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sabato 6 gennaio 2024

Epifania, i Re Magi e papa Benedetto XVI

Attorno alle figure dei Re Magi, sin dai tempi più lontani, si sono diffuse storie e leggende che, ancora oggi, continuano ad affascinare. Questi re stranieri che venivano dal lontano Oriente, colpiscono l'immaginazione dei bambini che, impazienti, attendono il giorno dell'Epifania per collocare finalmente le statuine dei tre saggi nel presepe. Arrivano con animali sconosciuti, indossano abiti di foggia inconsueta, portano doni misteriosi, hanno la pelle scura. Non conosciamo con precisione la loro storia eppure sono presenze familiari e rassicuranti che ci riportano all'infanzia. Forse per questo persino la pubblicità li ha scelti come testimonial.

Nella scena del Presepe, nelle raffigurazioni pittoriche che impreziosiscono numerose chiese del nostro territorio, i Magi sono immobili davanti alla Madonna ed al Bambino, in atto di adorazione. Sono finalmente arrivati alla meta ma il loro viaggio è stato lungo.
Pellegrini per eccellenza, simbolo dell'incontro tra Oriente ed Occidente, sono una presenza lungo le vie di pellegrinaggio. Le loro immagini dipinte o scolpite nelle chiese sono state un segnale importante per i pellegrini. Lungo le strade molte locande ancora oggi si chiamano "Tre Re".
Anche dopo la loro morte, avvenuta in Oriente, i Magi continuarono a viaggiare. Le loro spoglie mortali, vere o presunte che fossero, compirono un viaggio ben più lungo e misterioso di quello che li aveva condotti a Betlemme.




Non sappiamo con precisione quanti furono i saggi che fecero visita a Gesù; dodici secondo una Cronaca orientale del 774-775, in numero maggiore o talvolta minore di tre nelle antiche raffigurazioni di alcune catacombe. La tradizione cristiana ne riconobbe tre a cui corrispondevano i nomi latini di Caspar, Balthasar, Melchior.
Nel VIII secolo il Venerabile Beda descriveva Melchiorre come "un vecchio dai capelli bianchi, con una folta barba e lunghe chiome ricciute", Gasparre " un giovane imberbe" e Baldassarre "di carnagione olivastra e con una barba considerevole".
L'appellativo Magi, letteralmente "ingannatori, stregoni, sapienti", indicava in essi la saggezza, la sapienza. Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea, testo assai diffuso nel Medioevo, ne precisa in tal senso il significato facendo derivare il termine "magi" da "magni", cioè grandi, nella sapienza.
Incerta è la loro provenienza. La nozione di Oriente si sfuma, a seconda delle diverse fonti considerate, in un territorio non ben definito: la Persia o la Caldea, la Sabea (regione attraversata dal fiume Sabe) piuttosto che l'Arabia o l'India.


I Magi partirono dalla loro terra in gran fretta quando, secondo il racconto di Giovanni Crisostomo, in cima al Monte Vittoria apparve loro una stella in forma di bimbo bellissimo con una croce sul capo. Ciò poté avvenire poiché ogni anno, dodici uomini salivano sul Monte Vittoria e vi restavano in abluzioni e preghiera in attesa dell'apparizione della stella annunciata dal profeta Balaam. Partirono con i dromedari, animali velocissimi che in un giorno percorrevano quanto un cavallo in tre. Arrivarono dall'Oriente a Gerusalemme in tredici giorni. Qui chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché secondo la profezia "essi conoscevano il tempo ma non il luogo".
Secondo un altro racconto il viaggio dei Magi durò due anni durante i quali però, non ebbero bisogno di viveri, le montagne si spianavano, i fiumi non ponevano ostacoli.


