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giovedì 9 gennaio 2025

I tre figli - don Bruno Ferrero

Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua. Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi.
Le donne lodavano i rispettivi figli.
"Mio figlio", diceva la prima, "è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari".
"Mio figlio", sosteneva la seconda, "canta come un usignolo. Non c'è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua".
"E tu, che cosa dici di tuo figlio?", chiesero alla terza, che rimaneva in silenzio.
"Non so che cosa dire di mio figlio", rispose la donna. "E' un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale...".
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa. Il vecchio le seguì per un pezzo di strada. Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti.
Vennero loro incontro tre giovani. Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l'altro.
Le donne lo guardavano estasiate: "Che giovane abile!".
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell'aria come un usignolo.
Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: "E un angelo!".
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei.
Le donne si rivolsero al vecchio: "Allora che cosa dici dei nostri figli?".
"Figli?", esclamò meravigliato!

Li riconoscerete dai loro frutti" (Matteo 7,16)
- don Bruno Ferrero- 
Fonte :  Solo il vento lo sa di Bruno Ferrero


“Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?”. 

Quando a un bambino gli viene affidato un pesce rosso o un piccolo vasetto con un semino piantato dentro, non è per offrirgli un nuovo giocattolo ma per insegnargli la fedeltà che dà la vita alle cose. 
Se si dimenticasse di dare dal mangiare al pesce rosso o di mettere l’acqua alla piantina si accorgerebbe che in poco tempo avrebbe un pesce morto e una pianta secca. 
Diffidate quindi da quei genitori che regalano pesci rossi ai figli e poi se ne fanno carico loro per i successivi anni di vita, semplicemente perché il figlio così inizialmente entusiasta del nuovo acquisto, dopo un po’ si è annoiato. Senza quella pazienza che ci rimette davanti alle nostre responsabilità a partire dal pesce rosso, accadrà che da grandi faremo uguale nelle relazioni, con il lavoro, con le persone che diciamo di amare e perché no anche con i nostri figli che li accogliamo con l’entusiasmo dei pesci rossi nuovi per poi viverceli semplicemente come un peso. 
Con la stessa ottica pensate al paradiso: chi ci darà una cosa così bella se non siamo stati capaci di aver avuto cura di una cosa mediamente bella che ci è capitata nella vita? Non è punizione, ma conseguenza.

- don Luigi Maria Epicoco - 



Raccontami dove hai trovato la forza, Giacomo

......Raccontami come si lotta per essere felici quando tutto il mondo resiste e la corrente è contraria, perchè anche noi possiamo trovare la tua chiarezza e la tua forza. Insegnaci il segreto di un cielo stellato trecentosessantacinque giorni all'anno, di una vita che si aggrappa al futuro. 
Se un seme non "spera" nella luce non mette radici, ma sperare è difficile, perchè richiede consapevolezza di sè, apertura e tanti fallimenti. 
Sperare non è il vizio dell'ottimista ma il vigoroso realismo del fragile seme che accetta il buio del sottosuolo per farsi bosco. 
Insegnaci, Giacomo, l'arte di sperare.


- Alessandro D'Avenia -
da: "L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita", ed. Mondadori



...Che cosa serve, Giacomo, per abitare questa sconfitta senza rifugiarsi in un mondo infantile e al riparo dalla vita? 
Si può proseguire senza rinunciare all'altezza, all'infinito? Come fare a sperare ancora e ancora quando restano solo le macerie di tutto ciò che avevamo immaginato? 
Come non scivolare , dopo l'incanto giovanile, nel disincanto adulto?

- Alessandro D'Avenia -
da: "L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita", ed. Mondadori






























Buona giornata a tutti :-)

                                                                 www.leggoerifletto.it 

mercoledì 20 novembre 2024

Tutte le sere

 Uno dei ricordi più vivi della mia infanzia si riferisce a quando mio padre tornava a casa dal lavoro alle sei e mezzo di sera. 
Io e mio fratello lo sentivamo suonare il campanello più e più volte, per gioco, fino a quando uno di noi due non andava ad aprirgli la porta.
Di solito, noi eravamo in cucina, a fare i compiti o a guardare la televisione e lanciavamo grida d'entusiasmo nel sentire quel familiare scampanellio.
Ci precipitavamo giù per le scale, spalancavamo la porta di casa e a quel punto lui ci diceva:
"Be', come mai ci avete messo tanto?"
Era il momento migliore della giornata quando lui tornava a casa.
C'è un altro ricordo che mi accompagnerà per sempre e si riferisce a quello che per lui era un vero rito quotidiano: la cena.
Ci accomodavamo a tavola tutti insieme e poi lui, posando una mano sul braccio della mamma, diceva:
"Ma voi due lo sapete che avete la mamma più straordinaria del mondo?"
Era una frase che amava ripetere tutte le sere.

