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sabato 24 agosto 2024

Il dolore – Khalil Gibran


Quando nacque il mio Dolore lo nutrii con amore e lo 
curai teneramente. 
Come tutte le creature viventi esso crebbe, forte, bello e traboccante 
di mirabili delizie. 
Ci amavamo reciprocamente e amavamo il mondo che ci circondava; 
poiché il Dolore aveva il cuore tenero, e il mio dal Dolore veniva 
conquistato. 
Quando il mio Dolore ed io discorrevamo insieme, i giorni erano 
alati e le notti ornate di sogni; poiché il linguaggio del Dolore 
era eloquente, e il mio con lui lo diventava. 
Quando camminavamo insieme, la gente ci rivolgeva sguardi 
delicati e sussurrava parole di dolcezza estrema. 
Ma c’era anche chi osservava invidioso, perché il Dolore è nobile 
ed io ne ero orgoglioso. 
Ma come tutte le creature viventi il mio Dolore morì ed io sono 
rimasto solo a pensare ed a soppesare. 
Ora, quando parlo, le mie parole ricadono con un suono grave. 
Quando canto i miei amici non vengono più ad ascoltare. 
Quando cammino per la strada nessuno più mi degna di uno sguardo. 
Solo nei miei sogni sento una voce misericordiosa che dice: 
“Guarda, lì riposa l’uomo il cui Dolore è morto”.

- Khalil Gibran -


sull'opera di Schin Loong

"Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo 
mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. 
Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti 
in contatto durante la vita."

- Arthur Schopenhauer -



Niente mi manca
in questa solitudine;
sulla finestra
splende la luna,
attorno, i fiori.

Ryokan, monaco dello Zen
- La vita felice 1994 - 


Immagine - "Free Climbing"

Facciamo di ogni ferita una feritoia.

- Aldo Carotenuto - 



















Il rimpianto è il prezzo che si paga per aver vissuto 
momenti indimenticabili.


Buona giornata a tutti e tutte. :-)



martedì 14 novembre 2023

Perchè? (1916) e altre poesie - Giuseppe Ungaretti

 Ha bisogno di qualche ristoro
il mio buio cuore disperso.
Negli incastri fangosi dei sassi
come un'erba di questa contrada
vuole tremare piano alla luce.
Ma io non sono
nella fionda del tempo
che la scaglia dei sassi tarlati
dell'improvvisa strada
di guerra.
Da quando
ha guardato nel viso
immortale del mondo
questo pazzo ha voluto sapere
cadendo nel labirinto
del suo cuore crucciato.
Si è appiattito
come una rotaia
il mio cuore in ascoltazione
ma si scopriva a seguire
come una scia
una scomparsa navigazione.
Guardo l'orizzonte
che si vaiola di crateri.
Il mio cuore vuole illuminarsi
come questa notte
almeno di zampilli di razzi.
Reggo il mio cuore
che s'incaverna
e schianta e rintrona
come un proiettile
nella pianura
ma non mi lascia
neanche un segno di volo.
Il mio povero cuore
sbigottito
di non sapere.


 - Giuseppe Ungaretti -
Carsia Giulia, 1916
da: "L'Allegria", Ed. Mondadori

Ivan Aivazovsky

Dolce declina il sole.
Dal giorno si distacca
Un cielo troppo chiaro.
Dirama solitudine
Come da gran distanza
Un muoversi di voci.
Offesa se lusinga,
Quest'ora ha l'arte strana...
Eppure, eppure griderei:
Veloce gioventù dei sensi
Che all'oscuro mi tiene di me stesso
E consenti le immagini all'esterno,

Non mi lasciare, resta, sofferenza!

- Giuseppe Ungaretti -



Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.

- Giuseppe Ungaretti - 
da Soldati, ne L'allegria



Mattina

M’illumino d’immenso.

