Nel dicembre 1990, undici anni prima degli attentati
alle Torri Gemelle che hanno riportato in primo piano lo «scontro di civiltà» e
i problemi dell’integrazione, l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini tenne
il suo discorso alla città dedicandolo proprio all’islam. E le sue parole
rimangono ancora attuali, anche se possono apparire distanti da certi cliché
cuciti addosso al cardinale.
«Vorrei richiamare qui, un punto che mi è sembrato
finora poco atteso e cioè la necessità di insistere su un processo di
“integrazione”, che è ben diverso da una semplice accoglienza e da una qualche
sistemazione. Integrazione comporta l’educazione dei nuovi venuti a inserirsi
armonicamente nel tessuto della nazione ospitante, ad accertarne le leggi e gli
usi fondamentali, a non esigere dal punto di vista legislativo trattamenti
privilegiati che tenderebbero di fatto a ghettizzarli e a farne potenziali
focolai di tensioni e violenze.
Finora l’emergenza - continuava l’arcivescovo
di Milano - ha un po’ chiuso gli occhi su questo grave problema».
«È necessario in particolare far comprendere a quei nuovi immigrati che provenissero da Paesi dove le norme civili sono regolate dalla sola religione e dove religione e Stato formano un’unità indissolubile, che nei nostri Paesi i rapporti tra lo Stato e le organizzazioni religiose sono profondamente diversi. Se le minoranze religiose hanno tra noi quelle libertà e diritti che spettano a tutti i cittadini, senza eccezione, non ci si può invece appellare, ad esempio, ai principi della legge islamica (shari’ah) per esigere spazi o prerogative giuridiche specifiche».
«Occorre perciò elaborare un cammino verso l’integrazione multirazziale,che tenga conto di una reale integrabilità di diversi gruppi etnici. Perché si abbia una società integrata è necessario assicurare l’accettazione e la possibilità di assimilazione di almeno un nucleo minimo di valori che costituiscono la base di una cultura, come ad esempio i principi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e il principio giuridico dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge».
tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano
Per quanto riguarda invece l’annuncio della fede cristiana, Martini aveva
affrontato questo tema proponendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, che
nella sua Regola, al capitolo XVI Di coloro che vanno tra i saraceni, scriveva:
«I frati che vanno tra i saraceni col permesso del loro ministro e servo
possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è
che non facciano liti e dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per
amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro è che, quando vedranno
che piace al Signore, annunzino la parola di Dio... e tutti i frati, ovunque
sono, si ricordino che hanno consegnato e abbandonato il loro corpo al Signore
nostro Gesù Cristo e che per suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili
che invisibili».
tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano
L’arcivescovo di Milano proseguiva quindi indicando alcune posizione «errate» delle comunità cristiane e in particolare dei preti di fronte al fenomeno.
Tra queste, Martini citava «lo zelo disinformato» di chi fa «di ogni erba un fascio»: «Si propugna l’uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle nella loro specificità, si offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza aver prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso. Al riguardo saranno necessarie norme precise e rigorose, anche per evitare di essere fraintesi».
«La posizione corretta - spiegava il cardinale - è lo sforzo serio di conoscenza, la ricerca di strumenti e l’interrogazione di persone competenti. Penso, in particolare, ai casi molto difficili e spesso fallimentari dei matrimoni misti...».
tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano
«Nessuna contesa dunque, nessun uso della forza, esposizione sincera e a tempo opportuno di ciò che credono».
«Può la Chiesa cattolica rinunciare a proporre il Vangelo a chi ancora non lo possiede? Certamente no, come ai musulmani non viene chiesto di rinunciare al desiderio di allargare la ‘umma, la comunità dei credenti».
tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano
Buona giornata a tutti. :-)
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