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venerdì 20 dicembre 2024

L'occhio del falegname - don Bruno Ferrero

C'era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l'assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.
La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di membri.
Uno prese la parola: "Dobbiamo espellere nostra sorella Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra".
Un altro intervenne: "Non possiamo tenere fra noi sorella Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca".
"Fratel Martello - protestò un altro - ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. E' urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!".
"E i Chiodi? SI può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano. E anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragion d'essere sembra quella di graffiare il prossimo!".
Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, questi volevano a loro volta l'espulsione di chiodi e martello, e così via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti.
La riunione fu bruscamente interrotta dall'arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L'uomo prese un asse e lo segò con la Sega mordace. Lo piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. Sorella Ascia che ferisce crudelmente, sorella Raspa che dalla lingua scabra, sorella Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in azione subito dopo.

Il falegname prese poi i fratelli Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte.
Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla.
Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere. 
Per accogliere la Vita.

Dio ci guarda con l'occhio del falegname.

- don Bruno Ferrero -
da: “Cerchi nell'acqua”, Ed. Elledicì


La mangiatoia .....il bue e l’asino..... diventerebbe in certo qual modo l’arca dell’alleanza, in cui Dio, misteriosamente custodito, è in mezzo agli uomini, e davanti alla quale per «il bue e l’asino», per l’umanità composta di Giudei e gentili, è giunta l’ora della conoscenza di Dio.
Nella singolare connessione tra Isaia 1,3; Abacuc 3,2; Esodo 25,18-20 e la mangiatoia appaiono quindi i due animali come rappresentazione dell’umanità, di per sé priva di comprensione, che, davanti al Bambino, davanti all’umile comparsa di Dio nella stalla, arriva alla conoscenza e, nella povertà di tale nascita, riceve l’epifania che ora a tutti insegna a vedere.
L’iconografia cristiana già ben presto ha colto questo motivo. Nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all’asino.

- Papa Benedetto XVI - 
Da: “ L’infanzia di Gesù”,2012



Dal vostro Santo Natale, o Dio-Bambino, abbiamo appreso tre grandi lezioni. Abbiamo imparato che non c'è pace in Terra senza di Voi. Che l'autentico uomo di buona volontà non è colui che ama l'uomo per l'uomo, ma colui che lo ama per amor Vostro. E che la vostra Pace include la cessazione di tutte le lotte tranne la vostra incessante e gloriosa guerra contro il Demonio e i suoi alleati, il mondo e la carne.