Finalmente giunti a Betlemme offrirono al Salvatore oro , incenso e mirra, doni che Persiani e Caldei usavano portare ad un re e simboli di maestà divina, regale potestà ed umana mortalità.
Avvertiti in sogno di non far ritorno da Erode, raggiunsero le loro terre d'origine dove, secondo le leggende orientali, riportarono il dono che essi ricevettero dalle mani del Bambino o della Vergine. Una pietra staccata dalla mangiatoia, un pane rotondo, una fascia in cui era stato avvolto il bambino, a seconda delle diverse versioni, tutte accomunate dalla nascita del culto del fuoco. In ciascuno dei tre casi, infatti, dall'oggetto regalato si sprigionò un fuoco sacro, degno di venerazione.
Circa l'origine di tale culto nel "Milione" di Marco Polo troviamo il racconto della leggenda che egli raccolse in Persia, a Cala Ataperistan. Ai Magi il bambino avrebbe donato un cofanetto chiuso, ed essi, tornati nella loro terra "apersono lo bossolo, e quivi trovarono una pietra...e gittarono questa pietra in un pozzo. Gittata la pietra nel pozzo, un fuoco discese dal cielo ardendo e gittossi in quel pozzo. Quando i re viddono questa meraviglia, penteronsi di ciò ch'avevano fatto. E presono di quello foco, e portaronno in loro contrada, e puoserlo in una loro chiesa; e tuttavolta lo fanno ardere, e adorano quello fuoco come Iddio".


La luce che a Natale brillava nella notte illuminando la grotta di Betlemme, dove restano in silenziosa adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si manifesta a tutti. L'Epifania è mistero di luce, simbolicamente indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi. La vera sorgente luminosa, il "sole che sorge dall'alto" (Lc 1,78), è però Cristo. Nel mistero del Natale, la luce di Cristo si irradia sulla terra, diffondendosi come a cerchi concentrici. Anzitutto sulla santa Famiglia di Nazaret: la vergine Maria e Giuseppe sono illuminati dalla divina presenza del Bambino Gesù. La luce del Redentore si manifesta poi ai pastori di Betlemme, i quali, avvertiti dall'angelo, accorrono subito alla grotta e vi trovano il "segno" loro preannunciato: un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (Lc 2,12).............
Il fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno divino: "la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie" (Gv 3,19).
Ma che cos'è questa luce? E' solo una suggestiva metafora, oppure all'immagine corrisponde la realtà? L'apostolo Giovanni scrive nella sua Prima Lettera: "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre" (1Gv 1,5); e più avanti aggiunge: "Dio è amore". Queste due affermazioni, unite insieme, ci aiutano a meglio comprendere: la luce, spuntata a Natale, che oggi si manifesta alle genti è l'amore di Dio, rivelato nella Persona del Verbo incarnato. Attratti da questa luce, giungono i Magi dall'Oriente. Nel mistero dell'Epifania, dunque, accanto ad un movimento di irradiazione verso l'esterno, si manifesta un movimento di attrazione verso il centro, che porta a compimento il movimento già iscritto nell'Antica Alleanza. La sorgente di tale dinamismo è Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle Persone, che tutto e tutti attira a sé. La Persona incarnata del Verbo si presenta così come principio di riconciliazione e di ricapitolazione universale (Ef 1,9-10). Egli è la meta finale della storia, il punto di arrivo di un "esodo", di un provvidenziale cammino di redenzione, che culmina nella sua morte e resurrezione.......

Papa Benedetto XVI - dall' Omelia della Santa Messa nella Solennità della Epifania del Signore - 06 gennaio 2006 -




Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 4 gennaio 2024

Il Cammino dei Magi - Kociss Fava e I doni dei Re Magi

"Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme...".

Oro, incenso. Mirra anche. Furono tra le prime cose che vide, venendo alla luce. Non che gli importasse granché delle ricchezze: in seguito l'ebbe a dimostrare. Doveva comunque essere uno spettacolo da perderci gli occhi. 

