Visualizzazione post con etichetta Kahlil Gibran. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Kahlil Gibran. Mostra tutti i post

martedì 17 settembre 2024

Le parole non dette - Kahlil Gibran

 Disse un filo d'erba
a una foglia d'autunno:

«Fai un tale rumore, cadendo!
disperdi tutti i miei sogni
invernali».

Rispose, indignata, la foglia:
«Tu che sei nato in basso
e in basso vivi!
Piccola cosa stizzosa e senza suono!
tu non vivi nella regione
più elevata dell'aria
e non distingui la musica dei canti».
Poi la foglia d'autunno
e si addormentò.
E quando venne la primavera si svegliò
ed era un filo d'erba.

E quando venne l'autunno e il sonno invernale
fu sopra di lei,
e su di lei
per tutta l'aria intorno
presero a cadere le foglie,
brontolò tra sé: «Queste foglie d'autunno!
Fanno un tale rumore!
Disperdono tutti i miei sogni
invernali».
Giacque sulla terra.

Kahlil Gibran - 

Le parole non dette; Ed. Paoline, pag. 263-264

Paulo Ghiglia (Firenze, 5 marzo 1905 – Roma, 19 novembre 1979)
Viale alberato - Olio su cartone - Dimensione cm 54 x 43,5

Il miracolo

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile.

E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo?

Kahlil Gibran-


Buona giornata a tutti :-)


                                                          seguimi sulla mia pagina YouTube


https://www.youtube.com/c/leggoerifletto




sabato 24 agosto 2024

Il dolore – Khalil Gibran


Quando nacque il mio Dolore lo nutrii con amore e lo 
curai teneramente. 
Come tutte le creature viventi esso crebbe, forte, bello e traboccante 
di mirabili delizie. 
Ci amavamo reciprocamente e amavamo il mondo che ci circondava; 
poiché il Dolore aveva il cuore tenero, e il mio dal Dolore veniva 
conquistato. 
Quando il mio Dolore ed io discorrevamo insieme, i giorni erano 
alati e le notti ornate di sogni; poiché il linguaggio del Dolore 
era eloquente, e il mio con lui lo diventava. 
Quando camminavamo insieme, la gente ci rivolgeva sguardi 
delicati e sussurrava parole di dolcezza estrema. 
Ma c’era anche chi osservava invidioso, perché il Dolore è nobile 
ed io ne ero orgoglioso. 
Ma come tutte le creature viventi il mio Dolore morì ed io sono 
rimasto solo a pensare ed a soppesare. 
Ora, quando parlo, le mie parole ricadono con un suono grave. 
Quando canto i miei amici non vengono più ad ascoltare. 
Quando cammino per la strada nessuno più mi degna di uno sguardo. 
Solo nei miei sogni sento una voce misericordiosa che dice: 
“Guarda, lì riposa l’uomo il cui Dolore è morto”.

- Khalil Gibran -


sull'opera di Schin Loong

"Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo 
mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. 
Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti 
in contatto durante la vita."

- Arthur Schopenhauer -



Niente mi manca
in questa solitudine;
sulla finestra
splende la luna,
attorno, i fiori.

Ryokan, monaco dello Zen
- La vita felice 1994 - 


Immagine - "Free Climbing"

Facciamo di ogni ferita una feritoia.

- Aldo Carotenuto - 



















Il rimpianto è il prezzo che si paga per aver vissuto 
momenti indimenticabili.


Buona giornata a tutti e tutte. :-)



lunedì 15 aprile 2024

I figli - Kahlil Gibran

 I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri, essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime, esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi, la vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere, poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.
  
- Kahlil Gibran - 

Illustrazione da “Il profeta” di Kahlil Gibran 
(Bsharri, 6 dicembre 1883 – New York, 10 aprile 1931


Guardando mio padre, che non faceva prediche,
non faceva discorsi, mi dicevo: «Lui lo sa».
Osservavo intorno a me quelli che erano più furbi,
che stavano meglio,
ma non mi convincevano alla stessa maniera.
Mi interessava quella saggezza,
quella letizia che mio padre nel dolore, nella fatica,
nella malattia mi testimoniava in un modo clamoroso.
Era assolutamente evidente che mio padre,
che fischiava sempre,
viveva una letizia di fondo nella vita,
per cui era come se mi incuriosisse,
mi trascinasse.

