domenica 16 gennaio 2011

La città - Giorgio La Pira

Amate la vostra città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità.
Voi siete piantati in essa, in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno.
Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero.
Voi lo sapete: ognuna di esse è da Dio protetta da un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana.
Amatela come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli.
Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole: fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito.
Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia. Non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l'amicizia: ma la pace, l'amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra. Ogni vostra casa sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti; sono i fiori e i frutti delle virtù familiari, religiose e civili.
Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole dove i germogli nuovi – i bambini – saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza suprema della città intera! E dove gli anziani trovino conforto sereno, amoroso tramonto!

(Giorgio La Pira)

 6 novembre 1954, Discorso ai fiorentini

9 gennaio 1904 Pozzallo (Ragusa)-5 novembre 1977 Firenze

Professore universitario, si consacra divenendo terziario domenicano. Critica il fascismo e condanna l’invasione della Polonia; ricercato dovrà fuggire e trovare rifugio in diverse città italiana. Tornerà a Firenze solo nel 1945, anno in cui diviene deputato dell’Assemblea Costituente. Per tre volte viene eletto sindaco di Firenze. Forte il suo impegno nella lotta contro gli sfrattati, per creare un’edilizia popolare pubblica, contro la disoccupazione e i licenziamenti. Anche in campo internazionale si fa riconoscere per il suo impegno per la pace. Nel 1959 invitato a Mosca, parla al Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo. Nel 1965 si reca in Vietnam e incontra personalmente Ho Chi Minh battendosi per la fine della guerra. Tra il 1967 e il 1975 viene eletto presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite impegnandosi per il dialogo fra le nazioni europee e per la decolonizzazione del Medio Oriente. La Pira pone la figura di Cristo vivente come riconciliatore di Dio. Importante la dimensione contemplativa nella vita interiore di cui, a causa dei suoi impegni politici, sente La mancanza. Chiede continuamente alle suore del Carmelo di pregare affinchè il suo impegno politico sia accompagnato dall’impegno spirituale. Papa Giovanni Paolo II, nel 1986, avvia la causa di beatificazione. Nell’ottobre 2007 le sue spoglie sono state traslate nella chiesa fiorentina di San Marco.





sabato 15 gennaio 2011

Tu vegli su di noi - Jean Guitton -

Mio Dio, io sono convinto che tu vegli
su coloro che sperano in te,
e che non si può mancare di nulla
quando da te si attende ogni cosa,
per cui ho deciso di vivere in avvenire
senza alcuna preoccupazione
e di deporre in te
tutte le mie inquietudini...
Gli uomini possono spogliarmi
dei beni e dell'onore,
le malattie possono togliermi
le forze e i mezzi per servirti,
io posso perfino perdere
la tua grazia col peccato,
io non perderò mai la speranza,
ma la conserverò
fino all'ultimo istante
della mia vita.

(Jean Guitton)

Fonte :  Preghiere per L'Anno Santo

Seconda sessione del Concilio Vaticano II
Il congedo di Jean Guitton, "uditore laico",
da Papa Paolo VI (4.12.1963 – foto Felici).

Jean Guitton (Saint-Etienne 18 agosto 1901 – Parigi 21 marzo 1999)
Filosofo, scrittore cattolico, Papa Paolo VI lo nominò primo uditore laico al Concilio Vaticano II.
Studioso della vita di Gesù, dei Vangeli, e soprattutto del cattolicesimo nel mondo moderno, Nei suoi scritti si evidenzia la necessità di una fede totalizzante, che non coinvolga solo l’intelligenza e la volontà ma che si estenda a tutto l’essere umano. Uno dei cardini del suo pensiero è quello della perfetta compatibilità tra fede e ragione.


www.leggoerifletto.it


venerdì 14 gennaio 2011

Più piccolo fiore - Teresa di Lisieux -

Sì, mio amato, ecco come si consumerà la mia vita...
Non ho altro mezzo per provarti il mio amore che gettare fiori,
vale a dire non lasciarmi sfuggire alcun piccolo sacrificio,
alcuno sguardo, alcuna parola;
approfittare di tutte le cose più piccole
e compierle per amore.
Voglio soffrire per amore
e gioire per amore,
e così getterò dei fiori
davanti al tuo trono;
non ne incontrerò nessuno
senza sfogliarlo per te...
Poi, mentre getto i miei fiori, canterò
(si può forse piangere compiendo un gesto così gioioso?),
canterò anche quando mi sarà dato
di cogliere i miei fiori in mezzo alle spine,
e il mio canto sarà tanto più melodioso
quanto più le spine saranno lunghe e pungenti.