- Giuseppe Ungaretti -
Santa Maria la Longa, 26 gennaio 1917



Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 18 febbraio 2021

Il leone e il cagnolino - Lev Tolstòj

Londra, c’era una mostra di bestie feroci e, per entrare a visitarle, si poteva pagare, oppure portare dei cani e dei gatti, da dare in pasto alle belve.
Un tale ebbe voglia di vedere le belve: acchiappò per la strada un cagnolino e lo portò al serraglio. L’uomo fu lasciato entrare e il cagnolino fu preso e gettato nella gabbia in pasto al leone. Il cagnolino si mise la coda fra le zampe e si ritirò in un angolo della gabbia. Il leone gli s’accostò e lo fiutò.
Il cagnolino si coricò sulla schiena, alzò le zampette e agitò la coda. 
Il leone gli diede un tocco con la zampa e lo rivoltò. Il cagnolino saltò su e restò seduto dinanzi al leone sulle zampette posteriori. Il leone lo guardava fisso, piegava la testa ora di qua, ora di là, e non lo toccava. 
Quando il padrone delle belve gettò al leone la carne, il leone ne strappò un boccone e lo lanciò al cagnolino. Quando la sera il leone si mise a dormire, il cagnolino gli si stese accanto e gli posò la testa sulla zampa. 
Da quel giorno, il cagnolino visse sempre dentro la gabbia del leone, e il leone non lo toccava, mangiava e dormiva con lui e, certe volte, perfino ci giocava insieme.
Una volta, un signore venne a visitare il serraglio e riconobbe il proprio cagnolino: disse che il cagnolino era suo, e chiese al padrone del serraglio che glielo restituisse. Il padrone acconsentì, ma come provarono a chiamare il cagnolino per estrarlo dalla gabbia, il leone s’incollerì e si mise a ruggire. 
Così seguitarono a vivere insieme, leone e cagnolino, un anno intero, nella stessa gabbia. Un brutto giorno, il cagnolino s’ammalò e morì.
Il leone smise di mangiare, stava sempre a fiutare il cagnolino, a leccarlo, a smuoverlo con la zampa. Quand’ebbe capito che era morto, d’improvviso diede un balzo, drizzò la criniera, cominciò a battersi la coda sui fianchi, poi si slanciò contro la parete della gabbia e si mise a mordere i chiavistelli e il piancito (pavimento ndt). Per tutta la giornata si dibatté, girò su e giù per la gabbia, e continuò a ruggire; alla fine s’accovacciò accanto al cagnolino morto e si quietò. Il padrone andò per portar via la bestiola morta, ma il leone non permetteva a nessuno di accostarsi. Allora, il padrone pensò che il leone avrebbe scordato il suo dolore se gli si fosse dato un altro cagnolino come quello e gli mise nella gabbia un cagnolino vivo; ma subito il leone lo sbranò in mille pezzi. Poi, abbracciò con le zampe il cagnolino morto, e così rimase disteso cinque giorni. Il sesto giorno il leone morì.

- Lev Tolstòj - 
da: Racconto dal vero



Il bene è in tutti: troppo spesso manca solo il coraggio di usarlo. 

- Lev Tolstoj -





"Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, 
ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. 
Il dolore fa due cose: ti insegna e ti dice che sei vivo. 
Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. 
In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore 
lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere 
nella tua vita lo comporterà in un modo o nell'altro."


- Jim Butcher -






Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

- Italo Calvino -




Buona giornata a tutti :-)


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venerdì 30 ottobre 2020

La separazione è la radice di ogni sofferenza e conflitto - Jeff Foster

"Riposa compagno stanco.
Vieni, poggia la testa qui.
Hai viaggiato tanto.
Non ho parole sagge da offrirti
nessuna disciplina da insegnarti
nessun concetto fisso da donarti.
Non troverai nessuna filosofia qui.
Nessuna risposta alle tue molte domande.

Offro solo la presenza.
Un Santuario.
Un letto. Nutrimento.
Un po' di gentilezza per ringraziare la tua.

