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giovedì 2 luglio 2015

Essendo un amante della libertà... - Albert Einstein

Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità.
Ma le università vennero zittite.
Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà.
Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »

(Albert Einstein)
Fonte: dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine,
23 dicembre 1940, pag. 40



"Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie.
E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi."

- Albert Einstein - 


La strage di Rignano sull'Arno

Nella foto la famiglia di Robert Einstein cugino di Albert Einstein, premio Nobel per la Fisica nel 1921. Albert si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa. Quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton.
Nello stesso anno i nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna da parte di professori tedeschi (premi Oscar) che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana".

Il 3 agosto 1944, nel corso della II^ guerra mondiale, a Rignano sull’Arno, Firenze, Italy, avvenne la strage della famiglia Einstein, nota anche come strage di Rignano e strage del Focardo. Dopo un sommario e violento interrogatorio furono fucilate tre donne: Cesarina (detta Nina) Mazzetti, Luce ed Annamaria (detta Cicì) Einstein, rispettivamente moglie e figlie di Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert Einstein.
La casa fu data a fuoco, mentre Lorenza, Paola e l'altra cugina, Anna Maria Bellavite furono rinchiuse in una stanza buia e risparmiate dalla furia omicida. Dal suo rifugio nei boschi della vallata, Robert vide le fiamme e, scoprendo la strage della sua famiglia tentò vanamente il suicidio.
La mattina del 4 agosto 1944, tra le fiamme di Villa Il Focardo, un foglio attaccato a un albero: “Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei.” In realtà Cesarina Mazzetti, figlia di un pastore protestante, non era ebrea e così le due figlie. L'unica loro colpa era di portare il nome degli Einstein.
Robert Einstein si tolse la vita il 13 luglio 1945 in occasione di quello che avrebbe dovuto essere il giorno del suo 32º anniversario di matrimonio con Nina. Fu sepolto accanto alla sua famiglia nel cimitero della Badiuzza.

Albert Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli Stati Uniti fino alla morte.


Buona giornata a tutti. :-)







sabato 30 maggio 2015

La vittoria sul peccato e sulla morte - Dietrich Bonhoeffer

Durante la nostra vita non parliamo volentieri di vittoria: per noi è una parola troppo grande. Nel corso degli anni abbiamo subito troppe sconfitte. Troppi momenti di debolezza e colpe troppo gravi ce l’hanno preclusa. Tuttavia lo spirito che è dentro di noi vi anela, desidera il successo finale contro il male, contro il timore della morte. Nemmeno la parola di Dio ci promette che vinceremo il peccato e la morte, ma afferma con tutta la sua forza che qualcuno ha ottenuto questo risultato. Se lo considereremo nostro Signore, Egli vincerà anche noi. Non siamo noi a trionfare, ma Gesù. 
Noi oggi annunciamo e crediamo queste cose in contrasto con tutto quello che vediamo intorno, contro le tombe del nostro amore, contro la natura morente, contro tutto il dolore che la guerra ci sta portando.
Constatiamo che la morte si afferma, ma crediamo che il Messia l’abbia superata e lo testimoniamo. «La morte è stata inghiottita nella vittoria» (1Cor 15, 54). 
Egli è il vincitore. Resurrezione dei morti e vita eterna. 
La Sacra Scrittura riporta una sorta di canzone satirica dal tono trionfalistico: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? 
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15, 55). 
Si vantano la morte e il peccato, incutendo timore all’uomo, come se fossero loro i signori del mondo, ma è solo apparenza. 
È da tempo che hanno perduto il loro potere: è il Salvatore che glielo ha sottratto. Da allora nessun essere umano che rimanga accanto a Lui deve temere questi oscuri padroni. Il pungiglione con cui la morte ci colpisce non ha più nessun potere. Ma allora, ci chiediamo, perché nella nostra vita non sembra che sia davvero così, perché vediamo così pochi segni di questa vittoria? Perché il peccato e la morte incombono su di noi? 
È la stessa domanda che Dio ci pone: io ho fatto tutto questo per voi e voi vivete come se non fosse accaduto! Vi sottomettete alla paura, come se poteste ancora farlo! Perché la vittoria non è visibile nella vostra esistenza? 
Perché non volete credere che Cristo è il vero e unico vincitore. 
La mancanza di fede è causa della vostra sconfitta.

