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domenica 14 gennaio 2024

L’abbraccio analfabeta - Carlo Molinaro

Quando uno non ha abbracciato nessuno da giovane, per anni, per decenni, perché bloccato, per  l’educazione, per timidezza, per la solitudine, perché in famiglia non si usa o per altri motivi, quando finalmente abbraccia - perché, a un’età qualsiasi, succede che si sciolgano i nodi - allora lui mentre abbraccia, è come i sordomuti quando imparano col metodo vocale: fanno vibrare le corde e ci contano di emettere quel suono, ma non è che lo sentono: guardano l’altro e se l’altro ha capito sono felici: ci sono riusciti, con l’impegno e il puntiglio, a fare il suono.
Così l’analfabeta degli abbracci, quando finalmente si decide, non ha gesti spontanei, studia come muovere il braccio, la spalla, come stringere di più o di meno, è stupito e impaurito - benché felice - del contatto del corpo sul corpo. 
È felice, è più felice di altri che hanno sempre abbracciato, fin da piccoli: è felice, è una conquista: ma recita l’abbraccio, è in ansia che gli venga bene, in pratica lo mette in scena, e gli altri se ne accorgono, a volte se ne accorgono e credono che sia un abbraccio finto: invece è il più felice degli abbracci.
Lui ci è arrivato per strade difficili e quasi piange mentre riesce a fare ciò che per altri è una cosa normale.
Se incontri uno così, devi capire che non è finto, è il più vero dei veri: lui finge ciò che veramente fa perché non lo sa fare senza fingere.
E' un po’ come il poeta di Pessoa, ma è così vero che dopo l’ abbraccio riuscirebbe a volare per la gioia: però nessuno se ne accorge mai perché, come l’abbraccio, anche lo sguardo e gli altri gesti sono troppo incerti,
sgrammaticati, come di straniero, e si resta perplessi, diffidenti.

Sono persone che fanno fatica nelle cose più semplici, che mai ti aspetteresti. Poi da soli in casa cantano, ridono, scrivono versi.

- Carlo Molinaro - 
” L’abbraccio analfabeta”



Molte persone lottano per trovare l'equilibrio nella vita semplicemente perché non hanno mai avuto il coraggio di distinguere ciò che è veramente importante per loro da ciò che non lo è.

- Stephen Covey -


immagine Christian Schloe

"Mi manchi". Penso sia questa la frase più bella che ci si possa sentir dire. Perché il "ti amo" implica un’univocità. Io amo te. Punto. Te lo dico. Ora lo sai. Ti puoi intenerire, ma anche preoccupare, o infastidire, o rattristare perché tu non lo provi. Ma il "mi manchi" significa che hai lasciato un vuoto nella persona che te lo dice. E tu, solo tu, puoi riempire quel vuoto. Come un pezzo di puzzle. L’incastro perfetto che nessun altro può essere. "Mi manchi" è come "Per essere me interamente, ho bisogno che ci sia anche tu".

- Oriana Mantovani -

da "Buonanotte a chi"

Gaylord Ho's sculpture

Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.

- Alda Merini -




Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 2 marzo 2022

Preghiera della strada

Signore, devo uscire di casa, 
avvertire che i muri mi stanno stretti,
il tetto mi ruba il cielo, la finestra mi rende spettatore,
la porta mi nega l'avventura e l'orario mi fa perdere l'incontro.
Signore, fammi capire che è consentito 

vivere soltanto all'aperto;
si è cristiani soltanto all'aria libera. 
Il Vangelo cammina per le strade;
non devo pretendere di muovermi unicamente 

se il tempo è bello.
Il Vangelo, come la vita, si vive nelle intemperie, 
in condizioni sfavorevoli;
devo lasciarmi avvolgere dalla nebbia, dal buio della notte,
lavare dalla pioggia, asciugare dal vento, pungere dal freddo,
sentirmi al sicuro nella precarietà, 

possedere la certezza del provvisorio.
Bisogna che smetta di incaricare i vestiti 