Il luccichio dei doni traboccanti dalle consunte bisacce da viaggio, contrapposto all'estrema frugalità del ricovero ove era nato. Gli effluvi stordenti delle resine aromatiche, spandendosi, andavano a mescolarsi con l'odore secco e pronunciato dello stallatico. 

Non di meno l'omaggio più gradito e inatteso fu certo la devozione che quegli uomini ricchi e distinti dimostrarono per il Neonato. 

Chissà lo sgomento provato da Maria e Giuseppe. Abituati com'erano all'unica compagnia dei pastori, si trovarono quei signori sontuosamente vestiti, chini in adorazione del Bambino.

Si dice fossero sapienti venuti da oriente: stranieri dunque. Scrutando il cielo, o forse dentro se stessi, videro una stella che tracciò loro la via. A noi, che sperimentiamo tempi di soluzioni facili e di frastuoni diffusi, piace pensare fosse una stella grande. Enorme, con la coda pure. Dimentichi che il rapporto autentico con Dio può instaurarsi e maturare solo nel silenzio di un cuore disposto a sentirne il potente sussurro. 

Nel deserto, luogo privo di inutili echi, radunò il Signore il popolo eletto per manifestare la Sua volontà. Sempre in luoghi solitari si sarebbe ritirato Gesù, per pregare il Padre.

Con o senza l'aiuto degli astri, ma sicuramente con la promessa di Dio nel cuore, i Magi intrapresero il lungo e faticoso cammino. Solo chi lo desidera con passione, giunge a vedere il volto di Cristo.

- Kociss Fava -



I doni dei Re Magi custodiscono in sé una simbologia molto profonda, che racchiude nientemeno che il mistero della duplice natura di Gesù, Uomo e Dio.

Nei secoli molti teologi hanno cercato di individuare il vero significato simbolico dei doni dei Re Magi. Alcuni hanno scritto che l’oro simboleggia la fede, l’incenso la santità, la mirra la passione.

Per altri i tre doni coincidono con le tre virtù teologali: l’oro è la carità, l’incenso la fede, la mirra la libera volontà.

L’incenso, offerto da Gaspare, il più giovane del Re Magi, è una resina ricavata dalla corteccia delle piante della famiglia delle Burseraceae, chiamata anche “gomma di olibano” o olibano.

Il fumo che saliva dall’incenso bruciato era considerato un’offerta gradita agli dei e favoriva la meditazione e la purificazione.

La mirra, o incenso di mirra, portata in dono da Baldassarre, è anch'essa una resina. Il termine “mirra” deriva dalla parola semitica murr che vuol dire “amaro”.

Fin dall’antichità la mirra era conosciuta e apprezzata per le sue proprietà antisettiche e antibatteriche. Veniva usata soprattutto allo stato liquido, o in polvere, mescolata con olio e balsami.

Infine l’oro, dono di Melchiorre, il più anziano dei Re Magi. Il suo stesso nome significa Re, e il dono che lui porta, l’oro, è proprio il simbolo del riconoscimento della regalità di Gesù da parte dei Re Magi. Infatti l’oro era il dono riservato ai Re e Gesù era agli occhi dei Magi il Re dei Re. Da sempre questo prezioso metallo viene associato alla luce, al sole, alla capacità di diffondere forza ed energia. Tutte le grandi civiltà hanno usato l’oro per glorificare i propri sovrani e gli dei. 


Buona giornata a tutti :-)


