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sabato 6 dicembre 2025

Una leggenda

 Era un sabato mattina e tutti i colori uscirono per andare al mercato.
“Buongiorno, signor Blu” disse il Signor Arancione.
“Buongiorno a Lei signor Arancione, ha visto che bel cielo azzurro oggi?”.
“E' solo azzurro! Io sono più bello, perché sono arancione: il colore della vitalità, delle vitamine, delle carote e delle arance!”.
“Ma che vi viene in mente?”, interviene il signor Verde, “Io sono il colore più bello: sono il colore dei prati e delle foglie degli alberi!”.
“Vorreste che fosse vero! In realtà, sono io il colore più affascinante, perché sono il rosso, il colore della passione! Tutti i cuoricini che disegnano i bambini sono di questo colore, sono il colore dell'amore!”.
“Anch'io sono disegnato spesso dai bambini, cari Signori! Sono il Giallo colore del sole!”.
I colori si mettono a litigare: "Sono io il più bello...". "Non è vero, sono io". 
E il cielo comincia a diventare grigio. 
Le nuvole spuntano all'orizzonte e… Boom! 
I tuoni si fanno sentire e sono molto arrabbiati, perché i colori non dovrebbero litigare. Sono gli amici dei bambini, sempre presenti nei loro astucci e disponibili a farli divertire aiutandoli a inventare mille disegni! I colori impauriti dai tuoni e dai fulmini si abbracciano e nello stesso istante spunta il sole da dietro una nuvola. Ed ecco la magia: appare un meraviglioso arcobaleno in cui sono presenti tutti i colori.
I Signori Colori hanno capito che tutti sono belli e importanti e, infatti, l'arcobaleno non sarebbe così stupendo se fosse composto da un unico e solo colore: è bellissimo proprio perché lo compongono tutti insieme, in un affettuoso e suggestivo abbraccio.



"Il tempo che ti è assegnato è così breve che se perdi un secondo hai già perduto tutta la vita, perché non dura di più, dura solo quanto il tempo che perdi. 
Se dunque hai imboccato una via, prosegui per quella, in qualunque circostanza, non puoi che guadagnare, non corri alcun pericolo, alla fine forse precipiterai, ma se ti fossi voltato indietro fin dopo i primi passi e fossi sceso giù per la scala, saresti precipitato fin da principio, e non forse, ma certissimamente."

- Franz Kafka - 
da: "Patrocinatori" (Fürsprecher), racconto breve, 1922


Sono sempre felice sai perché? 
Perché io non aspetto niente da nessuno. L’attesa fa sempre male. 
I problemi non sono eterni e hanno sempre una soluzione. L'unica cosa che non ha soluzione è la morte. 
Non permettere a nessuno di offenderti, di umiliarti. Non devi assolutamente farti abbassare l'autostima. 
Le urla sono l'arma dei vigliacchi, di coloro che non hanno ragione. Troverai sempre persone che ti vogliono dare la colpa del loro fallimento ma ognuno avrà ciò che merita. Goditi la vita, perché è molto breve, amala pienamente, e sii sempre felice e sorridente, vivi la tua vita intensamente. 
E ricorda: prima di discutere, respira; prima di parlare, ascolta; prima di criticare, esaminati; prima di scrivere, pensa; prima di far male, senti; prima di arrenderti, prova; Prima di morire, vivi.

erroneamente attribuita dal web a  W.Shakespeare





Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 4 dicembre 2025

Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini? - Giovannino Guareschi

 "Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini?"
"Gesù - esclamò don Camillo rivolto al Cristo dell'altar maggiore  - come può essere accaduto quello che è accaduto? Come può quel bambino aver agito così, con la tremenda educazione che ha ricevuto? Chi può avergli insegnato la differenza che esiste tra il bene e il male, se egli ha vissuto sempre nel male? "
Il Cristo sorrise.
"Don Camillo, chi insegna il nuoto ai pesciolini? E' istinto. La coscienza non si insegna, la coscienza è istinto, don Camillo; la coscienza non è qualcosa che si dà a chi non la possiede. Tu non porti dall'esterno una lampada accesa in una stanza buia. Ma la lampada ardeva già nella stanza e la stanza era buia perchè la lampada era coperta da uno spesso velo e quando tu togli il velo la stanza si illumina. "
Don Camillo allargò le braccia. 
"Gesù, ma chi ha tolto il velo di sopra la lampada che ardeva nell'animo di quel fanciullo? "
Don Camillo, quando sopravviene il buio della morte, ognuno cerca istintivamente in sè un po' di luce. Non investigare sul come, ma appagati del quanto. Ringrazia Dio che quel fanciullino abbia trovato la luce che ardeva sotto il velo."

