Visualizzazione post con etichetta fiducia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fiducia. Mostra tutti i post

giovedì 14 novembre 2024

Le beatitudini - Primo Mazzolari

 ...oggi leggo le beatitudini... leggo, non predico. 
Le beatitudini non si predicano: non sono per gli altri. 
Nessuno può darle a parole. 
Se le predico, tutti notano che io ne sono fuori. 
Cristo no, lui solo parla dal di dentro di ogni beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente... 
Che non si possano predicare l'ho capito bene in un lontano Ognissanti, quando mi fu imposto dietro minaccia: Tu prete oggi non predicherai... E quel giorno il prete ha letto soltanto: ma nel leggere egli piangeva e gli altri piangevano. 
Le parole che hanno la virtù di far piangere, o di gioia o di vergogna, non si predicano...

- don Primo Mazzolari -



"Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è appunto la mancanza dell'uomo; non dell'uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell'uomo reale, col suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali [...]"





Beatitudini per il nostro tempo

Beati quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.
Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna:
eviteranno tanti fastidi.
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:
impareranno molte cose nuove.
Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.
Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione 
le piccole cose e serenamente quelle importanti:
andrete lontano nella vita.
Beati voi se saprete apprezzare un sorriso 
e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.
Beati voi se saprete interpretare con benevolenza 
gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze:
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore.
Beati quelli che pensano prima di agire e pregano 
prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.
Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore 
in tutti coloro che incontrate:
avete trovato la vera luce e la vera pace.


Buona giornata a tutti. :-)



domenica 10 novembre 2024

Un Tempo per te - don Franco Locci

  Non ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!
Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.
Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.
Non aveva tempo di cantare una canzone.
Non aveva tempo di raddrizzare un torto.
Non aveva tempo di amare e di donare.
Non aveva tempo di vivere per davvero.
D'ora in poi avrà tempo a non finire.
Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! 
Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? 
Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento:
"Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio", così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. 
E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. 
Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. 
Chiudi per un momento i giornali. 
Sfuggi alla stretta della società dei consumi. 
Costruisciti il silenzio. 
Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. 
Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. 
Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. 
Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. 
Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

- don Franco Locci - 




Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. 
E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

- James Hillman -  nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su La Stampa il 29 Ottobre 2011


Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chi vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno." (Gv 6,40)
La volontà di Dio, come appare nel vangelo è una e positiva: che l’uomo si realizzi pienamente sviluppando al massimo la sua umanità per avere la condizione divina che consente di superare la soglia della morte.
Giovanni omette l’articolo a vita eterna. 

Quel che Gesù assicura non è LA vita eterna, ovvero una vita che inizia dopo questa esistenza, ma è questa stessa vita che è eterna.

- Padre Alberto Maggi - 



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? 
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? 
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. 

Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” 

(Confessioni 9, 11,27)


Buona giornata a tutti. :-)


domenica 27 ottobre 2024

Il lupo alla porta della ferita - Jean Vanier

 Il nostro cuore e il nostro spirito fan così presto a credere di avere ragione! 
E’ così difficile accettare di avere torto e non solo, ma che siano anche persone che amiamo e altre che non amiamo. 
Veniamo all’Arca per amare e scopriamo di odiare quella persona; non la vogliamo, non vogliamo vederla, non riusciamo a guardarla negli occhi.
E’ così che nascono dentro di noi e all’interno della nostra comunità ogni sorta di sentimenti che spesso ci si rifiuta di riconoscere: la collera, l’odio, l’angoscia, il rifiuto dell’altro. 
E’ la scoperta del lupo che c’è in ognuno di noi. Nel più intimo di noi stessi abbiamo una parte molto vulnerabile, quella legata all’amore e alla tenerezza, una parte che viene facilmente ferita.
Il grande tesoro del bambino è la fiducia. 
Ma se il bambino viene ferito nella fiducia e nell’amore, è obbligato a proteggersi per non soffrire troppo. 
Per questo, fin dalla nostra prima infanzia, abbiamo creato dei meccanismi di difesa nei confronti della vita relazionale.
La relazione la si desidera e nello stesso tempo la si teme. 
Se ti avvicini troppo a me rischi di violare la mia intimità, diventi un pericolo per me. 
Se ti allontani troppo da me, se non mi saluti più quando mi incontri per la strada, mi fai star male. 
L’amore è nello stesso tempo ciò che più cerco e ciò che più temo. Viviamo tutti questo mistero del cuore umano che ha sete e che ha paura. Così abbiamo costruito ogni sorta di protezione attorno al nostro cuore. 
Abbiamo messo il lupo, la nostra aggressività, alla porta della nostra ferita e della nostra vulnerabilità.
Ma il lupo può rivoltarsi contro di noi e allora cadiamo nella depressione. Ci colpevolizziamo perché ci sentiamo dei buoni a nulla; nessuno può amarci e nello stesso tempo ci sentiamo incapaci di amare. Allora tutte le forze di aggressione si ritorcono contro di noi […]
Siamo stati tutti feriti; ecco perché abbiamo creato questo mondo d’indipendenza, di successo individuale nel quale ci si chiude agli altri. Ma è in questa ferita profonda che Dio si manifesta, perché se la comunità è un luogo di sofferenza è anche un luogo di crescita e di guarigione.
Conoscere se stesso, come dice Socrate, conoscere il modo con il quale si agisce e si reagisce, significa diventare saggi ed avere la possibilità di crescere. 
A scuola e all’Università si imparano molte cose, ma è in famiglia e in comunità che si impara a sconoscersi e ad amare. 
La comunità è il luogo dei passaggi verso l’amore. 
E questi passaggi non sono facili: il passaggio dall’egoismo e dal litigio all’amore e all’unità, il passaggio dalla paura alla fiducia, il passaggio dalla vanagloria alla gloria di Dio.