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venerdì 6 gennaio 2023

Epifania 2023

Il viaggio dei Magi rappresenta un simbolo straordinario del cammino degli uomini incontro a Cristo. Essi vengono da lontano, da un’altra parte del mondo, da un’altra cultura e addirittura appartengono ad un’altra fede. Ciò che li guida è una stella, un fenomeno naturale che essi vogliono interpretare, un evento storico e scientifico che rimane per loro un mistero da svelare e soprattutto l’occasione per un cammino da intraprendere. Essi non sanno cosa troveranno ma la ricerca per loro è fondamentale, porsi in viaggio per raggiungere una meta che ancora non conoscono è una realtà a cui non possono sottrarsi. È per loro un dovere spiegare il sorgere di questa stella, capire il suo significato per poter comprendere il senso della storia e della loro stessa esistenza. Le difficoltà che incontrano in un viaggio così lungo le possiamo immaginare, il vangelo narra soltanto il tentativo da parte di Erode di strumentalizzare la loro ricerca per raggiungere i suoi scopi malvagi, per individuare il nuovo re ed eliminarlo. Ma saggiamente i Magi cambieranno strada e non vorranno tornare da Erode, l’incontro con il Bambino fa loro comprendere la straordinaria rivelazione a cui li ha condotti quella stella misteriosa. Non si tratta di trovare un sovrano così come il mondo desidera o un tiranno come Erode, essi trovano a Betlemme il senso di ogni cammino, di ogni viaggio, il significato della vita di ogni uomo che non consiste nel potere, nella ricchezza, e neppure nella saggezza e nella scienza, ma nella semplicità di un Bambino che riempie di stupore e tenerezza, che fa vedere il cielo sulla terra, che fa capire come la vita in sé è un miracolo straordinario in cui Dio rivela se stesso donando speranza al mondo “che giace nelle tenebre”. Inoltre, questo Bambino illumina con la sua presenza ogni cuore rivelando al mondo che l’unico autentico potere consiste nell’amore.

- Marco Frisina - 

sacerdote, biblista, compositore

Comunemente, l’Epifania in Occidente tende a significare la manifestazione di Gesù ai pagani, rappresentati dai re magi, significando la destinazione universale del messaggio della salvezza. 

In Oriente, l’Epifania, in senso forte, si riferisce al battesimo di Cristo. Il battesimo è il momento della manifestazione di Gesù che inizia la sua vita pubblica, ma è soprattutto la manifestazione della Trinità: il Padre con la voce, il Figlio con la preghiera nell’acqua e lo Spirito con la colomba che testimonia il Figlio. Lo Spirito, che al momento della creazione alleggiava sulle acque, nel battesimo di Cristo discende ed è un momento di ri-creazione. Gli studiosi della tradizione siriaca, affermano però che l’Epifania del Signore tende a dilatarsi assumendo in sé tre misteri (tria miracula), connessi rispettivamente all’adorazione dei magi, al battesimo nel Giordano e alla trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana . È un arco che collega tre segni importanti: il compimento dell’anelito delle nazioni (i magi); la rivelazione dello Sposo (il battesimo); e l’anticipazione (le nozze di Cana) nel simbolo del «Segno» nuziale che si avverrà nella croce.

- Robert Cheaib - 



...Ci siamo molto allontanati dalla semplicità dei pastori. Ma forse può consolarci il fatto che anche i Magi dell'Oriente - esponenti d'una civiltà e d'una mentalità raffinate, nei quali noi pure possiamo in certo modo riconoscerci - trovarono alla fine la via del presepe.

Ma dove propriamente conduce questa via? La gente comune e i potenti non udirono la voce dell'angelo. Dormivano. I pastori erano invece uomini desti e aperti. Quest'attesa del cuore, questa sensibilità (non ancora ottusa) per la voce di Dio: ecco ciò che unisce i Magi dell'Oriente - uomini esigenti - ai pastori; e permise loro di trovare la via.

Di qui l'interrogativo: E noi, siamo davvero desti? Siamo liberi, pronti a muoverci? Non siamo invece tremendamente malati di snobismo, d'uno scetticismo presuntuoso? Può udire la voce dell'angelo colui che, a priori, dà per certo che l'angelo non può affatto esistere? Anche se la udisse, non potrebbe che fraintenderla. E cosa dire di colui che si è abituato a giudicare sempre dall'alto in basso?

