Essere pazienti non significa lasciare
che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni fisiche, o permettere
che ci trattino come oggetti.
Il problema si pone quando pretendiamo che le
relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette, o quando ci
collochiamo al centro e aspettiamo unicamente che si faccia la nostra volontà.
Allora tutto ci spazientisce, tutto ci porta a reagire con aggressività.
Se non
coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e
alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali incapaci di
dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia.
Per questo la Parola di Dio ci esorta: «Scompaiano da voi ogni asprezza,
sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità» (Ef 4,31).
Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede il
diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è.
Non importa se è un
fastidio per me, se altera i miei piani, se mi molesta con il suo modo di
essere o con le sue idee, se non è in tutto come mi aspettavo. L’amore comporta
sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro come
parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io
avrei desiderato.
- papa Francesco -
Salmo
128
Canto delle ascensioni.
Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!
Aiutaci, Signore, ad avere pazienza, dapprima con noi stessi, poi con la nostra famiglia e con gli altri.
Buona giornata a tutti. :-)