(Teresa di Lisieux)
 1873-1897, santa, monaca

Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux)
Alençon (Francia), 2 gennaio 1873 - Lisieux, 30 settembre 1897 

Fin da bambina decise di dedicarsi a Dio. Entrò nel Carmelo di Lisieux e nel solco della tradizione carmelitana scoprì la sua piccola via dell'infanzia spirituale, ispirata alla semplicità e all'umile confidenza nell'amore misericordioso del Padre. I suoi pensieri, raccolti sotto il titolo” Storia di un'anima”, sono la cronaca quotidiana del suo cammino di identificazione con l'Amore.Il 19 ottobre 1997 fu dichiarata Dottore della Chiesa, la terza donna a ricevere tale titolo dopo Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d'Avila.




Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 13 gennaio 2011

Dammi, Signore...- Sant'Agostino :)

Dammi, Signore, un cuore che ti pensi, un’anima che ti ami,
una mente che ti contempli, un intelletto che t’intenda,
una ragione che aderisca fortemente a te, dolcissimo,
e sapientemente ti ami, o Amore sapiente.
O vita, per cui vivono tutte le cose, vita che mi doni la vita,
vita che sei la mia vita,
vita per la quale vivo, senza la quale muoio;
vita per la quale sono risuscitato, senza la quale sono perduto;
vita per la quale gioisco, senza la quale soffro;
vita vitale, vita dolce e amabile, vita indimenticabile.
Ti prego: dove sei? Dove ti troverò per morire a me stesso e vivere in te?
Sii vicino a me nell’anima, vicino nel cuore,

vicino nella bocca, vicino negli occhi,
vicino col tuo aiuto perché sono malato, malato d’amore,
perché senza di te muoio, perché pensando a te esulto di gioia.

mercoledì 12 gennaio 2011

Darei valore alle cose....- Gabriel Garcia Marquez-

Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di  stoffa e mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore,scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.

Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo. Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per  la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.
                           (Gabriel Garcia Marquez)

Premio Nobel per la letteratura nel 1982, Gabriel Garcia Marquez nasce ad Aracataca il 6 marzo del 1927, un piccolo villaggio della Colombia. La sua notorietà si deve principalmente alla attività di scrittore, nella quale si è espresso ad un altissimo livello, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo.
http://leggoerifletto.blogspot.com/2010/08/13-spunti-per-la-vita.html



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. 
Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore.

- Gabriel Garcia Marquez -
da: "Memoria delle mie puttane tristi"

Buona giornata a tutti. :-)





martedì 11 gennaio 2011

La vita giocatevela bene, non bruciatela - Don Tonino Bello :)

La vita giocatevela bene, non bruciatela.
Il rischio che potete correre è che invece di raggiungere gli orizzonti larghi vi incastriate poi in un labirinto, in una prigione, da cui poi si fa fatica a uscire...Andiamo alla ricerca di obiettivi, che pensiamo ci debbano liberare e invece ci mettono proprio loro in prigione...
Se la vostra vita la spenderete per gli altri, voi non la perderete; perderete il sonno, ma non la vita, la vita è diversa dal sonno; perderete il denaro, ma non la vita, la vita è diversa dal denaro; perderete la quiete, ma non la vita, la vita travalica la quiete; perderete tantissime cose, perderete la salute, ma non la vita...
Vi auguro che possiate veramente amare la vita, amare la gente, amare la geografia, amare la terra... a tal punto che il cuore vi faccia male, e vi auguro che vi faccia veramente male ogni volta che vedrete nuove oppressioni, nuove ingiustizie, nuovi stermini della natura, ogni volta che sentirete il grido violento che si sprigiona dalle turbe dei poveri...
La bellezza di Dio e la bellezza dell'altro salveranno il mondo Sia pure nel vostro piccolo abbiate sempre rispetto dei volti, abbiate sempre il rispetto delle persone, abbiate sempre il rispetto dell'altro, il rispetto dei luoghi, abbiate sempre la cura della bellezza che non è qualcosa di effimero...
Dio è la bellezza... La bellezza di Dio e la bellezza dell'altro salveranno il mondo... Coltivate la bellezza del vostro volto, anche quando avrete 80 anni! Coltivate la bellezza del vostro corpo, la bellezza del vostro vestire, cioè l'eleganza non fatta di abiti firmati, ma quella della semplicità, coltivate la bellezza del vostro sguardo, non potete immaginare quanta luce questa bellezza dà a chi è triste, quanta voglia di vivere produce uno sguardo generoso che voi date su di una persona che è triste... Non c'è ricchezza, nè denaro al mondo che ti ripaghi di questo...
Vi auguro la scoperta di Dio nelle cose più belle che Lui ci dona, nella natura, l'intuire la Sua presenza che fa miracoli ogni giorno e che noi non sappiamo cogliere...la scoperta non della sacralità, ma della santità di tutte le cose... Perchè voi siete molto consumatori di sacralità, di sacro, ma poco protagonisti di santità e la santità la possono raggiungere anche i laici... Gesù Cristo vi dia tanta voglia di scoprire la santità delle cose, la santità del mare, la bellezza della terra, dei vostri giardini, dei prati, delle pareti delle scuole..