Capisco sempre più perché mai sant'Agostino abbia indicato nell'humilitas (nell'umiltà) il nucleo del mistero cristiano. Il nostro cuore non è aperto, né davvero libero. E ciò nonostante rimane una consolazione: c'è stata una via percorribile anche da spiriti raffinati ed esigenti. Anche costoro possono diventare come i pastori, a patto che abbiano una cosa in comune con loro: la vigilanza e la libertà del cuore.

JOSEPH RATZINGER dal "Bollettino diocesano" - 25 dicembre 1979 -


L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones ovvero come vedevano l'adorazione dei Magi i Preraffaelliti. Questo arazzo perchè di arazzo si tratta è stato probabilmente il più grande successo commerciale fra tutti gli arazzi della Morris & Co, committenti dell'opera, fu replicato in ben dieci versioni: quella originale è nella Eton College Chapel, mentre delle altre una si trova al Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo, una presso l’Art Gallery of South Australia, una invece si può ammirare alla Manchester Metropolitan University. Ovunque nel mondo.



Buona giornata a tutti :-)

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giovedì 6 gennaio 2022

I Magi, pellegrini nella notte, immagine del nostro cuore inquieto - Bruno Forte

Fra i personaggi del Natale ce ne sono tre che il racconto evangelico ci presenta con un’aura di particolare fascino e di mistero: i Magi...
In questi uomini venuti da lontano, pellegrini nella notte guidati da una stella, mi sembra sia possibile vedere la ricerca del nostro cuore inquieto: essi ci rappresentano tutti, o almeno coloro fra noi che sono disposti a vivere l’esistenza non come resa all’evidenza finale della morte, ma come esodo, cammino verso la luce che viene dall’alto. E questo riguarda non solo chi crede, ma anche chi cerca non avendo il dono della fede: il cosiddetto ateo, quando lo è non per semplice qualificazione esteriore, ma per le sofferenze di una vita che lotta con Dio senza riuscire a credere in Lui, vive in una condizione di vera ricerca, di viva e spesso dolorosa attesa.
Il non credente pensoso, come il credente non negligente, è qualcuno che lotta con Dio: proprio così alla ricerca della verità, pellegrino nella notte, attratto e inquietato da una misteriosa stella.
L’essere umano è un “mendicante del cielo” (Jacques Maritain), cercatore di un senso, che dia dignità e bellezza al vivere e al morire. Tentazione è sentirsi arrivati, non più esuli in questo mondo, possessori di un oggi che vorrebbe arrestare la fatica del viaggio. “L’esilio di Israele - afferma un detto rabbinico - cominciò il giorno in cui Israele non soffrì più del fatto di essere in esilio”. L’esilio è di chi ha dimenticato la meta e si è “accasato” nella mediocrità della scena che passa.
Se i Magi rappresentano l’uomo alla ricerca di Dio, la stella che li guida e il Bambino cui essa li conduce ci mostrano un Dio alla ricerca dell’uomo.
Dio viene nelle nostre esistenze, nel nostro dolore e nella nostra gioia: si fa compagno di strada del nostro impegno, della nostra attesa, dei nostri problemi. Maestro del desiderio, Dio è colui che dandosi si nasconde allo sguardo e, rapendoci il cuore, si offre sempre nuovo e lontano: il Dio rivelato e nascosto! Proprio così, è il Dio vicino, che sostiene la nostra stanchezza, alimenta la nostra speranza, condivide il desiderio e l’impegno per gli altri, soprattutto per i più deboli e i più poveri. La Parola viene ad abitare fra noi, affinché nessuno si senta più solo e i nostri gesti di fede e d’amore la rivelino a chi ancora non l’ha incontrata: il Verbo si fa carne affinché diventiamo noi stessi il riposo della Parola, dove essa si lascia custodire e dire, come nel grembo verginale della Donna che ha detto “sì” al mistero dell’avvento, per dare vita e speranza ai cuori spezzati, per suscitare energie e futuro in chi è chiamato a farsi protagonista del domani: “Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Isaia 40,30s). 
Pellegrini nella notte, guidati dalla stella, i Magi hanno riconosciuto nel Bambino il dono della verità, la luce che salva: lo hanno adorato.
In questo atto di adorazione il cercatore è raggiunto dallo sguardo del Dio che ha avuto tempo per l’uomo.
È l’incontro, è la fede: lotta, agonia, non riposo di un possesso tranquillo. Dio è fuoco divorante, il Dio vivente, non il “Deus mortuus” o “otiosus”.