- Dietrich Bonhoeffer -
da: "La fragilità del male", ed.Piemme
26 novembre 1939




La fede non è un’assicurazione kasko. Anzi, ciò che hanno sempre vissuto i cristiani – e ne sono testimoni recenti i fratelli cristiani dell’Egitto, dell’Etiopia, dell’Iraq, della Nigeria – è già stato predetto da Gesù: «Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio». 
Eppure, in questa apparente fatalità, lo Spirito del Signore opera: l’assurda persecuzione diventa una significativa testimonianza, e l’odio subito diventa un martirio d’amore. 
Facile? Per niente! 
Proprio per questo Gesù ci dona il suo Spirito. 
Solo perché lo Spirito rende testimonianza di Gesù, noi possiamo essere suoi testimoni. Vieni Spirito Santo!

- Robert Cheaib -


Una foto unica scattata da Mehmet Gokygit in Turchia. Senza parole!



Preghiera del prigioniero 
Schaechen: 1944

Dio di speranza
nelle ore lente della loro attesa
veglia su loro inermi
dà loro la forza della Fede
per sopportare le umiliazioni
dà loro le armi della Fede
per vincere lo sconforto.

Dio d'amore
nei giorni grigi e del silenzio
della lontananza e delle voci care
veglia su loro
perchè la sofferenza
si elevi in preghiera
perchè la nostalgia
si tramuti in speranza.

Dio di carità
nella notte oscura
della loro prigionia
proteggi le loro famiglie
fa che nella Tua voce divina
esse sentano l'invocazione
della loro preghiera
ed il richiamo del loro amore.

Dio di salvezza
perchè hai dato agli uomini
con la Tua morte la vita eterna
fa rivivere nella Tua luce
i compagni loro
scesi nella fredda fossa
di terra straniera
e privi dell'ultimo bacio
dei loro Cari.

Dio di bontà
per l'esempio della Tua sacra Umanità
rendi loro ogni compagno fratello
e dà ad ognuno il conforto
d'un Cuore amico
per la sottomissione alla Tua volontà
sostieni in tutti
la purezza della coscienza
e la serena forza dello Spirito
e dà alle loro anime la salvezza.

Dio di misericordia
per le ferite della Tua fronte
coronate di spina
libera loro dalla cintura di ferro
che li rinserra
per il peso della Tua Croce
e per il Tuo martirio
fa che il loro sacrificio
abbia la grazia del Tuo premio.

Dio di resurrezione
per l'intercessione
del Santo dei santi
fa che in un'alba vicina
le Campane d'Italia
cantino a distesa la Tua Gloria nella Pace
fa che la Patria nostra
dalle rovine risorga
e dalle sofferenze patite
nasca la sua Redenzione.

Dio di giustizia
per il dolore che li percuote
accendi in noi
la fiamma della Speranza
per la tristezza che li assale
accresci in loro
la luce della Fede
e dà un nome di certezza
al nostro domani
nell'attesa fa che essi ascoltino
la Tua voce e saranno già
sulla via del ritorno

e così sia.





Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 22 maggio 2015

Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente .... - Susanna Casciani -

Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo.
Quando mi sei arrivato davanti con quei tuoi modi semplici, con quei tuoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo.
Quando mi hai chiesto come mi chiamavo, quando mi hai fatto ridere, quando mi hai fatto arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni.
Tu mi avevi già scelta, mentre io avevo scelto la solitudine.
Io non volevo baci, non volevo cene fuori, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che tu mi togliessi la nutella ai lati della bocca, non volevo che tu mi prendessi in giro per la mia voce al telefono.
Non volevo affezionarmi, e ti rifuggevo come se fossi stato il Diavolo, o la Morte, o la mia paura più grande.
Non volevo passare del tempo con te, non volevo vederti mangiare, vederti correre, vederti dormire, vederti arrabbiato, triste, confuso, o peggio, felice, o peggio, eccitato, o peggio, dolce.
Non ero pronta. Non di nuovo. Non ancora.
Ma tu insistevi.
Io scappavo e tu mi rincorrevi.
Io ti dicevo cento no, e tu facevi di tutto per strapparmi un solo sì.
“Io sono diverso” dicevi, e lo dicevi con quell'aria sincera, così sincera che a volte ti credevo quasi.
Facevi tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c'eri.
Stavi con me.
Stavi con me a tempo perso, e io ti dicevo che dovevo andare e tu mi volevi accompagnare.
Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscita a mandarti via.
All'inizio era semplice.
“Ma guarda questo, ma chi si crede di essere?”
Poi, lentamente, come i mali peggiori, sei andato ad adagiarti sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirti di no era più doloroso di farti restare.
Come ogni sciocca che si rispetti, ci sono ricascata.
Io.
Io che non ti avevo chiesto niente.
Tu che mi davi così tanto.
Avevi ragione, avevi ragione ad insistere.
Insieme eravamo perfetti, davvero. Un amore di quelli che spezza il fiato, che toglie la fame, che trasforma i volti di chi lo vive, uno di quegli amori che forse si incontra una volta, se si è fortunati.
Non volevo affezionarmi e mi sono innamorata.
E tu?
Tu che mi volevi così tanto, ma così tanto, un giorno, dopo aver avuto più di tanto, dopo aver avuto tutto, mi hai detto che non lo sapevi se era ancora il caso, che forse era meglio stare un po’ da soli, che ti sentivi strano, diverso, distante.
Io ancora oggi non so che dire.
Ancora oggi ho solo una domanda, solo una.
Ma perché?
Perché non mi hai lasciato stare?”

