venerdì 28 febbraio 2020

Nell'universo infinito si spande la Tua luce, O Signore - Antonio Tirri

Nell’universo infinito
si spande la Tua luce
o Signore
e la Tua bontà
non conosce confini.
Con amore e sapienza
governi il mondo
e il Tuo Nome Santo
riempie ogni angolo
di Terra e Cielo.
Con misericordia e pietà
ascolti chi Ti implora
e il Tuo perdono
raggiunge coloro che nel cuore
son pentiti.
Immensamente paziente
sei, o Signore,
con noi
polvere e fango
indegni del Tuo amore
e pronti a tradire
la Tua fiducia.
Non abbandonarci
o Signore
e quando ti cercheremo
accoglici e dimentica
le nostre colpe.
Il buio allora diventerà luce
e le parole si trasformeranno
in canti di benedizione. 

(Antonio Tirri)

 da “Cerca nel cuore” Editrice La Giuntina, Firenze, 2006

Maurice de Vlaminck

"La prima cosa che sconvolge della malattia 
è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso 
e in un tempo che noi non decidiamo. 
Siamo alla mercé degli avvenimenti, 
e non possiamo che accettarli.
La malattia grave obbliga a rendersi conto 
che siamo davvero mortali; 
anche se la morte è la cosa più certa del mondo, 
l’uomo moderno è portato a vivere 
come se non dovesse morire mai...
Con la malattia capisci per la prima volta 
che il tempo della vita quaggiù è un soffio
Ma spero nella Misericordia del Signore..."

da una intervista 
a Mario Palmaro, durante la sua malattia
dal bog "amici di Lazzaro"



Possa il Giudice Supremo darci la possibilità di beneficiare della Misericordia Divina e iscrivere noi e tutto il Popolo d’Israele nel libro della vita, della benedizione e della pace.


Messe gregoriane

Nel mondo cattolico esiste la benemerita usanza di far celebrare un ciclo di Messe gregoriane (30 Messe in suffragio di un'anima per 30 giorni consecutivi) per i defunti. 

Pochi sanno da dove ha origine questa pratica efficacissima per la salvezza eterna delle anime. 
Il primo esempio di celebrazione delle Messe gregoriane è riferito nei “Dialoghi” di s. Gregorio (540-604) il quale, abate del Monastero di S. Andrea in Roma, comandò che un monaco gravemente ammalato e poi morto, di nome Giusto, colpevole di avere violato il voto di povertà per avere tenuto nascoste tre monete d'oro, fosse seppellito in un luogo non sacro. Gregorio ordinò al priore Prezioso che fossero celebrate 30 Messe per altrettanti giorni consecutivi, senza interruzione. 
Il trentesimo giorno, il monaco defunto apparve al fratello Copioso, annunciandogli: "finora ho sofferto, ora però sto bene".





Buona giornata a tutti :-)



giovedì 27 febbraio 2020

Alfabeto del buon Cristiano - Don Giuseppe Tomaselli

 «O anima pia, se hai la possibilità, trascrivi questo alfabeto e diffondilo tra i conoscenti». 

A. Ama Iddio; ma per amarlo sinceramente, devi pure amare il prossimo tuo come te stesso. 

B. Benedici il Nome del Signore. Non bestemmiare e non dare ad altri motivo di bestemmiare.

C. Cerca di fare opere buone. Morendo lascerai denari piaceri e tutto; porterai con te soltanto le opere buone. 

D. Due sono le strade dell’eternità: una conduce al Paradiso e l’altra all’inferno… Per quale di esse sei incamminato? …Pensaci seriamente! 

E. Evita i compagni cattivi. Senza neanche accorgertene, frequentandoli diventerai cattivo pure tu. Ti pentirai un giorno ma forse troppo tardi. 

F. Fuggi i cinema e i teatri immorali. Fuggi i balli scandalosi e la moda indecente. Cinema, balli e moda, hanno sepolto prima nel vizio e poi nell’inferno tante anime.

G. “Guai a chi dà scandalo” – dice Gesù Cristo. Sei stato ad altri motivo di scandalo con discorsi o azioni? Piangi a lacrime di sangue e ripara il male prima di presentarti al tremendo giudizio di Dio! 