- Plinio Correa de Oliveira - 

Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 5 aprile 2024

A coloro che soffrono nel corpo – don Tonino Bello

 Carissimi,

non scrivo per consolarvi. Anche perché so bene quanto fastidio vi diano le declamazioni di coloro che, sentendosi sempre in dovere di spendere qualche buona parola con voi, ricorrono ai prontuari dei più indisponenti fraseggi.
Non è di compatimento che avete bisogno. 
Prima di tutto, perché il compatimento è una spartizione fittizia del dolore. Poi, perché vi toglie la fierezza di rimaner soli sulla croce. E infine, perché rischia di fermarsi alla soglia delle parole. 
Al paraplegico che sta inchiodato su una sedia a rotelle, che sollievo può dare il sermone di circostanza fatto da chi magari, subito dopo, deve correre in palestra per una partita di basket?
All’handicappato che ti interpella sui grandi perché della vita, e vuoi rendersi conto delle ragioni misteriose che stanno all’origine della sua sfortuna, che conforto possono recare i luoghi comuni tratti dai repertori della compassione?
A chi è ridotto all’impotenza da una malattia irreversibile o da un improvviso declino della salute o da un fatale incidente sulla strada, e ti pone la scomoda domanda del «che ci sto a fare più sulla terra», quale aiuto possono dare le tue maldestre citazioni bibliche?
Davanti a chi soffre come voi, l’atteggiamento più giusto sembrerebbe quello del silenzio.
Però, anche il silenzio può essere frainteso o come segno di imbarazzo, o come tentativo di rimozione del problema.
E allora, tanto vale parlarne. Semmai, con pudore. Chiedendovi scusa per ogni parola di troppo. Come, per esempio, una parola di troppo potrà sembrare il segreto che vi confido sulla mia consuetudine con questa preghiera che recito ogni mattina:
“Padre mio, io mi abbandono a te. Fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, io ti ringrazio. Sono pronto a tutto. Accetto tutto. Purché la tua volontà sia fatta in me e in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani. Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. Ed è per me una necessità di amore donarmi e rimettermi nelle tue mani. Senza misura, con infinita fiducia. Perché tu mi sei padre”.
E’ una preghiera difficile, lo ammetto. Forse è stata difficile anche per Charles de Foucauld che l’ha composta. Questo brillante ufficiale di cavalleria, amante della vita eppure spinto a fare un cammino di conversione nelle aridità del deserto, non poteva mai immaginare che un giorno sarebbe caduto assassinato da un beduino mentre era assorto in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Ebbene, ciò che l’ha reso celebre non è stato il suo martirio, quanto quella preghiera di abbandono.
È una preghiera difficile, lo ammetto.
Forse è difficile pure per voi, piagati nei corpo, che tremate a pronunciarla anche dopo che la prova vi è già caduta addosso. Tutto sommato, potrebbe essere una preghiera di comodo, sapendo che a ribellarvi non è che cambiereste la vostra situazione, anzi, accettandovi, potreste cambiare addirittura in preziosissimi assegni circolari le stigmate del vostro fallimento umano.
Ma quando si soffre, è difficile fare di necessità virtù, se non viene una forza dall’alto. Al massimo, ci si può rassegnare. Stoicamente. Col sarcasmo sulle labbra, che spesso è peggio della bestemmia.
Ed eccomi allora chiamato dal mio dovere di vescovo ad additarvi con fermezza lo scandalo della Croce. Dire che col vostro dolore contribuite alla salvezza del mondo, può sembrarvi letteratura consolatoria. Ricorrere alle frasi fatte degli occhi che vedono bene solo attraverso le lacrime, può essere inteso, se non proprio come un insulto gratuito, almeno come un ritrovato sterile della saggezza umana. Accennarvi che, in fondo, ognuno si porta dentro il suo carico di dolori e che, tutto sommato, non siete poi così soli come sembra, potrebbe accrescere il vostro sdegno. Aggiungere che un giorno sarete schiodati pure voi dalla croce, può apparire uno scampolo di quell’eloquenza mistificatoria che non convince nessuno.
Ma dirvi che sulla croce un giorno ci è salito un uomo innocente, e che sul retro della croce c’è un posto vuoto dove un altro innocente è chiamato a far compagnia ai rantoli di Cristo, appartiene al messaggio inquietante, eppur dolcissimo, che un ministro della Parola non può nè accorciare nè mettere tra parentesi.
Quel posto è tuo, Ignazio, paralizzato per sempre; e di nessun altro. E tuo, Ruggero, che ti trascini a tentoni per la casa e mugoli parole indistinte. Chiamalo, il tuo Signore: è un nome breve. Non può non sentirti: è inchiodato appena dietro dite. Quel posto è tuo, Giuseppe, che ti portano da una clinica all’altra per un male incurabile e hai solo trent’anni: non fare lo sbaglio di rinunciare a quel posto. E tuo, Nadia, splendida bambina: non cederlo a nessuno.
Forse un giorno quel posto sarà mio. O lo è già da adesso, ed è solo l’esemplarità del vostro martirio più grande che me ne rende agevole il tormento. Non fosse altro che per questo, vorrei dirvi: grazie!
Ma grazie soprattutto perché, se è vero che dobbiamo adorare e benedire Gesù Cristo che con la sua santa croce ha redento il mondo, è altrettanto vero che, in cooperativa con lui, voi ci avete comprato le gioie che fanno fremere il mondo: le sue canzoni, le sue attese di libertà, le sue esplosioni di luce, i suoi tripudi di vita, le sue ansie di festa senza tramonti, le sue speranze di cieli nuovi e terre nuove.
Sapete che vi dico?
Il mattino di Pasqua, nella corsa verso il sepolcro, voi sarete più veloci di tutti, e ci precederete come Giovanni. E forse vi fermerete sulla soglia, per farci vedere «le bende per terra e il sudano piegato in disparte».
E l’ultima carità che ci aspettiamo da voi.
Un abbraccio.