- Susanna Casciani - 





"Forse un giorno scoprirò che anche io ti facevo del male, con tutto quel mio amore, con tutta quella voglia di perdere la testa, con tutta quella dolcezza, con tutto quel voler sentire la vita continuamente. 
Forse tu volevi solo startene tranquillo, e con me non potevi. Con me non si può. "

- Susanna Casciani - 



Inizio a provare dell’astio verso quelli che dicono che...

“devi sorridere”
“devi continuare a vivere” 
“devi andare avanti”
“nella vita non c’è solo l’amore”
“devi cambiare prospettiva”
“la vita è bella”
“i prati sono in fiore”
“gli unicorni esistono”. 

 Provateci voi a sorridere con un dito nel culo, perché certi amori sono così, e magari non sono fine, ma insomma…ci siamo capiti.

- Susanna Casciani - 



Sarebbe bello se tu mi amassi

Se tu mi chiamassi tra tre minuti esatti.
Se ti arrabbiassi a vedermi parlare con un altro.
Se ti preoccupassi quando fuori è buio e io non sono ancora tornata a casa.
Se ti sfogassi con me.
Se mi regalassi un libro.
Se mi scrivessi una lettera.
Se tu volessi andare a fare l’amore in macchina, stasera.
Se mi aspettassi sotto casa ogni domenica. 
Se tu mi amassi.
Se ti piacessero i miei capelli.
Se mi prendessi in giro per la mia voce da bambina.
Se piangendo mi confessassi cosa non smetterà mai di farti male.
Se fossi l’unica di cui ti fidi davvero.
Se potessimo mangiare un gelato insieme sul letto.
Se potessimo ubriacarci insieme. 
Se tu mi amassi.
Se i miei occhi ti incantassero.
Se la voglia del mio corpo ti tenesse sveglio.
Se tu volessi baciarmi ORA.
Se tu volessi cenare con me.
Se tu volessi svegliarti con me.
Se tu volessi prendere un aereo con me, un treno con me.
Se tu volessi camminare accanto a me.

- Susanna Casciani - 



Oggi consentitemi una piccolo pensiero personale



Tanti auguri di buon compleanno Laura, splendida, meravigliosa e carissima figlia. Mille di questi giorni e che siano tutti felici.
Lo so... lo so... è banale...  ma altro non mi è venuto in mente... però  questa benedizione di don Tonino Bello ti piacerà

La strada vi venga sempre dinanzi
e il vento vi  soffi  alle spalle
e la rugiada bagni sempre l’erba
su cui poggiate i passi.
E il sorriso brilli sempre
sul vostro volto.
E il pianto che spunta
sui vostri occhi
sia solo pianto di felicità.
E qualora dovesse trattarsi
di lacrime di amarezza e di dolore,
ci sia sempre qualcuno
pronto ad asciugarvele.
Il sole entri a brillare
prepotentemente nella vostra casa,
a portare tanta luce,
tanta speranza e tanto calore.


  e buona giornata a tutti quanti voi  :-)


giovedì 2 aprile 2015

Il nostro vanto è nella croce di Gesù - Sant'Agostino -

La passione del Signore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza. 
Che cosa mai non devono attendersi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti il Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrandogli troppo poco nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso.

Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto ha già compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori?

Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini? Chi è infatti Cristo, se non quel Verbo "che era in principio e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio"? (Gv 1, 1). Ebbene, questo Verbo di Dio "si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14).  Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne  mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui non aveva nulla da cui ricevere la morte.  Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte di Cristo.

Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l'artefice della giustificazione? Come non darà il premio ai santi, lui, fedeltà personificata, che senza colpa sopportò la pena dei cattivi? Confessiamo, perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia; non con rossore, ma con fierezza. L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo.
Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: "Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Gal 6, 14).


- Sant'Agostino -



"Guardiamo a Cristo trafitto in Croce! E’ Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi. 
L’apostolo Tommaso riconobbe Gesù come “Signore e Dio” quando mise la mano nella ferita del suo costato. Non sorprende che, tra i santi, molti abbiano trovato nel Cuore di Gesù l’espressione più commovente di questo mistero di amore. Si potrebbe addirittura dire che la rivelazione dell’eros di Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressione suprema della sua agape. 
In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti. Gesù ha detto: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). 
La risposta che il Signore ardentemente desidera da noi è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui. Accettare il suo amore, però, non basta. Occorre corrispondere a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: Cristo “mi attira a sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stesso amore."

- papa Benedetto XVI - 
Messaggio per la Quaresima 2007



Dalla Croce Gesù propone in positivo un altro tipo di umanità: è l'umanità di chi vive la beatitudine dei miti e degli operatori di pace, di chi accetta di portare la croce quotidiana dietro al suo Signore.

- Cardinale Carlo Maria Martini - 



Teco vorrei Signore 
oggi portar la Croce;
nella Tua doglia atroce 
io ti vorrei seguir.
Ma sono infermo e lasso
donami, deh, coraggio
acciò nel mesto viaggio
non m'abbia da smarrir...






Buona giornata a tutti. :-)

domenica 22 marzo 2015

Il Diavolo Berlicche - Clive Staples Lewis -

Mio caro Malacoda,

ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente si è fatto cristiano. 
Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si solgono infliggere in questi casi. 
Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati nel campo del Nemico ed ora sono con noi. 
Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli.
Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. 
Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettare le radici nell'eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. 
Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. 
Quando entra vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libricino frusto, che contiene corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. 
Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s'incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa' in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un espressione quale <<il corpo di Cristo>> e le facce che gli si presentano nel banco accanto.
Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s'è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione deve essere qualcosa di ridicolo. 
Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei 'cristiani', che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. 
Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie;non permettere che si domandi a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre.
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s'era acceso d'entusiasmo per i racconti dell'Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. 
In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi 'liberi' amanti e servitori, e 'figli' è la parola che adopera, secondo l'inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che 'li raggiungano essi stessi'. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. se per caso riescono a superare con successo quest'aridità iniziale, la loro dipendenza dall'emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
Quando sono venuto esponendo finora vale la pena nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevolmente di disillusione. E' chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che qual signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. 
Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: <<se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere un a prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione?>>. 
Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente umana un pensiero così evidente. 
Si, Malacoda, si, è possibile! 
Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. 
In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro maestro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti 'compiaciuti' vicini, gente comune. Mantienigli la mente in questo stato il più a lungo possibile.

Tuo affezionatissimo zio.
Berlicche

- Clive Staples Lewis - 

Questo racconto è tratto dal libro 'Le lettere di Berlicche' (Racconto II) di C.S. Lewis; è una lettera che Berlicche, il capo dei diavoli, scrive a suo nipote Malacoda offrendogli preziosi consigli su come tentare il suo 'paziente', un giovane uomo che cercava di vivere bene.



Ci sono state delle volte in cui ho pensato che non desideriamo il Cielo, ma più spesso mi trovo a chiedermi se, nel fondo del cuore, non abbiamo mai desiderato altro. …

- Clive Staples Lewis - 



"Comincio a sospettare che il mondo si divida non solo in felici e infelici, ma in chi ama la felicità e in chi, per quanto strano possa sembrare, non la ama affatto. [...]
Siamo creature superficiali che giocano con l’alcol, il sesso e l’ambizione quando invece ci viene offerta una gioia infinita; come un bambino ignorante che vuole continuare a fare formine di sabbia in un vicolo, perchè non immagina nemmeno cosa sia la prospettiva di una vacanza al mare.
Ci accontentiamo troppo facilmente”.

- Clive Staples Lewis -



“Essere un cristiano significa perdonare l’imperdonabile,
perché Dio ha perdonato l’imperdonabile in te.”