H. Hai libri cattivi? Distruggili presto! Un libro cattivo in casa è come un serpente velenoso nel letto. 

I. Imita i buoni. Non tralasciare di fare il bene per paura della critica altrui. 

L. Le cure del tuo corpo sono tante, eppure esso andrà a marcire in una fossa. Perché non hai almeno la stessa cura dell’anima tua? 

M. Metti ogni diligenza per santificare la festa. Fa’ riposare il corpo dal lavoro e ricrea la tua anima con pratiche religiose. 

N. Non chi dice: “Signore, vi amo!” – andrà in Paradiso, ma chi fa la volontà di Dio, praticando i suoi comandamenti. 

O. Ogni anno, almeno nella Pasqua, confessati e fa’ la Santa Comunione. Se tralasci questo, non meriti il nome di Cristiano. 

P. Prima di coricarti pensa: «Se morissi questa notte, come si troverebbe l’anima mia?». 

Q. Quando una grave malattia ti cogliesse, non ritardare a chiamare il medico dell’anima che è il Sacerdote, come non ritardi a chiamare il medico del corpo. 

R. Ricordati che subito dopo questa vita comparirai davanti a Gesù Cristo per essere giudicato e rendergli conto di tutto, anche delle parole oziose. 

S. Se il demonio ti tenta a peccare, pensa che sei alla presenza di Dio e non fare niente che sia disdicevole al divino cospetto. 

T. Tieni questa norma: degli altri parla sempre bene; se c’è da parlare male taci. 

U. Uno dei vizi più comuni e più detestabili è il parlare disonesto e vergognoso; con esso si fa male all’anima propria e a quella degli altri. 

V. Vuoi salvarti?...Fuggi le occasioni di peccato, cioè le persone ed i luoghi, che ti spingono fortemente al male. 

Z. Zela il bene dell’anima tua; ma fa’ pure qualche cosa per salvare le anime altrui. Se avrai salvato un’anima, avrai predestinato la tua.


- don Giuseppe Tomaselli -



Trovasi chi dice: 

Mi confesserei... ma mi confondo a pensare i peccati; non saprei da dove incominciare e,... siccome la Confes­sione è una cosa abbastanza seria, preferi­sco non farla, anziché farla male, trala­sciando qualche peccato! -

Ragionamento falso! Per avere il perdo­no dei peccati, basta confessarsi come me­glio è possibile. I peccati dimenticati senza colpa propria, restano perdonati indiretta­mente.

Tuttavia chi prova la detta difficoltà, può dire al Confessore: Padre, aiutatemi voi con delle domande nella ricerca dei miei pec­cati! - Ben volentieri il Ministro di Dio si presterà a quest'atto di carità.

- Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano -




IL VERO MOTIVO PER CUI MOLTI NON SI CONFESSANO

Il motivo vero per cui tanti e tanti non vogliono confessarsi, è il non aver voglia di rimettersi sulla buona strada, cioè di la­sciare il peccato o di riparare il male fatto.

- Confessarmi? Giammai! Dovrei finire di fare imbrogli nel commercio, anzi dovrei riparare il danno recato! Certo il Prete mi dirà questo. Non mi conviene farlo e quin­di... non mi confesso!

- Confessarmi? Neanche per sogno! Ho incolpato innocentemente il prossimo di una grave mancanza. Se mi confesserò, il Sacerdote mi imporrà di disdirmi per rida­re l'onore tolto. Ma questa umiliazione non voglio averla; perciò... non mi confesso!

- Confessarmi? Mai più! Se non perdo­no, non posso essere perdonato. Ho un ne­mico e l'odio a morte; confessandomi, do­vrei togliere l'odio; e siccome non voglio fa­re ciò, non mi confesso!


-  Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano -



IMPORTANZA DELL'ISTRUZIONE NELLE COSE DIVINE

Per essere responsabili della violazione della Legge di Dio, è necessario che prima si sappia essere una data cosa proibita a comandata.

- Adunque, dirà alcuno, è meglio nona istruirsi nei divini Precetti, così non si è re­sponsabili della trasgressione! –
Ciò non è lecito, poichè l'ignoranza colpevole della Legge di Dio è peccato contro il primo Co­mandamento.

- Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano - 







Buona giornata a tutti. :-)


mercoledì 26 febbraio 2020

Senza tenerezza non si può vivere

[…] Dall’ “Io” e dal “tu”, occorre arrivare al “Noi”: la strada da percorrere per raggiungere un’unità salda, e rafforzare la reciprocità dei due coniugi, richiede un ascolto profondo. 
Attraverso di esso si può cogliere i sentimenti e i desideri dell’altro, fino ad accorgersi che, talvolta, possono coincidere anche con i propri. 
L’empatia è “camminare con le scarpe dell’altro”. 
Essa è scontata quando ci si innamora, ma poi, col tempo, si rischia di non sentirla più. 
A quel punto servirà mettersi in gioco, tornare a desiderarsi, accogliersi e amarsi. Ed anche imparare a regolare la distanza reciproca, come fanno i porcospini quando capiscono che per volersi bene devono avvicinarsi, per trasmettersi a vicenda il calore, ma non troppo per evitare di pungersi.[…]

Maria e Raimondo Scotto -
Senza tenerezza non si può vivere 



Col nuovo mattino
il mondo mi bacia
sulla tua bocca, donna.


- Juan Ramòn Jiménez -






"Ti sento nei miei sensi e sento che i miei sensi non sanno che obbedire alla tua chiamata."

- Gabriele D'Annunzio -





Ti amo di due amori: un amore di desiderio
e un amore perché tu sei degno di essere amato.

L'amore di desiderio è che nel ricordo di te
io mi distolga da chi è altro da te.

L'amore di cui tu sei degno
è che tu tolga i veli perché io ti veda.

Non lode a me né nell'uno né nell'altro,
ma lode a te in questo come in quell' amore!


- Rabi’a al-Adawiyya - 
Fonte: I detti di Rabi’a, Milano 1979, p. 33.




Buona giornata a tutti. :-)





martedì 25 febbraio 2020

Brani estratti del libro “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün - 1 -

I tuoi genitori ti hanno dato un nome. 
Dal giorno della tua nascita ti hanno chiamato con quel nome. Il nome è parte essenziale di te. Attraverso di esso trovi la tua identità. Quando venivi chiamato con il tuo nome, sapevi che si riferiva solo a te. 
Conti nella tua qualità di persona unica. Hai un nome. 
Attraverso questo nome ti differenzi dagli altri. 
Non sei un numero interscambiabile. Il nome diventa parte integrante della tua identità. Nel tuo nome è riassunta tutta la storia della tua vita. 
I tuoi genitori ti hanno chiamato con quel nome, ma nel corso della tua esistenza gli hai dato un significato con il tuo modo di sentire e di pensare, con la tua azione. Anche in bocca ai tuoi amici il tuo nome assume un sapore particolare. Altre persone possono chiamarsi come te, ma il tuo ha un suono totalmente diverso, unico, speciale. 
Quando si chiama il tuo nome, esso si riferisce a te, a te e alla tua inconfondibile persona.

tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana


Il modo in cui percepiamo il nostro nome è legato alle persone che ci chiamano così. Quando le persone care ci chiamano con questo nome, tutto il loro affetto e il loro amore si condensa in esso. Sento il mio nome e già si risveglia il ricordo di come mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei zii lo hanno pronunciato. Il loro amore è condensato in questo nome. Mi raggiunge ogni volta che si fa il mio nome. 
Forse la tua ragazza o il tuo ragazzo, tua moglie o tuo marito hanno donato al tuo nome un nuovo suono. Forse in esso hai udito qualcosa che prima non avevi mai collegato al tuo nome.
Quando i tuoi compagni di scuola ti hanno preso in giro per il tuo nome, lo hanno abbreviato o storpiato, lo hai forse trovato brutto. Ma è bene che ti ricordi di tutte le persone che hanno riversato il loro amore nel tuo nome. 
Il modo in cui percepisci il tuo nome dipende anche da chi altro lo porta. Se tuo padre o tua madre si chiamano come te o se ti è stato dato il nome di tuo nonno o di tua nonna o di un tuo zio, tutto ciò ti riempie di orgoglio. 
Continui la tradizione familiare. Ti senti in dovere di rappresentare su questa terra un po' dello spirito dei tuoi genitori o dei tuoi nonni, di tramandarlo. 
Nel tuo nome sopravvive una parte di quanto hanno vissuto i tuoi antenati.
Tutti coloro che pronunciano il tuo nome indicano te così come sei. Connotano il nome attraverso il significato del rapporto che hanno con te, attraverso i loro sentimenti, attraverso il loro amore e il loro affetto, talvolta purtroppo attraverso i loro pregiudizi e il loro risentimento. 
Lascia i pregiudizi a quelli che li hanno. Isola nel tuo nome solo l'amore e la dolcezza che gli attribuiscono Dio e gli uomini. 
Pronuncia il tuo nome lentamente e ad alta voce. Assaporalo e gustalo. Com'è? 
Quali sensazioni lascia? 
Che immagini fa scaturire dentro di te?



tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana


Non solo gli uomini ti hanno chiamato per nome, bensì anche Dio. Nel libro del profeta Isaia Dio dice a Israele: «Non temere perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni» (Is. 43,1). Ciò vale anche per te. Quando Dio ti chiama per nome esprime con questo il fatto che per Lui sei importante. Davanti a Dio sei unico. Dio stesso ti ha creato. Tu gli appartieni. Nessun essere umano ha potere su di te. Dio riversa il suo amore divino nel tuo nome. Dio si rivolge a te, Dio ti conosce per nome, conosce il tuo cuore, sa che cosa provi. Si rivolge a te personalmente. 
Ha una relazione individuale con te. Non sei solo uno tra i tanti. Sei unico. Per Dio hai un'importanza tale che si rivolge personalmente a te per prometterti qualcosa di bello, qualcosa destinato a essere un sostegno per la tua vita, qualcosa che costituisce le fondamenta su cui edificare la tua esistenza. Il nome con cui Dio ti chiama ti dimostra la tua inconfondibile dignità di essere umano.
Quando la Chiesa celebra la festa di San Giovanni Battista canta nell'antifona la sua nascita con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome» (Is 49,1). 
Dal momento della tua nascita in poi il Signore ti ha chiamato per nome. E ti ha chiamato a fare qualcosa. 
Hai una missione in questo mondo. 
La tua vocazione è quella di contribuire a far sì che questo mondo appaia più umano e più degno di essere vissuto. 
Attraverso di te, qualcosa che può farsi visibile solo grazie a te vuole risplendere in questo mondo. Dio ti dice: «Mio servo tu sei, sul quale manifesterò la mia gloria» (Is 49,3). Dio ha un progetto speciale per te. 
In te deve rifulgere la sua gloria. In te deve apparire un po' della bellezza divina. 
Sei un prisma attraverso il quale Dio appare in questo mondo in modo unico e irripetibile.
Gesù come buon pastore «chiama le sue pecore una per una» (Gv 10,3). 
Ogni singola persona è per lui così importante che dona la sua vita per lei. Poiché intercede per ognuno di noi, ciascuno si sente protetto. Il sacrificio di Gesù ci dona la vita eterna, la vera vita. «Io do loro vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano» (Gv 10,28). Gesù non ha soltanto chiamato i discepoli per nome in un lontano passato, anche oggi pronuncia il tuo nome. 
Gesù ti conosce personalmente. Conosce i tuoi sentimenti, i pericoli che ti minacciano, le tue doti.
Desidera una relazione personale con te. Se entri in relazione con Lui, ti donerà la vita eterna, una vita degna di questo nome. 
Vita eterna significa vita autentica, un'esistenza in cui cielo e terra, Dio e essere umano sono uniti tra di loro. Quando Gesù ti chiama per nome, nessuno ti può rapire dalla sua mano, nessuno ti può sciogliere dal tuo legame con Lui. 
La sua mano ti protegge, ti dona un riparo e ti sostiene.
Dopo la risurrezione Gesù chiamò Maria Maddalena per nome. Ciò penetrò fin nel profondo del suo cuore. Maria cadde in ginocchio e disse: «Rabbuni = Maestro mio». Nel momento in cui udì il suo nome dalle labbra di Colui a cui doveva la vita, avvenne in lei la risurrezione. Il suo lutto venne trasfigurato, le lacrime smisero di scorrere. Si sentì di nuovo amata, risollevata alla sua dignità inviolabile. Nel proprio nome percepì l'amore di quel Gesù che aveva scacciato da lei sette demoni.
Maria Maddalena era infatti così lacerata al suo interno da poter ritrovare se stessa solo con l'accettazione totale di Gesù. Poiché Gesù le si era rivolto con tanto amore riuscì ad accettare se stessa. 
Nel momento in cui Gesù nomina il suo nome dopo la risurrezione, Maria sperimenta la dolcezza risanatrice dell'amore di Gesù. Era un nuovo nome quello datole da Cristo, un nome che la rigenerava. Le cose vecchie si staccarono da lei. La malattia era guarita. Era solamente Maria, l'amata da Dio, l'amica di Gesù, a cui era destinato il suo amore. L'amore di Gesù l'ha rigenerata nel pronunciare il suo nome.
Quando pensi al tuo nome, immagina che Gesù in questo momento ti stia chiamando. Gesù rigenera anche te quando pronuncia il tuo nome. Si rivolge a te, rivolge a te il suo sguardo. 
La sua voce e il suo sguardo ti trasformano nell'immagine unica che Dio ha di te, nell'immagine bella e nuova che rispecchia la gloria di Dio in modo puro. Quando Egli pronuncia il tuo nome vuole dirti: «E’ bene che tu esista. E’ bene che tu sia qui. 
Puoi essere come sei. 
Sei unico. Io ti sostengo. 
Ti amo. 
Ora accettati a tua volta. 
Chiama te stesso con il tuo nome e ricolmalo di tutta la dolcezza di cui sei capace».



tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana


Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 24 febbraio 2020

Tu sei tra noi - Huub Oosterhuis

Perché Egli non voleva esser lontano è venuto il Signore.
In mezzo agli uomini venne ad abitare.
Fra voi è Colui che voi non conoscete.
Ovunque Egli è vicino, umanamente in ogni luogo.
Ma chi lo riconosce? Di lui si tace.
Fra voi è Colui che voi non conoscete.
Dio da Dio, luce da luce, custode di ogni cosa, ha volto umano,
fratello di tutti gli uomini.
Fra voi è Colui che voi non conoscete.
Vogliate dunque gli uni con gli altri farvi del bene pazientemente.
Per amor suo amatevi come Egli vi ama.
Fra voi è Colui che voi non conoscete.
Gioite spensierati, il Dio che noi adoriamo ci è vicino,
abita in mezzo a noi.

Fra voi è Colui che voi non conoscerete.

- Huub Oosterhuis -


"Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. 
Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l’amore di Dio sino agli estremi confini della terra.

- papa Benedetto XVI -
24 gennaio 2013, Festa di san Francesco di Sales



Gesù non è venuto per cercare il consenso degli uomini, ma – come dirà alla fine a Pilato – per «dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). 
Il vero profeta non obbedisce ad altri che a Dio e si mette al servizio della verità, pronto a pagare di persona. E’ vero che Gesù è il profeta dell’amore, ma l’amore ha la sua verità. 
Anzi, amore e verità sono due nomi della stessa realtà, due nomi di Dio.

- Papa Benedetto XVI -




Preghiera per la sera

Signore, eccomi. 
Oggi mi sono liberato, almeno un poco, 
della tendenza egoista che mi spinge a dimenticarti, 
a comportarmi come se tu non esistessi, 
come se l'unico scopo della mia vita fosse il mio successo. 
Dopo il felice giorno del mio battesimo, 
tu abiti misteriosamente, 
silenziosamente con me e in me. 
Cosa sarei senza di te? 
Cosa potrei senza di te? 
Dove andrei senza di te? 
Te ne supplico, Signore, resta sempre in me.




Buona giornata a tutti. :-)



domenica 23 febbraio 2020

Bisogna strappare la gioia - Vladimir Majakovskij

Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere 
è di gran lunga più difficile. 

A Sergej Esenin

Vladimir Majakovskij - 



L’ autunno della vita si prepara in primavera coltivando quegli atteggiamenti, smussando quelle spigolature e alimentando quelle risorse che permettono di anticipare un futuro sereno e costruttivo. 
Chi non svolge il compito di potatura, di semina e fertilizzazione del proprio terreno in primavera, rischia di trovarsi in autunno senza raccolto o magari di raccogliere solo frutti acerbi o corrosi dal tarlo. 
Con il rischio di prendersela con Dio per torti subiti o terreni infecondi.



L'acqua della sorgente dice all'uomo:

Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa' tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa' del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà.