Si possono chiamare: gli esercizi del cuore, i riti sono gli esercizi del cuore.



Insegnami a gridare verso di Te

Cristo,
Signore della creazione,
insegnami a gridare verso di Te,
strappami dal mio peccato.

Signore di perdono,
tu sei la misericordia che salva.

Strappami dallo scoramento,
donami la memoria
della tua misericordia che salva.

Signore, che fai meraviglie.

Tutta la mia vita entri nel tuo amore;
aprimi il cuore,
insegnami a pregare

- Pierre Griolet - 


Buona giornata a tutti. :-)


sabato 6 luglio 2024

L'altro - José Saramago

                                                       Non dobbiamo avere paura
delle differenze d’opinione.
Se tutti la pensassimo allo stesso modo
il mondo sarebbe molto noioso.
Ma non vale la pena uccidere
per le differenze d’opinione.
Dobbiamo cercare di comprendere l’altro
per una semplice ragione:
perché noi siamo
l’altro dell’altro.


- José Saramago -


                                            


... il viaggio non finisce mai

... il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. 
E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. 
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, 
il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. 
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. 
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

- Jose Saramago –
da "Viaggio in Portogallo




La gelosia ha da entrar nell'amore . . . 
come nelle vivande la noce moscata . . . ci ha da essere, 
ma non si ha da sentire . . . 

- F . Algarotti -




E’ questo il difetto delle parole. 
Stabiliamo che non c’è altro mezzo d’intenderci e di spiegarci, e finiamo con lo scoprire che restiamo a metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci che sarebbe stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di 
silenzio. 
Forse anche il gesto è un di più. In fin dei conti, non è altro che il disegno di una parola, il muoversi di una frase nello spazio. 
Ci restano gli occhi e il loro accesso privilegiato alle apparizioni.

- Josè Saramago - 
da "Di questo mondo e degli altri"



























Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 28 giugno 2024

La felicità – Fabio Volo

 E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Non è quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…
la felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non è quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...
la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose...
...e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami..
E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

- Fabio Volo - 
da "Il Volo del Mattino"




“L'amo quando di notte o di mattina mi sveglio e la vedo: lei mi guarda e mi ama. E nessuno, meno di tutti io, può impedirle di amare come lei sa, a suo modo. 
L'amo quando è seduta vicino a me, e noi sappiamo che ci amiamo l'un altro...
L'amo quando stiamo a lungo soli, e io dico: che facciamo? che possiamo fare? 
E lei ride. 
L'amo quando s'arrabbia con me e d'improvviso, in un batter d'occhio, il suo pensiero e le sue parole diventano aspri, dice: “Smettiamo, mi dai fastidio”; e dopo un minuto già mi sorride timidamente. 
L'amo quando lei non mi vede e non sa che ci sono, e io l'amo a modo mio.”

- Lev Tolstoj –
“I diari”


La felicità è un sentimento segreto, esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele. Vi si sta arroccati come in un palazzo di ferro e cemento, dalle grandi vetrate; nello stesso tempo è un riflesso sull’acqua che non solo la brezza, ma l’ombra di un passante può alterare….
La felicità non si narra. 
Si può appena, come la pioggia scorrendo a rivoli sui vetri traccia e scancella delle figurazioni, annotare i momenti salienti che ci consentono di intravederla. E un’altra cosa so della felicità: che essa è muta.

- Vasco Pratolini -
da “La costanza della ragione”




Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 9 maggio 2024

Attenzione: la famiglia può danneggiare gravemente la vostra salute - Erma Bombeck