o il termosifone di scaldarmi,
è bello essere obbligato ad accendere il fuoco dentro,
a riscaldarmi dall'interno, a coprirmi delle certezze del cuore,
indovinare il sole oltre lo spessore dei nuvoloni neri,
scoprire il cammino consultando la speranza,
sentire il tempo attraverso il corpo liberato dagli ingombri,
inventare il canto al ritmo dei passi,
sentirmi garantito da ciò che mi sono lasciato alle spalle
e arricchito da tutto quello che non ho più.
Provare la gioia di non possedere niente e quindi di avere tutto.
Si, perché il Tutto può essere contenuto, trovare posto unicamente nel nulla.
Signore, fammi chiudere gli occhi 

per essere raggiunto dalla luce,
insegnami ad attendere la luce ad occhi chiusi.
Signore, fammi uscire di casa senza voler 

sapere prima che tempo fa:
sulla strada, nell'oscurità, nel gelo, 

nella paura, nel vuoto, nell'assenza,
è tempo della tua presenza.



"A voi giovani che siete all'inizio della vostra vita, chiedo: avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? 
Avete pensato come metterli a servizio degli altri? 
Non sotterrate i talenti, scommettete su ideali grandi che renderanno fecondi i vostri talenti! 
La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente, per noi stessi, ma perché la doniamo. 
Cari giovani, abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi". 

- Papa Francesco -


Un giorno San Tommaso d'Aquino visitando San Bonaventura gli dimandò di qual libro più si fosse servito per registrar tante belle dottrine ch'egli avea scritte. 
San Bonaventura gli dimostrò l'immagine del Crocifisso, tutta annerita per tanti baci che l'avea dati, dicendo: “Ecco il mio libro, da cui ricavo tutto ciò che scrivo; egli mi ha insegnato tutto quel poco che ho saputo.”



Dio Onnipotente, 
che hai inviato il tuo Figlio Gesù 
per annunciare la buona novella ai poveri e guarire i malati, 
fa che imitiamo San Francesco d'Assisi, 
il quale non esitò a seguire le orme del Cristo 
nella compassione e nella misericordia 
verso i più poveri. 
Concedici di rivestirci dei medesimi sentimenti del tuo Figlio, 
per poter partecipare alla gioia eterna del tuo regno 
insieme al povero Lazzaro, 
Lui che è Dio e vive e regna con te, 
nell'unità dello Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli. 
Amen.

Preghiera Francescana



Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 16 aprile 2021

Sperare - Phil Bosmans

La notte non può essere
così scura
da non riuscire a trovare,
da qualche parte,
una piccola stella.
Il deserto non può essere
così desolato
da non riuscire a trovare,
da qualche parte,
una piccola oasi.
Da qualche parte
ci rimane sempre
una piccola gioia.
Ci sono fiori che sbocciano
persino in inverno.

- Phil Bosmans -




La più grande prigione in cui le persone vivono 
è la paura di ciò che pensano gli altri.

- David Icke -






Questo è il mio augurio:

- Che ci prendiamo del tempo per fare .....niente. 
- Che possiamo liberarci dalle paure di quello che potrebbe succedere ma che ci impedisce di vivere il presente. 
- Che possiamo far si che siano i nostri obbiettivi l’energia che ci alimenta e non più le nostre paure. 
- che possiamo accettare sinceramente e profondamente che siamo tutti degli esseri meravigliosi ed infiniti.
- Che riusciamo ad accettare che siamo già tutto quello che vorremmo essere, questo ci da la tranquillità di raggiungere ciò che sentiamo come nostro obbiettivo.
- Che riusciamo ad accettare gli altri così come sono perché ognuno ha il suo proprio vissuto. E che possiamo vivere la grande serenità che questa consapevolezza ci porta. 
- Che possiamo ricominciare ad apprezzare le cose semplici, come quando eravamo bambini. 
- Che possiamo accettare che le cose più importanti nella nostra vita sono anche le più semplici. 
- Che possiamo dare valore ad ogni nostra pur piccola soddisfazione perché questo ci porta la vera pace.
- Che Sapendo che "simile chiama simile" capiamo che più sono gentile nei miei confronti più il mondo esterno rifletterà gentilezza nei miei confronti. 
- E che possiamo ridare la libertà al bambino in noi.

- Gustav Birth - 






Albert Camus ha scritto: - Nel bel mezzo dell'inverno ho infine imparato che vi era in me un'invincibile estate -. Che meravigliosa metafora per descrivere il nostro stato. Quest’invincibile e meravigliosa estate c’è già, dobbiamo solo scoprirla. Ecco a cosa ci è servito l’inverno.





Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 29 marzo 2021

da: "La gioia" - Georges Bernanos

Egli ha amato come un uomo, umanamente, l'umile retaggio umano, il povero focolare, la tavola, il pane e il vino, le strade grigie, dorate dagli scrosci di pioggia, i villaggi coi loro fili di fumo, le piccole case tra le siepi spinose, la pace della sera che cala e i bimbi che giocano sulle soglie. 
Ha amato tutto ciò umanamente, al modo umano, ma come nessun uomo mai aveva amato, né mai amerà. 
Così puramente, stringendo tutto a sé, con quel cuore che aveva foggiato per questo con le proprie mani. 
E la vigilia, mentre gli ultimi discepoli discutevano tra loro la tappa da percorrersi l'indomani e dove dormire e che cosa mangiare, come fanno i soldati prima di una marcia notturna, un po' vergognosi però di lasciare il Rabbi salire lassù quasi solo, gridando forte apposta con le loro voci paesane e battendosi sulle spalle, all'uso dei bovari e dei sensali di cavalli, lui, benedicendo intanto le primizie della sua prossima agonia, come aveva benedetto quel giorno stesso la vigna e il frumento, consacrando per i suoi (dolorosa gente, la sua opera) il Corpo sacro, l'offrì a tutti gli uomini, lo sollevò verso di loro con le sue mani sante e venerabili, al di sopra della vasta terra addormentata, di cui tanto aveva amato le stagioni.
L’offrì una volta, una volta per tutte, ancora nello splendore e nella forza della giovinezza, prima di darlo in balìa alla paura, di lasciarlo faccia a faccia con la ripugnante paura, fino alla remissione del mattino. 
Senza dubbio l'offrì a tutti gli uomini, ma non pensava che a uno solo. 
Il solo al quale quel corpo appartenesse davvero, al modo umano, come quello di uno schiavo al suo padrone, poiché si era impadronito di lui con l'astuzia ed aveva disposto di lui come di un bene legittimo, in virtù di un contratto di vendita, stipulato nelle dovute forme, correttamente.
Il solo perciò che potesse sfidare la misericordia, entrare con un salto nella disperazione, fare della disperazione la sua dimora, coprirsi di essa, come il primo assassino si era coperto della notte. 
Il solo uomo tra gli uomini che possedesse realmente qualcosa, che fosse provvisto, giacché ormai non aveva più niente da ricevere da nessuno, eternamente.

- Georges Bernanos -
da: "La gioia", pp. 249-250


C’È  BISOGNO  DI  CATECHISMO

Peccato  che  questa  immensa  forza  sia  poco  sfruttata!  I  fanciulli studiano poco il catechismo; gli adulti, perché si illudono di averlo studiato, non lo studiano più e così c’è in giro una ignoranza religiosa incredibile: gente che conosce la scienza e ha letto cataste di libri non sa nulla del cristianesimo in mezzo a cui vive, non ha mai letto il Vangelo per intero. Senza dire di tant’altra gente, che frequenta la chiesa e si crede pia ed invece manca completamente di idee religiose; crede di aver la fede e ha solo del tenerume; cerca nella pietà non il volere di Dio, ma impressioni, sentimenti e vaghe ebbrezze; ignora la vera devozione e pratica un mucchio di devozioni legate a certe formule, a certi numeri metà cabala, metà superstizioni; svuota la testa e il cuore e carica unicamente il sistema nervoso.  Dei  bambini  piccolissimi  si  dice:  «Sono  tanto  piccoli!  È  troppo presto per insegnar loro la religione!». E invece un educatore, a una mamma che chiedeva quando dovesse  cominciare  l’istruzione  del  suo  bambino  di  due  anni,  rispose: «Subito; siete in ritardo per lo meno di tre anni!». Voleva dire che i bimbi sono capaci di impressioni religiose fin dai primi istanti della loro vita.E un altro educatore scrisse che nemmeno in quattro anni di università un uomo impara tanto quanto nei primi quattro anni della vita. Tanto sono decisive e indelebili le prime impressioni!. C’è chi dice con Rousseau: voglio rispettare la libertà di mio figlio, non voglio imporre alcun insegnamento religioso. A vent’anni sceglierà.Ma pensano questi genitori che in realtà ai loro figliuoli hanno imposto tutto? La vita, intanto, perché non hanno chiesto il permesso dei figli per metterli al mondo: e poi il cibo, i vestiti, la casa, la scuola...D’altra parte chi si metterà, a vent’anni, a studiare religione? A vent’anni! 