Da: " Don Camillo della Bassa" di  Giovanni Guareschi



"La mia strada io non l'ho persa! La mia strada è questa! Adesso il camion si è fermato ma, un giorno, si rimetterà in moto! Io resto qui, sul mio camion."
Il Crik tirò dentro definitivamente la testa e chiuse il finestrino. Allora don Camillo cavò di sotto il tabarro una sporta piena di roba da mangiare, la mise sul cofano del Leopardo e si allontanò. 
- Gesù- disse al Cristo don Camillo quando fu di ritorno - il Crik è pazzo.
- Non è mai pazzo chi ha fede nella Divina Provvidenza - rispose il Cristo. 
- Il Crik è un disgraziato che non crede nè in Dio nè nella Divina Provvidenza - obiettò don Camillo - Egli crede soltanto nel suo camion. 
Il Cristo sorrise. 
- E' già qualcosa don Camillo. Perchè quel camion è la sua vita, ed avendo fede in esso, il Crik ha fede nella vita e in Dio."

Da: " Don Camillo della Bassa" di  Giovanni Guareschi




«Come tutte le mattine andò a misurare la famosa crepa della torre e cinque minuti prima che cominciasse la messa si sentì sul sagrato risuonare il passo cadenzato di una formazione in marcia. 
Inquadrati perfettamente tutti i “rossi” non solo del paese ma delle frazioni vicine, tutti, persino Bilò il calzolaio che aveva una gamba di legno e Roldo dei Prati che aveva un febbre da cavallo, marciavano fieramente verso la chiesa con Peppone in testa che dava l’«un-due». 
Compostamente presero posto in chiesa, tutti in blocco granitico e tutti con una faccia feroce da «corazzata Potëmkin». 
Don Camillo, arrivato al discorsetto, illustrò con bel garbo la parabola del buon samaritano e terminò rivolgendo un breve fervorino ai fedeli: «Come sanno tutti, meno coloro che dovrebbero saperlo, un’incrinatura pericolosa sta minando la saldezza della torre. Mi rivolgo quindi a voi, miei cari fedeli, perché veniate in aiuto alla Casa di Dio. 
Dicendo “fedeli” io intendo rivolgermi agli onesti i quali vengono qui per appressarsi a Dio, non certo ai faziosi che vengono qui per far sfoggio della loro preparazione militare. 
A costoro ben poco può importare se la torre crolla». 
Finita la messa, don Camillo si insediò a un tavolino presso la porta della canonica e la gente sfilò davanti a lui, ma nessuno andò via e tutti, fatta l’offerta, ristettero sulla piazzetta per vedere come andava a finire. 
E andò a finire che arrivò Peppone seguito dal battaglione perfettamente inquadrato che fece un formidabile alt davanti al tavolino. Peppone si avanzò fiero. «Da questa torre, queste campane hanno salutato ieri l’alba della Liberazione e da questa torre queste stesse campane dovranno salutare domani l’alba radiosa della rivoluzione proletaria!» disse Peppone a don Camillo. 
E gli mise davanti tre grandi fazzoletti rossi pieni di soldi. 
Poi se ne andò a testa alta seguito dalla banda. E Roldo dei Prati crepava per la febbre e faceva fatica a rimanere in piedi ma anche lui aveva la testa alta e Bilò lo zoppo quando passo davanti al tavolino di don Camillo marciò fiero il passo con la zampa di legno. 
Quando don Camillo portò a far vedere al Cristo la cesta piena di soldi e disse che ce n’era d’avanzo per accomodare la torre, il Cristo sorrise sbalordito. «Avevi ragione tu, don Camillo».
«Si capisce» rispose don Camillo. «Perché voi conoscete l’umanità, ma io conosco gli italiani». 

