sabato 31 dicembre 2022

Meditazione di fine anno - don Tonino Bello

Eccoci, Signore, alla fine di questo lungo anno davanti a te.
Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.
Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei.
È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell'abbandono fiducioso in te.
Forse mai, come in questo crepuscolo dell'anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: "Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla".
Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto.
Grazie, perché obbligandoci a prendere atto dei nostri bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei Tu che costruisci la casa, invano vi faticano i costruttori.
E che, se Tu non custodisci la città, invano veglia il custode.
E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore, come ci succede ormai spesso, non è un investimento redditizio se ci manchi Tu.
Il Salmo 127, avvertendoci che, il pane, Tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione.
Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale.
Grazie, Signore, perché, se ci fai sperimentare la povertà della mietitura e ci fai vivere con dolore il tempo delle vacche magre, tu dimostri di volerci veramente bene, poiché ci distogli dalle nostre presunzioni corrose dal tarlo dell'efficientismo, raffreni i nostri desideri di onnipotenza, e non ci esponi al ridicolo di fronte alla storia: anzi, di fronte alla cronaca.
Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell'anno, esigono il nostro rendimento di grazie.
Grazie, perché ci conservi nel tuo amore.
Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco per i nostri peccati.
Perché continui ad aver fiducia in noi, pur vedendo che tantissime altre persone ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni.
Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi.
Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri, anche quando la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa sprofondare nella vergogna.
Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le parole giuste, anche quando il nostro cuore è lontano da te.
Perché adoperi infinite tenerezze, preservandoci da impietosi rossori, e non facendoci mancare il rispetto dei fedeli, la comprensione dei collaboratori, la fiducia dei poveri.
Grazie, perché continui a custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci, come fa la madre con i figli più discoli.
Perché sei un amico veramente unico, e ti sei lasciato così sedurre dall'amore che ci porti, che non ti regge l'animo di smascherarci dinanzi alla gente, e non fai venir meno agli occhi degli uomini i motivi per i quali, nonostante tutto, continuiamo a essere reverendi.
Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi.
Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini.
Perché, al tuo sguardo, non c'è bancarotta che tenga.
Perché, a dispetto delle letture deficitarie delle nostre contabilità, non ci fai disperare. Anzi, ci metti nell'anima un così vivo desiderio di ricupero, che già vediamo il nuovo anno come spazio della Speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti.
Spogliaci, Signore, d'ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza.
Donaci un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita.
Aiutaci a spendere per te Tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime. Amen

- don Tonino Bello - 



«Al termine di un altro anno, la Chiesa, “casa” nella quale il Verbo fatto uomo si compiace di abitare, famiglia di Dio che cammina nel timore del Signore verso il compimento del tempo, desidera riconoscere di essere stata “benedetta” da Dio, con ogni benedizione spirituale in Cristo Gesù (cf. Ef 1,2). 

Contemporaneamente, essa sente il bisogno di benedire e ringraziare colui dal quale proviene ogni dono perfetto e in cui non c’è variazione né ombra di cambiamento (cf. Gc 1,16). 

Carissimi fratelli e sorelle, siamo qui, stasera, proprio per rispondere a questo intimo bisogno dell’animo: per cantare il nostro “Te Deum” e celebrare l’Eucaristia, che è appunto rendimento di grazie, per gli innumerevoli benefici a noi concessi dalla bontà divina anche nell’anno appena trascorso.»

- san Giovanni Paolo II, papa -
omelia per la Messa di fine anno e “Te Deum” di ringraziamento al Signore - 31 dicembre 1989


...Un altro anno si avvia a conclusione mentre ne attendiamo uno nuovo: con la trepidazione, i desideri e le attese di sempre. Se si pensa all'esperienza della vita, si rimane stupiti di quanto in fondo essa sia breve e fugace...
Come è suggestivo, in questo tramonto di un anno, riascoltare l'annuncio gioioso che l'apostolo Paolo rivolgeva ai cristiani della Galazia: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessero l'adozione a figli". (Gal 4,4-5). 
Queste parole raggiungono il cuore della storia di tutti e la illuminano, anzi la salvano, perché dal giorno del Natale del Signore è venuta a noi la pienezza del tempo. 
Non c'è, dunque, più spazio per l'angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna; c'è adesso lo spazio per una illimitata fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati, per il quale viviamo e al quale la nostra vita è orientata in attesa del suo definitivo ritorno. 
Da quando il Salvatore è disceso dal cielo, l'uomo non è più schiavo di un tempo che passa senza un perché, o che è segnato dalla fatica, dalla tristezza, dal dolore. 
L'uomo è figlio di un Dio che è entrato nel tempo per riscattare il tempo dal non senso o dalla negatività e che ha riscattato l'umanità intera, donandole come nuova prospettiva di vita l'amore, che è eterno...