 Ci sono parecchie teorie sul perché la famiglia stia perdendo terreno come istituzione. Alcuni sostengono che il problema è economico. . altri ecologico... altri ancora danno la colpa alla mancanza di gratificazioni... alcuni pensano che tutta la questione vada inserita in un sistema di priorità....
A me personalmente, la famiglia americana piace. 
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto. 
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
La principale responsabile della decadenza della famiglia è stata l'istruzione. Ha dato il via a uno scontro di titani......
L'abisso aperto tra genitori e figli dai nuovi metodi di insegnamento della matematica, per esempio, non ha nemmeno cominciato a colmarsi. 
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Quando cominciammo lo scambio di idee e nozioni, mia figlia un giorno mi chiese:
«Mamma, che cos'è un esponente?»
«È un tipo strano che gira intorno ai cortili delle scuole. Ma dove l'hai trovata questa parola? Sulla parete dei gabinetti pubblici?»
«È nel mio nuovo libro di matematica», disse lei. «Speravo che potessi aiutarmi. Vogliono che trovi la mantissa sulla tavola, determini Pantilogaritmo e scriva la caratteristica come esponente di base dieci.»
Ci pensai su un minuto buono. «Da quanto tempo manca, questa mantissa?»
Mia figlia andò in camera sua, chiuse la porta a chiave e non la vidi più fino a quando prese il diploma.
Le cose non andavano meglio con il sistema metrico. Una volta che un bambino sa che un millimetro quadrato equivale a 0,00155 pollici quadrati, come potrà nutrire ancora un minimo di rispetto per una madre che una volta prese le misure del pavimento del bagno per metterci la moquette e finì col comprarne abbastanza da rivestire l'intero territorio del New Jersey?
E quale madre moderna non si è sentita una nullità tutte le volte che ha dovuto comunicare con l'insegnante dei suoi figli?
Non credo ci sia cosa che temo di più al mondo di un bambino che alza la testa dai fiocchi d'avena e dice senza parere: «Ho bisogno della giustificazione altrimenti la maestra non mi riammette in classe». «Suppongo di doverla scrivere su un pezzo di carta», chiedo.
«Quella che hai scritto sulla carta oleata era illeggibile. Ma se non hai un pezzo di carta posso sempre restare a casa un altro giorno», disse lui.
Strappai via un pezzetto di carta da parati e dissi: «Dammi una matita».
Gli ci volle un po'. Alla fine, dopo un quarto d'ora di ricerche, trovammo un
mozzicone nella lavatrice.
«Mi sembra che esageri, con questa giustificazione», gli dissi sospirando.
«Non capisci», disse lui. «Senza giustificazione non è proprio possibile tornare a scuola.»
Cominciai a scrivere. «La tua maestra è una signora, una signorina o una femminista?»
«Non so», disse lui pensieroso. «Ha una macchina tutta sua e si porta i libri da sé.» «Cara Weems», cominciai.
«D'altra parte è stata alzata fino a tardi per vedere chi vinceva il concorso di Miss America.»
«Cara signorina Weems», ricominciai.
«Non importa», disse lui scrollando le spalle. «Quando avrà il bambino, verrà un'altra maestra.»
«Cara signora Weems», scrissi alla fine. «La prego di voler giustificare Brucie per l'assenza di ieri. Si è svegliato la mattina lamentando crampi allo stomaco e...» «Cancella i crampi allo stomaco», ordinò lui, «raccontale che stavo troppo male perfino per guardare la TV.»
«Cara signora Weems, Brucie ha avuto una disfunzione intestinale e...» «Che cos'è una disfunzione intestinale?» «Crampi alla pancia.»
«No! L'ultima volta che hai scritto crampi sulla giustificazione quella mi ha messo vicino alla porta e non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la mattina.» «Te lo sei immaginato», dissi io. «La vuoi o no la giustificazione?» «Te l'ho detto che non posso tornare a scuola senza.» «OK, prendi il dizionario e guarda alla C.»
Guardò il dizionario sopra la mia spalla. «Che cosa significa C-O-L-I-C-A?» «Significa che ti metterà di nuovo vicino alla porta», dissi io, leccando la busta. 
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Secondo me i moderni sistemi educativi sono una contraddizione. È come dare un calcolatore a un bambino di tre anni: riuscirà a trovare subito il 10,6 per cento di 11,653 dollari, ma non saprà se è più grossa una moneta da dieci cent o una da cinque.
È come vostra figlia che parte per l'università portandosi dietro tutta la vostra roba, biancheria, lenzuola, mobili, valigie, televisore e automobile, e poi dice: «Devo prendere le distanze dal vostro stupido atteggiamento consumistico». I miei figli fanno un gran parlare di ecologia. Eppure si portano in giro la causa numero uno dell'inquinamento di questo paese: la roba da ginnastica. Mercoledì scorso un paio di calzoncini, una camicia e un paio di scarpe da ginnastica sono entrati da soli in guardaroba e si sono appoggiati stancamente alla parete. Sono rimasta lì a guardare un vaso di edera appassire e morire davanti ai miei occhi. Ricacciando indietro le lacrime, ho urlato a mio figlio: «Da quanto tempo non lavi questi vestiti?»
«Dall'inizio dell'anno scolastico», mi ha urlato di rimando.
«Quale anno scolastico?»
«1972-73.»
«Lo sapevo. Sai, non capisco come faccia il tuo insegnante di educazione fisica a sopportare una cosa del genere.»
«Ha detto che eravamo sopportabili fino a ieri.»
«E cos'è successo ieri?»
«Pioveva e siamo dovuti rientrare in palestra.»
«Non c'è un regolamento sui vestiti... quando bisogna lavarli e roba del genere?» «Sì. Dobbiamo lavarli ogni quattro mesi, che ce ne sia bisogno o meno.» Spiegai attentamente i calzoncini sporchi di fango, la maglietta che scricchiolava e i calzini all'ultimo stadio del rigor mortis.
Mentre cercavo di districare una patata fritta rimasta impigliata in una stringa delle scarpe, non potei fare a meno di pensare che quello era un bambino allevato in un mondo completamente asettico. Quand'era piccolo, gli facevo bollire i giocattoli e sterilizzavo le bende per l'ombelico. Mettevo una mascherina al cane tutte le volte che entrava nella sua stanza. Mi lavavo le mani PRIMA di cambiargli i pannolini. Dove avevo sbagliato?
Sotto il suo letto c'erano mucchi di vestiti sporchi brulicanti di fauna assortita. Nei suoi cassetti c'erano capi di biancheria sporca internamente rifoderati in plastica: da quanto tempo pensate che fossero là dentro? Nel suo armadio c'erano tute e jeans che non avevano bisogno di attaccapanni per star su.
Aprii lo sportello della lavatrice e tastai alla ricerca della roba da ginnastica appena lavata. Trovai solo una stringa, due etichette e una patata fritta immacolata.
«Che cos'è successo alla mia roba da ginnastica?» chiese mio figlio.
«Questo è tutto quello che ne è rimasto, una volta eliminati la sporcizia e il sudore.»

