle, ma del vestito nessuna traccia. Sapendo il ministro che l’indumento sarebbe rimasto invisibile agli inetti e agli stolti, fece finta di vederlo e ne lodò a lungo l’originalità, i drappeggi, i colori. Poi andò a riferire tutto al re, descrivendo e magnificando oltre ogni dire il nuovo abito. 
Il sovrano, al colmo dell’eccitazione, ordinò che gli fosse portato. Arrivarono i sarti con sagome e stampelle, sulle quali ovviamente non c’era nulla. 
Ma anche il re, per non fare brutta figura, osservò che il vestito era meraviglioso, anzi, lo avrebbe indossato subito e sarebbe uscito per la città in parata. Si fece togliere ciò che indossava e si lasciò “rivestire” dai finti sarti; poi, con tanto di dignitari, cortigiani, fanfara, scorta e musicanti, uscì per la città. 
Intanto la notizia si era diffusa in un battibaleno e le vie, i balconi, le piazze erano gremite da non dirsi. E tutti, dignitari e popolo, non facevano che osannare il vestito nuovo del re. 
Ma all’improvviso un bambino tra la folla si mise a gridare: «Guardate, guardate, il re va in giro per la strada nudo!». Allora tutti si guardarono in faccia, cominciarono a bisbigliare e poi a ridere a crepapelle. E il sovrano, rosso di vergogna, si ritirò di corsa nella reggia. 
C’era voluta la trasparenza di un bambino per smascherare un’intera parata di ipocrisia. 

Da una novella di Hans Christian Andersen



Il lupo non viene da noi con la sua faccia rossa e le sue corna. Lui viene da noi travestito da tutto quello che abbiamo sempre desiderato.




Per San Gregorio Magno l’invidia non solo sconfessa il comandamento della carità ma è un vizio capitale molto prolifico: da essa scaturiscono mormorazione, detrazione, distruzione dell’altro, risentimento, gioia per la sua rovina, odio sino all’omicidio».




Gesù e la libertà 

….. Opposto alla figura di Gesù il Vangelo presenta l'uomo che non volendo raggiungere la sua pienezza umana mediante la pratica di un amore fedele, tenta di farlo mediante la pratica religiosa* elevata da mezzo a fine e che diventa un alibi, un surrogato ed un ostacolo alla sua pienezza divino/umana.
[* Con Religione intendiamo quell'insieme di atteggiamenti, desideri, aspirazioni dell'uomo rivolti verso la divinità per ottenerne la benevolenza]
Gesù non si stanca di mettere in guardia da atteggiamenti "religiosi" (Mt 23). Questi danno all'uomo l'illusione di aver già raggiunto la sua pienezza ma ne paralizzano di fatto il processo crescitivo.
Al contrario dei maestri spirituali della sua epoca, Gesù lascia piena libertà ai suoi nella vita spirituale.
Mai impone ai suoi delle preghiere o dei comportamenti particolari che distinguano il gruppo.
Il "distintivo" della comunità di Gesù non consisterà né in abiti né in oggetti particolari da indossare e né da proibizioni o regole igienico-alimentari.
L'unico distintivo dal quale si riconosce che un individuo appartiene al gruppo di Gesù è un amore che assomigli sempre più a quello di Dio: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
Gesù ponendo - come unico distintivo della sua comunità - la pratica visibile di questo amore, esclude ogni altro criterio. L'identità della sua comunità non verterà in osservanze, leggi o culti.
Ciò che distingue è in realtà quel che avvicina agli altri. Infatti mentre ogni distintivo (sia esso abito, segno di riconoscimento, culto, ecc.) "distingue" cioè separa, l'amore, che è un linguaggio universale, unisce.(..)


-  Padre Alberto Maggi -




Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 17 ottobre 2025

Certe volte le donne vivono “addormentate” - Oberhammer Simona

 Certe volte le donne vivono “addormentate”.
Mangiano dormendo.
Lavorano dormendo.
Amano dormendo.
Fanno shopping dormendo.
Si sposano dormendo.
Fanno progetti di vita dormendo.
Sono di tutte le età queste donne. Di tutte le nazionalità. Di tutte le classi sociali. Di tutti i livelli culturali.
Le puoi incontrare per strada, di fronte a casa, all’uscita dal cinema, in treno, al supermercato.
Fanno tutto ciò che devono fare, dormendo.
Poi, certe volte, inaspettatamente succede qualcosa: si svegliano!
Non è un momento facile.
Si guardano intorno e si chiedono: «Ma dove sono?».
Mentre se lo chiedono vedono tutto ciò che prima era di fronte ai loro occhi in modo nuovo.
«Non ha la stessa luce » pensano dubbiose. «Non sembra la stessa cosa».
È il momento del travaglio. In cui ci si sente strane, scombussolate.
«Ma come ho vissuto fino ad ora? » si domandano.
Forse hanno trent’anni, forse settanta. Non importa.
Il risveglio è uguale per tutte: traumatico.
Però il risveglio è anche affascinante.
Ci si arrabbia con se stesse all’inizio.
Perché quando si viveva con gli occhi chiusi si amava l’uomo sbagliato.
Ci si faceva sfruttare dagli altri.
Si sceglievano cose che non piacevano, solo per far contenti tutti.
Ci si considerava poco capaci.
Oppure ci si sentiva troppo capaci e ci si arroccava da qualche parte.
«Che rabbia » esclamano le donne all’inizio. Quanto tempo ho buttato. Quante occasioni ho perduto…
Ma all’anima non importa del passato. Non importa del tempo.
All’anima importa del risveglio.
Lei ha solo un timore: che tu ti riaddormenti.
Accade: è un momento critico il risveglio.
Può succedere di fuggire: chiudendo gli occhi di nuovo.