(Don Tonino Bello)



lunedì 10 gennaio 2011

Ecco è il mio servo, è questi l'eletto... – Padre David Maria Turoldo -

Ecco il mio servo, è questi l'eletto
che io vi annuncio, in cui mi delizio:
in lui dimora lo Spirito mio,
è lui che porta giustizia alle genti.
Non griderà, né alzerà la sua voce,
non farà strepito in mezzo alle piazze,
non spezzerà la canna incrinata,
non spegnerà la fiammella morente.
Proclamerà con fermezza il diritto,
non verrà meno, né mai cederà
finché non l'abbia affermato sul mondo:
la sua dottrina attendono le isole...

Anche l'apostolo a stento capiva
Come inarcava quel giorno sul mondo
L'arcobaleno di un nuovo diluvio,
e nuova usciva una vita dall'acque.
"Lascia Giovanni per ora conviene,
conviene compir ogni giustizia!"
In Lui già ora son giunti a pienezza
Giorni e millenni e leggi e oracoli.

...Ora sappiamo chi è il Diletto,
nel quale il Padre si è compiaciuto;
e gode ancora le sue delizie
di stare insieme ai figli dell'uomo.
Ora lo Spirito quale colomba,
da sempre in volo su tutto il creato
ad ispirare scritture e profeti,
su lui riposa in forma corporea.
D'allora i cieli son sempre aperti,
e la sua voce a dire: Ascoltatelo
perché in lui ogni cosa è compiuta!.
E questa gioia di essere nuovi..."

(Padre David Maria Turoldo)

“Il battesimo di Cristo” – Il Perugino - 1482
Dipinti della Cappella Sistina, Città del Vaticano, Roma.
L'episodio del "Battesimo di Cristo", dal quale la composizione prende il nome, si svolge in primo piano, al centro. Nei piani successivi si scorge, sulla sinistra, la scena di una predica del Battista; sulla destra, un'altra scena di predica con Gesù Cristo stesso. Nel fondo, in lontananza, appaiono alture collinari, mentre nei piani intermedi sono chiaramente visibili edifici romani, che richiamano l'antica basilica di San Pietro, il Colosseo e l'arco di Settimio Severo. Sullo sfondo, il Giordano.

Buona giornata a tutti. :-)




sabato 8 gennaio 2011

Segui l’amore – Kahlil Gibran -

Quando l’amore vi chiama,
seguitelo, anche se le sue vie
sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi abbracciano,
arrendetevi a lui.
Quando vi parla, credete in lui,
anche se la sua voce
può cancellare i vostri sogni,
come il vento scompiglia il giardino.
Come covoni di grano, vi raccoglie in sé.
Vi batte fino a farvi spogli.
Vi setaccia per liberarvi dalla pula.
Vi macina per farvi farina bianca.
Vi impasta finché non siete docili alle mani;
e vi consegna al fuoco sacro,
perché siete pane consacrato
alla mensa del Signore.
L’amore non dà altro che se stesso e
non prende niente se non da sé.
L’amore non possiede
né vuol essere posseduto,
perché l’amore basta all’amore.


