Beati quelli che sono nel pianto
perché saranno consolati» (Mt 5,4): sono nel pianto le persone che soffrono la
solitudine, l'emarginazione, la perdita di una persona cara, la consapevolezza
degli errori commessi; ma anche chi è malato, povero, deluso dalle sue
relazioni familiari e sociali, ecc. Gesù promette consolazione, perché i suoi
discepoli nei secoli hanno perpetuato l'azione misericordiosa del loro Signore:
san Vincenzo de' Paoli, san Francesco d'Assisi, madre Teresa di Calcutta, ecc.
Tanti cristiani nella vita quotidiana offrono una mano tesa agli «afflitti» e
un cuore aperto a chi cerca conforto.
Abbiamo molte esperienze attorno a noi:
raccogliamone qualcuna affinché ci permetta di avere uno sguardo più positivo
sul mondo di oggi e la gioia del Vangelo.
Papa Francesco afferma nella Bolla per
il Giubileo della Misericordia: «In questo Anno Santo, potremo fare
l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie
esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica.
Quante
situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante
ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro
grido si è affievolito e spento a causa dell'indifferenza dei popoli ricchi. In
questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a
lenirle con l'olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle
con la solidarietà e l'attenzione dovuta.
Non cadiamo nell'indifferenza che
umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la
novità, nel cinismo che distrugge.
Apriamo i nostri occhi per guardare le
miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità,
e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani
stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della
nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il
nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna
sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo» (MV, n. 15).
2. La Parola di Dio ci guida
Sono tre i testi più importanti
proposti dalla Bibbia per la consolazione degli afflitti: il primo è Is 4,1-11 «Consolate,
consolate il mio popolo - dice il vostro Dio - parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata [...].
Come un pastore il Signore fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo
raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Il
profeta con immagini di inesprimibile tenerezza invita a cercare consolazione
nel Signore, che sempre si prende cura di noi.
Anche se non si sostituisce a
noi, Egli ci sostiene in ogni afflizione.
Il secondo testo è un inno alla
sorgente della consolazione per il cristiano: Dio stesso per mezzo di Gesù e
del suo Spirito. La consolazione per san Paolo consiste nella speranza che
Cristo, il Messia atteso, porta con sé la pace e la gioia interiore. Tale
consolazione non è solo atteggiamento passivo, ma anche conforto,
incoraggiamento, esortazione condivisa con gli altri. 2 Cor 1, 3-7: «Sia
benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio
di ogni consolazione!
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché
possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione
con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come
abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda
anche la nostra consolazione.
Quando siamo tribolati, è per la vostra
consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra
consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che
anche noi sopportiamo.
La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo
che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della
consolazione».
Infine, il terzo testo è la Lettera di
Giacomo, il quale ci invita a compiere gesti concreti di consolazione (Gc
2,15-17): «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti o sprovvisti di cibo
quotidiano e uno di voi dice loro: —Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi—ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve?
Così
la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta».
3. Proposte
di vita
Quante persone «tristi» ci sono
attorno a noi?
Persone che hanno perso il coniuge da poco, uomini e donne che
sono in crisi matrimoniale, anziani che vivono nella solitudine, lavoratori che
sono umiliati sul posto di lavoro, disoccupati e vittime di violenze, adolescenti
feriti negli affetti o in crisi esistenziale, ecc.
È facile essere amici con
quelli che stanno bene, più diffìcile stare accanto a chi soffre le delusioni e
le sconfitte della vita. Dobbiamo coltivare in noi «gli stessi sentimenti di
Gesù» che ha sempre accolto e consolato i sofferenti e gli emarginati.
Papa
Francesco spesso ci ricorda che dobbiamo «uscire» per stare accanto a chi è nel
pianto per manifestare a tutti la misericordia del Signore.
Nel quartiere o nel paese sicuramente
ci sono organismi di volontariato che si occupano delle situazioni di disagio
sociale: confrontiamoci con loro, invitiamoli a farci conoscere le loro
iniziative, partecipiamo con il nostro contributo per quanto ci è possibile.
A
volte, anche vicini di casa patiscono le afflizioni della vita: se vogliamo
diventare «buoni vicini» occupiamoci di loro, senza invadenza, andando loro
incontro come il cuore ci suggerisce.
Nelle nostre parrocchie, stanno
nascendo sempre più incontri non solo per anziani, ma anche per chi vivere la
solitudine dello stato vedovile o per chi è divorziato, convivente, risposato.
A tutti dobbiamo annunciare la misericordia di Dio, il Padre, e proporre un
cammino di fede affinché la loro afflizione sia consolata e la loro presenza
nella comunità sia vissuta come partecipazione viva e doverosa per sentirsi
amati da noi e da Dio.
«È vivo il desiderio di "includere
persone disabili, immigrati, emarginati" e le loro famiglie.
Occorre
acquisire la competenza necessaria per aiutare, sostenere, accompagnare e
annunciare la speranza di una vita nuova e la dolcezza di un Gesù amico che non
abbandona.
In ogni contesto ambientale (scuola, lavoro, università, ospedali,
carceri, Social Media) ed esistenziale (disagi psichici, crisi coniugali,
problemi educativi) in cui si trovano.
Confrontarsi con la malattia, il disagio
fisico e psichico, la disabilità e la fragilità costringe a fare i conti con la
realtà di un'esistenza che non fa sconti a nessuno. Lo stesso dicasi per molte
famiglie che vivono varie forme di fragilità nel rapporto tra i coniugi e nel
confronto con i figli.
Includere è il modo di testimoniare Gesù che si curva
sugli ultimi».
Nei tempi più oscuri di violenze,
attentati sanguinari, terrorismo, nascono iniziative di solidarietà con
manifestazioni diverse.
Mentre anche noi vi partecipiamo, non dimentichiamo i
conflitti altrettanto violenti che accadono in Paesi lontani da noi, spesso dimenticati
dalla cronaca quotidiana di giornali e televisioni.
Dobbiamo essere solidali
con tutti, non solo con i più vicini.
4. Preghiera
Maria, Madre della consolazione, è
Colei alla quale, attraverso la preghiera, ci affidiamo per cercare
consolazione nei momenti difficili.
Visitando una persona anziana o in
difficoltà proponiamo con franchezza di pregare insieme la Madonna. Possiamo recitare con lui/lei il santo Rosario di Lourdes per essere aiutati nella
preghiera. Oppure, una preghiera spontanea.
La preghiera
più indicata può essere la Salve Regina:
Salve Regina, madre di misericordia,
vita, dolcezza, speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a
te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi
a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine
Maria.
Maria, Madre della Consolazione, prega
per noi!
Buona giornata a tutti. :-)
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