Se ti sei svegliata non farlo…la vita ti aspetta… e tu meriti di viverla…

- Simona Oberhammer -
da : La Via Femminile 





Lungo i bivi della tua strada, incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare, spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino.

- Susanna Tamaro - 

Illustrazione: ( Rechka on deviantART) 

Non è da tutti riuscire a capire ed amare le donne difficili, spigolose, quasi inaccessibili. Solo apparentemente sono solari ed estroverse, anche sicure di sé, ma in realtà sempre diffidenti e insicure, sempre sulla difensiva. 
E si tengono tutto dentro. 
Non guardatele troppo negli occhi, perché non vogliono far vedere a nessuno la loro rabbia, delusione, paura, fragilità. 
La solitudine le accompagna, anche quando hanno decine di corteggiatori. Perché amano ma non dipendono mai dall’amore, da quell'amore che per loro è solo un sogno. 
E sono dure, prima di tutto con se stesse. 
Solo chi sa guardare “oltre” il sorriso riesce a vedere il muro impenetrabile che hanno eretto. Che difende la loro interiorità ricca ma ferita, spaventata. 
La loro sensibilità troppe volte ferita. Il difficile vissuto che solo loro conoscono. Perché sono donne spigolose, difficili, quasi inaccessibili. 
Quelle con l’anima in fiamme e il sorriso splendente.

(©Agostino Degas)


Da donna a donna 

"L'arrivo di Maria da Elisabetta, è presentato dall'evangelista con solennità e con una sorpresa iniziale: Maria "entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta" (Lc 1,40).
L'affronto che Maria fa a Zaccaria è grave.
Lei avrebbe dovuto dirigere il suo saluto prima al padrone di casa, il sacerdote Zaccaria e poi alla moglie. Maria ignora Zaccaria Lei è portatrice dello Spirito e questo non può essere comunicato al sacerdote che è rimasto incredulo e sordo alla voce del Signore.(Lc 1,20).
Come l'angelo Gabriele, messaggero di vita, entrò da Maria e la salutò (Lc1,28),ugualmente Maria piena di vita entra e saluta Elisabetta. Questo saluto si dirige da donna a donna.
Quel che accomuna le due donne, l'anziana e la giovane, è che in entrambe palpita una nuova vita.
Per questo il saluto non coinvolge il sacerdote, chiuso alla novità e refrattario alla speranza, ma solo alle due donne, la vergine e la sterile, quelle che contro ogni speranza e aspettativa si sono aperte alla vita."

- Padre Alberto Maggi - 
Da: “Non ancora Madonna. Maria secondo i Vangeli”




Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 21 aprile 2025

Il tesoro del giardiniere - Lev Nikolàevič Tolstòj

 C’era una volta un uomo che faceva il giardiniere. Non era ricco, ma lavorando sodo era riuscito a comperare una bella vigna. Aveva anche allevato tre figli robusti e sani. Ma proprio qui stava il suo cruccio: i tre ragazzi non mostravano in alcun modo di condividere la passione del padre per il lavoro campestre.
Un giorno il giardiniere sentì che stava per giungere la sua ultima ora. Chiamò perciò i suoi ragazzi e disse loro: “Figli miei devo rivelarvi un segreto: nella vigna è nascosto tanto oro da bastare per vivere felici e tranquilli. Cercate questo tesoro, e dividetevelo fraternamente tra voi”. 
Detto questo, spirò.
Il giorno dopo i tre figli scesero nella vigna con zappe, vanghe e rastrelli, e cominciarono a rimuovere profondamente il terreno. Cercarono per giorni e giorni, poichè la vigna era grande e non si sapeva dove avesse nascosto l’oro di cui aveva parlato.
Alla fine si accorsero di aver zappato tutta la terra senza avere trovato alcun tesoro. Rimasero molto delusi.
Ma dopo qualche tempo compresero il significato delle parole del padre: infatti quell’anno la vigna diede una quantità enorme di splendida uva, perchè era stata ben curata e zappata.
Vendettero l’uva e ne ricavarono molti rubli d’oro, che poi divisero fraternamente secondo la raccomandazione del padre. E da quel giorno compresero che il più grande tesoro per l’uomo è il frutto del suo lavoro. 