Jean Vanier -
tratto da: "Lettera della tenerezza di Dio", EDB ; pp. 10-11




Il povero ci disturba perché ci chiede qualcosa che non vorremmo.
Vivere un’alleanza con il povero significa mettersi in comunione con lui e diventare vulnerabili, significa perdere la propria libertà per acquistare una nuova libertà, quella dell’Amore.
Il povero è pericoloso perché chiama al cambiamento, ad una trasformazione, ad una conversione radicale.

(Estratto da “Lettera della tenerezza di Dio - Jean Vanier)




«In passato ho viaggiato moltissimo, ma da quattro anni ho deciso di fermarmi nella mia comunità, anche perché mi accorgo che sto diventando più fragile. 
Ultimamente vivo con un ragazzo psicotico grave: rido molto insieme con lui ed ho scoperto che essere fragili è super! 
Auguro a tutti di invecchiare: ognuno di noi nasce fragile, un piccolo bambino, e anche Gesù lo è stato. 
Siamo nati per vivere e anche per morire: non possiamo avere paura della morte, milioni di persone l’hanno già fatto prima di noi, non è un problema! La mia vocazione è sempre stata quella di essere felice, camminando insieme con i poveri e i deboli di tutto il mondo».

Jean Vanier -
da un'intervista del 31 gennaio 2013    




Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 9 ottobre 2024

L'abitudine - Omar Falworth

                                                  Abituati a “sentire” chi ti parla
non ad ascoltare le sue parole.
Abituati a “guardare” chi ti sta di fronte
non a vedere il suo volto ed i suoi vestiti.
Abituati a camminare con gli altri
non a passeggiare insieme ai loro corpi.
Abituati a capire gli altri
non a capire se ti sono utili.
Abituati ad “entrare” in te stesso,
e riuscirai ad “entrare” negli altri.
Ma soprattutto...
abituati a stare bene con te stesso.
Se riuscirai a stare bene con te stesso
starai bene con tutto il mondo.

- Omar Falworth - 

Da: “Pensieri Azzurri per vivere meglio”  di Omar Falworth -  Ed. Splendida Mente


Le stranezze degli uomini 

Come sono strani gli uomini!
Cercano in tutti i modi di pestare i piedi agli altri,
e non s’accorgono che contemporaneamente
stanno pestando anche i propri.

- Omar Falworth -


Il cambiamento 

Chi afferma di essere
troppo vecchio per cambiare vita...
... lo è sempre stato.

- Omar Falworth -


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 7 ottobre 2024

Felice è chi sa amare - Hermann Hesse

 Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita. 
Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. 
Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. 
Il denaro non era niente, il potere non era niente. 
Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. 
La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. 
Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento. 
La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla. C’erano moltissimi sentimenti, all’apparenza, ma in fondo erano una cosa sola. Si può dare al sentimento il nome di volontà, o qualsiasi altro. 
Io lo chiamo amore. 
La felicità è amore, nient’altro. 
Felice è chi sa amare. 
Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. 
L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.

- Hermann Hesse - 
da: "Sull'Amore" , Ed. Oscar Mondadori


Io ti chiesi perché i tuoi occhi si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.

- Hermann Hesse - 



La saggezza non è comunicabile. 
La scienza si può comunicare, ma la saggezza no. 
Si può trovarla, viverla, si possono fare miracoli con essa, ma spiegarla e insegnarla non si può.

- Hermann Hesse - 




Vorrei vedere tutto, toccare tutto, odorare e assaporare tutto ciò che questo rigoglio estivo offre, vorrei conservare tutto questo e tenermelo per l’inverno, per i giorni e gli anni futuri, per la vecchiaia.