Clive Staples Lewis 

(1898 – 1963)



Buona giornata a tutti. :-)







martedì 24 febbraio 2015

Chi sono, io? - Dietrich Bonhoeffer

Chi sono, io? Mi dicon spesso
che esco dalla mia cella
calmo e lieto e saldo
come il padrone del suo castello.
Chi sono, io? Mi dicon spesso
che parlo alle mie guardie
libero e amichevole e chiaro
come fossi io a comandare.
Chi sono, io? Mi dicon anche
che sopporto i giorni della sventura
impavido e sorridente e fiero
come chi è avvezzo alla vittoria.
Io, in realtà, son ciò che gli altri dicono di me?
O sono solo ciò che so io di me stesso?
Inquieto, nostalgico, malato come un uccello in gabbia
bramoso d'un respiro vivo come mi strozzassero alla gola
affamato di colori, di fiori, di voci d'uccelli
assetato di parole buone, di presenza umana
tremante di collera davanti all'arbitrio 
e alla più meschina umiliazione
roso per l'attesa di grandi cose
impotente e preoccupato per l'amico ad infinita distanza
stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare
esausto e pronto a prendere congedo da tutto?
Chi sono, io? Questo o quello?
Oggi uno, domani un altro?
Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore
e davanti a me stesso uno spregevole, querulo rottame?
O ciò che in me c'è ancora rassomiglia all'esercito sconfitto
che si ritira in disordine prima della vittoria del già vinto?
Chi sono, io? - domandare solitario che m'irride.
Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo sono io, o Dio!

- Dietrich Bonhoeffer -
da "Chi sono, io?"



Se si esercita fin dall’inizio la disciplina della lingua, ognuno potrà fare una scoperta incomparabile. Riuscirà cioè a smettere di tener d’occhio continuamente l’altro, di giudicarlo, di condannarlo, di inquadrarlo nel posto che a lui sembra gli spetti, di esercitare violenza su di lui. Ora riesce a riconoscere il fratello nella sua piena libertà, così come Dio glielo ha posto davanti. La visione si amplia, e con sua sorpresa è in grado di riconoscere nei suoi fratelli, per la prima volta, la ricchezza e la gloria della creazione divina.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da ”Vita comune”



Se il mio peccato mi sembra in qualche modo inferiore a quello degli altri, meno ri­provevole, non riconosco affatto il mio esser peccatore. 
Il mio pecca­to deve per forza essere il più grande, il più grave, il più riprovevole di tutti.
Per i peccati degli altri ci pensa l’amore fraterno a trovare sempre qualche scusante, mentre per il mio non ce ne sono. 
Per questo è il più grave. A questo livello di umiltà deve giungere chi voglia servire i fratelli nella comunione.
Come potrei infatti non es­sere ipocrita nel servire umilmente anche colui che in tutta serietà mi risulta peccatore più di me? Non è inevitabile che mi metta al di sopra di lui? Mi è consentito avere ancora speranza per lui? Sa­rebbe un servizio ipocrita.
«Non credere di aver fatto progressi nella tua santificazione, se non hai un profondo sentimento della tua infe­riorità rispetto agli altri».

di Dietrich Bonhoeffer 

da: "Vita comune"

Dietrich Bonhoeffer nato nel 1906, pastore e teologo luterano protestante, morto martire, impiccato sotto il nazismo, nel campo di concentramento di Flossenbùrg all’alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, quando ormai Hitler era alla fine.



"Le mie battaglie le combatto contro di me, contro i miei propri demoni: ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. 
Non ho paura, non so, mi sento così tranquilla. Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere. 
Mi sembra che si esageri nel temere per il nostro corpo. 
Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e avvizzisce in qualche angolino. Viviamo in un modo sbagliato, senza dignità. 
Io non odio nessuno, non sono amareggiata: una volta che l'amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito"

- Etty Hillesum -



Signore, Padre di tutti gli uomini,
accogli il grido dei piccoli, degli inermi,
delle vittime della guerra
e mostra la Tua predilezione per loro
fermando ogni violenza fratricida,
ogni progetto di distruzione e di iniquità.
Cristo nostra pace, convertici a Te,
alla Tua Croce,
al Tuo perdono universale,
al Tuo amore senza riserve per ogni creatura.
Fratello di ogni uomo,
fa sentire nel cuore di chi uccide e opprime
la Tua inquietudine di giustizia e d'amore.
Spirito Santo, Spirito della vita,
illumina la mente e scalda il cuore
di coloro che hanno in mano
la vita dei loro simili,
perché le ragioni della pace e della giustizia
trionfino sulle forze della morte
e gli uomini ed i popoli riconciliati
possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli.
Amen.




Buona giornata a tutti. :-)