                                                          Lev Nikolàevič Tolstòj



Vigila sui tuoi pensieri perchè diventeranno le tue parole.
Vigila sulle tue parole perchè diventeranno le tue azioni.
Vigila sulle tue azioni perchè diventeranno le tue abitudini.
Vigila sulle tue abitudini perchè diventeranno il tuo carattere.
Vigila sul tuo carattere perchè influenzerà il tuo destino!

- Swami Sivananda -




Se Dio è amore, e non potere, non può essere comunicato attraverso la Legge o la Dottrina, ma solo mediante gesti che trasmettono vita. 
L'amore incondizionato però scandalizza, perché la gratuità sovverte l'ordine del potere su cui si fonda ogni società, compresa la società che si chiama Chiesa.

- Alberto Maggi  - 



Buona giornata a tutti :-)



domenica 10 novembre 2024

Un Tempo per te - don Franco Locci

  Non ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!
Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.
Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.
Non aveva tempo di cantare una canzone.
Non aveva tempo di raddrizzare un torto.
Non aveva tempo di amare e di donare.
Non aveva tempo di vivere per davvero.
D'ora in poi avrà tempo a non finire.
Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! 
Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? 
Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento:
"Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio", così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. 
E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. 
Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. 
Chiudi per un momento i giornali. 
Sfuggi alla stretta della società dei consumi. 
Costruisciti il silenzio. 
Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. 
Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. 
Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. 
Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. 
Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

- don Franco Locci - 




Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. 
E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

- James Hillman -  nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su La Stampa il 29 Ottobre 2011


Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chi vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno." (Gv 6,40)
La volontà di Dio, come appare nel vangelo è una e positiva: che l’uomo si realizzi pienamente sviluppando al massimo la sua umanità per avere la condizione divina che consente di superare la soglia della morte.
Giovanni omette l’articolo a vita eterna. 

Quel che Gesù assicura non è LA vita eterna, ovvero una vita che inizia dopo questa esistenza, ma è questa stessa vita che è eterna.

- Padre Alberto Maggi - 



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? 
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? 
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. 

Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” 

(Confessioni 9, 11,27)


Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 27 maggio 2024

I pericoli del potere - Padre Alberto Maggi

Gesù mette in guardia la sua comunità e i suoi discepoli dal potere. 
Chi vive sotto la sfera del potere, sia perché lo detiene, sia perché vi aspira, o, peggio ancora, perché vi è sottomesso, è refrattario all’azione del Signore.
a) Chi detiene il potere vede con fastidio un messaggio di un Signore che si mette a servizio degli altri.
b) Chi aspira al potere vede come una minaccia il messaggio di Gesù che invita a farsi servo, volontariamente, per amore degli altri.
c) La terza categoria è la più tragica. I sottomessi al potere vedono nel messaggio di Gesù un attentato, una minaccia alla propria sicurezza, perché il potere religioso toglie la libertà, ma rende veramente sicuri. 
Dal momento che appartieni ad una organizzazione religiosa tu non devi più pensare con la testa, devi soltanto eseguire quello che gli altri ti dicono, cioè diventare un perfetto killer, un perfetto criminale.
Nella storia dell’umanità le persone che hanno compiuto i crimini più gravi sono state persone obbedienti. 
Non c’è nulla di più pericoloso di una persona obbediente, perché chi obbedisce non ragiona con la propria coscienza, ma esegue il mandato di una persona che ritiene superiore. I grandi criminali dell’umanità, una volta accusati, si sono difesi dicendo che hanno eseguito gli ordini. 
Non c’è nulla di più criminale di eseguire gli ordini e non c’è nulla di più pericoloso di una persona obbediente perché non ragiona con la propria coscienza. 
Ma questo è il fascino della religione: ti toglie la libertà, ma ti dà la piena sicurezza.
Gesù dice “Attenti a questo lievito!”. 
Il potere, sia civile che religioso, domina ed è sempre perverso, qualunque sia la motivazione che si porta per ottenerlo o per esercitarlo.

- Padre Alberto Maggi - 



«Ci sono definizioni diverse per il processo con il quale un individuo si confonde nella massa o accetta di consegnarle parti di sé. E siccome noi siamo uomini di letteratura, ne sceglierò una conforme ai nostri interessi. 
Ho l'impressione che ci trasformiamo in massa nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri. 
Io mi trasformo in massa quando cesso di formulare con le mie parole compromessi e scelte morali che sono disposto a compiere.»

- David Grossman - 
da: Raccontare una storia per salvare gli uomini, traduzione di Alessandra Shomroni, la Repubblica, 5 settembre 2007


Karl Popper

Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l'abuso della libertà." 

- Karl Popper -
 filosofo austriaco morto il 17 settembre 1994




"Ma prima o poi ci sarà una nuova generazione di giovani che svegliandosi dal torpore, nel quale il potere li ha intrappolati, rovisteranno nelle soffitte impolverate dei loro genitori e troveranno uno zaino e un sacco a pelo e a questo punto andranno “lungo la strada” a riprendere il cammino interrotto."

- Jack Kerouac - 




Buona giornata a tutti. :-)