Forse nessun europeo è stato così vicino ai musulmani d’Africa come il beato
Charles de Foucauld (1858-1916), che a loro ha dedicato la vita fino al
martirio. A distanza di quasi cent’anni, una sua lettera a René Bazin, scritta due
mesi prima della morte, suona come una vera profezia che fa riflettere. Eccola:
"Ritengo che se, lentamente, dolcemente, i musulmani del
nostro impero coloniale del Nord Africa non si convertono, sorgerà un movimento
nazionalista simile a quello della Turchia. Si formerà un’élite intellettuale
nelle grandi città, educata in Francia, ma senza lo spirito né il cuore
francese, un’élite che avrà perso la fede islamica, ma che ne conserverà il
nome per influenzare attraverso di essa le masse.
D’altra parte, la massa dei nomadi e dei contadini
resterà ignorante e distante da noi, fermamente maomettana, portata all’odio e
al disprezzo contro i francesi, contro la nostra religione, contro il nostro
dominio, non sempre benevolo. Il sentimento nazionalista e barbaresco crescerà
nell’élite colta. Quando troverà l’occasione, per esempio durante qualche
situazione difficile per la Francia, interna o esterna, utilizzerà l’islam come
una leva per sobillare le masse ignoranti e così cercare di creare un impero
musulmano indipendente in Africa.
L’impero francese in Africa — Algeria, Marocco, Tunisia,
Africa occidentale — ha 30 milioni di abitanti. Grazie alla pace, potrà averne
il doppio in meno di cinquant’anni. Questa crescita demografica sarà
accompagnata da un grande sviluppo materiale. I Paesi si arricchiranno, saranno
solcati da ferrovie, popolati da persone agguerrite e addestrati all’uso dei
nostri armamenti, guidati da un’élite educata nelle nostre scuole. O noi
impariamo a fare i membri di questa élite dei francesi, oppure prima o poi ci
cacceranno via.
E l’unico modo per diventare francesi è diventare cristiani.
Non si tratta di convertirli in un giorno, né tanto meno
con la forza, ma dolcemente, in silenzio, con la persuasione, l’esempio, la
buona educazione e l’istruzione, attraverso un contatto stretto e affettuoso.
Questo è un lavoro soprattutto per i laici, che possono avere con i musulmani
dei contatti assai più numerosi e più intimi che non i preti.
I musulmani possono diventare dei veri francesi?
Eccezionalmente sì, ma in generale no.
Molti dogmi fondamentali dell’islam si
oppongono ai nostri principi. Con alcuni, e penso ai musulmani liberali che
hanno ormai perso la fede, ci sono accomodazioni possibili. Ma con altri, e mi
riferisco a coloro che aspettano il Madhì, non v’è nessuna possibilità di
accordo. Escludendo i liberali, i musulmani credono che, giungendo i tempi del
Giudizio Universale, verrà il Madhì che proclamerà una guerra santa per
stabilire l’islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i
non-musulmani.
Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’islam come
la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti
da loro o dai loro discendenti.
Considerano la sottomissione a una nazione
non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che
usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano.
La
saggezza consiglia loro di patire con calma questa prova: “Quando un uccello
intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta
tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”.
Loro possono preferire un Paese a un altro, come
preferiscono la Francia alla Germania perché ci ritengono più miti; possono
intrecciare amicizie con tale o tal’altro francese; possono combattere con
grande coraggio per la Francia, per sentimento o per onore; possono dimostrare
spirito guerriero, fedeltà alla parola, come d’altronde i mercenari dei secoli
XVI e XVII.
Ma, di norma, esclusa qualche eccezione, finché saranno musulmani,
non saranno dei veri francesi. Aspetteranno con più o meno pazienza il giorno
del Madhì, quando allora attaccheranno la Francia.
Ecco perché sempre più musulmani algerini si mostrano
così ansiosi di chiedere la cittadinanza francese. Come possono chiedere di far
parte di un popolo straniero che sanno sarà irrimediabilmente sconfitto e
sottomesso? Diventare francesi davvero, implicherebbe una sorta di apostasia,
una rinuncia alla fede nel Madhì."
(Lettera del beato Charles de Foucauld a René Bazin,
dell’Accademia Francese, 29 luglio 1916)
Il Sultano d'Egitto sottopose a Francesco
D'Assisi un'altra questione: "II vostro Signore insegna nei Vangeli che
voi non dovete rendere male per male, e non dovete
rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca, dunque voi
cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici".
Rispose San Francesco: "Mi sembra che
voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un
perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato.
Gesù infatti ha
detto: "Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai
porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino".
Infatti il
Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata a tutti, anche a chi
non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a
chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima.
Altrove,
oltretutto, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo
e gettalo lontano da te”. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se
anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la
pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da
noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio.
Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi
combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato
Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo
Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le
mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua
religione quanti uomini potete.
Se invece voi voleste conoscere, confessare,
adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare
in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi".
- Numero
2691 delle Fonti Francescane -
“Dicono che Islam è una religione della pace. Ma cosa
intende l’Islam con la parola “pace”? È semplice.
Quando la società umana intera sarà sottomessa a un governo che applica senza
modifiche la legge sociale divina e perfetta rivelata attraverso Maometto, cioè
la Sharia, ci sarà grande pace.
Ci offre la pace attraverso la sottomissione:
in questo, sì, l’Islam è una religione di pace.
Allora, “Chi sei tu che mi sgozzi? Perché lo fai?”.
Perché speri che con questo sacrificio, con questa
violenza tu possa portare il mondo a sottomettersi, e perciò a ottenere la
pace.
Fratello, la pace non viene da lì, viene da un’altra
parte.
La pace è un dono che Dio vuole darci, uno per uno, non
come imposizione, ma come frutto di un rapporto con Lui.
Vieni con me, fratello, alla croce di Cristo dove il
peccato e la morte sono stati sconfitti!
Vieni con me a vedere la vera pace che
ti porto, col mio sangue mischiato con quello di Cristo.”
- Don Vincent Nagle -
Da: www.ilsussidiario.net
Buona giornata a tutti. :-)