- Hermann Hesse -





















E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che nel momento in cui tu mi chiami seriamente e senta il bisogno di me, mi trovi sordo al tuo appello.
Mai.

- Hermann Hesse  -

Buona giornata a tutti. :-)

sabato 7 settembre 2024

I due semi

 Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale. 
Il primo seme disse: "Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me... 
Voglio dispiegare le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l'arrivo della primavera... 
Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!". E crebbe.
L'altro seme disse: "Che razza di destino, il mio! Ho paura. Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio. 
Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei delicati germogli... 
E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele? 
E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra. No, è meglio che aspetti finché ci sarà sicurezza". 
E aspettò.
Una gallina che raschiava il terreno d'inizio primavera in cerca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.

È la normalità accettare il rischio di vivere…




Non esiste la fine di qualcosa, esiste un cambiamento, una trasformazione. 
La fine di qualcosa altro non è che l'inizio di un altra.

- Daniele Gazzarin - 


La felicità non sta forse nel sapersi stupire? 
Mancando questo non restano che le piattitudini della vita. 

- M. Duvernois - 




Buona giornata a tutti. :-)


martedì 3 settembre 2024

Accettarsi - Anna Magnani

 Ce metti una vita intera per piacerti, e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci. Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua.
Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta e a chi no, mejo così. Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra, perché so belli, perché so i tuoi. Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti? Nessuno.
Quante volte me sò guardata allo specchio e me so vista brutta, terrificante. Co sto nasone, co sti zigomi e tutto il resto. E quando la gente me diceva pe strada “Bella Annì! Anvedi quanto sei bona!” io nun capivo e tra me e me pensavo “Ma bella de che?”
Eppure, dopo tanti anni li ho capiti.
C’ho messo na vita intera per piacermi.
E adesso, quando me sento dì “Bella Annì, quanto sei bona!”, ce rido sopra come na matta e lo dico forte, senza vergognarmi, ad alta voce “Anvedi a sto cecato!”.


- Anna Magnani - 


Stamattina ho avuto un’illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore più grave è stato di non capire che – il tempo passava –
Il tempo passava e io ero fissa nell’atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m’incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. M’immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent’anni, invece di curare il mio fisico, di far ginnastica, di frequentare un istituto di bellezza. 
Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: -più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata–. (…) 
Sì, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. (…) 
In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. 
La noia non perdona. E nemmeno avrei dovuto ostinarmi nel nostro patto di fedeltà. Se gli avessi reso la sua libertà - e magari approfittato della mia –

- Simone de Beauvoir - 
Una donna spezzata



Una donna deve fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere giudicata brava la metà. 
Per fortuna non è difficile...

- Charlotte Whitton -




Donne di tutte le terre

Donna della mia infanzia
china su me come la faccia del mondo
nuvola della terra
vagante sopra i miei occhi;
nuvola dai capelli neri, dagli occhi viola;
donna della mia fanciullezza
che mettevi il pane dolce
tra le mie mani fredde
e mi dicevi: cresci, cresci presto;
donna che mi davi l’ansia
di arrivare in fretta,
prima del tempo,
alla meta;
donna che mettevi la mano protettrice e dolce
sulla rivolta dei miei capelli al vento,
dopo le corse;
donna che mi guidasti sulla soglia,
all’alba, nel mio primo viaggio
nel mondo;
donna che mi indicavi
le spalle dure dei minatori,
dei contadini rotti sulla terra
e mi dicevi: cresci e fai giustizia di questo;
donna che venivi fra le mura della prigione
a vendicarmi figlio tuo e del mondo
e rinsaldavi col tuo cuore
il mio per la lotta di domani,
donna che fra mura e grate di ferro
mi dicesti: sei cresciuto; ora sei del mondo;
donna che incontrai sulla via del mio cammino;
donna che mi aspettavi senza conoscermi;
donna che sapevo di dovere incontrare;
donna che sentì forte il mio petto
ed amò la mia forza;
donna che sentì cedere il mio cuore
e gli diede la sua forza;
donna che baciò le mie ferite
e prese con le sue mani il mio sangue;
donna con cui feci la strada più triste;
donna con cui percorsi la strada più bella;
donna che sei mia madre;
donna che sei la maternità del mondo
donna che sei mia moglie;
donna che sei la moglie di ogni uomo del mondo;
donna che sei la madre del mio bambino
donna che sei la madre
di tutti i bimbi del mondo,
donna che stringi nel pugno
un fiore o un martello
o un’arma di libertà;
donna di tutte le terre
donna di tutte le età del tempo
donna di tutte le età della vita
col cuore, col sangue
di ogni uomo del mondo
ti amo.