- Don Tonino Bello - 
Da: “Pietre di scarto”, ed. La Meridiana 1993


"L'amore di Dio si rivela attraverso segni che dapprima non comprendiamo, ma che in seguito rivelano la grandezza del suo disegno". 

- Don Tonino Bello -



La vita senza Dio non funziona, perché manca la luce, perché manca il senso di cosa significa essere uomo. 
I comandamenti non sono un ostacolo alla libertà e alla bella vita, ma indicatori per trovare una vita piena. 
La disciplina allarga la vita e la fatica dà profondità alla vita e contribuisce a creare un mondo migliore»

Papa Benedetto XVI, 18 marzo 2007


Santa Maria, Vergine della notte,
noi t'imploriamo di starci vicino
quando incombe il dolore,
irrompe la prova,
sibila il vento della disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza
il cielo nero degli affanni,
o il freddo delle delusioni
o l'ala severa della morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
Nell'ora del nostro calvario,
Tu, che hai sperimentato l'eclissi del sole,
stendi il tuo manto su di noi,
sicché, fasciati dal tuo respiro,
ci sia più sopportabile
la lunga attesa della libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre
la sofferenza dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete
il tempo amaro di chi è solo.
Spegni i focolai di nostalgia
nel cuore dei naviganti,
e offri loro la spalla,
perché vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari
che faticano in terre lontane e conforta,
col baleno struggente degli occhi,
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi
la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte
a salmodiare le nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell'oscurità
ti metterai vicino a noi
e ci sussurrerai che anche Tu,
Vergine dell'Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto
si disseccheranno sul nostro volto.
E sveglieremo insieme l'aurora.
 Amen


- don Tonino Bello -




Buona giornata a tutti. :-)


domenica 31 dicembre 2023

Foglie di palma - Charles Bukowski

                                                            A mezzanotte in punto
1973-74
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d’artificio
sono partiti
e tuonava.
Ero andato a letto alle 21.00
spente le luci
tirate su le coperte –
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti…
la notte di Capodanno mi atterrisce
sempre
la vita non sa nulla degli anni.

Adesso i clacson si sono ammutoliti
e i fuochi d’artificio e i tuoni…
tutto è finito in cinque minuti…
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma è andata
anche questa.

- Charles Bukowski - 



L' anno 

Gira attorno al sole il mondo,
va la terra attorno al sole:
l'anno è un lungo tempo tondo,
lo chiamiamo con parole.
Quando spuntan foglie e fiori
Primavera lo si dice;
quando i frutti son maturi
è l'Estate, e siam felici;
quando cadono le foglie
tutti Autunno lo chiamiamo,
finché il gelo non si scioglie
nell'Inverno ci troviamo.
Queste sono le stagioni
e tre mesi ha ciascheduna:
sono tutti mesi buoni
per giocare la fortuna.


- Roberto Piumini - 






Le tradizioni religiose, le tradizioni giuridiche, le tradizioni filosofiche, dicono tutte che ciascuno nasce con un debito a suo carico.
Un debito morale, penale, economico, che va saldato lavorando duramente, come sostiene anche la promessa fatta ad Adamo.
Un debito che alcune teologie prevedono estinguibile solo con un intervento esterno divino tramite la ritualità sacrificale. Ma si tratta di un equivoco.
La salvezza non cade dal cielo come una fortunata opzione per i condannati, ma nasce dall'interno. 
La salvezza non è un merito o un successo, ma soltanto la normale conseguenza della fedeltà a se stessi.
Ogni persona sa bene cosa si intende per fedeltà a se stessi.
Per salvarsi basta compiersi, diventare ciò che si è senza ingannarsi.