- Franco Nembrini - 


Signore, siamo pieni di stupore
di fronte a questo bambino
che già ci sorride e ci affascina.
E’ una gioia per noi e accettiamo volentieri
le preoccupazioni, i timori, gli impegni
che ci derivano dalla sua presenza.
Affiorano però nel nostro cuore
molti interrogativi: Che ne sarà di lui?
Crescerà sano e felice?
In che mondo vivrà?
Quali valori coltiverà?
Saremo capaci di accompagnarlo,
di sostenerlo nei momenti difficili
e di guidarlo verso la piena maturità?
Signore, ce la stiamo mettendo tutta
perché lui si senta amato ed accolto.
Ma tu solo conosci il nostro cuore e il suo bene.
Ci affidiamo perciò a te,
e ti chiediamo di donarci persone amiche,
così da non affrontare da soli
questo nuovo ed esaltante compito.
Amen.

- Fausto Negri -
Fonte: “Eccoti, finalmente! Pensieri e preghiere per mamma e papà”, Luigi Guglielmoni e Fausto Negri, Ed. Paoline


Buona giornata a tutti :-)

giovedì 14 marzo 2024

Fiorita di marzo - Ada Negri

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo—e al tuo passar l’erba germoglia
o Primavera, o gioja de’ miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza

- Ada Negri -
Evelyn Pickering De Morgan [Pittrice preraffaellita inglese, 1855-1919]
Olio su tela - 78 x 34 pollici - Dalla Fondazione Morgan
 
Una Luce esiste in Primavera
 
Non presente in qualsiasi altro periodo
Dell’anno
Quando Marzo è a malapena qui
Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana avvertire.

- Emily Dickinson -
Édouard Vuillard - Il vaso blu [1932] - PC Villa Flora, Wintherthur CH
Il miracolo 

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di
volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo?

- Kahlil Gibran -

Sopra Vétheuil, effetto primaverile (C Monet ) Olio su tela, 60 x 100 cm, 1880

Buona giornata a tutti :-)


seguimi sulla mia pagina YouTube






venerdì 7 aprile 2023

Gesù in Croce (composto il venerdì Santo)- Gibran Kahlil

Oggi e ogni Venerdì Santo si risveglia l'umanità dal sonno profondo e si erge di fronte ai fantasmi dei grandi che guardano con occhi coperti di lacrime il Golgota per vedere Gesù Nazareno legato al legno della croce….. mentre scompare il sole dalle sorgenti del giorno ritorna all'umanità e s'inchina a pregare di fronte agli dei innalzati in cima a ogni collina e ogni monte.
Oggi le anime dei cristiani da ogni parte della terra vanno a Gerusalemme e qui si fermano battendosi il petto, guardando un fantasma recante una corona di spine, con le braccia aperte di fronte al vuoto e volgono lo sguardo dal morente alle profondità della vita….
In questo giorno il manto della notte non scende sulla natura finché i credenti non tornano a coricarsi tutti insieme nelle tenebre dell'oblio tra le coltri della stoltezza e dell'indifferenza.
Ogni anno in questa ricorrenza i filosofi abbandonano le spelonche oscure e gli eremiti le loro gelide celle e i poeti le loro vallate spettrali e tutti si fermano su di un monte e in silenzio riverente si dispongono ad ascoltare un giovane che dice davanti ai sui giustizieri:

"Oh Padre, abbi pietà di loro perché non sanno quel che fanno…."