(Kahlil Gibran)

Il bacio - Francesco Hayez – 1859
Pinacoteca di Brera - Milano

Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 7 gennaio 2011

Tempo di ricominciare - Charles Singer :)

Grazie, Signore,
per le settimane d’estate,
per le scoperte e per gli incontri,
per la bellezza contemplata,
per il silenzio e l’amicizia,
per l’amore rinnovato e il riposo!
Grazie per questo tesoro:
lo conservo nel mio corpo e nel mio cuore.
Ora è tempo di ricominciare:
bisogna ritornare alle cose ordinarie.
Ma non ritornerò alle cose di sempre,
alle pratiche del passato;
non ricomincerò con le mie abitudini.
Ritornerò con il desiderio di lottare,
con la voglia di amare,
con la dolcezza che accoglie.
Ritornerò con la misericordia
ed un sorriso aperto,
con limpidezza e coraggio.
Ritornerò, ancora una volta,
con la gioia contagiosa del Vangelo.
Ora è tempo di ricominciare:
vieni con me, Signore!

(Charles Singer)

Isaac Bashevis Singer, nasce a Radzymin [Polonia] nel 1904. Di ascendenza rabbinica, trascorse l'infanzia nel quartiere popolare di Varsavia dove il padre aveva il suo "Beth Din" (tribunale religioso ebraico). Premio Nobel per la letteratura nel 1978 con questa motivazione: "for his impassioned narrative art which, with roots in a Polish-Jewish cultural tradition, brings universal human conditions to life".


