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giovedì 23 febbraio 2017

La rete da pesca - don Bruno Ferrero -

Il fiordo era immerso nella profonda tranquillità della notte artica. 
L'acqua sciabordava leggera sulla spiaggia. Avvolto dal profumato tepore della sua casa di legno, Hans il pescatore tesseva la rete della sua prossima stagione di pesca. Era solo nell'angolo del camino. La sua dolce sposa Ingrid riposava nel piccolo cimitero di fianco alla chiesa. Improvvisamente però risuonarono fresche risate gioiose. 
La porta si aprì per lasciar passare la bionda Guendalina, la sua carissima figlia, che teneva per mano il fratellino Eric.
«Guendalina, ora sei in vacanza. Vuoi prendere il mio posto a intrecciare la rete da pesca nuova mentre io vado a riparare la barca?».
«Oh sì, papà!».
Le ore passavano. Guendalina lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. Ma i gior­ni si aggiungevano ai giorni. 
La corda era scabra. L'appretto per impermeabiizzarla ruvido, le mani facevano male. Le sue piccole amiche si sporgevano dalla porta: «Guendalina, vieni a giocare con noi!». 
E le maglie si allentavano sempre di più, i nodi era­no sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata.
Arrivò la primavera. Il fiordo s'illuminò ai primi raggi del sole. 
La pesca riprese. Tutto fiero del lavoro della sua figlia carissima, Hans il pescatore imbarcò la sua rete da pesca nuova sul suo fidato vecchio battello.
«Vieni con me, piccolo Eric, per la nostra prima uscita!».
Pieno di gioia il ragazzino saltò a bordo. La bar­ca scivolò nell'acqua. La rete affondò nelle onde verdazzurre. Eric batteva le mani vedendo i pesci argen­tati saltare e guizzare nella rete ben piena.
«Una pesca fantastica! Aiutami a tirare su la rete, figliolo!».
Ed Eric tirava, tirava con tutte le sue forze. Ma vinto dal peso, pluf! piombò in acqua, proprio in mez­zo alla rete.
«Non è niente!», pensò papà Hans, issando velocemente la rete a bordo. «La mia rete è solida! E' la mia Guendalina che l'ha tessuta con le sue mani: Eric verrà su con i pesci!».
La rete uscì dall'acqua leggera. Ahimé, al fondo aveva solo un grande squarcio... I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aper­te. E il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo.
«Ah, se avessi intrecciato ogni maglia con amore», piangeva Guendalina.

E' nel quotidiano che si tesse la rete dell'eternità. 
Ogni giorno è un nodo. 
Puoi non pensarci, ma il giorno della pesca arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato quaggiù, oggi.

- don Bruno Ferrero -
da: "Il canto del grillo" ed. Elledici



Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza, ma anche con gran rimbombo.
«Ma non la disturba?» chiese uno studente. «No», rispose il saggio. «Perché così ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell'ora appena trascorsa?».


E tu, che cosa hai fatto dell'ora appena trascorsa?

- don Bruno Ferrero -



Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi "teme" Dio "non ha paura". 
Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come "il principio della vera sapienza", coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo. 
Essere "senza timor di Dio" equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. 
Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre (cfr Sal 130,2): chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. 
Chi lo ama non ha paura: "Nell’amore non c’è timore – scrive l’apostolo Giovanni – al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore" (1 Gv 4,18). 
Il credente dunque non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere nelle mani di Dio, sa che il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati sino a sacrificare se stesso, morendo sulla croce per la nostra salvezza...

- papa Benedetto XVI - 
dal "Angelus del 22 giugno 2008" 



Buona giornata a tutti. :-)









mercoledì 13 luglio 2016

Una lampada ai nostri passi - Teofane il Recluso -

Impara a praticare la preghiera della mente nel cuore. 
La Preghiera di Gesù infatti è una lampada ai nostri passi e una stella che ci guida sulla via del cielo, come insegnano i santi Padri nella Filocalia. 
La Preghiera di Gesù, quando brilla incessantemente nella mente e nel cuore, è una spada contro la debolezza della carne e i desideri malvagi di gola e di lussuria. Dopo le parole iniziali: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio », puoi continuare così: « per l’intercessione della Madre di Dio, abbi pietà di me, peccatore ».
La preghiera esteriore da sola non è sufficiente, Dio presta attenzione alla mente: perciò quei monaci che non conciliano la preghiera interiore con quella esteriore non sono monaci, sono simili a legna bruciata. 