(continua...)

- Erma Bombeck -



Figuriamoci se non sappiamo che la famiglia è anche il luogo della nostra miseria, della fatica, delle nevrosi a volte, del sudore delle lacrime. Dello scontro, delle litigate furibonde in alcune, oppure del grigiore. Sappiamo che la famiglia non è mai perfetta, a volte è proprio un disastro, altre volte invece funziona, ma sempre a prezzo di fatica e impegno. Soprattutto di una decisione di fondo. Noi che andiamo in giro a difendere la famiglia non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia, non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi da bigotta, non so che farci.

(Costanza Miriano)




Questo è il matrimonio!
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo. 

- Papa Francesco -



C'è chi dice che tra noi ci sono Angeli che si presentano come persone normali. Le mamme sono senza dubbio tra queste persone speciali. Sanno meravigliarci ogni giorno per le infinite energie che esprimono nelle cose ordinarie ed ancor più nei momenti difficili. Ai loro figli fanno i regali più preziosi: il primo è la vita, poi il loro tempo, le loro energie ed il loro amore. Abbiamo mille ragioni per ringraziarle ogni giorno. Ma le mamme vogliono da noi un solo grande regalo. Vederci sereni ed essere ricambiate nell'amore incondizionato che ci donano ogni giorno.

- Agostino Degas - 




Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 12 gennaio 2024

Vivi come credi

 


C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.
Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo.
Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “guardate quel ragazzo quanto è maleducato…lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”.
Allora la moglie disse a suo marito: “non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio.”
Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “guardate che svergognato quel tipo…lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa”.
Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “pover’uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino.
E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!
Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta.
Gli spaccheranno la schiena!
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “guarda quei tre idioti: camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi. fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama…e vivi intensamente ogni momento della tua vita…prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.





La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli. 

- Friedrich Wilhelm Nietzsche - 

Dipinto: Dario Ortiz
  
Ignora le opinioni degli altri.
Qualunque cosa gli altri sentano, pensino o dicano, non prenderla in modo personale.
Gli altri hanno le loro opinioni, in accordo al loro sistema di credenze, quindi qualunque cosa pensino di te non riguarda te, riguarda loro.

- Don Miguel Ruiz -
Da “ I Quattro Accordi”




L’inferno dei viventi è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo è facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte, fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio».

da "Le città invisibili" di Italo Calvino




Buona giornata a tutti :-)


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