-Papa Benedetto XVI - 
dalla "Omelia per i Vespri e Te Deum" - 31 dicembre 2011 -



Preghiera per l'ultimo giorno dell'anno 

O Dio onnipotente, Signore del tempo e dell'eternità, 
io ti ringrazio perchè lungo tutto il corso di quest'anno
mi hai accompagnato con la tua grazia
e mi hai ricolmato dei tuoi doni e del tuo amore.
Voglio esprimerti la mia adorazione,
la mia lode e il mio ringraziamento.
Ti chiedo umilmente perdono, o Signore,
dei peccati commessi, di tante debolezze e di tante miserie.
Accogli il mio desiderio di amarti di più
e di compiere fedelmente la tua volontà
per tutto il tempo di vita che ancora mi concederai.
Ti offro tutte le mie sofferenze e le buone opere che,
con la tua grazia, ho compiuto.
Fa che siano utili, o Signore, per la salvezza
mia e di tutti i miei cari. Amen.




- Dedicato a tutti quelli che vogliono guardarsi dentro per tornare a guardare fuori. L'ultimo giorno del 2022 -

Non è stato facile sorridere mentre tutto crollava, non è stato facile ricominciare mentre tutto finiva, non è stato facile sperare mentre le persone più care ci lasciavano, non è stato facile continuare ad amare mentre vedevamo attorno a noi così tanto odio. 
Eppure è stato possibile. 
In mezzo al fango, in mezzo alle tragedie di tutti i giorni, in mezzo alla grigia noia, tutto questo è stato possibile. 
Magari ci è costato qualche lacrima non vista da nessuno, qualche silenzio pieno di sofferenza, qualche finta allegria che potesse far capire al mondo che "andava tutto bene". 
Eppure è successo ed è per questo, non per le foto di facebook o per gli auguri in bacheca, che possiamo dire che il nostro è stato un anno meraviglioso. 
Pieno di quella vita che non è applauso e successo, ma respiro e dedizione.

Buon anno!  Sono le 5 del mattino, prima dello scoccare della mezzanotte entriamo in una chiesa e preghiamo per la pace e secondo le intenzioni del Santo Padre. 


Pace! Buon 2022
- Stefania - 

mercoledì 28 dicembre 2022

Festa dei santi Innocenti

Oggi è la festa dei santi Innocenti, martirizzati a Betlemme per ordine di Erode. Sia nell'avorio di Salerno, sia nel mosaico della Basilica di san Marco a Venezia, dove Elisabetta è in fuga tra i monti col piccolo Giovanni Battista in braccio. Quando il soldato sta per raggiungerli, la roccia miracolosamente si apre, li accoglie e subito si richiude alle spalle dei fuggitivi, salvandoli.


Ecco una donna alza le braccia, evocando "Rachele che piange i suoi figli". Il gesto prefigura quello di una delle pie donne nella Deposizione di Cristo nel sepolcro, come nell' espressionistico bassorilievo scolpito da Donatello per l'altar maggiore del Santo a Padova.

Dai santi Innocenti a Cristo Agnello innocente: un dolore immedicabile per natura, per grazia salvato dalla prospettiva della resurrezione.

“Quando qualcuno si rivolge a me e mi fa domande difficili – ‘ma Padre, perché soffrono i bambini?’ – davvero io non so cosa rispondere”. papa Francesco, poi cita proprio il testo di Geremia in cui si descrive Rachele che piange i suoi figli, brano poi ripreso da Matteo e applicato alla strage degli innocenti. Francesco ha ricordato che tale testo “ci mette di fronte alla tragedia dell’uccisione di esseri umani indifesi, all’orrore del potere che disprezza e sopprime la vita. I bambini di Betlemme morirono a causa di Gesù. E Lui, Agnello innocente, sarebbe poi morto, a sua volta, per tutti”. “Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini, lo ha condiviso e ha accolto la morte”, ha proseguito il Papa: “La sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto”. “Non dimenticate questo”.