-  Alessandro Pucci -





«Cari fratelli e sorelle! L’anno che si chiude e quello che si annuncia all’ orizzonte sono posti entrambi sotto lo sguardo benedicente della Santissima Madre di Dio. Ci richiama la sua materna presenza anche l’artistica scultura lignea policroma posta qui, accanto all’altare, che la raffigura in trono con il Bambino benedicente. Celebriamo i Primi Vespri di questa solennità mariana, e numerosi sono in essi i riferimenti liturgici al mistero della divina maternità della Vergine...»

- papa Benedetto XVI - 
omelia per la celebrazione dei Vespri e del “Te Deum” di ringraziamento per la fine dell'anno - 31 dicembre 2008


Anno vecchio e anno nuovo

Tin-tin, l'orologio rintocca.
Tin-tin, quanti colpi ha suonato?
Tin-tin, qual è l'ora che scocca?
Tin-tin, qualcheduno ha bussato!
Anno vecchio, tin-tin, ti saluto!
Anno nuovo, tin-tin. benvenuto!



TE DEUM 

Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.



«Il Signore ti dia un anno splendido di grazie, di luce e d’incontenibile amore per la vita. Ti dia la capacità di additare sempre traguardi lontani e ti abiliti a portare con gioia il cielo in una stanza». 

+ Don Tonino Bello 

Buon anno!  Oggi entriamo in una chiesa e preghiamo per la pace, per la fine delle guerre in corso. Forse non ce ne rendiamo conto, ma ci stiamo avviando a grandi passi  verso una terza guerra mondiale e verso un conflitto nucleare.  Preghiamo che il Signore ci benedica, ci custodisca e ci protegga.


Pace! Buon 2024
- Stefania -

martedì 12 dicembre 2023

Alda Merini - Natale

                                                    A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

- Alda Merini - 



Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, 
profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, 
bei ricordi e amicizie rinnovate. 
Ma... se questo manca basterà l'amore.

- Jesse O'Neill - 


- Sentinella, quando avrà fine la notte? Sentinella... Quando avrà fine la notte?

La Sentinella dice: "Sta venendo il mattino. Ma la notte durerà ancora. Tornate e ridomandate. Venite ancora. Insistete!"

(Isaia 21, 11-12). 
La domanda "Sentinella, quanto resta della notte?", in ebraico "Shomèr ma mi-llailah?", nel libro del profeta Isaia, è l'espressione dell'attesa, la struggente attesa dell'alba nella notte del mondo, l'attesa della liberazione. 
La sentinella, che è il profeta, nel suo avamposto nel deserto sente che l'alba sta per arrivare, ma per il momento perdura la notte e allora lei incita gli uomini a non perdere la speranza, a rinnovare l'attesa, a continuare a chiedere....




...In effetti, è proprio questo che noi viviamo nella liturgia: celebrando i tempi liturgici, attualizziamo il mistero – in questo caso la venuta del Signore – in modo tale da potere, per così dire, "camminare in essa" verso la sua piena realizzazione, alla fine dei tempi, ma attingendone già la virtù santificatrice, dal momento che i tempi ultimi sono già iniziati con la morte e risurrezione di Cristo.
La parola che riassume questo particolare stato, in cui si attende qualcosa che deve manifestarsi, ma che al tempo stesso si intravede e si pregusta, è "speranza". 

L’Avvento è per eccellenza la stagione spirituale della speranza, e in esso la Chiesa intera è chiamata a diventare speranza, per se stessa e per il mondo. Tutto l’organismo spirituale del Corpo mistico assume, per così dire, il "colore" della speranza. 

