Un treno arriva, è carico di bimbi,
felici che il viaggio interminabile è finito.
E cantano gioiosi giocando nella neve.
Sorridendo gli aguzzini li accarezzano,
li portano alle docce. Son mille;
bimbi ignari, voci bianche, celestiali.
In tre ore mille bimbi sono morti.
Ricci d'oro in mezzo al fango e nell'aria,
i suoni delle risa, i sorrisi dentro al fumo.
La morte, sparpagliata a piene mani
sopra i corpi martoriati.
Sulle teste dei bambini che cantavano.
L'uomo, e il pozzo più profondo in cui è caduto.
La neve, cade lieve sull'eccidio e non lo copre.
(Liberamente tratto da un racconto di un sopravvissuto)
Allora per la prima volta ci
siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa,
la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la
realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può
andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più
nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non
ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche
il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di
fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo,
rimanga.
(da "Se questo è un uomo" - di Primo Levi)
"Oggi ripeto quelle parole.
A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel
tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come
un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la
storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito:
non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di
calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore
della pelle, di lingua o di religione. Rivolgo il presente appello a tutti, e
particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla
sopraffazione e al terrorismo."
Beato Giovanni Paolo II
C’è stato un posto del mondo in questo secolo in cui
una donna riuscì a salvare sua sorella gridandole da lontano:”Dai la bambina a
mamma”.
La donna si trovava nel campo di Auschwitz-Birkenau in Polonia e
dalla sua baracca, dietro ai fili spinati aveva visto arrivare il treno dei
deportati. In fondo al binario avveniva una selezione tra chi era giudicato
abile a qualche lavoro e quelli che andavano subito alle camere a gas.
Vecchi,
bambini e madri con figli morivano subito.
Allora la donna che aveva già
imparato quella lezione e quella selezione, vide scendere da uno dei tanti
treni della morte sua madre, sua sorella e sua nipote. Così gridò l’unica
frase, pronta di riflessi e spietata, che poteva salvare una di loro. Per le
altre due, mamma e nipotina non c’era più scampo. La sorella, ignara di tutto,
riconobbe la voce e obbedì meccanicamente al grido. Passò la selezione.
Era l’estate
del 1944, i nazisti erano in rotta su tutti i fronti ma a Adolf Eichmann era
riuscita l’ultima grandiosa retata di ebrei, in Ungheria, da spedire ai
cameroni di Birkenau. La macchina di strage più grande al mondo sarebbe stata
fermata solo all’arrivo dell’esercito russo nel gennaio del 1945. Una donna con
prontezza di riflessi dava a sua sorella l’unico snaturato consiglio per non
scendere le scale che portavano ai cameroni delle finte docce. “Dai la bambina
a mamma”: c’è stato un tempo infame in questo secolo in cui neanche questa
frase era innocente.
(Erri De Luca)
l’immagine è dal
Binario 21 di Milano (di Angelo Cupini)
Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non
siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello
che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli
uni gli altri.
La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.
(Papa Francesco a Lampedusa)
La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.
(Papa Francesco a Lampedusa)
"Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due
cose: Dio non abbandona nessuno. Quanto più vi sentite solo, trascurato,
vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il
peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana
che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui
possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è
Dio"
san Giuseppe Moscati
san Giuseppe Moscati
Buona giornata a tutti :-)
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