….. Ma la tranquillità non avvolge le voci della luce fino a quando i filosofi, gli eremiti, i poeti non tornano ad avvolgere le proprie anime con le pagine dei vecchi libri.
Le donne nel fiore della vita, ricche di dolcezza e d'abiti, oggi escono di casa per vedere la donna disperata di fronte alla croce simile ad un arboscello in balìa di tempeste invernali, avvicinarsi a lei per ascoltare il suo profondo lamento e singhiozzi di dolore.
Quando ai giovani e ai fanciulli tutti tesi all'ignoto avvenire, oggi si fermano un attimo e guardano indietro e vedono Maria Maddalena lavare con le proprie lacrime le gocce di sangue dai piedi di un uomo sospeso tra cielo e la terra. Ma quando ormai i loro occhi si staccano di guardare questa scena improvvisamente si mettono a ridere.
Ogni anno in questa ricorrenza l'umanità si risveglia con la primavera e si ferma piangente per le sofferenze del Nazareno, poi chiude gli occhi e sprofonda nel sonno. La primavera invece continua a vegliare sorridente e precede fino a diventare l'estate dall'abito dorato e dall'intenso profumo.
L'umanità è una profonda è una donna ingentilita dal pianto e dai sospiri per gli eroi e i grandi. Se l'umanità fosse un uomo allora si rallegrerebbe della loro gloria e della loro grandezza.
L'umanità è una bambina che si ferma sospirando al fianco di un uccello che si è schiantato al suolo, ma che ha il terrore di fermarsi di fronte alla forte tempesta che piega con la sua violenza i rami fragili e porta via con la propria energia le impurità ormai putrefatte.
L'umanità guarda Gesù Nazareno nato come un povero, vissuto come un miserabile, umiliato come un debole, messo in croce come criminale, e lo compiange, lo ricorda poiché questo è ciò che ha fatto per farsi venerare.
Da diciannove secoli gli uomini servono il debole che ha le sembianze di Gesù, ma Gesù era potente; e costoro non conoscono il significato della vera forza.
Gesù non visse miserabile, pervaso dalla paura, e non morì lamentandosi dal dolore bensì visse libero e come ribelle fu crocifisso morendo come grande uomo.
Gesù non fu un uccello dalle ali spezzate bensì una violenta tempesta che con il proprio impeto ha spezzato tutte le ali.
Gesù non venne da dietro l'azzurro del crepuscolo per fare del dolore il simboloper la vita, bensì venne per fare della vita il simbolo della verità e della libertà.
Gesù non temeva i suoi persecutori e tantomeno lo spaventano i nemici e nemmeno si lamentò dei suoi giustizieri, anzi fu nobile in pubblico e coraggioso di fronte alle tenebre e alla tirannia, conobbe le piaghe ripugnanti e le risanò, udì il male parlare e lo ridusse al silenzio, incontrò l'ipocrisia e la ridicolizzò.
Gesù non scese mai dal cerchio di luce suprema per distruggere le dimore sulle cui rovine costruire poi monasteri e conventi, e non ammaliò gli uomini forti per farli pastori e monaci, bensì venne per disseminare nel cielo di questo mondo un'anima nuova e forte che spezzasse le gambe degli alti troni sui crani e demolisse i maestosi palazzi sulle tombe e annientasse gli idoli sui corpi dei deboli e dei miserabili.
Gesù non venne per insegnare alla gente a costruire a costruire chiese maestose e templi enormi nelle vicinanze delle capanne dei poveri e delle dimore fredde e oscure, bensì venne per rendere il cuore dell'uomo un tempio, la sua anima sacrificio, e il suo intelletto un sacerdote.
Questo fece Gesù Nazareno e questi sono i principi che fissò a suo tempo, se l'umanità ha capito il suo messaggio allora oggi si rallegrerà, esulterà, canterà canti di lode ed esultanza.
E tu, dominatore in croce, che guardi dal Golgota il trascorrere dei secoli, che ascolti l'agitarsi delle nazioni, che comprendi i sogni eterni, tu sulla croce macchiata di sangue sei molto più di una maestà divina e a te è dovuta più riverenza che mille re su mille troni in mille regni.
Per altro tu sei in lotta contro la morte e la morte stessa e sei più potente e coraggioso di mille comandanti di mille armate in mille battaglie.
Tu sei nel tuo dolore più felice della primavera tra i suoi fiori, tu con le tue pene sei più sereno in cuor tuo degli angeli nei cieli e davanti ai tuoi giustizieri sei più libero della luce del sole.
La corona di spine sul tuo capo è più maestosa e meravigliosa di un diadema, i chiodi conficcati nelle palme delle tue mani sono di gran misura più imponenti dello scettro di Giove e le gocce di sangue sui tuoi piedi splendono più delle collane di Astarte. Abbi pietà dei deboli che si rivolgono a te perché non sanno come rivolgersi alle loro anime, rimetti a loro i peccati perché non sanno che tu hai combattuto la morte e hai ridato vita a chi era nella tomba.