- Lev Tolstoi -



Buona giornata a tutti :-) 

                                                               www.leggoerifletto.it

sabato 22 febbraio 2020

Luce del Mondo, sale della Terra - Cardinale Giacomo Biffi

Siamo riconoscenti al Padre del cielo perché ci ha assegnato il compito arduo e bellissimo di essere il «sale della terra» e la «luce del mondo»; il compito cioè di aiutare i nostri contemporanei a di­stinguere il vero dal falso e il bene dal male, a capire qual è il senso ultimo del nostro camminare nella storia, a riconoscere Cristo come unico vero Maestro e unico Salvatore.
Questa è la prima e la più pertinente missione della Chiesa e dei cristiani nella società; ed è anche l’atto di misericordia e d’amore più prezioso e più alto che noi possiamo offrire ai nostri fratelli in umanità.
È allora una pena vedere dei cattolici che, timorosi delle critiche o desiderosi di essere accolti dagli altri, si assimilano alle loro po­vere ideologie, e nascondono la luce della verità evangelica sotto il moggio del quieto vivere e della latitanza apostolica.
Ed è una pena ancora più grande vedere dei credenti che, per non tornare sgraditi a nessuno, diventano alla fine «sale scipito», senza utilità e senza gloria.
Il sale, preso in se stesso, ha sempre un gusto pungente. Ma pro­prio questo sapore lo rende indispensabile e gli consente di avvalo­rare ogni cibo. 
Un sale in cui questo sapore fosse attenuato, un sale per così dire «dolcificato», sarebbe il più inutile degli ingredienti. «A null’altro serve che a essere gettato», dice il Signore.
Parimenti il discepolo di Gesù, che deve pur stare nel mondo in dialogo con tutti, bisogna però che mantenga intatta l’autenticità del messaggio che porta, anche quando i palati mondani lo giudicano aspro e inquietante.
Non illudiamoci che la «dolcificazione» del «sale» divino ci con­senta di essere oggi più facilmente accettati e capiti. Ci condurrebbe piuttosto a «essere calpestati» dagli uomini, i quali di un cristiane­simo in larga parte omologato con la mentalità prevalente non sa­prebbero in fondo che farsene.

- Cardinale Giacomo Biffi -
(Omelia per la Giornata della Vita 1993)




A decidere della morte del bambino non ancora nato, accanto alla madre, ci sono spesso altre persone. 
Anzitutto, può essere colpevole il padre del bambino, non solo quando espressamente spinge la donna all'aborto, ma anche quando indirettamente favorisce tale sua decisione perché la lascia sola di fronte ai problemi della gravidanza: in tal modo la famiglia viene mortalmente ferita e profanata nella sua natura di comunità di amore e nella sua vocazione ad essere «santuario della vita». 
Né vanno taciute le sollecitazioni che a volte provengono dal più ampio contesto familiare e dagli amici. 
Non di rado la donna è sottoposta a pressioni talmente forti da sentirsi psicologicamente costretta a cedere all'aborto: non v'è dubbio che in questo caso la responsabilità morale grava particolarmente su quelli che direttamente o indirettamente l'hanno forzata ad abortire. 
Responsabili sono pure i medici e il personale sanitario, quando mettono a servizio della morte la competenza acquisita per promuovere la vita.
Ma la responsabilità coinvolge anche i legislatori, che hanno promosso e approvato leggi abortive e, nella misura in cui la cosa dipende da loro, gli amministratori delle strutture sanitarie utilizzate per praticare gli aborti. 
Una responsabilità generale non meno grave riguarda sia quanti hanno favorito il diffondersi di una mentalità di permissivismo sessuale e disistima della maternità, sia coloro che avrebbero dovuto assicurare — e non l'hanno fatto — valide politiche familiari e sociali a sostegno delle famiglie, specialmente di quelle numerose o con particolari difficoltà economiche ed educative. 
Non si può infine sottovalutare la rete di complicità che si allarga fino a comprendere istituzioni internazionali, fondazioni e associazioni che si battono sistematicamente per la legalizzazione e la diffusione dell'aborto nel mondo. 
In tal senso l'aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e il danno loro arrecato, assumendo una dimensione fortemente sociale: è una ferita gravissima inferta alla società e alla sua cultura da quanti dovrebbero esserne i costruttori e i difensori. 
Come ho scritto nella mia Lettera alle Famiglie, «ci troviamo di fronte ad un'enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui, ma anche dell'intera civiltà». 
Ci troviamo di fronte a quella che può definirsi una «struttura di peccato» contro la vita umana non ancora nata.

- San Giovanni Paolo II, papa - 
Evangelium Vitae 59



I bimbi nascono nella famiglia. La famiglia che prega unita, resta unita. E se i membri della famiglia restano uniti, si ameranno reciprocamente come Dio li ama individualmente.

- Madre Teresa di Calcutta - 


Buona giornata a tutti. :-)