L’età di tutti gli esami per quelli che studiano, l’età del lavoro, del mestiere, dell’officina, dell’ufficio per gli altri. L’età delle passioni, dei divertimenti, dei dubbi. Chi avrà voglia o tempo di prendersi i grossi volumi, studiarvi sopra tutte le religioni di questo mondo per vedere quale sia la vera e quindi la migliore? E poi, non aspettano, i genitori, che le malattie siano entrate nel corpo dei figli per cacciarle a forza di medicine; fanno invece di tutto, perché non entrino nel corpo.

Altrettanto si deve fare con l’anima: metterci il catechismo, il  timor  di  Dio,  affinché  i  vizi  non  entrino:  non  aspettare  che  i  vizi  siano  entrati  per  aver  la  consolazione  di  cacciarli  con  la  religione. Il nostro ragazzo deve lavorare, deve studiare! Ma prima ancora deve diventare buono, dev’essere premunito contro tutte le seduzioni e le tentazioni di domani. Non è con la tavola di Pitagora o con un banco da falegname o con un diploma che si sbarra la via alle passioni. Questo ragazzo è atteso al varco: domani la donna, il giornale, il cinema, l’osteria se lo disputeranno. 

Mandar avanti dei giovani o delle figliuole senza catechismo sulla strada del mondo è lo stesso che mandare dei soldati alla guerra senza giberne, senza cartucce, e farne così degli sconfitti e degli infelici. 

I grandi si scusano: l’abbiamo già studiato, il catechismo! Ma da ragazzi; ed era catechismo per i ragazzi, fatto di poche nozioni, con immagini, parole e sentimenti adatti ai piccoli, roba che  accarezzava  l’immaginazione,  il  cuore.  Ma  adesso  che  siete  adulti  occorre  qualcosa  di  più  sostanzioso  che  rischiari  la  testa  e  guidi  la  vita.  Adesso  occorrono  ragioni  solide,  chiare,  rispo-ste  convincenti,  per  respingere  vittoriosamente  gli  attacchi  che  d’ogni parte volano contro la fede. Mai come oggi s’è sentito bisogno di catechismo.

don Albino Luciani,  1949


Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 5 gennaio 2021

“C’era…” - Umberto Saba

 


C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C’era, dipinta in verde, una stia, 
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.

- Umberto Saba -


"... Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri" - 

(da una lettera di Rainer Maria Rilke)



Il successo di una persona non si misura dalla quantità di soldi che ha in banca, ma dalla quantità di gioia che ha nel cuore. 

- Omar Falworth - 




Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 28 maggio 2020

Il tuo "amico" Dio ...

«Mentre, stamattina, ti svegliavi, ti osservavo, e aspettavo che mi rivolgessi la parola, magari per poco, per chiedermi un parere, o per dirmi, anche solo: «Grazie!», per qualcosa di bello, che ieri hai vissuto!
Ma ho visto che eri molto occupato, a cercare i vestiti da metterti, per recarti al lavoro, e trovare le chiavi dell'auto...
Ho continuato ad attendere, mentre giravi per casa, per preparare la colazione, dare l'ultimo colpetto ai capelli (come avrai sentito, io so, esattamente, quanti sono...)!
Speravo, che tu potessi trovare qualche minuto, per fermarti, e dirmi: «Ciao»!, ma eri troppo occupato...
Per questo, ho illuminato il cielo per te, l'ho riempito di colori, e dolci trilli di uccelli, e un'arietta frizzante!
Ma non te ne sei, neppure, accorto!
Ti osservavo, mentre andavi, veloce, al lavoro, un po' nervoso, e ho atteso, pazientemente, per tutto il giorno...
Con tutto il tuo da fare, pensavo che fossi troppo occupato, per dirmi qualcosa!
Quando sei tornato a casa, ho visto tutta la tua stanchezza, e ti ho mandato una pioggerella, per irrorarti un po', affinché l'acqua lavasse via il tuo "stress"...
Pensavo di farti contento, per farti pensare un po' a me, ma ti sei infuriato, e hai imprecato di brutto!
Desideravo tanto, che tu mi parlassi: non ti avrebbe portato via troppo tempo...
Poi, hai acceso il computer, e ho aspettato, con pazienza, mentre lo guardavi, e cenavi, ma, di nuovo, ti sei dimenticato di parlare con me!
Ti ho visto stanco, e ho compreso il tuo silenzio, così ho smorzato lo splendore del cielo, ma non ti ho lasciato al buio...
L'ho cambiato, con una strepitosa girandola di stelle, anche se non ti interessava!
Dopo aver augurato: «Buonanotte!», ai tuoi cari, sei corso in camera, e ti sei addormentato...
Io veglio sempre il sonno dei miei figli, e ho cullato i tuoi sogni, perché, anche se non te ne accorgi, io sono sempre lì, per te!
Ho più pazienza, di quanto immagini...
Vorrei, con questo, insegnarti quanta pazienza bisogna avere, con gli altri!
Tutto quello che ti piace, l'ho fatto, solo per te...
Ti amo tanto, e attendo, ogni giorno, una tua preghiera!
Abbi una buona giornata!
Ti stai alzando di nuovo, e io starò, un'altra volta, ad aspettare un tuo ricordo...
Il mio amore non ti abbandonerà, neppure per un istante!
Il tuo "amico" Dio!».
"Anche in mezzo al mondo, si può ascoltare Dio, là, nel silenzio di un cuore, che non vuole essere che suo...".