Perciò Pascal affermava che Cristo sarà in agonia fino alla fine del tempo: quest’agonia è la lotta di credere, di sperare e di amare, la lotta del discepolo con Dio!
L’aver conosciuto il Signore non esimerà nessuno dal cercare sempre più la luce del Suo Volto, accenderà anzi sempre più la sete dell’attesa.
Il credente è un cercatore di Dio, sulle cui labbra risuonerà la struggente invocazione del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27,8s).
Anche così la fede è resa e abbandono, approdo di bellezza e di pace: la bellezza dell’Uomo dei dolori, dell’amore crocifisso, della vita donata. L’adorazione dei Magi non è, allora, assenza di scandalo, ma presenza di un più forte amore: la fede non è risposta tranquilla alle nostre domande, ma sovversione, ricerca del Volto amato, consegna al Dio rivelato e nascosto.

Il sì del Natale dei Magi lo ha espresso Kierkegaard con queste parole: “Nessuno può scegliere per te oppure in senso ultimo e decisivo può consigliarti riguardo all’unica cosa importante, l’affare della tua salvezza...".
Soli! Poiché quando hai scelto, troverai certamente dei compagni di viaggio, ma nel momento decisivo e ogni volta che c’è pericolo di vita, sarai solo (Vangelo delle sofferenze).
Quella scelta, quell’ora, non altrove, ma qui, non di fronte ai paradisi artificiali, ma davanti alle sfide e alle contraddizioni del nostro presente, è il vero Natale. Quello che auguro a ognuno di noi.


(Bruno Forte)



Dio non si rivela nella forza o nella potenza, ma nella debolezza e nella fragilità di un neonato.

Papa Francesco, Twitter



Che giova a me che Cristo
sia nato una volta a Betlemme da Maria
se non nasce oggi, 
per fede, nel mio cuore?




I tre Santi

I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
‘O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?’
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come una lanterna.
La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi
alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.

Heinrich Heine (1797-185
6)

Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 3 gennaio 2022

Bibbia: Previsioni per il 2022

Non buttate soldi con ciarlatani che illudono e deludono, aprite la Bibbia (è tutto gratis). 

All’inizio di ogni nuovo anno è sempre la stessa storia: veniamo letteralmente travolti dalle previsioni di astrologi e indovini che tramite la radio, la TV, i  giornali, Siete lo stesso curiosi su come sarà il vostro futuro? Nella Sacra Scrittura è già scritto tutto. 

Se siete nati tra il 1 gennaio e il 31 dicembre allora siete sotto l’influenza della “grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tito 2, 11). 

Fortuna: La stella del mattino è Gesù Cristo perché “grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, […] verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge” (Luca 1,78). 

Amore: La vostra felicità risiede nell’essere amati da Dio e nell’amarlo in contraccambio perché “né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8,39). 

Vacanze: “Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre” (Salmo 121,8). 

Salute: “Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui” (2 Timoteo 2,11); “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (Filippesi 4,6). 

Denaro: “Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù” (Filippesi 4,19), “poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione” (Filippesi 4,11). 

Attualità: “Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine” (Matteo 24,6); “Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (Matteo 24,14).

 Imprevisti: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8,28); “Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Romani 8,31).

 Andate e vivete con la pace e la gioia del Signore!


...Un ultimo particolare conferma, nei Magi, l’unità tra intelligenza e fede: è il fatto che “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). 