E di fronte alla mia domanda sul dolore innocente, il Pontefice risponde: “Guarda il Crocifisso, Dio ci ha dato suo Figlio e Lui ha sofferto, e forse lì troverai la risposta. Ma risposte di qua non ci sono. Soltanto guardare l’amore di Dio che dà suo Figlio che offre la sua vita per noi, può indicare qualche strada di consolazione. Per questo si dice che Dio è entrato nel dolore degli uomini ...  E sulla croce sarà Lui, il Figlio morente, a donare una nuova fecondità a sua madre, affidandole il discepolo Giovanni e rendendola madre del popolo dei credenti. La morte è vinta, e giunge così a compimento la profezia di Geremia. Anche le lacrime di Maria, come quelle di Rachele, hanno generato speranza e nuova vita”.

- papa Francesco - 
4 gennaio 2017 

Ecco: c'è la possibilità di un punto di luce a cui guardare perché il dramma non precipiti in tragedia, ma diventi travaglio del parto.

Preghiera ai Santi Innocenti Martiri

O santi Innocenti,
primizie della Cattolica Chiesa,
che continuamente lodate,
e contemplate il Divino Immacolato Agnello,
e sempre cantate nuovi cantici dinanzi al trono dell'Altissimo,
ottenetemi vi prego una vita innocente,
una contrizione perfetta,
e un dolore immenso dei miei peccati,
e una retta e pura intenzione
in tutti i miei pensieri, parole ed opere,
acciò mi conservi nella grazia di Dio,
e sia poi vostro compagno in quella gloria immortale,
che vi siete acquistata con lo spargimento
del vostro sangue innocente.
Così sia.

Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 26 dicembre 2022

San Charbel

Morì la vigilia di Natale del 1898, mentre celebrava la messa. Nevicava e tutte le strade per l'eremo erano innevate e nessuno del monastero poteva informare gli abitanti del villaggio della morte dell'eremita.
Eppure è successa una cosa strana. Quello stesso giorno ogni abitante del villaggio sperimentò l'intima credenza che padre Charbel era stato chiamato in cielo.
I giovani si avviarono con le pale a sgombrare la neve, per l'eremo e raggiungere la salma al monastero di Annaya
“Abbiamo perso una stella splendente che proteggeva il nostro Ordine, la Chiesa e tutto il Libano con la sua santità” scrive il Priore.
“Preghiamo perché Dio renda Charbel nostro patrono, che veglierà su di noi e ci farà da guida nelle tenebre della nostra vita terrena”.
Il giorno di Natale, padre Charbel è stato sepolto in una fossa comune del monastero.
La notte seguente una misteriosa luce brillante divenne visibile in tutta la valle.
Ha continuato a brillare per quarantacinque notti.
La tomba è stata aperta alla presenza di un medico e di altri testimoni ufficiali. Seppur coperto di fango umido, il corpo riesumato era perfettamente conservato.
La salma è stata quindi sottoposta a esami medici, che hanno confermato che era esente da segni di decomposizione;
Inoltre, emana un meraviglioso aroma e un fluido di origine sconosciuta (una miscela di plasma e sangue).
Fino ad oggi, il fluido ha continuato a fuoriuscire dal corpo del Santo come segno del potere guaritore di Cristo.
Il corpo di padre Charbel fu lavato, vestito con abiti freschi, deposto in una bara aperta e riposto in una stanza del monastero chiusa al pubblico.
A causa del fluido che fuoriusciva costantemente dal corpo, i monaci dovessero cambiare le vesti del Santo ogni due settimane.
Fu solo il 24 maggio 1927 che i resti mortali dell'eremita furono deposti in una bara di metallo e trasferiti in una tomba di marmo nella chiesa del monastero.
Nel 1950 un misterioso fluido profusione a fuoriuscire a dalla tomba. Il Patriarca maronita fece aprire la tomba e riesumare la salma. Ciò è stato eseguito alla presenza di una commissione medica, rappresentanti della chiesa e funzionari della città.
Il Santo si presenta in uno stato di perfetta conservazione. In effetti, il fluido che filtrava costantemente dal suo corpo aveva corroso la bara di metallo e si era fatto strada attraverso il marmo della tomba.
Anche in questo caso il corpo di San Charbel fu lavato, vestito con abiti nuovi e mostrato al pubblico.
Quell'anno ad Annaya si notò un numero record di guarigioni e conversioni miracolose.
Il monastero divenne il punto focale dei pellegrinaggi, non dei cristiani, ma anche dei solo musulmani e di altre fedi.
Il 7 agosto 1952 la tomba era stata aperta alla presenza del Superiore Generale.
Una grande aspettativa. La bara era visibile poiché poggiava su due pietre.
Fu portato nella stanza e aperto sotto molti occhi, credenti e non credenti.
Questo Monaco dormiva, vestito con i suoi paramenti.
I paramenti sono stati tolti poiché erano saturati e il materassino sotto il suo corpo era marcito e vedi tutta la sostanza profusa.