Tutto il popolo di Dio si rimette in cammino attratto da questo mistero: che il nostro Dio è "il Dio che viene" e ci chiama ad andargli incontro. 
In che modo? Anzitutto in quella forma universale della speranza e dell’attesa che è la preghiera, che trova la sua espressione eminente nei Salmi, parole umane in cui Dio stesso ha posto e pone continuamente sulle labbra e nei cuori dei credenti l’invocazione della sua venuta. Soffermiamoci perciò qualche istante sui due Salmi che abbiamo pregato poco fa e che sono consecutivi anche nel Libro biblico: il 141 e il 142, secondo la numerazione ebraica...

- papa Benedetto XVI - 
dalla "Omelia durante i Vespri della prima settimana di Avvento" 
29 novembre 2008 


































Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 12 agosto 2023

Santa Chiara scaccia i saraceni - Tommaso da Celano

In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l'impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell'ira. 
Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l'esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini.
Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. 

Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com'è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d'argento racchiusa nell'avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.
E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore - aggiunse - proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione».
Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!».
Né vi fu ritardo: subito l'audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava.
E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime».”

- Tommaso da Celano - 
da Vita di Santa Chiara  (Legenda Sanctae Clarae Virginis)



Prima di morire, come già aveva fatto Francesco, Chiara benedice le sue Sorelle presenti e future indicando loro il cuore della vocazione cristiana e clariana, l'amore: 

“…Siate sempre amanti di Dio, delle vostre anime e di tutte le vostre Sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore. Il Signore sia con voi sempre , e ora voi siate sempre con Lui. Amen” (FF2857)

Chiara ha compreso che l’amore riversato da Dio nel nostro cuore ci rende sempre più capaci di amare noi stessi, perché ci insegna a guardarci con i Suoi stessi occhi di misericordia e, allo stesso tempo, ci apre alla comunione con gli altri attraverso l’accoglienza e il perdono.                                                               

















I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50).

- papa Benedetto XVI -



Preghiera a Maria SS. per le Anime del Purgatorio più dimenticate 

O Maria, pietà di quelle povere Anime che,
chiuse nelle prigioni tenebrose del luogo di espiazione,
non hanno alcuno sulla terra che pensi a loro.
Degnatevi, o buona Madre,
abbassare su quelle abbandonate uno sguardo di pietà;
ispirate a molti cristiani caritatevoli il pensiero di pregare per esse,
e cercate nel Vostro Cuore di Madre i modi di venire pietosamente in loro aiuto.
O Madre del perpetuo soccorso,
abbiate pietà delle Anime più abbandonate del Purgatorio.
Misericordioso Gesù, date loro il riposo eterno. Amen.

Tre Salve Regina



Buona giornata a tutti :-)

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venerdì 6 gennaio 2023

Epifania 2023

Il viaggio dei Magi rappresenta un simbolo straordinario del cammino degli uomini incontro a Cristo. Essi vengono da lontano, da un’altra parte del mondo, da un’altra cultura e addirittura appartengono ad un’altra fede. Ciò che li guida è una stella, un fenomeno naturale che essi vogliono interpretare, un evento storico e scientifico che rimane per loro un mistero da svelare e soprattutto l’occasione per un cammino da intraprendere. Essi non sanno cosa troveranno ma la ricerca per loro è fondamentale, porsi in viaggio per raggiungere una meta che ancora non conoscono è una realtà a cui non possono sottrarsi. È per loro un dovere spiegare il sorgere di questa stella, capire il suo significato per poter comprendere il senso della storia e della loro stessa esistenza. Le difficoltà che incontrano in un viaggio così lungo le possiamo immaginare, il vangelo narra soltanto il tentativo da parte di Erode di strumentalizzare la loro ricerca per raggiungere i suoi scopi malvagi, per individuare il nuovo re ed eliminarlo. Ma saggiamente i Magi cambieranno strada e non vorranno tornare da Erode, l’incontro con il Bambino fa loro comprendere la straordinaria rivelazione a cui li ha condotti quella stella misteriosa. Non si tratta di trovare un sovrano così come il mondo desidera o un tiranno come Erode, essi trovano a Betlemme il senso di ogni cammino, di ogni viaggio, il significato della vita di ogni uomo che non consiste nel potere, nella ricchezza, e neppure nella saggezza e nella scienza, ma nella semplicità di un Bambino che riempie di stupore e tenerezza, che fa vedere il cielo sulla terra, che fa capire come la vita in sé è un miracolo straordinario in cui Dio rivela se stesso donando speranza al mondo “che giace nelle tenebre”. Inoltre, questo Bambino illumina con la sua presenza ogni cuore rivelando al mondo che l’unico autentico potere consiste nell’amore.