Le gioie della vita..


Questa è la storia di un uomo, che, quando era ragazzo, e andava a scuola,

continuava a dire: «Ah! Quando lascerò la scuola, e comincerò a lavorare, allora, sarò felice!».
Lasciò la scuola, cominciò a lavorare, e diceva: «Ah! Quando mi sposerò, sarà la felicità!».
Si sposò, e, in capo a pochi mesi, constatò, che la sua vita mancava di varietà,
e, allora, disse: «Ah! Come sarà bello, quando avremo dei bambini!».
Vennero i bambini, ed era un’esperienza affascinante, ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava: «Crescano, in fretta!».
E i figli crebbero, non piangevano più, alle due di notte, ma facevano una stupidaggine, dopo l’altra, e cominciarono i veri problemi...
E, allora, l’uomo sognò il momento, in cui sarebbe stato, di nuovo, solo, con sua moglie: «Staremo, così, tranquilli!».
Adesso, è vecchio, e ricorda, con nostalgia, il passato:
«Era, così, bello!»...


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 24 ottobre 2019

Trasmettere la gioia del Vangelo

Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati» (Mt 5,4): sono nel pianto le persone che soffrono la solitudine, l'emarginazione, la perdita di una persona cara, la consapevolezza degli errori commessi; ma anche chi è malato, povero, deluso dalle sue relazioni familiari e sociali, ecc. Gesù promette consolazione, perché i suoi discepoli nei secoli hanno perpetuato l'azione misericordiosa del loro Signore: san Vincenzo de' Paoli, san Francesco d'Assisi, madre Teresa di Calcutta, ecc. 
Tanti cristiani nella vita quotidia­na offrono una mano tesa agli «afflitti» e un cuore aperto a chi cerca conforto. 
Abbiamo molte esperienze attorno a noi: raccogliamone qualcuna affinché ci permetta di avere uno sguardo più positivo sul mondo di oggi e la gioia del Vangelo.

Papa Francesco afferma nella Bolla per il Giubileo della Misericordia: «In questo Anno Santo, potremo fare l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate pe­riferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. 
Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell'indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l'olio della consolazione, fa­sciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l'attenzione dovuta. 
Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. 
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiria­moli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo» (MV, n. 15).

2.      La Parola di Dio ci guida

Sono tre i testi più importanti proposti dalla Bibbia per la consolazione degli afflitti: il primo è Is 4,1-11 «Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio - parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata [...]. 
Come un pastore il Signore fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». 
Il profeta con immagini di inesprimibile te­nerezza invita a cercare consolazione nel Signore, che sempre si prende cura di noi. 
Anche se non si sostituisce a noi, Egli ci sostiene in ogni afflizione.
Il secondo testo è un inno alla sorgente della consolazione per il cristiano: Dio stesso per mezzo di Gesù e del suo Spirito. La consolazione per san Paolo consiste nella speranza che Cristo, il Messia atteso, porta con sé la pace e la gioia interiore. Tale consolazione non è solo atteggiamento passivo, ma anche conforto, incoraggiamento, esortazione condivisa con gli altri. 2 Cor 1, 3-7: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! 
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. 
Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazio­ne e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sop­portare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. 
La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione».
Infine, il terzo testo è la Lettera di Giacomo, il quale ci invita a compiere gesti concreti di consolazione (Gc 2,15-17): «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti o sprovvisti di cibo quoti­diano e uno di voi dice loro: —Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi—ma non date loro il ne­cessario per il corpo, a che cosa serve? 
Così la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta».