- Giovannino Guareschi - 


«Don Camillo guardò in su verso il Cristo dell' altar maggiore e disse: “Gesù, al mondo ci sono troppe cose che non funzionano”.
“Non mi pare”, rispose il Cristo. “Al mondo ci sono soltanto gli uomini che non funzionano»

- Giovanni Guareschi - 




Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it





lunedì 1 dicembre 2025

Il Paradiso

Una storia ebraica narra di un uomo che è stufo della sua vita con la moglie e i figli.
La moglie lo domina e lo vessa, i figli lo disprezzano e gli ridono dietro.
Si sente una vittima e pensa che sia venuto per lui il momento di cercare la Gerusalemme celeste, il Paradiso.
Dopo molte ricerche, trova un vecchio saggio che gli spiega la strada in dettaglio: "Il Paradiso c'è, eccome, ed è nel tal posto. Bisogna fare parecchia strada, ma con un bel po' di fatica ci si arriva".
L'uomo si mette in cammino. Di giorno marcia, e la notte, stanchissimo, si ferma in una locanda per dormire.
Siccome è un uomo molto preciso decide, la sera, prima di coricarsi, di disporre le sue scarpe già orientate verso il Paradiso, per essere ben sicuro di non perdere la direzione giusta. Durante la notte, però, mentre lui dorme, un diavoletto dispettoso entra in azione e gli gira le scarpe nella direzione opposta.
La mattina dopo l'uomo si sveglia, guarda le sue scarpe, che gli paiono orientate in maniera diversa rispetto alla sera prima, ma non ci fa troppo caso e riprende il cammino, che ora è nella direzione contraria a quella del giorno precedente: verso il punto di partenza.
A mano a mano che procede, il paesaggio diventa sempre più familiare. 
A un certo punto arriva nel paese dove è sempre vissuto, che però crede sia il Paradiso: «Come assomiglia al mio paese il Paradiso». 
Siccome è il Paradiso, tuttavia, ci si trova bene e gli piace moltissimo.
Poi vede la sua vecchia casa, che però pensa sia il Paradiso: «Come assomiglia alla mia vecchia casa!». Ma siccome è il Paradiso, gli piace moltissimo.
Lo accolgono sua moglie e i suoi figli: «Come assomigliano a mia moglie e ai miei figli! 
Qui in Paradiso tutto assomiglia a quello che c'era prima».
Però, siccome è il Paradiso, tutto è bellissimo. 
La moglie è una persona deliziosa, i figli sono straordinari, tutti sono pieni di qualità e aspetti che nel vivere quotidiano egli non avrebbe mai sospettato possedessero. 
«È strano come qui in Paradiso tutto assomigli a ciò che c'era nella mia vita di prima in modo così preciso, ma come allo stesso tempo tutto sia completamente diverso!».

Ad ogni secondo, entriamo in Paradiso oppure ne usciamo.

La schiava Agar dipinta da Pieter Lastman

LA (CONTRO)TESTIMONIANZA IN CASO DI IMPROVVISO DISASTRO

«In caso di un improvviso disastro, qual è la prima cosa che la gente mette in salvo?».

In una bella tavolata di amici, che si erano ritrovati insieme in casa di uno di loro per le festività di fine anno con mogli e figli, durante l'aperitivo, questa domanda suscitò una vivace discussione. 

- «Il libretto degli assegni», disse uno. 
- «Gli oggetti preziosi» suggerì una donna.
- «I figli!», disse deciso un altro. E mise tutti d'accordo.

In caso di un improvviso cataclisma tutti avrebbero pensato per prima cosa ai figli. 

In quel momento saltò il coperchio della pentola a pressione in cucina e uno sbuffo di vapore entrò nella stanza. 

Nel giro di pochi secondi, tutti fuggirono fuori, rovesciando sedie e bicchieri. 

Ad eccezione dei bambini, che furono dimenticati in casa a giocare sul pavimento.

Ci nutriamo di parole e finiamo per credere alle nostre stesse chiacchiere.


Buona giornata a tutti :-)












mercoledì 26 novembre 2025

Chi è il più forte?