- Marco Frisina - 

sacerdote, biblista, compositore

Comunemente, l’Epifania in Occidente tende a significare la manifestazione di Gesù ai pagani, rappresentati dai re magi, significando la destinazione universale del messaggio della salvezza. 

In Oriente, l’Epifania, in senso forte, si riferisce al battesimo di Cristo. Il battesimo è il momento della manifestazione di Gesù che inizia la sua vita pubblica, ma è soprattutto la manifestazione della Trinità: il Padre con la voce, il Figlio con la preghiera nell’acqua e lo Spirito con la colomba che testimonia il Figlio. Lo Spirito, che al momento della creazione alleggiava sulle acque, nel battesimo di Cristo discende ed è un momento di ri-creazione. Gli studiosi della tradizione siriaca, affermano però che l’Epifania del Signore tende a dilatarsi assumendo in sé tre misteri (tria miracula), connessi rispettivamente all’adorazione dei magi, al battesimo nel Giordano e alla trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana . È un arco che collega tre segni importanti: il compimento dell’anelito delle nazioni (i magi); la rivelazione dello Sposo (il battesimo); e l’anticipazione (le nozze di Cana) nel simbolo del «Segno» nuziale che si avverrà nella croce.

- Robert Cheaib - 



...Ci siamo molto allontanati dalla semplicità dei pastori. Ma forse può consolarci il fatto che anche i Magi dell'Oriente - esponenti d'una civiltà e d'una mentalità raffinate, nei quali noi pure possiamo in certo modo riconoscerci - trovarono alla fine la via del presepe.

Ma dove propriamente conduce questa via? La gente comune e i potenti non udirono la voce dell'angelo. Dormivano. I pastori erano invece uomini desti e aperti. Quest'attesa del cuore, questa sensibilità (non ancora ottusa) per la voce di Dio: ecco ciò che unisce i Magi dell'Oriente - uomini esigenti - ai pastori; e permise loro di trovare la via.

Di qui l'interrogativo: E noi, siamo davvero desti? Siamo liberi, pronti a muoverci? Non siamo invece tremendamente malati di snobismo, d'uno scetticismo presuntuoso? Può udire la voce dell'angelo colui che, a priori, dà per certo che l'angelo non può affatto esistere? Anche se la udisse, non potrebbe che fraintenderla. E cosa dire di colui che si è abituato a giudicare sempre dall'alto in basso?

Capisco sempre più perché mai sant'Agostino abbia indicato nell'humilitas (nell'umiltà) il nucleo del mistero cristiano. Il nostro cuore non è aperto, né davvero libero. E ciò nonostante rimane una consolazione: c'è stata una via percorribile anche da spiriti raffinati ed esigenti. Anche costoro possono diventare come i pastori, a patto che abbiano una cosa in comune con loro: la vigilanza e la libertà del cuore.

JOSEPH RATZINGER dal "Bollettino diocesano" - 25 dicembre 1979 -


L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones ovvero come vedevano l'adorazione dei Magi i Preraffaelliti. Questo arazzo perchè di arazzo si tratta è stato probabilmente il più grande successo commerciale fra tutti gli arazzi della Morris & Co, committenti dell'opera, fu replicato in ben dieci versioni: quella originale è nella Eton College Chapel, mentre delle altre una si trova al Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo, una presso l’Art Gallery of South Australia, una invece si può ammirare alla Manchester Metropolitan University. Ovunque nel mondo.



Buona giornata a tutti :-)

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