- Salvatore Di Senso - 


Prega con il cuore

O grande taumaturgo San Charbel
che hai trascorso la vita in solitudine
in un eremo umile e nascosto
rinunciando al mondo e ai suoi vani piaceri
e ora regni nella gloria dei Santi,
nello splendore della Santissima Trinità
intercedi per noi.

Illuminaci mente e cuore
aumenta la nostra fede
e fortifica la nostra volontà.
Accresci il nostro amore verso Dio e verso il prossimo.
Aiutaci a fare il bene e ad evitare il male.
Difendici dai nemici visibili e invisibili
E soccorrici per tutta la nostra vita.

Tu che compi prodigi per chi ti invoca
e ottieni la guarigione di innumerevoli mali
e la soluzione di problemi senza umana speranza
guardaci con pietà e, se è conforme al divino volere
e al nostro maggior bene, ottienici da Dio la grazia che imploriamo ...
ma soprattutto aiutaci ad imitare la tua vita santa e virtuosa.
Amen. Pater, Ave, Gloria


Buona giornata a tutti ;.)

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domenica 25 dicembre 2022

Poesia di Natale - Gilbert Keith Chesterton

Laggiù  una madre senza posa camminava,
fuori da una locanda ancora a vagare;
nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
tutti gli uomini sono a casa.
Quella stalla malconcia a due passi,
fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
e si sentono forestieri sotto il sole,
come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
alla fine di ogni giornata.
Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
in cui cominciò la storia di Natale.
Un bambino in una misera stalla,
con le bestie a scaldarlo ruminando;
solo là, dove Lui fu senza un tetto,
tu ed io siamo a casa.
Abbiamo mani all’opera e teste capaci,
ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
sotto la volta del cielo.
Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
e anche le cose ovvie sono strane,
basta la terra e basta l’aria
per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
che volarono attorno a quella stella incredibile.
Di notte presso una capanna all’aperto
giungeranno infine tutti gli uomini,
in un luogo che è più antico dell’Eden
e  che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
fino al  luogo dove Dio fu senza un tetto
e dove tutti gli uomini sono a casa.

- Gilbert Keith Chesterton - 


«Un astro brillò nel cielo sopra tutti gli astri, la sua luce era indicibile, e la sua novità stupì. La altre stelle con il sole e a luna fecero un coro all'astro ed esso più di tutti illuminò. Ci fu stupore. Donde quella novità strana per loro? Apparso Dio in forma umana per una novità di vita eterna si sciolse ogni magia, si ruppe ogni legame di malvagità. Scomparve l'ignoranza, l'antico impero cadde. Aveva inizio ciò che era stato deciso da Dio. Di qui fu sconvolta ogni cosa per preparare l'abolizione della morte». 

- Sant' Ignazio di Antiochia -
Lettera agli Efesini, XIX

Un giorno santo è spuntato per noi:
venite, popoli, adorate il Signore,
oggi una grande luce è discesa sulla terra.


C'è il Natale delle luci, della festa, dello stare insieme e poi c'è l'altro Natale, il Natale della solitudine, della povertà, delle lacrime nascoste e spesso interrotte. 
È a questo secondo Natale che volgo lo sguardo e l'attenzione. 
Vorrei ascoltare ogni pianto, sedare ogni rabbia, venerare ogni lacrima. Insomma, per questo Natale, mi piacerebbe tanto restituire dignità, amore e forza a chi magari ha tante cose, ma sente di perdere quella più importante: se stesso. 
Buon Natale a tutti. 
La vita, credetemi, è davvero meravigliosa...



L'augurio è per un sereno Natale a voi tutti amici ed amiche 
che da tanti anni seguite le mie letture e le mie.... fantasie.

Il Signore che tutto vede e tutto ama vi benedica e vi custodisca. 