 Un giorno, la pietra disse: «Sono la più forte!». Udendo ciò, il ferro disse: «Sono più forte di te! Lo vuoi vedere?». Subito, i due lottarono fino a quando la pietra fu ridotta in polvere.
Il ferro disse a sua volta: «lo sono il più forte! Udendolo, il fuoco disse: «lo sono più forte te! Lo vuoi vedere?». Allora i due lottarono finché il ferro fu fuso.
Il fuoco disse a sua volta: «lo sì che sono forte!». Udendo ciò, l'acqua disse: «lo sono più forte di te! Se vuoi te lo dimostro». Allora, lottarono fin quando il fuoco fu spento.
L'acqua disse a sua volta: «Sono io la più forte!». Udendola il sole disse: «lo sono più forte ancora! Guarda!».   I due lottarono finché il sole fece evaporare l'acqua.
Il sole disse a sua volta: «Sono io il più forte!». Udendolo, la nube disse: «lo sono più forte ancora! Guarda!».    I due lottarono finché la nube nascose il sole.
La nube disse a sua volta: «Sono io la più forte!». Ma il vento disse: «lo sono più forte di te! Te lo dimostro». Allora i due lottarono fin quando il vento soffiò via la nube ed essa sparì.
Il vento disse a sua volta: «lo sì, che sono forte!». I monti dissero: «Noi siamo più forti di te! Guarda!». Subito i due lottarono fino a che il vento restò preso tra le catene dei monti.
I monti, a loro volta, dissero: «Siamo i più forti!». Ma sentendoli, l'uomo disse: «lo sono più forte di voi! E, se lo volete vedere ... ». L'uomo, dotato di grande intelligenza, perforò i monti, impedendo che bloccassero il vento. Dominando il potere dei monti, l'uomo proclamò: «lo sono la creatura più forte che esista!».
Ma poi venne la morte, e l'uomo che si credeva intelligente e tanto forte, con un ultimo respiro, morì.
La morte a sua volta disse: "Sono io la più forte! Perché prima o poi tutto muore e finisce nel nulla”.
La morte già festeggiava quando, inatteso, venne un uomo e, dopo soli tre giorni dalla morte, risuscitò, vincendo la morte.

Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori è diventata testata d'angolo… 


La madre dei peccati era l'orgoglio. L'orgoglio era la faccia femminile di Satana nella razza umana, il silenzioso uovo del peccato, sempre fertile.

- Stephen King - 


Dei Sette peggiore Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia,  Dei Sette Vizi Capitali l’Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola Gola riguardano il rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo.

 L'Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con sè stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale.
 L'Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all'estremo. 

- Philip K. Dick - 


Voglio divenire amore...
Ti affido il mio passato,
il mio presente e il mio avvenire,
i miei peccati e i miei desideri,
il mio destino
e quello di coloro che amo.
È in Te che vivo, spero,
prego senza stancarmi,
in unione con la Trinità.
Come Te voglio divenire amore,
portare la tua presenza in ogni luogo
per costruire un mondo sempre più bello
in cui gli uomini si amino,
vivano felici e nella pace,
un mondo come Gesù lo vuole.


- Card. Francois Xavier Van Thuan - 




La via del bene ha un nome: si chiama Amore; in esso si può trovare la chiave di ogni speranza perché l'amore vero ha la radice in Dio stesso.

- San Giovanni Paolo II, papa - 




Segreto della santità e della felicità:
"Lasciatevi condurre dallo Spirito" Gal 5,16

“Vi voglio rivelare un segreto di santità e di felicità: se tutti i giorni, per cinque minuti, saprete far tacere la vostra immaginazione, chiudere i vostri occhi alle cose terrene e le vostre orecchie a tutti i rumori del mondo per entrare in voi stessi, e là, nel santuario della vostra anima battezzata, che è tempio dello Spirito Santo, parlare a questo divino Spirito, dicendogli:

O Spirito Santo, anima della mia anima, io ti adoro. Illuminami, guidami, fortificami, consolami, dimmi ciò che devo fare, dammi i tuoi ordini; io ti prometto che mi sottometterò a tutto ciò che desideri per me e accetterò tutto ciò che vorrai inviarmi, fammi solo conoscere la tua volontà.

Se voi farete così, la vostra vita scorrerà via felice, serena e consolata, anche tra un milione di pene, perché la grazia sarà proporzionale alla prova, donandovi la forza di portarla, così arriverete alle porte del Paradiso carichi di meriti. Questa sottomissione allo Spirito Santo è il segreto della santità".

