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venerdì 18 marzo 2016

La festa del passaggio - Erri De Luca

Pèsah Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah”, passare.
Non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al viaggio. 
Da non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste.
Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza.
Chi crede, insegue, perseguita il creatore costringendolo a manifestarsi.
Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “pèsah”, passaggio. Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credente.
Ogni volta che è Pasqua, urto contro la doppia notizia delle scritture sacre, l’uscita d’Egitto e il patibolo romano della croce piantata sopra Gerusalemme.
Sono due scatti verso l’ignoto. Il primo è un tuffo nel deserto per agguantare un'altra terra e una nuova libertà. Il secondo è il salto mortale oltre il corpo e la vita uccisa, verso la più integrale resurrezione.
Pasqua/pèsah è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giungere.
Inciampo e resto fermo, il Sinai e il Golgota non sono scalabili da uno come me, che pure in vita sua ha salito e sale cime celebri e immense. 

Restano inaccessibili le alture della fede.
Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli corrieri a ogni costo, atleti della parola pace.

- Erri De Luca -



Coraggio, fratello che soffri.
C’è anche per te una deposizione dalla croce.
C’è anche per te una pietà sovrumana.
Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua...
Coraggio.
Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio.
Tra poco, il buio cederà il posto alla luce,
la terra riacquisterà i suoi colori
e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

 - don Tonino Bello - 


Ci vuole una grande umanità per capire
che la cosa più difficile da sopportare è il dolore
 
e che la cosa di cui abbiamo più bisogno
 
è che nel dolore ci sia qualcuno con noi
 
che condivide e ci aiuta a non essere soli.
 
Ci vuole solo una grande, infinita, straordinaria umanità. 
È questa la vita umana...


A.Savorana
da Una cosa dell’altro mondo
 

In questo mondo




Buona giornata a tutti. :-)


martedì 1 marzo 2016

L'intruso - Erri De Luca -

Camminava sull’acqua, riempiva le reti,
i pescatori lasciavano il mestiere per seguirlo.
A una festa di nozze mancò il vino e provvide,
litri a centinaia, un colpo da maestro di vendemmie,
acqua in vasi di pietra si girava in vino.
È migliore, dissero i commensali, sì, è migliore
il vino che non costa premitura, 

il pane fatto senza grano e forno
il pesce che da solo salta in barca: scatenava il gratis
che appartiene alla grazia, passionale e guappa.
Veniva da un battesimo in acque di Giordano, 

morì poco lontano
sopra una trave a T e quando un ferro gli trafisse il fianco
spillò acqua con sangue, come breccia di parto,
morì come sorgente.
Ecco l’intruso del mondo, intriso dal grasso di tutte le colpe,
messo a sbiadire pallido di freddo in un aprile
o addirittura un marzo, oltre ottocento metri
sul livello del mare mai toccato.
Un gargarismo d’acque in fondo a un pozzo asciutto,
uno scatarro nella tubatura delle arterie:
così scroscia la sua resurrezione.

- Erri De Luca - 



«Le passioni che noi abbiamo per debolezza, Gesù Cristo le ha per virtù; 
le passioni che in noi spesso comandano, in Gesù Cristo obbediscono; 
le passioni che in noi prevengono la ragione, in Gesù Cristo la seguono; 
le passioni che in noi sono nel nascere indipendenti dalla volontà, in Gesù Cristo vi sono sottomesse. 
Nulla è in lui effetto di necessità, ma tutto è effetto di potenza e di libertà.»

- San Pier Damiani - 




« II significato delle parole di Gesù : " Triste è l'anima mia fino alla morte ", è questo: tale è la mestizia e lo spavento che io provo nell'intimo mio cuore, che, se la presenza della mia virtù divina non venisse in sostegno della debolezza umana, io non potrei sopravvivervi; dovrei assolutamente morire»

- Sant'Ilario -




Buona giornata a tutti. :-)





sabato 29 agosto 2015

Elogio dei piedi - Erri De Luca -

Perché reggono l'intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli
e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato.
E chi esce dopo molti anni deve
imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro
se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade
come muli e fare una siepe
davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli  di donna facevano friggere i versi di Puskin.
Perché gli antichi li amavano
e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro
o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre
contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango,
il croccante tiptap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli
nel sedere di qualcuno, viene scrupolo
che il bersaglio non meriti l'appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però
poi quando arriva il punto di morire
scalciano in nome del corpo contro la morte.

- Erri De Luca -






A volte la meta non è l’obiettivo, è il percorso stesso che detta il senso del nostro viaggio. Non bisogna aver fretta di giungere a destinazione, alla propria Itaca, ma bisogna approfittare del viaggio per esplorare il mondo e crescere. 