Non sono migliore di te.

Il mio guru è la vita.
La mia stirpe l'amore.
Non divido ciò che è illuminato da ciò che non lo è.
Non insegno nulla che non venga direttamente dalla vita.
Non traggo citazioni da nessun libro, ma dalle crepe che si aprono nel cuore.
Vedo la tua fragilità ma anche il tuo immenso potere.
Ci siamo incontrati molto tempo fa, quando le molecole hanno danzato in armonia per formare mondi.
Fin d'allora ho notato il tuo coraggio.

Chiudi gli occhi; mi prenderò cura della tua notte."

- Jeff Foster - 


Quando vedo il dolore come mio, sono perso nella mia bolla personale di sofferenza e mi sento scollegato dalla vita, bloccato e solo nella mia disperazione. 

Ma oltre la storia personale della mia sofferenza, scopro che il dolore non è veramente il mio dolore. È il dolore del mondo. È il dolore dell’umanità. Quando perdo mio padre, il lutto che provo non è il mio lutto, ma il lutto di ogni figlio. Sono in lutto per, e con, ogni figlio che abbia mai perso il padre. Quando il compagno ci lascia, diventiamo chiunque abbia mai perso qualcuno che ama. 

Nei recessi più intimi dell’esperienza presente, scopro che sono io l’universo che sto cercando così strenuamente di salvare; scopro che sono io la compassione che provo così intensamente a mettere in atto nel mondo. 

Scopro che sono io gli altri con cui desidero ardentemente un contatto. Nelle profondità del personale, nel mezzo dell’esperienza più intensamente dolorosa e più intimamente personale, scopro l’impersonale verità dell’esistenza, e lì, sono libero. Molti insegnamenti spirituali parlano di evadere dal personale per raggiungere un qualche futuro stato impersonale, ma il personale e l’impersonale sono intimamente uno e non possono essere divisi in questo modo. 

La separazione è la radice di ogni sofferenza e conflitto.

Da: Jeff Foster, “Il risveglio spirituale nella vita quotidiana“, Macro Edizioni, 2017.


Buona giornata a tutti. :-)







sabato 14 marzo 2020

Il fiume - don Bruno Ferrero

Fulgenzio, era un buon padre e un ottimo marito, ma un triste e desolato giorno la sua giovane moglie morì.

Un dolore immenso e rovente dilaniò la sua esistenza. Niente riusciva ad attenuare la sua sofferenza. Cercava invano  brandelli di consolazione nei suoi bambini che lo fissavano smarriti. Come specchi, gli umili occhioni gli rimandavano l’immagine della loro madre tanto amata. Neanche più ricordava il tempo in cui lavorava cantando. Il lavoro come il pane gli era diventato amaro e pesante.
Una sera rannicchiato nel letto piangeva silenziosamente per non svegliare i bambini, quando gli apparve una figura dolce e rassicurante, che lo prese per mano. 

Era la Vergine Addolorata.
 “Vieni con me, Fulgenzio” gli disse.  “Vieni con me: ti porterò  al Fiume della Pace. Chiunque si bagna nelle sue acque troverà la consolazione che cerca”. 
Camminarono nella notte per molto tempo.