- Salvatore Di Benedetto - 
Tratta dalla raccolta “Le parole nemiche”


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

sabato 24 agosto 2024

Tipo Sette: L'Epicureo - Helen Palmer

 I Sette, che esteriormente non manifestano apprensione, seguono la strategia di affascinare e disarmare con la gradevolezza.
Sono stati bambini che hanno frammentato la paura rifugiandosi nelle possibilità illimitate dell’immaginazione. La paranoia non si manifesta finché la mente viene incanalata in immaginazioni di successi futuri.
La figura archetipica è Peter Pan, l’eterno bambino o Narciso, l’adolescente che si innamora della propria immagine riflessa in uno stagno. Tutti abbiamo bisogno di un po’ di sano narcisismo: i problemi nascono quando diventiamo così convinti dell’eccezionalità del nostro valore da non ascoltare i consigli della realtà oggettiva.
I Sette hanno gusti raffinati e vogliono assaporare il meglio dalla vita: chiedono di vivere ad alto livello.
La visione del mondo dei Sette ha avuto notevole diffusione nella controcultura degli anni ’60 e il loro ideale si è manifestato nella forma più pura dei figli dei fiori: legati ad un ideale che non riuscivano a realizzare, passarono da un individualismo radicale a un ripiegamento narcisistico su se stessi. Il mondo interiore delle droghe sostituì la richiesta di cambiamento esteriore.
I Sette sono legati alla credenza che la vita sia illimitata.
Le loro preoccupazioni sono: mantenere alti livelli di eccitazione, bisogno di mantenere aperte molte possibilità. 

Davanti al disconoscimento dei loro meriti, cercheranno conforto in se stessi e razionalizzeranno il rifiuto escludendo che la colpa sia loro.
I Sette conservano ricordi piacevoli dell’infanzia, non nutrono amarezze anche se hanno vissuto situazioni oggettivamente dolorose. L’Epicureo che cerca il piacere per evitare il dolore, ricorda sempre il lato migliore.
Sono i soggetti meno tendenti alla depressione perché mescolano il lavoro con il gioco dell’immaginazione. Non c’è mai motivo di essere depressi o ansiosi: tutto ciò che occorre è gettarsi in un flusso di cose stimolanti.
Sono ghiotti di esperienze e preferiscono pochi assaggi di quanto c’è piuttosto che impegnarsi in profondità in una cosa sola.
I Sette vogliono affascinare le persone verso cui provano interesse, ma sono spesso annoiati dalla ripetitività.
Preferiscono l’egualitarismo all’autorità, senza nessuno al di sopra o al di sotto.
Il Sette evoluto sarà eccellente a mantenere alto l’umore del gruppo grazie al modo di fare gradevole e al fatto che, sapendo un po’ di tutto, può fingere di saperne di più degli altri. La sua abilità viene a galla soprattutto nelle fasi di programmazione e nell’ottimismo di fronte agli ostacoli.
I Sette si sentono liberi e responsabili solo verso se stessi.
Impegnarsi in un’unica relazione, per quanto stimolante, porta un senso di sazietà e di noia e inoltre costituisce un impedimento ad altre possibili storie d’amore. Che il compagno non sappia distogliere l’attenzione da un punto doloroso, sembra una grave limitazione all’ottimismo del Sette. Il Sette immaturo cercherà la fuga da un compagno depresso o emotivamente bisognoso.
Fattori di crescita: imparare a rimanere su un punto doloroso riconoscendone la realtà, capire che rimanere sulla superficie impedisce di vivere profondamente l’esperienza e il piacere, riconoscere la presunzione di ritenersi dotati di qualità eccezionali.

Sintesi del libro "L'enneagramma la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere" di Helen Palmer, Edizioni Astrolabio



Alla fin fine, non sono le conquiste per cui i nostri amici ci ricordano, o le approvazioni ottenute, che rendono la nostra vita degna di essere vissuta. 
Ciò che apprezzeremo è la qualità della nostra esistenza mentre siamo sulla Terra. 
Non aspettare di ammalarti o di morire per scoprire che avresti preferito giocare di più mentre avevi vita e salute. 
Prenditi adesso il tempo per fare ciò che ami davvero e avrai più tempo per farlo.

- Alan Cohen - dal libro: Tutto il bello che c’è



Nel lavoro di risveglio una delle conquiste più importanti è l’acquisire la capacità di vedere che ciò che accade all’esterno riflette la tua interiorità.
Nel momento in cui riesci a creare interiormente sentimenti superiori e a sostenerli con Presenza e determinazione, allora la tua realtà esterna si adatta alla tua nuova, efficace, felice visione interna.

- (dal web) -


Buona giornata a tutti. :-)