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 6 gennaio 2011

Il viaggio del quarto re - don Ferrero Bruno -

Nei giorni in cui era imperatore Cesare Augusto ed Erode regnava a Gerusalemme, viveva nella città di Ecbatana, tra i monti della Persia, un certo Artabano.
Era un uomo alto e bruno, sulla quarantina. Gli occhi sfavillanti, la fronte da sognatore e la bocca da soldato lo rivelavano uomo sensibile ma di volontà ferrea, uno di quegli uomini sempre alla ricerca di qualcosa.
Artabano apparteneva all'antica casta sacerdotale dei Magi, detti adoratori del fuoco.
Un giorno convocò tutti i suoi amici e fece loro, più o meno, questo discorso:
«I miei tre compagni tra i Magi — Gaspare, Melchiorre e Baldassarre — e io stesso abbiamo studiato le antiche tavole della Caldea e abbiamo calcolato il tempo. Cade quest'anno.
Abbiamo studiato il cielo e abbiamo visto una nuova stella, che ha brillato per una sola notte e poi è scomparsa. I miei fratelli stanno vegliando nell'antico tempio delle Sette Sfere, a Borsippa, in Babilonia, e io veglio qui. Se la stella brillerà di nuovo, tra dieci giorni partiremo insieme per Gerusalemme, per vedere e adorare il Promesso, che nascerà Re d'Israele. Credo che il segno verrà. Mi sono preparato per il viaggio. Ho venduto la mia casa e i miei beni, e ho acquistato questi gioielli — uno zaffiro, un rubino e una perla — da portare in dono al Re. E chiedo a voi di venire con me in pellegrinaggio, affinché possiamo trovare insie­me il Principe».
Così dicendo, trasse da una piega recondita della cintura tre grosse gemme, le più belle mai viste al mondo. Una era blu come un frammento di cielo notturno, una più rossa di un raggio del tramonto, una candida come la cima innevata di un monte a mezzogiorno.
Ma un velo di dubbio e diffidenza calò sui volti dei suoi amici, come la nebbia che si alza dalle paludi a nascondere i colli.
«Artabano, questo è solo un sogno», disse uno. E tutti se ne andarono.
Artabano rimase solo e uscì sulla terrazza della sua casa. Allora, alta nel cielo, perfetta di radioso candore, vide pulsare la stella dell'annuncio.
«Salvami.»
Djemal, il più veloce e resistente dei dromedari di Artabano, divorava la sabbia dei deserti con le sue lunghe zampe. Artabano doveva calcolare bene i tempi per giungere all'appuntamento con gli altri Magi. Passò lungo i pendii del monte Orontes, scavati dall'alveo roccioso di cento torrenti. Percorse le pianure dei Nisseni, dove i famosi branchi di cavalli scuotevano la testa all'avvicinarsi di Djemal, e si allontanavano al galoppo in un tuonare di zoccoli. Varcò molti passi gelidi e desolati, arrancando penosamente fra i crinali flagellati dal vento; si addentrò in gole buie, seguendo la traccia ruggente del fiume che le aveva scavate.
Era in vista delle mura sbrecciate di Babilonia, quando, in un boschetto di palme, vide un uomo che giaceva bocconi sulla strada. Sulla pelle, secca e gialla come pergamena, portava i segni della febbre mortale che infieriva nelle paludi in autunno. Il gelo della morte già lo aveva afferrato alla gola. Artabano si fermò. Prese il vecchio tra le braccia. Era leggero e gli ricordava suo padre. Lo portò in un albergo e chiese all'albergatore di avere cura del vecchio e ospitarlo per il resto dei suoi giorni. In pagamento gli diede lo zaffiro.
Il giorno seguente, Artabano ripartì. Sollecitava Djemal che volava sfiorando il terreno, ma ormai i tre Re Magi erano partiti senza aspettare il loro fratello persiano. Non volevano perdere l'appuntamento con il Grande Re.
Artabano arrivò in una vallata deserta dove enormi rocce si innalzavano fra le ginestre dai fiori dorati. All'improvviso udì delle urla venire dal folto degli arbusti. Saltò giù dalla cavalcatura e vide un drappello di soldati che trascinavano una giovane donna con gli abiti a brandelli. Artabano mise mano alla spada, ma i soldati erano troppi e non poteva affrontarli tutti insieme.
La ragazza notò l'aureo cerchio alato che aveva al petto. Si svincolò dalla stretta dei suoi aguzzini e si gettò ai suoi piedi. «Abbi pietà» gli gridò «e salvami, per amore di Dio! Mio padre era un mercante, ma è morto, e ora mi hanno preso per vendermi come schiava e pagare così i suoi debiti. Salvami!».
Artabano tremò, ma mise la mano nella cintura e con il rubino acquistò la libertà della giovane. La ragazza gli baciò le mani e fuggì verso le montagne con la rapidità di un capriolo. Le mani vuote.
Intanto Gasparre, Melchiorre e Baldassarre erano arrivati alla stalla dove stavano Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù.
I tre santi re si prostrarono davanti al bambino e presentarono i loro doni.
Gasparre aveva portato un magnifico calice d'oro.
Melchiorre porse un incensiere da cui si levavano volate di profumato incenso.
Baldassarre presentò la preziosa mirra.
Il bambino guardò i doni, serio serio.
Artabano correva e correva. Arrivò a Betlemme mentre dalle case si levavano pianti e fiamme, e l'aria tremava come trema nel deserto. I soldati dalle spade insanguinate, eseguendo gli ordini di Erode, uccidevano tutti i bambini dai due anni in giù. Vicino a una casa in fiamme un soldato dondolava un bambino nudo tenendolo per una gamba. Il bambino gridava e si dibatteva. Il soldato diceva: «Ora lo lascio, ed egli cadrà nel fuoco... farà un buon arrosto! ». La madre alzava urla acutissime. Con un sospiro, Artabano prese l'ultima gemma che gli era rimasta, la magnifica perla più grossa di un uovo di piccione, e la diede al soldato perché restituisse il figlio alla madre. Così fu. Ella ghermì il bambino, lo strinse al petto e fuggì via.
Solo molto tardi Artabano trovò la stalla dove si nascondevano il bambino, Maria e Giuseppe. Giuseppe si stava preparando a fuggire e il bambino era sulle ginocchia di sua madre. Ella lo cullava teneramente cantando una dolce ninna nanna.
Artabano crollò in ginocchio e si prostrò con la fronte al suolo. Non osava alzare gli occhi, perché non aveva portato doni per il Re dei Re. «Signore, le mie mani sono vuote. Perdonami...», sussurrò.
Alla fine osò alzare gli occhi. Il bambino forse dormiva? No, il bambino non dormiva.
Dolcemente si girò verso Artabano. Il suo volto splendeva, tese le manine verso le mani vuote del re e sorrise.

(don Bruno Ferrero)

Liberamente tratto da  : Bruno Ferrero, Tutte storie, ed. LDC, pg 78-83.

I Magi offrono i loro doni a Gesù
Andrea Mantegna - 1495 ca.


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


mercoledì 5 gennaio 2011

Bambino - Alda Merini -

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.

