È la parola più
triste dell'Evangelo, la più carica di tristezza.
Prima di tutto, è rivolta a
Giuda.
Giuda! San Luca ci
riferisce che teneva i conti e che la sua contabilità non era pulitissima; e
sia pure! Ma infine era il banchiere dei Dodici; e chi ha mai visto in regola
la contabilità d'una banca?
È probabile che gravasse un po' sulla provvigione,
come tutti. A giudicare dalla sua ultima operazione, non sarebbe stato un
brillante commesso d'agente di cambio, Giuda.
Ma il buon Dio prende la nostra
povera società qual è; al contrario di quello che fanno i buffoni che ne
fabbricano una sulla carta, poi la riformano a tutta forza, sempre sulla carta,
beninteso!
A dirla in breve,
Nostro Signore conosceva benissimo il potere del danaro; e ha fatto accanto a
sé un posticino al capitalismo; gli ha lasciato le sue possibilità; ha fatto
persino il primo deposito di fondi.
Trovo tutto questo prodigioso, che vuoi!
Così bello! Dio non disprezza nulla.
Dopo tutto, se
l'affare fosse andato bene, Giuda avrebbe probabilmente sovvenzionato dei
sanatori, degli ospedali, delle biblioteche o dei laboratori. Avrai osservato
che già s'interessava al problema del pauperismo, come un milionario qualsiasi.
«Ci saranno sempre dei poveri tra voi» risponde Nostro Signore, «ma io non sarò
sempre con voi».
Il che significa: Non lasciar suonare invano l'ora della
misericordia. Tu farai meglio a restituire immediatamente il danaro che m'hai
rubato, invece di cercar di montare la testa dei miei apostoli con le tue
speculazioni immaginarie sui fondi di profumeria e sui tuoi progetti d'opere
sociali.
Per di più, credi di
lusingare così il mio conosciutissimo gusto per i senzatetto; e sbagli
completamente.
Io non amo i miei poveri come le vecchie inglesi amano i gatti
sperduti, o i tori delle corride. Sono abitudini da ricchi, codeste.
Io amo la
povertà d'un amore profondo, riflessivo, lucido - da uguale a uguale - come una
sposa dal fianco fecondo e fedele.
L’ho coronata con le mie proprie mani. Non
le fanno onore tutti quelli che vogliono, e chi non ha prima rivestito la
bianca tunica di lino non può servirla.
Il pane dell'amarezza non può romperlo
con lei chiunque voglia farlo.
Ho voluto che sia umile e fiera, non servile.
Non rifiuta il bicchiere d'acqua, purché sia offerto in mio nome; ed è in nome
mio che lo riceve.
Se il povero traesse
il suo diritto soltanto dalla necessità, il vostro egoismo lo avrebbe presto
condannato allo stretto necessario, pagato con una riconoscenza e una servitù
eterne. Così, oggi tu ti adiri contro questa donna che ha irrorato i miei piedi
con un nardo pagato carissimo, come se i miei poveri non dovessero mai
profittare dell'industria dei profumieri.
Sei proprio di quella
razza di persone che, avendo dato due soldi a un vagabondo, si scandalizzano di
non vederlo precipitarsi sull'istante dal fornaio, a riempirsi di pane raffermo
che il commerciante, d'altronde, gli venderebbe come pane fresco.
Al posto suo,
andrebbero anche loro dal mercante di vino, giacché il ventre d'un miserabile
ha più bisogno d'illusione che di pane. Disgraziati!
L’oro, a cui date tanta
importanza, è forse qualcosa di diverso da un'illusione, da un sogno, e spesso
soltanto dalla promessa d'un sogno?
La povertà grava molto sulle bilance del
mio Padre Celeste, e tutti i vostri tesori di fumo non ne equilibreranno i
piattelli.
Ci saranno sempre dei poveri, tra voi, per questa ragione: che vi
saranno sempre dei ricchi, cioè degli uomini avidi e duri, i quali cercano meno
il possesso che la potenza.
Di questi uomini ve n'è tra i poveri come tra i
ricchi; e il miserabile che smaltisce in un rigagnolo la sua ubriachezza forse
è gonfio degli stessi sogni del Cesare addormentato sotto le cortine di
porpora.
Ricchi o poveri,
guardatevi piuttosto nella povertà come in uno specchio; poiché essa è
l'immagine della vostra fondamentale delusione; essa conserva quaggiù il posto
del Paradiso perduto, è il vuoto dei vostri cuori, delle vostre mani.
L’ho
messa così in alto, l'ho sposata, incoronata, solo perché conosco la vostra
malizia.
Se avessi permesso
che la consideraste come una nemica, o solo come una straniera, se vi avessi
lasciato la speranza di cacciarla un giorno dal mondo, avrei nello stesso
momento condannato i deboli.
Giacché i deboli saranno sempre, per voi, un
fardello insopportabile, un peso morto che le vostre orgogliose civilizzazioni
si mandano dall'una all'altra, con ira e disgusto.
Ho posto il mio segno sulla
loro fronte, e voi non osate più avvicinarli altro che strisciando, divorate la
pecora spersa, non oserete mai più attaccare il gregge.
Basterebbe che il mio
braccio si allontanasse un momento perché la schiavitù, che odio, risuscitasse
da sé: poiché la vostra legge tiene i suoi conti in regola, e il debole non può
dare altro che la propria pelle.
- Georges Bernanos -
da: "Diario di
un curato di campagna", pp. 54-56
«La mia idea di felicità è soprattutto anticonsumistica.
Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiare ogni
cosa il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non
possiamo più farlo, soffriamo la povertà.
Ma nella vita è più importante il
tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra
libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per
consumare sempre di più.
Non faccio nessuna apologia della povertà, ma soltanto
della sobrietà.»
José Pepe Mujica, dall'intervista di Omero Ciai, Mujica e
"l'apologia della sobrietà": "Chi accumula denaro è un malato.
La ricchezza complica la vita", Repubblica.it, 6 novembre 2016
“Se discutete con un pazzo, è oltremodo
probabile che abbiate la peggio: perchè il suo cervello cercherà tutte le
strade per non essere trattenuto da argomenti che lo condurrebbero a un retto
giudizio.
Egli non è trattenuto dal senso del ridicolo o dal sentimento della
carità o dalle mere certezze dell’esperienza.
Egli è tanto più logico quanto
più ha perduto ogni affetto sano.
La frase con la quale generalmente si designa
la pazzia è sotto questo aspetto sbagliata.
Il pazzo non è già l’uomo che ha
perduto la ragione, ma l’uomo che ha perduto tutto fuor che la ragione.
La sua
mente si muove in un cerchio perfetto ma ristretto. Un cerchio piccolo è
infinito, come un cerchio grande; ma, pur essendo ugualmente infinito, non è
ugualmente grande.
Allo stesso modo una spiegazione assurda è completa come una
spiegazione giusta, ma non abbraccia un campo altrettanto vasto.
Una pallottola
è tonda come il mondo, ma non è il mondo”.
- Gilbert Keith Chesterton -
da: “Ortodossia”)
Buona giornata a tutti. :-)