- Cardinal Mercier - 


Preghiera alla Madonna del Conforto

Dolce Madre di Cristo e della Chiesa,
fonte di ogni nostro conforto,
Tu che donasti al mondo il Salvatore
nella povertà di Betlemme;
gli fosti accanto nella trepidazione della fuga in Egitto,
nel nascondimento di Nazareth,
nel faticoso cammino verso Gerusalemme;
sempre vicina al tuo Unigenito
fino alla Sua gloriosa Passione,
e alla Chiesa nascente in attesa dello Spirito,
ottieni a tutti noi la fedeltà alla Parola di Dio.
Madre dell’Amore,
facci praticare la carità operosa,
che ancora meraviglia il mondo
e ci manifesta come Chiesa del Signore.
Sii di sollievo ai malati,
di aiuto ai più poveri movendo tutti a praticare la giustizia,
di sostegno a chi si impegna per il bene comune.
Madre santa, onnipotente per Grazia,
fai che il popolo di Dio
sia sempre più radicato nella fede
che i Santi irradiarono tra le genti.
Madre del Redentore,
ottienici che la vita cristiana delle famiglie
sia efficace nell’educazione dei figli
e risani la società con testimonianze credibili.
Santa Maria, fai che sacerdoti e laici risplendano di santità,
con rinnovato fervore diano al mondo ragione della speranza che è in loro.
Infondi la Sapienza nel cuore dei giovani.
Rendi tutti noi sempre più vicini al tuo divin Figlio,
perché, come a Cana di Galilea,
tutti i cristiani siano pronti a fare quanto egli ci chiede:
spendere la vita per il Vangelo e il Regno di Dio.
Amen.

Preghiera recitata da Papa Benedetto XVI
di fronte alla prodigiosa immagine di Maria
venerata nella Cattedrale d’Arezzo



Buona giornata a tutti. :-)



sabato 8 novembre 2025

Il fuoco e la pentola

 Alla pentola il fuoco disse:
“Sei buona a nulla!
Se io non ti scaldassi
tu dormiresti in culla…”
La pentola rispose:
“Discutere non voglio
con te, perché ti infiammi 
subito con orgoglio!”.


Ciascuno senza aggressione  compia la sua missione.



Un professore, un intellettuale, la cui istruzione era maggiore dell'intelligenza, si prendeva gioco del ragazzo cristiano dicendogli: «Ma non vi è differenza alcuna fra la Madonna e mia madre!». «Questo lo dice lei – rispose il ragazzo – basta vedere il sacco di differenza che c'è tra i figli». 

- Fulton John Sheen - 


La ragione per cui non siamo felici come i santi è perché non vogliamo essere santi.

- Fulton John Sheen - 




Signore Gesù, tu conosci i miei problemi, li pongo tutti nel tuo cuore di buon Pastore. Ti prego, in virtù di quella grande piaga aperta nel tuo cuore, di guarire le piccole ferite che sono nel mio.
Guarisci le ferite dei miei ricordi, affinché nulla di quanto mi è accaduto mi faccia rimanere nel dolore, nell'angustia, nella preoccupazione.



Buona giornata a tutti. :-)