Indugia nel percorso, goditi il paesaggio, ascolta, gusta, vedi, respira, ama, inebriati di odori e sapori.

Vivi con coraggio, osando, rischiando, pensando che ovunque arriverai ne è valsa la pena.







Quelli che riflettono troppo prima di fare un passo,
trascorreranno tutta la vita su un piede solo.


- Don Pino Puglisi - 




Buona giornata a tutti. :-)









giovedì 9 luglio 2015

Mare nostro - Erri De Luca -

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell'isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni 
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all'alba sei colore di frumento,
al tramonto dell'uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
Tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le vite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

- Erri De Luca -



Va’ ad Ahmedabad

Va’ lungo le strade di Baroda,
va’ ad Ahmedabad,
va’ a respirare la polvere
finché non soffochi e stai male
di una febbre che nessun dottore ha mai sentito.
Non me lo chiedere
perché non ti dirò niente
sulla fame e sul dolore.
(…)
E il dolore è
quando cammino per Ahmedabad
perché questo è il luogo
che ho sempre amato
questo è il luogo
che ho sempre odiato
perché questo è il luogo
dove non mi sento mai a casa
questo è il luogo
dove mi sento sempre a casa.
Il dolore è
quando torno ad Ahmedabad
dopo dieci anni
e capisco per la prima volta
che non sceglierei mai
di viverci. Il dolore è
vivere in America
e non essere capaci
di scrivere neanche una cosa
sull’America. (…)
- Sujata Bhatt –

poetessa indiana, 1988
Traduzione di Andrea Sirotti



Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell'acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

 -Mahmoud Darwish -

Kazahri al-Lawzi aw Ab'ad 
(come il fiore di mandorlo o più lontano)



Straniero e fratello

Signore
dammi l'amore per il mio tempo,
per la mia terra,
per la mia gente.
Senza l'amore, la cittadinanza è solo diritti e doveri,
la città solo un posto dove vivere,
le istituzioni solo un'autorità,
la politica solo potere e compromesso,
la nazionalità solo una distinzione tra
chi è dentro e chi è fuori,
il vicino una potenziale minaccia,
il più debole solo zavorra,
il lavoro solo soldi.
Aiutami a comprendere che davanti a Te
nessuno è senza permesso di soggiorno.
Tu, che riveli l'uomo all'uomo,
trasforma lo straniero in fratello,
i confini in porte,
le frontiere in abbraccio.




Buona giornata a tutti. :-)








martedì 18 novembre 2014

da "I pesci non chiudono gli occhi" - Erri de Luca -

Si voltò verso di me. Per istinto volevo girarmi dalla parte opposta, ma una forza imprevista mi girò testa e collo dalla parte sua. Si fermò la parlantina che mi era uscita facile mentre non la guardavo.
Era così bellissima vicina, le labbra appena aperte. Mi commuovono quelle di una donna, nude quando si accostano a baciare, si spogliano di tutto, dalle parole in giù.
 “Chiudi quei benedetti occhi di pesce.”
 “Ma non posso. Se tu vedessi quello che vedo io, non li potresti chiudere.”
 “Da dove ti spuntano questi complimenti, piccolo giovanotto?”
 “Che complimenti? Dico quello che vedo.”
 “Ora basta.” Mi passò le dita sopra gli occhi e poi con quelle dita scese ai lati del naso, passando per la bocca, fino al mento. E mi posò le labbra sulla bocca mezza aperta dalla meraviglia.
 “Meraviglia,” dissi quando si staccò, facendolo pianissimo.
 “Questo era tuo. Te lo chiedo ancora, ti piace l’amore?”
 “Be’ sì, se è questo, sì.” Pensai che avrei capito tutti i libri da quel momento in poi.
 Se ne aggiunsero ancora, di baci tra le barche. Dopo ognuno mi accorgevo di crescere, più delle ferite. Non chiedeva più di chiudere gli occhi. Vedevo le sue palpebre abbassarsi, e poi serrarsi al momento preciso del contatto di labbra. Mi passò anche le dita tra i capelli, mi studiava la faccia, le spuntava un sorriso e poi di nuovo un bacio. Le mani si facevano carezze.
 Restammo seduti di fianco, le ginocchia tirate su. I baci spingevano dai talloni puntati nella sabbia. Risalivano le vertebre fino alle ossa del cranio, fino ai denti. Ancora oggi so che sono il più alto traguardo raggiunto dai corpi. Da lassù, dalla cima dei baci si può scendere poi nelle mosse convulse
dell’amore.
 Scorro da molto tempo sopra scritture sacre, senza spunto di fede. Nella lettura gusto l’alfabeto antico, la mia conoscenza avviene nella bocca. L’ebraico antico gira come un boccone tra lingua, saliva, denti e sella di palato. Aperto a ogni risveglio, è un avanzo di manna, prende i gusti desiderati sul momento, come succede ai baci.
 La prima coppia umana, creata in un giardino il giorno sesto, ebbe sopra di sé la prima notte sconfinata. A loro insaputa spuntò nei corpi l’appetito, la sete, l’entusiasmo e il sonno. La prima notte, sconosciuta, sembrò a loro il resto del giorno uno, sbriciolato in puntini luce. 
Non sapevano se sarebbe tornato il sole, allora si abbracciarono. Le bocche si trovarono accanto e inventarono il bacio, il primo frutto della conoscenza. Era mercurio quella conoscenza, un liquido sensibile alla temperatura dei corpi. So quella prima volta perché l’ho avuta anch’io quell’ora sulla bocca, nel loro identico istante, su una sabbia di mare, il cielo scoperchiato sulla testa.