Il monaco che non conosce o che ha dimenticato la pratica della Preghiera di Gesù non porta il sigillo di Cristo. I libri non possono insegnarci la preghiera interiore, possono solo farci vedere alcuni metodi tecnici per praticarla. 
È necessario invece recitarla con perseveranza.

- Teofane il Recluso - 




La pratica della Preghiera di Gesù è semplice. 
Rimani alla presenza del Signore con l’attenzione nel cuore e invocalo: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!» 
L’essenziale non sta nelle parole, ma nella fede, nella contrizione e nella sottomissione al Signore. Con questi sentimenti si può stare davanti a Dio anche senza parole ed essere ugualmente in preghiera.

- Teofane il Recluso - 



 Van Gogh, giardino dell'asilo, aprile 1890

A me sembra

che la nostra principale certezza della bontà divina

poggi proprio sui fiori. 

Tutto il resto, 
le nostre facoltà, i nostri desideri, il nostro cibo,
è strettamente necessario per la nostra esistenza, 
ma i fiori rappresentano un extra. 
Il loro profumo e il loro colore 
sono un abbellimento della vita...

- Sir Arthur Conan Doyle - 



Lavora recitando la Preghiera di Gesù: “Dio ti benedica!” 
All’uso di recitare oralmente questa preghiera unisci però il ricordo del Signore, accompagnato dal timore e dalla devozione. 
La cosa più importante è che tu cammini alla presenza di Dio, sotto il suo sguardo, cosciente che Dio ti sta osservando, sta cercando la tua anima e il tuo cuore, sta vedendo tutto ciò che succede in essi. 
Questa coscienza è la leva più potente del meccanismo della vita spirituale.

- Teofane il Recluso - 


Buona giornata a tutti. :-)







giovedì 21 gennaio 2016

da "Il Dio vicino" L'eucarestia cuore della vita cristiana - Card. Joseph Ratzinger

Nella preghiera fondamentale della Chiesa, nell'Eucarestia, il cuore della sua vita non solo si esprime, ma si compie giorno per giorno.
L'Eucarestia ha nel più profondo di sè a che fare solo con Cristo.
Egli prega per noi, pone la sua preghiera sulle nostre labbra, poichè solo lui sa dire: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue.
Ci attira dentro la sua vita, nell'atto dell'amore eterno, in cui egli si affida al Padre, così che noi, insieme con lui, consegniamo a nostra volta noi stessi al Padre e, in questo modo, riceviamo in dono proprio Gesù Cristo. L'Eucarestia è quindi sacrificio: affidarsi a Dio in Gesù Cristo e ricevere così in dono il suo amore.
Cristo è lui che dà ed è, allo stesso tempo, il dono: per mezzo di lui, con lui e in lui noi celebriamo l'Eucarestia.
In essa è continuamente presente e vero ciò che dice l'epistola di oggi: Cristo è il capo della Chiesa, che egli acquista mediante il suo sangue.
Allo stesso tempo, in ogni celebrazione eucaristica, seguendo un'antichissima tradizione, diciamo: noi celebriamo insieme al nostro Papa...
Cristo si dà nell'Eucarestia ed è presente tutto intero, in ogni luogo e, per questo, è dovunque presente, là dove viene celebrata l'Eucarestia, il mistero tutto intero della Chiesa.
Ma Cristo è anche in ogni luogo un'unica persona e, per questo, non lo si può ricevere contro gli altri, senza gli altri.
Proprio perchè nell'Eucarestia c'è il Cristo tutto intero, inseparato ed inseparabile, proprio per questo si rende ragione dell'Eucarestia solo se essa è celebrata con tutta la Chiesa.
Noi abbiamo Cristo solo se lo abbiamo insieme con gli altri.
Poichè l'Eucarestia ha a che fare solo con Cristo, essa è il Sacramento della Chiesa.
E per questa stessa ragione essa può essere accostata solo nell'unità con tutta la Chiesa e con la sua Autorità.