sabato 25 ottobre 2025

L'albero dai frutti d'oro

Un imbroglione matricolato, che non distingueva il mio dal tuo, e si impossessava, allegramente, dell'uno e dell'altro, fu, infine, catturato, e condannato a morte!
In cambio della vita, offrì ai Giudici un segreto sbalorditivo: il metodo per piantare alberi, che producevano frutti d'oro!
La notizia giunse all'orecchio del Sovrano, il quale pensò, che valesse la pena, di fare un tentativo.
L'uomo spiegò, tranquillamente, che era pronto a dimostrare la sua straordinaria capacità, e chiese soltanto un pizzico di polvere d'oro, e una pala! Il Sovrano accettò e disse:
«Ma, se non è vero, finirai nelle mani del boia!»
Il mattino seguente, il Re, e tutta la sua corte, si ritrovarono nel giardino reale. L'uomo si inchinò profondamente, davanti a tutti i dignitari, vestiti in gran pompa, e disse:
« Potentissimo Sire: vedrai, che è molto semplice! Io scaverò una piccola buca, nella terra , vi metterò un pizzico d'oro e, per tre giorni, verserò un secchio d'acqua , il terzo giorno, l'albero spunterà, e porterà tre frutti d'oro, che, a loro volta, potranno essere seminati e diventare altri alberi, carichi di frutti d'oro massiccio!».
Si spanzietì il Re che urlò :
« Allora! Smettila di "cianciare", e semina l'oro, se, fra tre giorni, non vedo i frutti d'oro, finirai sul patibolo! »
Piagnucolò il furbacchione dicendo :
«O sommo Signore! Non posso, farlo io! Il segreto funziona solo, a una condizione: la mano, che semina l'oro, deve essere totalmente innocente, e non aver mai commesso nulla di ingiusto, in caso contrario, il prodigio non avviene! Per questo, come puoi ben capire, non posso utilizzare il segreto, per me. Ma, tu sei nobile, e clemente, Signore: e, quindi, puoi! »
Il Re afferrò la vanga, ma gli venne in mente quello che aveva commesso, durante l'ultima guerra e disse :
«Le mie mani grondano di inutili crudeltà, verso i nemici! Renderei vana, la magia, è meglio, che ci provi qualcun altro!».
Il Sovrano fece un cenno, al Ministro del Tesoro. Ma, invece di avvicinarsi, il Ministro si ritrasse dicendo :
«O magnifico Sovrano, ti ho sempre servito fedelmente, ma, una volta, mi è occorso un incidente increscioso, nella camera del Tesoro: un pezzo d'oro è rimasto attaccato, alla suola delle mie scarpe, e così...».
Brontolò il Re dicendo :
«Va bene!  Il mio incorruttibile Giudice supremo, impugnerà la pala!».
Il Giudice rifiutò, con un inchino:
«Volentieri, lo farei, ma, in questo momento, inizia un importante processo, che non posso, assolutamente, perdere... Scusatemi!».
Il Re si voltò, e vide che, piano piano, Ministri, gentiluomini, consiglieri, e cortigiani, se l'erano squagliata, alla "chetichella", e si mise a ridere:
« Me l'hai fatta, furbone matricolato! Così, so, che nessuno è innocente... Neppure io! Ho capito, la lezione: prendi i tuoi soldi, vattene, e non farti mai più vedere!».

Gesù disse : Chi, di voi, è senza peccato, scagli la prima pietra… Ma quelli, udito ciò, se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani, fino agli ultimi! "Per questo, oggi, nel mondo, non esistono alberi, che danno frutti d'oro...".



«Il nipote di Rabbi Baruch, il ragazzo Jehiel, giocava un giorno a nascondino con un altro ragazzo. 
Egli si nascose ben bene, ma il compagno non si vedeva. 
Uscì allora dal nascondiglio, si accorse che quello non l’aveva mai cercato e pianse. 
Corse nella stanza del nonno e si lamentò del cattivo compagno di gioco. Rabbi Baruch, con gli occhi pieni di lacrime, gli disse: “Così dice anche Dio: io mi nascondo, ma nessuno mi vuole cercare”.




Ricomincio da me

“In questo momento di crisi invece di aspettare che la Chiesa cambi, che il mondo cambi, che tutto cambi, bisogna iniziare da noi, ripartire da cose minime, dalla libertà interiore, dal perdono, perché solo il perdono riapre il futuro ed è la forza della nostra debolezza.”

- don Luigi Verdi - 



La felicità 

Molti purtroppo credono che la felicità consista nell’avere, nel ricevere e sono sempre amareggiati. Sono sempre amareggiati perché considerano ogni persona come un attentato alla propria sicurezza, al proprio benessere. 
Non hanno capito che più si dà e più si è felici. 
Se la mia felicità dipende da quello che voi fate per me, io sarò sempre infelice perché voi non potete entrare nella mia testa e sapere che io oggi mi attendo una telefonata, una visita, un regalo, allora io sarò sempre amareggiato. 
No, la mia felicità non consiste in quello che gli altri possono fare per me, ma in quello che io posso fare per gli altri.