(Gibran Kahlil)
dal libro: "Al 'Awasif" (Le Tempeste)


Tiziano, 1565. Cristo porta la Croce. Museo del Prado, Madrid.

"Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi, egli non ha esitato a dare anche la sua morte? 
Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini?"

(Dai Discorsi di Sant'Agostino)






Tutto in Gesù è parola. Anche il suo silenzio davanti ai tribunali degli uomini. Il suo essere coperto di colpi e di sputi. 
Soprattutto lo è la sua morte dopo l’alto grido inarticolato cui segue il gelido mutismo del cadavere: nessuna parola di Dio è più eloquente di questa estrema condizione dell’uomo mortale. Infatti: se non avessimo questa parola, questa autoespressione di Dio, non sapremmo che, oltre ogni tenebra, «Dio è amore», una frase che nessun’altra religione del mondo ha osato esprimere. 
Nulla più di questa frase necessita della prova: eccola. «Chi lo ha visto lo testimonia e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero perché anche voi crediate» (Gv 19,35).

- Hans Urs von Balthasar - 




...La Quaresima è un periodo di penitenza e digiuno, che prepara alla Pasqua, festa della Resurrezione di Gesù. Per Benedetto XVI è un periodo importantissimo nella vita della Chiesa. 
Dopo venticinque anni come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e poi durante gli anni di Pontificato, Benedetto XVI ha toccato con mano quello che viene fuori da un mal compreso senso di essere Chiesa, da quella superbia e quella vanità che fanno sentire un sacerdote un intoccabile e un impiegato di Curia un Dio sceso in terra. Benedetto XVI ha messo al centro della sua vita Dio, nella persona di Gesù Cristo. Tanto che tutta la sua carriera di teologo è una corsa verso i tre volumi del Gesù di Nazaret, e tutto il suo pontificato è teso fino all'Anno della Fede. Quando viene eletto Papa, Benedetto sottolinea di avere il programma di non fare altro che la volontà di Dio. 
Ci tiene ad non apparire come un Papa che governa, ma un "umile servo nella vigna del Signore". 
Ci tiene a riportare tutto quanto a Dio. Ma che questo fosse il suo programma lo si era capito alla via Crucis del 2005. Giovanni Paolo II affida proprio al cardinale Joseph Ratzinger la stesura delle meditazioni. 
E Ratzinger stende un testo pieno di amarezza. "Quanta sporcizia nella tua stessa Chiesa, Signore"...

dal libro "La Quaresima della Chiesa" di Andrea Gagliarducci e Marco Mancini

















                                                                Preghiera e digiuno

Chiniamo il capo e aspettiamo in preghiera......  

il Signore non si farà attendere......

                                                   Buon Venerdì di Quaresima a tutti :-) 

martedì 8 novembre 2022

Il re saggio - Kahlil Gibran

Regnava un tempo nella lontana città di Wirani un re potente e, al tempo stesso, saggio. C'era in quella città un pozzo la cui acqua fresca e cristallina attingevano tutti gli abitanti, compreso il re e i suoi cortigiani, poiché non vi erano altri pozzi. 
Una notte, mentre tutti dormivano, nella città penetrò una strega e versò nel pozzo sette gocce di un liquido strano, dicendo: «Da questo istante, chi beve di quest'acqua diverrà folle».
Il mattino seguente tutti gli abitanti della città, escluso il re e il gran ciambellano, attinsero dal pozzo e divennero folli, come la strega aveva predetto.
E per tutto il giorno la folla, nei vicoli angusti e nelle piazze della città, non fece altro che bisbigliarsi: «Il re è pazzo. Il nostro re e il gran ciambellano hanno smarrito la ragione. Non possiamo certo servire un re folle».
Quella sera il re ordinò che si colmasse un calice d'oro con acqua del pozzo. 
E quando glielo portarono, ne bevve sorsi profondi, e ne offrì al gran ciambellano. E ci fu gran gioia in quella lontana città di Wirani, perché il re e il gran ciambellano avevano riacquistato la ragione.