Ad un certo punto, Fulgenzio cominciò a sentire il rumore di acque scroscianti. Un fiume immenso, dalle acque pure e trasparenti, scorreva davanti  a loro.
“Immergiti nel Fiume della Pace, pellegrino del dolore” gli intimò la Vergine “le sue acque scioglieranno la tua pena e la tua angoscia”.
Fulgenzio si immerse. Il suo corpo fu avvolto da un conforto pieno di vigore e serenità,  una pace balsamica che guariva le sue  ferite.
 Dopo quell’immersione salutare, Fulgenzio, chiese alla Madonna: “Da dove viene quest’acqua miracolosa?”
 “Sono le lacrime del mondo” rispose la Vergine. “tutte le lacrime del mondo si raccolgono in questo fiume.
Lacrime amare, di paura, di dolore, di delusione, di sconfitta, di rabbia.
Ma anche le lacrime più dolci, quelle versate per amore, per il ritorno di una persona cara, per uno scampato pericolo”.
Fulgenzio udì i sospiri e i gemiti di tutti coloro che avevano versato quelle lacrime, e comprese che anche le sue lacrime erano ormai un unico pianto, puro e indistinto che scorreva nelle acque di quel fiume. Si sentì in comunione totale con tutto il dolore e la gioia del mondo.
Fu in quel momento che la Madre di Dio gli parlò del dolore di suo Figlio, e Fulgenzio sentì il pianto di Cristo davanti alla tomba di Lazzaro, il pianto nel Getsemani, il suo pianto ai piedi  della Croce.
Fulgenzio si ridestò improvvisamente, il cuscino era ancora bagnato, ma una pace profonda si era impadronita di lui.

Non siamo figli del dolore, ma della compassione.

- Don Bruno Ferrero -
Fonte: I figli semplicemente fioriscono (pag.76,77) ed. Elledici

La Pietà del Bellini


Sant ' Agostino si rese conto di di un aspetto singolare che riempì di stupore e di gioia il suo cuore: capì che lungo tutto il suo cammino era la Verità che lo stava cercando e che l'aveva trovato. 
Lasciamoci trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità.


- Papa Benedetto XVI -




Struzzi


Ma noi solitamente facciamo spallucce e mettiamo la testa sotto la sabbia. C’è una scambio di battute, nel film “La grande bellezza”, che è un simbolo perfetto del nostro tempo vacuo e superficiale.



“Come stai , caro?”, chiede Jep Gambardella ad Andrea. 
E lui: “Male. Proust scrive che la morte potrebbe coglierci questo pomeriggio. Mette paura Proust. Non domani, non tra un anno, ma questo stesso pomeriggio, scrive”. 
La replica di Jep è questa: “Vabbè, intanto adesso è sera, dunque il pomeriggio sarebbe comunque domani”.



E’ un cinismo compiaciuto che oggi è molto diffuso (ci si sente furbi e spiritosi a buttarla in battuta), ma che nasconde una disperata inermità.
Del resto già Pascal diceva che gli uomini, non sapendo trovar rimedio alla morte, decisero, per rendersi felici, di non pensarci. Ma quale felicità? Quella del ballo sul Titanic? 
Più che una grande bellezza, una grande tristezza.
Dev’esserci anche un qualche meccanismo psicologico che si è interiorizzato per evitare di guardare l’abisso. Freud sosteneva che “in fondo nessuno di noi crede alla propria morte”.
Così quando arriva è troppo tardi per pensarci. Ma la si sconta vivendo, avvertiva il poeta. E specialmente vivendo la morte delle persone che amiamo.
In quel caso – e capita a tutti – per un attimo, un’ora o un giorno il teatro delle chiacchiere e dei burattini che è la quotidianità scompare e ci si trova ammutoliti davanti alla realtà.

- Antonio Socci -

fuga di Renzo da Milano per la peste (Manzoni)

“Le cose tutte quante hanno ordine tra loro, 
e questo è forma che l’universo 
a Dio fa simigliante”.

Dante Alighieri 
Paradiso canto I




Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it



sabato 4 maggio 2019

La notte dell’anima - p. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista

La notte dell’anima. 
Questo tema esige esperienza e conoscenza. 
Nella vita umana ci sono momenti difficili e di depressione, talvolta li chiamiamo così. 
Le sofferenze che provengono dalla nostra fragilità o sono causate dalle circostanze o sono una costante della vita. 
La depressione non è una malattia di fondo. L'oscurità dell’anima, o notte dello spirito, è uno stato spirituale nel quale perdiamo il senso delle cose religiose. 
Sembra che non abbiamo più fede; non sentiamo piacere a pregare; è una aridità totale. 
Abbiamo l’impressione che stiamo perdendo il senso delle cose. 
Ciò che facciamo perde tutto di valore. 
Abbiamo la sensazione di essere condannati, e abbandonati da Dio. Le tentazioni aumentano. La forza di vincerle diminuisce.  
Che manca per essere peggiori? Non sappiamo cosa ci sta succedendo. Ma anche Gesù è passato per questo momento: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 48). 
I santi sono passati da questo. Sant' Alfonso piangeva; San Paolo della Croce è vissuto 40 anni in questo stato; Santa Teresina, diceva che non sentiva piacere nel pregare. Il fatto è che tutti passano, più o meno, da questo stadio. Purtroppo molti non sanno  ciò che gli  sta accadendo e, peggio ancora, quando il direttore spirituale non capisce ne ha una formazione sufficiente per orientare in questi momenti. 
Così tutto peggiora! Alcuni cadono. San Giovanni della Croce, avendone fatto l'esperienza, la spiega con profondità. Possiamo dire che è la notte dell’amore totale, quando, per essere tanto amati, ci perdiamo in Dio. Analizzate la vostra vita e vedrete. Incontriamo questa realtà in molti testi della Scrittura. Non ci facciamo caso a prima vista.
La forza di vincere
C’è un solo rimedio che dà forza per sostenere questa battaglia che sembra persa: Dio amore che, anche sembrando lontano e distante, è invece una presenza costante. Occorre solo continuare: credendo, amando e sperando.  
Se tutto finisce, Dio non finisce. S. Teresa diceva: “Solo Dio basta”. 
Amare Dio non per noi, ma per Lui. Nei salmi incontriamo questa situazione e la risposta è sempre la stessa: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sl 42,2). 
Quanto più ci convinciamo che Dio è il tutto, più ci spoglieremo delle cose che sono secondarie. Dio è la fonte dell’energia che ci fortifica in questa notte dello spirito. E’quello che contempla Gesù nella totale oscurità della morte: “Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, nè lascerai che il tuo Santo veda la corruzione” (S. 15,10). 
E’ importante in questi momenti l’appoggio di qualcuno che conosca questo momento di un cuore che ama Dio. E’ fondamentale non smettere di fare ciò che sempre abbiamo fatto nella Chiesa, non abbandonare la fede, nè i sacramenti nè la preghiera. Non c’è né piacere né gusto, ma questa è la fede pura. E ciò basta! 
I frutti della notte.
Arriviamo così a conoscere quanto la croce di Gesù faccia parte della nostra vita e sia la nostra salvezza. Siamo purificati dai tanti mali che ci rallentano nel cammino verso Dio. Anche le cose spirituali buone, ma che sono per noi e non per Dio, sono riformulate. 
E’ l’ora del distacco. Diventiamo pronti per altre battaglie. Il maggior guadagno è sentire Dio come  Qualcuno, come l’Altro che mi ama. 
Questo spogliamento ci mette in condizioni di andare all’incontro degli altri. “Chi ha conosciuto l’Amato, fa tutto perché sia conosciuto e amato”. 
Dopo la notte del dolore, arriva la notte dell’incontro con l’Amore che ci ama.

- padre  Luiz Carlos de Oliveira -
Redentorista



Prendersi la responsabilità delle proprie colpe (che non vogliamo neppure riconoscere o per le quali non riusciamo a perdonarci) non è masochismo, è liberatorio, è un salto qualitativo, significa diventare adulti.
Ma da soli non è facile, perchè tendiamo ad essere giudici implacabili che non concedono sconti.
Per questo abbiamo bisogno di qualcuno che ci accolga e ci voglia bene.
Solo così possiamo intraprendere un cammino di guarigione dal torpore dell'infantilismo.


Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non
solo per te stesso,ma anche per donarlo agli altri.
ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.

- Elli Michler -


Buona giornata a tutti. :-)