Per questo la preghiera per il Papa fa parte del canone eucaristico, della celebrazione eucaristica.
La comunione con lui è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo.

La preghiera cristiana e l'atto di fede implicano l'ingresso nella totalità, il superamento del proprio limite. 
La liturgia non è l'iniziativa organizzativa di un club o di un gruppo di amici; la riceviamo nella totalità e dobbiamo celebrarla a partire da questa totalità e in riferimento ad essa.

Solo allora la nostra fede e la nostra preghiera si pongono in maniera adeguata, quando vivono continuamente in questo atto di superamento di sè, di autoespropriazione, che arriva alla Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi: è questa l'essenza della dimensione cattolica.
Si tratta proprio di questo, quando andiamo al di là della nostra piccola realtà, stabilendo un legame con il Papa ed entrando così nella Chiesa di tutti i popoli.

Da Joseph Ratzinger
, "Il Dio vicino. L'eucaristia cuore della vita cristiana", San Paolo Edizioni 2008 (Pag. 127-128)




..."Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue". Questo "è" intende davvero la piena e completa energia di una presenza corporea? O non si riferisce solo a un'immagine simbolica, così che quelle parole debbano essere interpretate come se fossero: "Questo significa il mio corpo e il mio sangue"? 
Nel frattempo i dotti, stanchi di polemizzare intorno a questa parola, sono arrivati finalmente a comprendere che la disputa intorno ad un unico termine, estrapolato dal suo contesto originario, può portare solo a un vicolo cieco. 
In effetti, come in una melodia la singola nota riceve il suo significato solo dalla totalità e unicamente a partire da essa può essere compresa, così anche noi possiamo comprendere i singoli termini di una frase solo dal contesto generale in cui essi trovano posto. 
Se si procede in questo modo, la risposta della Bibbia è molto chiara, Abbiamo, infatti, sentito le parole drammatiche di Gesù nel Vangelo di Giovanni di una chiarezza insuperabile: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi...La mia carne infatti è vero cibo" (6,53.55). 
Quando cominciò a levarsi il mormorio dei giudei, si sarebbe potuto facilmente zittire quella contraddizione con parole rassicuranti come: "Amici, non prendetevela! Ho parlato per simboli: cibo significa sì carne, ma non lo è davvero!". 
Ma nel Vangelo non c'è nulla di tutto questo. Quando parla, Gesù rinuncia a simili addolcimenti, si limita ad affermare con forza sempre nuova che questo pane deve essere fisicamente, corporeamente, mangiato. 
Afferma che la fede nel Dio fatto uomo include la fede in un Dio corporeo e che questa fede diventa realmente la vera, piena fede solo se è essa stessa corporea, se è avvenimento sacramentale, in cui il Signore corporeo afferra la nostra esistenza corporea...
"Questo è il mio corpo" significa dunque: questa è tutta la mia persona presente nel mio corpo. Di che natura sia, poi, questa persona, lo scopriamo dalle parole che seguono. "che è dato per voi". 

E questo significa: questa persona è "essere-per-gli-altri". Nella sua intima essenza essa è condivisione di se stessa. Per questo, però, perché si tratta della persona e perché essa è intimamente apertura, offerta di sé, essa può essere condivisa....

- card.  Joseph Ratzinger  - 
da: "Il Dio vicino" L'eucarestia cuore della vita cristiana -



...basterebbe una conoscenza, anche molto modesta, del piccolo catechismo per riconoscere che l'idea del sacrificio non ha mai avuto il suo luogo nel "l'offertorio", ma nella preghiera eucaristica, nel "canone". 
A Dio, infatti, noi non sacrifichiamo questo o quello; la novità dell'eucarestia è la presenza del sacrificio di Cristo. 
Per questo il sacrificio avviene lì dove risuona la sua parola, parola della Parola in cui egli ha trasformato la sua morte in un farsi evento della parola e dell'amore, così che noi, potendolo accogliere, veniamo introdotti nel suo amore, nell'amore trinitario, in cui egli si consegna eternamente al Padre. 
Là, dove la parola risuona dalla parola e i nostri doni diventano così il suo dono, in cui egli dona se stesso, là è il sacrificio, che da sempre costituisce l'eucarestia...