- Padre Alberto Maggi - 





Buona giornata a tutti. :-)


domenica 19 ottobre 2025

Il vestito nuovo del re - Hans Christian Andersen

 C’era una volta un re molto vanitoso, il quale non pensava ad altro che ad indossare gli abiti dei migliori sarti del suo reame. 
Un giorno gli si presentarono due imbroglioni che gli dissero: «Noi siamo capaci di confezionarti un vestito così bello che mai nessuno ne ha portato l’eguale. Però, se la persona che vi posa lo sguardo è stolta, o non è degna del posto che occupa, non riuscirà a vederlo. Solo chi è intelligente e saggio lo potrà vedere». 
Il re aderì entusiasta e ordinò subito il vestito nuovo, alloggiò i sarti nella sua reggia, diede loro tutto il necessario, e rimase in attesa. 
Dopo alcuni giorni mandò il suo primo ministro a controllare se il vestito fosse pronto. 
I sedicenti sarti risposero di sì e mostrarono all’inviato del re un angolo con alcune stampelle, ma del vestito nessuna traccia. Sapendo il ministro che l’indumento sarebbe rimasto invisibile agli inetti e agli stolti, fece finta di vederlo e ne lodò a lungo l’originalità, i drappeggi, i colori. Poi andò a riferire tutto al re, descrivendo e magnificando oltre ogni dire il nuovo abito. 
Il sovrano, al colmo dell’eccitazione, ordinò che gli fosse portato. Arrivarono i sarti con sagome e stampelle, sulle quali ovviamente non c’era nulla. 
Ma anche il re, per non fare brutta figura, osservò che il vestito era meraviglioso, anzi, lo avrebbe indossato subito e sarebbe uscito per la città in parata. Si fece togliere ciò che indossava e si lasciò “rivestire” dai finti sarti; poi, con tanto di dignitari, cortigiani, fanfara, scorta e musicanti, uscì per la città. 
Intanto la notizia si era diffusa in un battibaleno e le vie, i balconi, le piazze erano gremite da non dirsi. E tutti, dignitari e popolo, non facevano che osannare il vestito nuovo del re. 
Ma all’improvviso un bambino tra la folla si mise a gridare: «Guardate, guardate, il re va in giro per la strada nudo!». Allora tutti si guardarono in faccia, cominciarono a bisbigliare e poi a ridere a crepapelle. E il sovrano, rosso di vergogna, si ritirò di corsa nella reggia. 
C’era voluta la trasparenza di un bambino per smascherare un’intera parata di ipocrisia. 

Da una novella di Hans Christian Andersen



Il lupo non viene da noi con la sua faccia rossa e le sue corna. Lui viene da noi travestito da tutto quello che abbiamo sempre desiderato.




Per San Gregorio Magno l’invidia non solo sconfessa il comandamento della carità ma è un vizio capitale molto prolifico: da essa scaturiscono mormorazione, detrazione, distruzione dell’altro, risentimento, gioia per la sua rovina, odio sino all’omicidio».




Gesù e la libertà 

….. Opposto alla figura di Gesù il Vangelo presenta l'uomo che non volendo raggiungere la sua pienezza umana mediante la pratica di un amore fedele, tenta di farlo mediante la pratica religiosa* elevata da mezzo a fine e che diventa un alibi, un surrogato ed un ostacolo alla sua pienezza divino/umana.
[* Con Religione intendiamo quell'insieme di atteggiamenti, desideri, aspirazioni dell'uomo rivolti verso la divinità per ottenerne la benevolenza]
Gesù non si stanca di mettere in guardia da atteggiamenti "religiosi" (Mt 23). Questi danno all'uomo l'illusione di aver già raggiunto la sua pienezza ma ne paralizzano di fatto il processo crescitivo.
Al contrario dei maestri spirituali della sua epoca, Gesù lascia piena libertà ai suoi nella vita spirituale.
Mai impone ai suoi delle preghiere o dei comportamenti particolari che distinguano il gruppo.
Il "distintivo" della comunità di Gesù non consisterà né in abiti né in oggetti particolari da indossare e né da proibizioni o regole igienico-alimentari.
L'unico distintivo dal quale si riconosce che un individuo appartiene al gruppo di Gesù è un amore che assomigli sempre più a quello di Dio: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
Gesù ponendo - come unico distintivo della sua comunità - la pratica visibile di questo amore, esclude ogni altro criterio. L'identità della sua comunità non verterà in osservanze, leggi o culti.
Ciò che distingue è in realtà quel che avvicina agli altri. Infatti mentre ogni distintivo (sia esso abito, segno di riconoscimento, culto, ecc.) "distingue" cioè separa, l'amore, che è un linguaggio universale, unisce.(..)


-  Padre Alberto Maggi -




Buona giornata a tutti. :-)