(Alda Merini)
Italia, 1931-2009
http://www.aldamerini.it/


Buona giornata a tutti. :-)





martedì 4 gennaio 2011

Non c'è nulla di segreto che...- San Vincenzo de’ Paoli -

Impegnatevi a riunirvi più di frequente nell'azione di grazie e di gloria verso Dio.
Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e il suo flagello si dissolve nella concordia della fede.
Niente è più bello della pace nella quale si frustra ogni guerra di potenze celesti e terrestri.
Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il principio è la fede, il fine la carità.
L'una e l'altra insieme riunite sono Dio, e tutto il resto segue la grande bontà.
Nessuno che professi la fede pecca, nessuno che abbia la carità odia. «L'albero si conosce dal suo frutto» (Mt 12,33). Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno riconosciuti da quello che operano. Ora l'opera non è di professione di fede, ma che ognuno si trovi nella forza della fede sino all'ultimo.
È meglio tacere ed essere, che dire e non essere.

È bello insegnare se chi parla opera.
Uno solo è il maestro (Mt 23,8) e «ha detto e ha fatto» (Sal 32,9) e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre.
Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace.
Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo considerando che abita in noi templi suoi ed egli il Dio che è in noi.

(San Vincenzo de' Paoli)

1581-1660, sacerdote, fondatore di comunità religiose
fonte: Colloqui ; avvisi a A. Durand, 1656


Vincenzo de' Paoli, (Pouy, 25 aprile 1581– Parigi 27 settembre 1660), sacerdote francese fondatore e ispiratore di  numerose congregazioni religiose come i Lazzaristi, le Figlie della Carità, la Società San Vincenzo de’ Paoli.
Papa Benedetto XIII lo ha proclamato beato il 21 agosto 1729; ed è stato canonizzato il 16 giugno 1737 da papa Clemente XII. Fino al 1969, la memoria liturgica di San Vincenzo de’ Paoli era celebrata il 19 luglio, ma papa Paolo VI ne ha spostato la festa al 27 settembre



lunedì 3 gennaio 2011

Insegnami a cercarti….- Sant’Anselmo d’Aosta -

“Insegnami a cercarti, e mostrati a me che ti cerco.
Io non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se tu non ti mostri.
Che io ti cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che ti ami trovandoti.
Io ti riconosco, Signore, e ti ringrazio di aver creato in me questa tua immagine affinché di te sia memore, ti pensi e ti ami; ma essa è così consunta dal logorio dei vizi, così offuscata dal cumulo dei peccati, che non può fare quello per cui fu fatta, se tu non la rinnovi e non la ricostituisci.
Non tento, o Signore, di penetrare la tua altezza perché non paragono affatto ad essa il mio intelletto, ma desidero in qualche modo di intendere la tua volontà, che il mio cuore crede ed ama.
Né cerco di intendere per credere; ma credo per intendere. E anche per questo credo: che se prima non crederò, non potrò intendere” .

(Sant’Anselmo d’Aosta)
dal Proslogion 1,1


Sant'Anselmo dona la sua opera alla contessa Matilde
- Codex Admont 289, Sec. XIII, Admont - Austria

Buona giornata a tutti. :-)


www.leggoerifletto.it

www.leggoerifletto.com








domenica 2 gennaio 2011

Benedizione a Frate Leone - San Francesco d’Assisi -

Il Signore ti benedica e ti custodisca,
mostri a te il suo volto e abbia
misericordia di te.
Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore benedica te, frate Leone.



Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te

(San Francesco d’Assisi)



(...) Le parole della Benedizione del Santo corrispondono, nei primi 5 righi, quasi completamente alla benedizione di Aronne del Libro dei Numeri (Nm 6,22-26).
Francesco, comunque, tralascia per due volte la parola “Signore” (Jahwe-Dominus), presente, invece, nel testo biblico tre volte: triplice ripetizione, che ha fatto vedere ai “Padri della Chiesa” un’allusione alla Trinità: «Il Signore ti benedica... (Padre), Il Signore mostri a te... (Figlio), Il Signore rivolga a te... (Spirito Santo)». Francesco sembra non aver assunto, dunque, la formula di benedizione direttamente dall’Antico Testamento.


Buona giornata a tutti. :-)



sabato 1 gennaio 2011

Preghiera per la pace - Papa Giovanni Paolo II -

Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l' orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.








Con la protezione della Vergine Maria, tanti auguri di Buon Anno a tutti voi, ai sogni che vorrete realizzare, ai buoni propositi ed ai traguardi che vorrete superare.
Vi auguro la pace nel cuore, questa è la nostra più grande ricchezza!


Buona giornata a tutti.

- Stefania -