- Stefania -

sabato 24 dicembre 2022

da: "La nascita di Gesù" - card. Angelo Comastri

Prefazione

Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno. 
In ogni Natale tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa... e ti lasciamo nell'angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da più di duemila anni, a ogni Natale, noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua nascita è anche la nostra nascita: la nascita della speranza, la nascita della vita, la nascita dell'amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però — quanto mi dispiace doverlo riconoscere! — il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto da non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Ma la gente sa che la Luce sei tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale?
Tante domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie rassomigliano veramente a Betlemme?
Si vede la stella cometa nei nostri occhi pieni di bontà?
Dalle case e dai luoghi di divertimento in questi giorni escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta?
Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! 
Il piacere è il solletico della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell'anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell'amore puro.
Sarà questa la nostra gioia? Sarà questo il nostro Natale?
Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c'è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica: tu sei nato povero, tu hai scelto l'umiltà di una grotta e le braccia di Maria («la poverella», amava chiamarla Francesco d'Assisi, un grande esperto del Natale vero!). Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l' esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a te, o Gesù! Questo sarebbe il vero regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora con tutto il cuore: buon compleanno, Gesù! Ma ho paura che la tua festa non sia la nostra festa. 

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo
Estratto dal Primo Capitolo, Perchè il 25 Dicembre?



Natale, più che un giorno, è una luce che illumina tutti i giorni. 
Sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre: la data esatta della sua nascita non ci è stata tramandata dagli evangelisti. Essi non ebbero la preoccupazione di fissare la notizia di tanti particolari storici, ma di annunciare il fatto e di viverlo e di farlo vivere.
Perché allora è stato scelto il 25 dicembre per ricordare la nascita di Gesù?
Anticamente, nel mese di dicembre, i popoli pagani celebravano la festa del Sole nascente. Infatti, verso la fine di questo mese, le giornate cominciano ad allungarsi e la luce lentamente vince le tenebre.
Gli antichi cristiani dissero: «Noi non celebreremo la festa del dio Sole. Per noi il sole è Cristo e la sua nascita è l'inizio del vero trionfo della luce sulle tenebre».
Così, con una decisione coraggiosa e significativa, il 25 dicembre divenne per i cristiani la festa della nascita di Gesù, la festa della luce che vince le tenebre.
Del resto Zaccaria, parlando della imminente venuta del Messia, aveva detto: «Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).
Ognuno di noi possa oggi sentire la verità delle parole di Paul Claudel: «Io so che non la mia notte, ma il giorno è vero».
Sì, il giorno è cominciato e c'è luce per chiunque voglia vederla.

- Don Severino Gallo - 
dall' Omelia di Natale, 25 dicembre 2014 




Il racconto di Luca
Quale luce Gesù ha portato dentro il nostro buio?
Racconta san Luca:

«Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme a Maria... Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto» (Lc 2,4-6).

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo




Dio, quasi con pudore, ha svelato lentamente il Suo Volto, affinché non restassimo accecati dalla luce della divinità.  

- Cardinale Angelo Comastri -
da: “L'attesa del Messia”, ed. San Paolo




Il mistero di Dio è un infinito non possedersi: il Padre si dona al Figlio e il Figlio si dona al Padre nell'abbraccio eterno dello Spirito, che è la Persona-Dono. In Dio esiste una sola azione: l'azione del donare!
Ma chi dona non possiede: proprio perché dona!
E chi non possiede è povero: infatti chi dona tutto, non ha nulla!
Allora Dio che è Dono infinito di sé è anche infinitamente povero. 

- Cardinale Angelo Comastri - 
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo

Adorazione dei pastori, Rubens, 
Pinacoteca Civica di Fermo

Il nostro credere e il nostro amare sono sempre in cammino ... sono un vero e proprio Avvento ...

...Finché viviamo in questo mondo, il nostro credere e il nostro amare sono in cammino, e sempre incombe la minaccia che possano inaridirsi. Ciò è un vero e proprio avvento. Nessuno può dire di sé: io sono definitivamente salvo. 
Nel tempo della vita terrena la salvezza non si dà come una grandezza passata, già definitiva e compiuta, né come un presente stabile e definitivo, bensì solo nella forma della speranza. 
La luce di Dio risplende in questo mondo non altrimenti che nei segnali di speranza che la sua bontà ha disposto lungo la nostra via. 
Quanto spesso ci rattrista il fatto che noi vorremmo di più, che desidereremmo una presenza piena, completa e indefettibile. Ma in fondo dobbiamo pur ammettere: potrebbe esserci una modalità più umana di redenzione di quella che dice a noi - a noi, che siamo in cammino lungo il divenire del tempo, del mondo e persino di noi stessi - che possiamo sperare? Potrebbe darsi una luce migliore per noi viandanti, di quella che ci dà la libertà di procedere senza timore, perché sappiamo che alla fine della strada c'è la luce dell'amore eterno?...