 La stanza tra le barche fu schiarita dalla luna salita sulla prua di fronte. 
Ci staccammo, le labbra intorpidite. La via verso le case fu alla cieca, perdendola affiancati. A un bivio ci  separammo, sciogliendoci le mani senza necessità di altro saluto. Eva e lo sposo suo, usciti dal giardino, avevano già avuto tutto il bene del mondo. La vita aggiunta dopo, lontano da quel posto, è stata una divagazione.


 Adesso e qui sta bene la parola fine, sorella minore di confine e di finestra chiusa.


- Erri de Luca -
da "I pesci non chiudono gli occhi" Feltrinelli Editore




“Nel mio vocabolario personale affido alla parola viaggio uno statuto speciale. Per me è quello che si fa a piedi. È viaggio la scalata, il pellegrinaggio, l’ incolonnamento di migratori sulle piste di Africa e di Oriente, lo scavalcamento di frontiere dei contrabbandieri. 
Viaggio è quello che procede alla velocità del piede umano. 
Il resto non incluso in questo campo, si riduce per me a spostamento con mezzi di trasporto.
Da quando vado in giro e in gita a fare incontri pubblici, schizzando da una destinazione all’altra all’interno di treni e aerei, chiamo spostamenti queste traiettorie da palla di biliardo.


(Erri De Luca)



E' la più certa prova d'amore quella di un uomo che cambia parere per essere d'accordo con la donna.

- Erri de Luca da "In nome della madre", Feltrinelli

Buona giornata a tutti :-)






venerdì 23 maggio 2014

E disse - Erri De Luca



Era finita l'opera, ma a completarla e darle perfezione ci voleva la settima, che in musica si chiama dominante. Il mondo era stato creato con un arrangiamento musicale, le sue regole rispondono alla combinazione di tempi, toni, diesis e bemolle. La coppia ultima nata intendeva le più vaste frequenze, il basso continuo del creato.

Quella sera il mondo s'interruppe, come un principio di sordità all'orecchio. Succede anche a chi passa alla penombra da una forte luce. Lentamente distinsero il silenzio del primo shabbàt del mondo. Era bonaccia a mare, la pagliuzza che non tremola più, il vapore che sale dritto dalle narici dei bufali, i loro occhi tranquilli: anche per gli animali quello era il primo sabato, ma loro lo aspettavano.

Ricorda la prima notte dei nostri primi due, mi mischiava l'amore allo spavento, la risposta insieme alla domanda. Erano nudi, si protessero abbracciandosi i corpi, la testa nella spalla dell'altro nell'incavo accogliente tra la scapola e il collo. Scoprivano l'incastro che permetter a due corpi di fare l'unità.

Fu la prima scoperta della conoscenza, senza la distinzione ancora del bene e del male. Quella prima notte profumava di creato spento. L'amore accelerava l'esperienza, faceva succedere tutto in una notte. E che notte, la prima: non erano stati bambini, l'amore fu il primo dei giochi. 

Passarono dalle risate al solletico, alla concentrazione di frugarsi. Mentre si strofinavano felici si urtarono le labbra. 
Stupiti si scansarono, poi le riaccostarono, si chiusero gli occhi da soli, la vista e tutti i sensi accorsero alla bocca. Nacque per accidente allegro il primo bacio.

Erri De Luca
da "E disse", Edizioni Feltrinelli  pagg. 50,51



"Allora, ti piace l’amore?
-E’ pericoloso. Ci scappano le ferite.
Non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, lo rimescola sotto.
Non lo so se mi piace."