- Kahlil Gibran -
Da: "Le parole non dette", Ed. Paoline, 1991
                                                                      

“Solamente chi è puro di cuore perdona
la sete che conduce alle acque morte.
E soltanto chi si regge ben saldo sulle proprie gambe
sa porgere la mano a chi inciampa."

- Khalil Gibran -




Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta
giocavamo.

– Kahlil Gibran – 
(Ritornar bambini)




Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

seguimi sulla mia pagina YouTube

giovedì 4 agosto 2022

La Bellezza - Kahlil Gibran

 E un poeta disse: Parlaci della Bellezza.
E lui rispose:

Dove cercherete e come scoprirete la bellezza, se essa stessa non vi è di sentiero e di guida?
E come potrete parlarne, se non è la tessitrice del vostro discorso?
L’afflitto e l’offeso dicono: “La bellezza è nobile e indulgente.
Cammina tra noi come una giovane madre confusa dalla sua stesa gloria”.
E l’appassionato dice: “No, la bellezza è temibile e possente.
Come la tempesta, scuote la terra sotto di noi e il cielo che ci sovrasta”.
Lo stanco e l’annoiato dicono: “La bellezza è un lieve bisbiglio. Parla del nostro spirito.
La sua voce cede ai nostri silenzi come una debole luce che trema spaurita dall’ombra”.
Ma l’inquieto dice: “Abbiamo udito il suo grido tra le montagne,
E con questo grido ci sono giunti strepito di zoccoli, battiti d’ali e ruggiti di leoni”.
Di notte le guardie della città dicono: “La bellezza sorgerà con l’alba da oriente”.
E al meriggio colui che lavora e il viandante dicono:
“L’abbiamo vista affacciarsi sulla terra dalle finestre del tramonto”.
D’inverno, chi è isolato dalla neve dice: “Verrà con la primavera balzando di colle in colle”.
E nella calura estiva il mietitore dice: “L’abbiamo vista danzare con le foglie dell’autunno e con la folata di neve nei capelli”.
Tutte queste cose avete detto della bellezza,
Tuttavia non avete parlato di lei, ma di bisogni insoddisfatti.
E la bellezza non è un bisogno, ma un’estasi.
Non è una bocca assetata, né una mano vuota protesa,
Ma piuttosto un cuore bruciante e un’anima incantata.
Non è un’immagine che vorreste vedere né un canto che vorreste udire,
Ma piuttosto un’immagine che vedete con gli occhi chiusi, e un canto che udite con le orecchie serrate.
Non è la linfa nel solco della corteccia, né l’ala congiunta all’artiglio,
Ma piuttosto un giardino perennemente in fiore e uno stormo d’angeli eternamente in volo.
Popolo di Orfalese, la bellezza è la vita, quando la vita disvela il suo volto sacro.
Ma voi siete la vita e siete il velo.
La bellezza è l’eternità che si contempla in uno specchio.
Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio.
 

Da ‘Il Profeta’  di Gibran Kahlil


Ho bisogno di lasciare che accadano le cose che devono accadere: è necessario essere aperti all'inatteso. Io sono diverso ogni giorno che passa; e quando avrò ottant'anni, spero ancora di poter trovare questi cambiamenti interni ed esterni. Se arriverò a quell'età non mi fermerò a pensare alle cose che ho già fatto, perchè voglio usare ogni attimo di vita che ancora mi resterà. 
Non posso pianificare niente d'importante, soltanto piccole cose. 
Chi pianifica ciò che è importante, trasforma tutto in piccole cose.

- Kahlil Gibran - 
 




Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza. Sono molti coloro che parlano come il fragore del mare, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude. Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell'oscurità delle caverne.

- Gibran Kahlil  -
da Segreti nel cuore, La tempesta, Newton Compton




La distanza che vi è tra voi e il vicino che non vi è amico è in verità più grande di quella che è tra voi e la persona che amate e che vive al di là delle sette terre e dei sette mari. Giacché nel ricordo non vi sono lontananze; e nell'oblio vi è un abisso che né la voce né l'occhio potranno mai accorciare. 

- Kahlil Gibran -
(da Il giardino del profeta)



Buona giornata a tutti. :-)