- card.  Joseph Ratzinger  - 
da: "Il Dio vicino" L'eucarestia cuore della vita cristiana -




Buona giornata a tutti. :-)




domenica 21 giugno 2015

Integrazione e annuncio del Vangelo – card. Carlo Maria Martini -

Nel dicembre 1990, undici anni prima degli attentati alle Torri Gemelle che hanno riportato in primo piano lo «scontro di civiltà» e i problemi dell’integrazione, l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini tenne il suo discorso alla città dedicandolo proprio all’islam. E le sue parole rimangono ancora attuali, anche se possono apparire distanti da certi cliché cuciti addosso al cardinale.

«Vorrei richiamare qui, un punto che mi è sembrato finora poco atteso  e cioè la necessità di insistere su un processo di “integrazione”, che è ben diverso da una semplice accoglienza e da una qualche sistemazione. Integrazione comporta l’educazione dei nuovi venuti a inserirsi armonicamente nel tessuto della nazione ospitante, ad accertarne le leggi e gli usi fondamentali, a non esigere dal punto di vista legislativo trattamenti privilegiati che tenderebbero di fatto a ghettizzarli e a farne potenziali focolai di tensioni e violenze. 
Finora l’emergenza - continuava l’arcivescovo di Milano - ha un po’ chiuso gli occhi su questo grave problema».

«È necessario in particolare far comprendere a quei nuovi immigrati che provenissero da Paesi dove le norme civili sono regolate dalla sola religione e dove religione e Stato formano un’unità indissolubile, che nei nostri Paesi i rapporti tra lo Stato e le organizzazioni religiose sono profondamente diversi. Se le minoranze religiose hanno tra noi quelle libertà e diritti che spettano a tutti i cittadini, senza eccezione, non ci si può invece appellare, ad esempio, ai principi della legge islamica (shari’ah) per esigere spazi o prerogative giuridiche specifiche».

«Occorre perciò elaborare un cammino verso l’integrazione multirazziale,che tenga conto di una reale integrabilità di diversi gruppi etnici. Perché si abbia una società integrata è necessario assicurare l’accettazione e la possibilità di assimilazione di almeno un nucleo minimo di valori che costituiscono la base di una cultura, come ad esempio i principi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e il principio giuridico dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge».


tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano



Per quanto riguarda invece l’annuncio della fede cristiana, Martini aveva affrontato questo tema proponendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, che nella sua Regola, al capitolo XVI Di coloro che vanno tra i saraceni, scriveva: «I frati che vanno tra i saraceni col permesso del loro ministro e servo possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti e dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio... e tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che hanno consegnato e abbandonato il loro corpo al Signore nostro Gesù Cristo e che per suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili».

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano


L’arcivescovo di Milano proseguiva quindi indicando alcune posizione «errate» delle comunità cristiane e in particolare dei preti di fronte al fenomeno. 
Tra queste, Martini citava «lo zelo disinformato» di chi fa «di ogni erba un fascio»: «Si propugna l’uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle nella loro specificità, si offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza aver prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso. Al riguardo saranno necessarie norme precise e rigorose, anche per evitare di essere fraintesi»
«La posizione corretta - spiegava il cardinale - è lo sforzo serio di conoscenza, la ricerca di strumenti e l’interrogazione di persone competenti. Penso, in particolare, ai casi molto difficili e spesso fallimentari dei matrimoni misti...».

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano




«Nessuna contesa dunque, nessun uso della forza, esposizione sincera e a tempo opportuno di ciò che credono». 
«Può la Chiesa cattolica rinunciare a proporre il Vangelo a chi ancora non lo possiede? Certamente no, come ai musulmani non viene chiesto di rinunciare al desiderio di allargare la ‘umma, la comunità dei credenti». 

tratto dall' Intervento del cardinale Carlo Maria Martini
Basilica di Sant'Ambrogio, 1990, Milano