Sarebbe stato naturale ritornare a Gerusalemme, nel palazzo di Erode e nel Tempio, per dare risonanza alla loro scoperta. Invece, i Magi, che hanno scelto come loro sovrano il Bambino, la custodiscono nel nascondimento, secondo lo stile di Maria, o meglio, di Dio stesso e, così come erano apparsi, scompaiono nel silenzio, appagati, ma anche cambiati dall’incontro con la Verità. Avevano scoperto un nuovo volto di Dio, una nuova regalità: quella dell’amore...

- papa Benedetto XVI - dal "Angelus del 06 gennaio 2010" -

 

Davanti al bambino, 
quel bambino era loro stessi, 
era la loro identità, la loro certezza, 
la loro pienezza, e non ricordavano più quel che era stato prima. 
Non ricordavano più, 
davanti a quel bambino, 
neanche le loro aspirazioni, 
non ragionavano più neanche su quelle, perché era quel bambino 
che dettava oramai tutto...

Dagli appunti di Giussani, 
Natale 1974

Papa Benedetto e Mons. Luigi Negri

Buona giornata a tuti :-)
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lunedì 6 gennaio 2020

6 Gennaio 2020 - Epifania


Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. 

Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell’aria, perché tutto è suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertà: "Figlio mio, dammi il tuo cuore" (Prv 23, 26). 


Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. 

Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore.


Diamogli pertanto dell’oro: l’oro puro dello spirito di distacco dal denaro e dai mezzi materiali, cose che pure sono buone, perché vengono da Dio. 

Ma il Signore ha disposto che le utilizzassimo senza lasciarvi il cuore, mettendole a frutto per il bene comune di tutti gli uomini (...).


Offriamogli poi l’incenso: è l’anelito, che sale fino al Signore, di condurre una vita nobile che diffonda intorno a sé il bonus odor Christi (2 Cor 2, 15), il profumo di Cristo. Quando le parole e le azioni sono impregnate del bonus odor, si semina comprensione, amicizia. La nostra vita deve accompagnare quella degli altri perché nessuno sia o si senta solo. La nostra carità deve essere anche affetto, calore umano [...].


Assieme ai Magi, offriamo infine la mirra, ossia il sacrificio, che non deve mai mancare nella vita cristiana. 
La mirra ci porta alla memoria la Passione del Signore: sulla Croce gli diedero da bere mirra mista a vino (cfr. Mc 15, 23), e con la mirra unsero il suo corpo per la sepoltura (cfr. Gv 19, 39). 
Ma non crediate che riflettere sulla necessità del sacrificio e della mortificazione sia come aggiungere una nota di tristezza [...]. 
Mortificazione non è pessimismo, non è grettezza d’animo. La mortificazione non vale niente senza la carità. 
Dobbiamo pertanto cercare sacrifici che, pur rendendoci capaci di padroneggiare le cose della terra, non mortifichino coloro che convivono con noi. 
Il cristiano non può essere né carnefice né meschino; è un uomo che sa amare con le opere, che saggia il suo amore con la pietra di paragone del dolore.

- San Josemaría Escrivá de Balaguer -
"È Gesù che passa", nn. 35-37



L'Epifania, che significa 'Dio si manifesta a noi e ci chiama', è considerata giustamente dalla Chiesa una grande Solennità. 
Dio è apparso tra noi in Gesù a Betlemme. 
Il Suo Natale, Nascita, è il segno della concreta e fedele volontà del Padre di invitare tutti gli uomini a tornare alla loro origine di figli amati senza limiti da Lui. 
Il Padre, dopo tanto tempo riapre il Cielo, la Comunione con Lui che si era interrotta per il peccato originale, e lo fa non con un'ispirazione, ma in modo concreto, inviando il Figlio Gesù tra noi, che si fa uno di noi, con la semplicità che è il vero e profondo modo con cui Dio ama.



«Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 11). 
Fermiamoci un po’ e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. 
Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? [...]. 