3. Proposte di vita

Quante persone «tristi» ci sono attorno a noi? 
Persone che hanno perso il coniuge da poco, uomini e donne che sono in crisi matrimoniale, anziani che vivono nella solitudine, lavoratori che sono umiliati sul posto di lavoro, disoccupati e vittime di violenze, adole­scenti feriti negli affetti o in crisi esistenziale, ecc. 
È facile essere amici con quelli che stanno bene, più diffìcile stare accanto a chi soffre le delusioni e le sconfitte della vita. Dobbiamo coltivare in noi «gli stessi sentimenti di Gesù» che ha sempre accolto e consola­to i sofferenti e gli emarginati. 
Papa Francesco spesso ci ricorda che dobbiamo «uscire» per stare accanto a chi è nel pianto per manifestare a tutti la misericordia del Signore.
Nel quartiere o nel paese sicuramente ci sono organismi di volontariato che si occupano delle situazioni di disagio sociale: confrontiamoci con loro, invitiamoli a farci conoscere le loro iniziative, partecipiamo con il nostro contributo per quanto ci è possibile. 
A volte, anche vicini di casa patiscono le afflizioni della vita: se vogliamo diventare «buoni vicini» occupiamoci di loro, senza invadenza, andando loro incontro come il cuore ci suggerisce.
Nelle nostre parrocchie, stanno nascendo sempre più incontri non solo per anziani, ma anche per chi vivere la solitudine dello stato vedovile o per chi è divorziato, convivente, risposato. 
A tutti dobbiamo annunciare la misericordia di Dio, il Padre, e proporre un cammino di fede affinché la loro afflizione sia consolata e la loro presenza nella comuni­tà sia vissuta come partecipazione viva e doverosa per sentirsi amati da noi e da Dio.
«È vivo il desiderio di "includere persone disabili, immigrati, emarginati" e le loro fami­glie. 
Occorre acquisire la competenza necessaria per aiutare, sostenere, accompagnare e annunciare la speranza di una vita nuova e la dolcezza di un Gesù amico che non abban­dona. 
In ogni contesto ambientale (scuola, lavoro, università, ospedali, carceri, Social Me­dia) ed esistenziale (disagi psichici, crisi coniugali, problemi educativi) in cui si trovano. 
Confrontarsi con la malattia, il disagio fisico e psichico, la disabilità e la fragilità costringe a fare i conti con la realtà di un'esistenza che non fa sconti a nessuno. Lo stesso dicasi per molte famiglie che vivono varie forme di fragilità nel rapporto tra i coniugi e nel confron­to con i figli. 
Includere è il modo di testimoniare Gesù che si curva sugli ultimi».
Nei tempi più oscuri di violenze, attentati sanguinari, terrorismo, nascono iniziative di solidarietà con manifestazioni diverse. 
Mentre anche noi vi partecipiamo, non dimen­tichiamo i conflitti altrettanto violenti che accadono in Paesi lontani da noi, spesso di­menticati dalla cronaca quotidiana di giornali e televisioni. 
Dobbiamo essere solidali con tutti, non solo con i più vicini.

4. Preghiera

Maria, Madre della consolazione, è Colei alla quale, attraverso la preghiera, ci affidiamo per cercare consolazione nei momenti difficili. 
Visitando una persona anziana o in difficoltà proponiamo con franchezza di pregare insieme la Madonna. Possiamo recitare con lui/lei il santo Rosario di Lourdes per essere aiutati nella preghiera. Oppure, una preghiera spontanea. 
La preghiera più indicata può essere la Salve Regina:

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Maria, Madre della Consolazione, prega per noi!