Buona giornata a tutti. :-)












lunedì 29 dicembre 2014

Il Saggio e il Professore - Nyogen Senzaki -

Un saggio maestro giapponese, noto per la saggezza delle sue dottrine, ricevette la visita di un dotto professore di università, che era andato da lui per interrogarlo sul suo pensiero. Il saggio maestro, secondo l’usanza, prima di tutto servì il thé: cominciò a versarlo, colmando la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare tranquillamente, con una espressione serena e sorridente. Il professore guardava il thé traboccare, ed era talmente stupito, da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alla norme della buona educazione. 
Ad un certo punto non riuscì più a contenersi: “E’ ricolma! Non ce ne sta più” – esclamò spazientito. 
“Come questa tazza – disse il saggio imperturbabile – tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue sicurezze, delle tue congetture erudite e complesse. E allora, come posso parlarti della mia dottrina, che è comprensibile solo agli animi semplici e aperti, se prima non vuoti la tua tazza?” 

- Nyogen Senzaki -






"Le persone hanno delegato le loro anime ai preti, la salute ai medici, i soldi ai banchieri e i figli alla scuola, e così hanno smesso di controllare la propria vita."

(Raymon Grace)



"Fin da quando nasciamo gli altri ci dicono che il mondo è in un determinato modo, e naturalmente noi non abbiamo altra scelta che accettare che il mondo sia come gli altri ci hanno detto che è. Il bambino apprende come deve percepire il mondo per essere pienamente integrato. Passo dopo passo, gli viene resa familiare una descrizione del mondo, che egli impara a percepire, mantenere e difendere come "la vera realtà". La ragione ci induce a dimenticare che la descrizione è soltanto una descrizione, e prima che arriviamo a capirlo, molti di noi hanno intrappolato la loro essenza in un circolo vizioso da cui emergono solo di rado nell'arco della vita."

(Carlos Castaneda)




"La maggior parte degli uomini è schiava di antichi tabù, retaggi ereditari e condizionamenti ambientali; essa è dominata dal pensiero, dal modo di vivere e di agire degli altri, nonchè dalle proprie emozioni e sentimenti. 
Pur non avendo alcun controllo su di sè e sulla propria vita, ribatte indignata: "Io faccio quello che voglio, agisco come mi pare e piace..." senza però spiegare da cosa ha avuto origine il suo "quel che voglio". 
Quanti pochi sono i pensieri e le azioni originali di un uomo medio! La triste realtà è che la maggior parte degli individui non è che il prodotto, il riflesso di altre personalità infinitamente più forti; il problema principale consiste nel fatto che questi individui non si rendono conto di possedere, oltre al "Me", quel qualcosa chiamato "Io" che, se lasciato inattivo, si atrofizza e perde di forza."

(Kybalion)




Buona giornata a tutti e tutte. :-)






domenica 9 novembre 2014

Azione di grazie - Gregorio di Nissa (IV secolo) -

Tu sei in verità, Signore, una sorgente pura e inesauribile di bontà.
Ci hai rigettati e di nuovo ci hai accolti con misericordia.
Ci hai odiato e ti sei riconciliato, ci hai maledetti e ci hai benedetti.
Ci hai cacciato dal paradiso e ci hai ricondotti;
ci hai tolto gli abiti di foglie per rivestirci di un mantello regale.
Hai aperto le porte della prigione, per liberare i condannati.
Con un’acqua pura ci aspergi, per purificarci delle nostre lordure.
Adamo ormai non dovrà più arrossire, quando tu lo chiamerai,
mai più la sua coscienza lo tradirà,
non dovrà più nascondersi sotto l’albero del giardino.
La spada di fuoco non chiuderà la porta del paradiso,
e non impedirà più di entrare a coloro che si avvicinano.
Tutto è cambiato per noi, che avevamo ereditato il peccato, in gioia splendente, e noi vediamo aprirsi il paradiso, fino al cielo.
Il creato, terra e cielo, la cui unità fu allora spezzata, ritorna all’antica amicizia;
gli uomini si uniscono agli angeli nella lode di Dio.
Per questo vogliamo intonare a Dio il cantico dell’allegrezza,
che una voce, sotto l’azione dello Spirito, ha una volta cantato profeticamente:
La mia anima è rapita di gioia nel Signore,
perché mi ha ricoperto con le vesti della salvezza,
mi ha ornata col mantello della letizia;
come al fidanzato, pose sulla mia testa il diadema, come la fidanzata, mi ornò di gioielli!
Colui che adorna la fidanzata è necessariamente il Cristo che è stato e sarà benedetto ora e nell’eternità. Amen.