«Forse qualcuno si meraviglia e si domanda: come hanno potuto, i Magi, conoscere la nascita del Salvatore, solo attraverso il segno di una stella?
In primo luogo, bisogna dire che si tratta di un dono concesso loro dal Signore. In secondo luogo, si legge nei libri di Mosè che già Balaam era stato una specie di profeta dei pagani. Infatti egli aveva profetizzato – nella misura in cui era capace di farlo – la venuta di Cristo e la sua incarnazione per mezzo di una vergine. Profetizzò [...] in questi termini:


Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele (Nm 24, 17). 

Per questa ragione sembra che i Magi provenissero dalla discendenza di Balaam [...]. Quando videro il segno della nuova stella, i Magi credettero immediatamente, perché capirono che erano stati chiamati a dare compimento alla profezia del loro antenato [...].


Il profeta Balaam vide in spirito quella stella che questi poterono vedere con gli occhi, e in questo modo arrivarono alla fede. Quello profetizzò la venuta di Cristo; questi, quando venne, lo guardarono con gli occhi della fede».


- San Cromazio di Aquileia -
Commento al Vangelo di San Matteo, IV


Andrea Mantegna, L'adorazione dei Magi.

Miserevolmente è caduto l’uomo, misericordiosamente è disceso Dio. Cadde l’uomo per suo orgoglio, Dio è disceso con la sua grazia – Sant' Agostino


Fratelli carissimi, Nostro Signore Gesù Cristo che è ab aeterno il Creatore di ogni cosa, è divenuto oggi nostro Salvatore nascendo da una madre.
Per amore è oggi per noi nato nel tempo per condurci all’eternità del Padre. Dio si è fatto uomo, per fare dell’uomo un dio, il Signore degli angeli oggi si è fatto uomo affinché l’uomo potesse mangiare il pane degli angeli.
Oggi si è compiuta la profezia che dice: “Stillate, o cieli, dall’alto, e le nubi facciano piovere la giustizia! Si apra la terra, fiorisca il Salvatore" (Is. 45,8). 
Il Creatore è divenuto creatura per ritrovare chi era perduto. Così infatti l’uomo confessa nei Salmi: “Prima di essere afflitto mi sviavo” (Ps. 118,67). L’uomo ha peccato e si è reso colpevole, Dio si è fatto uomo per redimere il colpevole. 
L’uomo è caduto ma Dio è disceso sulla terra; miserevolmente è caduto l’uomo, misericordiosamente è disceso Dio. E’ caduto l’uomo per il suo orgoglio, Dio è disceso con la sua grazia.
O miracolo! O prodigio! Fratelli miei, le leggi di natura sono cambiate per l’uomo! 
Un Dio nasce, una vergine diviene madre senza concorso d’uomo, ignara di uomo la parola di Dio la rende feconda. Essa è insieme madre e vergine, madre, conserva la verginità, vergine, genera un figlio, non conoscendo uomo, sempre integra ma non sterile. Ella mette al mondo Colui che solo è nato senza peccato e che senza concorso d’uomo ha concepito non nella concupiscenza della carne ma nell’ obbedienza dello spirito


(Vigilia Epifania del Signore)
Sant' Agostino
Sermo de tempore
Breviario Romano, Mattutino, Letture del II Notturno


"I Magi d’Oriente di cui parla il Vangelo di oggi, così come generalmente i Santi, sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada. I Santi sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere. Cari amici, voi avete seguito la stella Gesù Cristo, quando avete detto il vostro “sì” al sacerdozio e al ministero episcopale. E certamente hanno brillato per voi anche stelle minori, aiutandovi a non perdere la strada. Nelle Litanie dei Santi invochiamo tutte queste stelle di Dio, affinché brillino sempre di nuovo per voi e vi indichino la strada."

- papa Benedetto XVI, 6 gennaio 2012 - 






Buona giornata a tutti :-)