Buona giornata a tutti. :-)


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venerdì 8 febbraio 2019

Il segreto della felicità - Romano Battaglia

Bisogna cercare di prendere tutto quanto con ottimismo e ricordare che la vita è sempre degna di essere vissuta anche quando è noia, fatica, delusione. 
La notte non è mai così nera come prima dell'alba ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte.
Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi, purchè lo vogliamo.
Sappiamo che c'è la luce perchè c'è il buio, che c'è la gioia perchè c'è il dolore, che c'è la pace perchè c'è la guerra e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti.
Alzatevi ogni mattino sereni e ringraziate Dio di essere ancora al mondo guardando il cielo con occhi luminosi e ricordatevi che nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di pioggia e pieni di dolore, ci sono giorni pieni di lacrime.... ma poi ci sono giorni pieni d'amore che vi danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni.
Non arrabbiatevi per cose di poco conto e cercate di conservare la calma anche nei momenti di tensione. 

- Romano Battaglia - 
da: Una rosa dal mare


Andate incontro agli altri offrendo la vostra amicizia e pensate che tutti possono essere amici anche quelli che vi sembrano scostanti e che, forse non aspettano da voi che una parola buona per fare il primo passo.
Solo così esisterete veramente e non sciuperete nessun istante della vita.
Respirate profondamente e con grande gratitudine perchè l'aria che respirate è la fonte della vita più del cibo e dell'acqua.
Cercate di non desiderare troppo, amate ciò che avete, senza inseguire falsi sogni che vi allontanano dalla realtà lasciandovi scontenti e insoddisfatti: perchè non sempre ciò che vi manca è ciò di cui avete bisogno.
Non siate invidiosi degli altri perchè non potete sapere se chi invidiate non nasconda qualcosa che voi non vorreste per nulla al mondo in caso di cambio.
Non indugiate troppo sugli errori e tenete presente che tutto può servire a rendervi migliore.
Cercate di essere sempre voi stessi a costo di qualche rinuncia.
Solo così potete trovare la vostra strada bianca in mezzo ai campi di grano. 


- Romano Battaglia - 
da: Una rosa dal mare



Ho sempre passeggiato sulla riva del mare raccogliendo conchiglie, stecchi, oggetti abbandonati.

Mi è sembrato di vedere in quelle cose, depositate dalle onde, l'intera umanità con i suoi dolori e le sue gioie.
Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare è quello di rimanere semplice e avere la capacità di scoprire un mondo anche in un granello di sabbia.
Non c'è niente di troppo piccolo per un essere piccolissimo qual è l'uomo.
Camminando lentamente dove le onde lambiscono la rena, ci addentriamo in riflessioni, pensieri e passo dopo passo, possiamo ritrovare la calma perduta, la serenità e soprattutto noi stessi.


- Romano Battaglia - 
da: Sulla riva dei nostri pensieri



Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare è quello di rimanere semplice e avere la capacità di scoprire un mondo anche in un granello di sabbia. 
Non c'è niente di troppo piccolo per un essere piccolissimo quale è l'uomo. 
Una volta, un pescatore mi raccontò che se avessi trovato un pezzetto di legno logorato dal tempo avrei dovuto conservarlo perché poteva essere un resto della barca sulla quale navigò Gesù. 
Camminando lentamente dove le onde lambiscono la rena, lontani dal chiasso e dalla vita di tutti i giorni, ci addentriamo in riflessioni, considerazioni, pensieri e, passo dopo passo, possiamo ritrovare la calma perduta, le serenità e soprattutto noi stessi. 
E' come procedere a tu per tu con la nostra coscienza che ci chiede una prova di verità e di purezza. 
Il mare è come un cielo aperto sull'infinito del mondo: ci aiuta a ricordare le tappe della nostra vita che sembrano essere rappresentate dalla lunga serie di orme che lasciamo dietro di noi. 
Ho trascorso intere giornate passeggiando e ogni volta sono tornato a casa con le scarpe piene di sabbia e con nel cuore un po' più di saggezza.

- Romano Battaglia - 
da: Sulla riva dei nostri pensieri




La notte non è mai così nera come prima dell'alba
ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte.
Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi
trova motivo di attenuarsi e placarsi, purché lo vogliamo.
Sappiamo che c'è la luce perché c'è il buio
che c'è la gioia perché c'è il dolore
che c'è la pace perché c'è la guerra
e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti.


- Romano Battaglia -
da:  Notte infinita


Buona giornata a tutti :-)