- Erri De Luca - 




Le nostre parti combinavano una coincidenza, mano su mano, piede su piede, capelli su capelli, ombelico su ombelico, naso a fianco di naso a respirare solo con quello a bocche unite.
Non erano baci, ma combaciamento di due pezzi.

- Erri De Luca - 



"Fidati del tuo cuore anche se il mare prende fuoco.
E vivi per amore anche se le stelle camminano all’indietro.
Credi nell’impossibile ed ama con tutto te stesso,
perchè niente è più bello dell’amore…
ama finchè c’è vita,
finchè c’è un cuore di ghiaccio o di fuoco che sia,
che palpita e crede ancora…
che vuole credere ancora!"

- Edward Estlin Cummings - 

lunedì 27 gennaio 2014

Un treno per Auschwitz -


Un treno arriva, è carico di bimbi,

felici che il viaggio interminabile è finito.
E cantano gioiosi giocando nella neve.
Sorridendo gli aguzzini li accarezzano,
li portano alle docce. Son mille;
bimbi ignari, voci bianche, celestiali.
In tre ore mille bimbi sono morti.
Ricci d'oro in mezzo al fango e nell'aria,
i suoni delle risa, i sorrisi dentro al fumo.
La morte, sparpagliata a piene mani
sopra i corpi martoriati.
Sulle teste dei bambini che cantavano.
L'uomo, e il pozzo più profondo in cui è caduto.
La neve, cade lieve sull'eccidio e non lo copre.

(Liberamente tratto da un racconto di un sopravvissuto)


Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

(da "Se questo è un uomo" - di Primo Levi) 


"Oggi ripeto quelle parole. A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione. Rivolgo il presente appello a tutti, e particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla sopraffazione e al terrorismo." 

Beato Giovanni Paolo II


C’è stato un posto del mondo in questo secolo in cui una donna riuscì a salvare sua sorella gridandole da lontano:”Dai la bambina a mamma”. 


La donna si trovava nel campo di Auschwitz-Birkenau in Polonia e dalla sua baracca, dietro ai fili spinati aveva visto arrivare il treno dei deportati. In fondo al binario avveniva una selezione tra chi era giudicato abile a qualche lavoro e quelli che andavano subito alle camere a gas. 

Vecchi, bambini e madri con figli morivano subito. 

Allora la donna che aveva già imparato quella lezione e quella selezione, vide scendere da uno dei tanti treni della morte sua madre, sua sorella e sua nipote. Così gridò l’unica frase, pronta di riflessi e spietata, che poteva salvare una di loro. Per le altre due, mamma e nipotina non c’era più scampo. La sorella, ignara di tutto, riconobbe la voce e obbedì meccanicamente al grido. Passò la selezione. 

Era l’estate del 1944, i nazisti erano in rotta su tutti i fronti ma a Adolf Eichmann era riuscita l’ultima grandiosa retata di ebrei, in Ungheria, da spedire ai cameroni di Birkenau. La macchina di strage più grande al mondo sarebbe stata fermata solo all’arrivo dell’esercito russo nel gennaio del 1945. Una donna con prontezza di riflessi dava a sua sorella l’unico snaturato consiglio per non scendere le scale che portavano ai cameroni delle finte docce. “Dai la bambina a mamma”: c’è stato un tempo infame in questo secolo in cui neanche questa frase era innocente.


                                                                                 (Erri De Luca)



l’immagine è dal Binario 21 di Milano (di Angelo Cupini)

Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. 
La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto. 

(Papa Francesco a Lampedusa)





"Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio"

san Giuseppe Moscati




Buona giornata a tutti :-)




giovedì 9 gennaio 2014

Due - Valore di Erri de Luca


Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo
diventerà diverso.

(Erri de Luca)



Il tempo che trascorri con le persone giuste, annulla l’amaro lasciato da quelle sbagliate.


C. Nateri



Proverai la tremenda ansia di non essere abbastanza. L’amore ci rende fragili.


- Gabriel Garcia Marquez -




L’uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell’altro.

- Karen Blixen - 


Valore  - Erri de Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, 
riparare un paio di scarpe, 
tacere in tempo, accorrere a un grido, 
chiedere permesso prima di sedersi, 
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, 
qual' è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, 
la clausura della monaca, 
la pazienza del condannato, qualunque  colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

(Erri de Luca)



“Da coriandolo di neve a valanga, da elemosina a scrigno,
da acino a mosto, da gradino a precipizio,
da cellula a organismo, da candela a rogo
dall’infimo succede il gigantesco, così pur’io
che uso il verbo amare.
In bocca ho una stanza di baci rinchiusi
che fanno il rumore di un alveare.
Poi il corpo si precipita alle labbra
come alla porta della città per applaudire.” 

- Erri De Luca – 

Buona giornata a tutti J