Gregorio di Nissa (IV secolo)



«Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come di aquila, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» 
(Isaia 40, 31)

«Con tutta l’intensità con la quale si può essere superbi di una religione radicata nell’umiltà, mi sento molto orgoglioso della mia religione: e mi danno un senso di particolare orgoglio quelle parti della mia religione, che quasi tutti chiamano superstizione.

Mi glorio d’essere incatenato da dogmi antiquati e di essere lo schiavo di credi morti (come i miei amici dediti al giornalismo ripetono con tanta ostinazione), perché so molto bene che morti sono i credi eretici e che solamente il dogma ragionevole ha una vita così lunga da poter essere chiamato antiquato.

Mi glorio di ciò che la gente chiama il mestiere, le arti del prete, perché proprio questo termine insultante, di seconda mano, esprime la verità medioevale che un prete, come ogni altro uomo, dovrebbe essere un artigiano.

Mi glorio di ciò che la gente chiama Mariolatria: fu essa che diede alla religione, nelle età più oscure, quell’elemento di cavalleria che ora trova la sua espressione nella forma ammuffita ed ammaliziata del femminismo.

Mi glorio di essere ortodosso in ciò che riguarda i misteri della Trinità e della Messa; mi glorio di credere nel confessionale; mi glorio di credere nel Papato».


- Gilbert Keith Chesterton -
“Come essere un pazzo”, in “Autobiografia”


Il nostro Dio è un Dio che veglia e non che sorveglia. 
Si sorveglia infatti in nome della legge, mentre si veglia in nome della tenerezza.

- Jacques Leclerc -

Come segno sul tuo cuore



Buona giornata a tutti :-)









mercoledì 21 agosto 2013

Il Credo di Papa Francesco -


Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo spirito nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così al regno di vita eterna.

Credo nella mia storia, che è stata trapassata dallo sguardo di amore di Dio e, nel giorno di primavera, 21 settembre, mi ha portato all’incontro per invitarmi a seguirlo.

Credo nel mio dolore, infecondo per l’egoismo, nel quale mi rifugio.

Credo nella meschinità della mia anima, che cerca di inghiottire senza dare… senza dare.

Credo che gli altri siano buoni, e che devo amarli senza timore, e senza tradirli mai per cercare una sicurezza per me.

Credo nella vita religiosa.

Credo di voler amare molto.

Credo nella morte quotidiana, bruciante, che fuggo, ma che mi sorride invitandomi ad accettarla.

Credo nella pazienza di Dio, accogliente, buona come una notte d’estate.

Credo che papà sia in cielo insieme al Signore.

Credo che anche padre Duarte stia lì intercedendo per il mio sacerdozio.

Credo in Maria, mia madre, che mi ama e mai mi lascerà solo. E aspetto la sorpresa di ogni giorno nel quale si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel volto meraviglioso che non so come sia, che fuggo continuamente, ma che voglio conoscere e amare. Amen.
Papa Francesco



Questa bellissima preghiera è stata scritta nel 1969.  
Jorge Mario Bergoglio“confessa” al Signore in cosa crede davvero, soltanto pochi giorni prima di venire ordinato sacerdote. Nel testo,Bergoglio fa riferimento a un prete (padre Duarte) che lo confessò il 21 settembre di quell’anno. Bergoglio è stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969.




"C’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede, la tentazione di essere un po’ “come fanno tutti”, quella di “non essere tanto, tanto rigidi”.
Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore".


(Papa Francesco, Omelia S. Messa, 06/04/13)



 "Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono valori avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male. Ma dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siete i primi: andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente”.

(Papa Francesco all'Angelus del 23 giugno 2013)



"Obbedire viene dal latino, e significa ascoltare, sentire l'altro. Obbedire a Dio è ascoltare Dio, avere il cuore aperto per andare sulla strada che Dio ci indica. L'obbedienza a Dio è ascoltare Dio. E questo ci fa liberi".

 Papa Francesco




























«Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato, Gesù Cristo: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo!».

(Papa Francesco)


Buona giornata a tutti :-)