- Cardinale Joseph Ratzinger  -
Da:  "Vom Sinn des Christseins" - (Il senso dell'esistenza cristiana), ed. Paoline



Carissimi amici ed amiche, siamo nella notte di preziosa dell'anno. Cena in famiglia e poi Santa Messa. Tanti tanti auguri per un serena Vigilia di Natale. Stefania


venerdì 23 dicembre 2022

papa Benedetto XVI e il Natale

 Maria pose il suo bimbo neonato in una mangiatoia (cfr. Lc 2,7)

Da ciò si è dedotto con ragione che Gesù è nato in una stalla, in un ambiente poco accogliente - si sarebbe tentati di dire: indegno - che comunque offriva la necessaria riservatezza per l’evento santo....... Maria avvolse il bimbo in fasce...
Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio.
La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente.
Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito. 
Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. 
Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato in modo più attento, contiene invece una profonda verità. 
La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana.
È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini. La mangiatoia rimanda - come si è detto - ad animali, per i quali essa è il luogo del nutrimento. Nel Vangelo non si parla qui di animali. 
Ma la meditazione guidata dalla fede, leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, ha ben presto colmato questa lacuna, rinviando ad Isaia 1,3: «Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende».

Joseph Ratzinger  - papa Benedetto  XVI
da: "L'infanzia di Gesù", 2012



Nella notte della nascita del Salvatore gli angeli hanno annunciato ai pastori la nascita di Cristo con le parole: "Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus". 
La tradizione è da sempre convinta che gli angeli non abbiano semplicemente parlato come fanno gli uomini, ma che abbiano cantato e che fosse un canto di una bellezza celeste, il quale rivelava la bellezza del Cielo. 
La tradizione è anche convinta che i cori delle voci bianche possano farci sentire una risonanza del canto angelico. 
Ed è vero che nel canto della Cappella Sistina, nelle grandi liturgie, noi possiamo sentire la presenza della liturgia celeste, un po' della bellezza nella quale il Signore ci vuole comunicare la sua gioia.
In realtà, la lode di Dio esige il canto. 
Perciò in tutto l'Antico Testamento - con Mosè e con Davide - fino al Nuovo Testamento - nell'Apocalisse - sentiamo di nuovo i canti della liturgia celeste, la quale offre un insegnamento per la nostra liturgia nella Chiesa di Dio. 
Per questo, il vostro contributo è essenziale per la liturgia: non è un ornamento marginale, ma la liturgia come tale esige questa bellezza, esige il canto per lodare Dio e per dare gioia ai partecipanti.

- papa Benedetto XVI -



...Il Bambino che vediamo nella grotta è Dio stesso che si è fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci ama: Dio è diventato uno di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il male, per liberarci dal peccato, per darci speranza, per dirci che non siamo mai soli. Noi possiamo sempre rivolgerci a Lui, senza paura, chiamandolo Padre, sicuri che in ogni momento, in ogni situazione della vita, anche nelle più difficili, Egli non ci dimentica. Dobbiamo dirci più spesso: Sì, Dio si prende cura proprio di me, mi vuole bene, Gesù è nato anche per me; devo avere sempre fiducia in Lui..

- papa Benedetto XVI - 
dal "Discorso del 26 dicembre 2010" -



“A Maria, Arca della Nuova ed Eterna Alleanza, 
affidiamo il nostro cuore,
 
perché lo renda degno di accogliere
 
la visita di Dio nel mistero del suo Natale”.

- papa Benedetto XVI - 
23 dicembre 2012, IV Domenica di Avvento



Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore .

- papa Benedetto XVI -



"L’incarnazione del Figlio di Dio è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il “sì” del nostro cuore." 

- Papa Benedetto XVI - 
Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2010



Il cuore di Dio ,
nella notte di Santa ,
si è chinato giù fin nella stalla :
l'umiltà di Dio e' il cielo .
E se andiamo incontro a questa umiltà ,
allora tocchiamo il cielo .
Allora diventa nuova anche la terra .

- Papa Benedetto XVI - 



Buona giornata a tutti. :-)