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mercoledì 24 settembre 2025

Della vita, non si fa mercato

 Della  vita, non si fa mercato.
La vita è un dono fuori commercio. Nobile, sicuramente è il desiderio di divenire madre e padre. Ma questo non può avvenire  ad ogni costo. Un figlio esige e merita di nascere da un atto d'amore: dall’ incontro e dal dono totale e reciproco di un uomo e una donna, uniti in un autentico e stabile amore 
spon­sale.
Il fìglio stesso è dono,  amore, incontro e relazione. 
Nasce, in altri termini, da un atto del tutto gratuito, sottratto a ogni lo­gica utilitaristica o mercantile, perché l'amore non cerca il tornaconto personale. Così accade con i figli che, nati da un libero gesto creativo di una sposa e di uno sposo, sono a loro volta esseri liberi: liberi della libertà spirituale che deriva dall'essere, in ogni caso, primordialmente figli di Dio.
C'è in alcuni la tendenza, sia pure spesso inconsapevole, a considerare i figli  che devono nascere come degli "oggetti" di  cui si sente il bisogno per poter esaudire un proprio desiderio. 
Si potrebbe persino dire che il movente non è troppo diverso da quello che ci può spingere a sentire il bisogno di un'auto­mobile o di una bella vacanza. 
Il figlio viene così pensato, da subito, come un oggetto che sarà posseduto da chi lo avrà "pro­dotto"; una merce alla stregua di altre merci.
Ma della vita non si può fare mercato! 
Questa affermazione non è arbitraria, né una mera esortazione più o meno accetta­bile; è un fondamento decisivo della nostra società. 
Negandola, si insinua che gli esseri umani possano, tutto sommato, essere cose da possedere.

Tratto da  "Messaggio del Consiglio Episcopale permanente, 2002"





"Solo nella nostra epoca tutto ciò è solo un pericoloso stereotipo, che deve essere decostruito, smascherato nella sua falsità, per poi essere abbandonato e sostituito col “mondo nuovo”, col nuovo dis-ordine, quello dove il passato non conta più e non può più dirci né cosa né come: nessun vincolo, nessuna verità, solo una globale, contagiosa effimera pretesa di libera auto-creazione."
La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare.

- Louis-Ferdinand Céline -
da: "Viaggio al termine della notte"


Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l’esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l’amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la storia fino a me?  

- Papa Francesco - 




..Quando si contesta l’esistenza della famiglia, quando la paternità e maternità umane vengono diffamate come un ostacolo per l’affermarsi della libertà, quando il rispetto, l’obbedienza, la fedeltà, la pazienza, la bontà, la fiducia sono considerate invenzioni della classe dominante, mentre le vere virtù di un uomo libero sono l’odio, la diffidenza e la disubbidienza, e sono proprio questi gli ideali che si propongono ai nostri bambini, allora viene posto in gioco anche il Creatore e la sua creazione. 
Questa creazione deve cedere il posto a un mondo nuovo, che l’uomo stesso si costruirà. 
Seguendo la logica di una simile impostazione, di fatto soltanto l’odio sarà la via che conduce all’amore, dove però questa logica poggia sull’antilogica dell’autodistruzione. 
E, infatti, quando si diffama la realtà intera, quando si offende il Creatore, si sradica l’uomo stesso dalla sua realtà. 
Lo intravediamo, anzi lo tocchiamo con mano nel modo stesso in cui si affronta il problema dell’ambiente. Qui si osserva che l’uomo non può vivere contro la terra, in quanto è proprio di essa che deve vivere. 
Ma ciò vale anche per l’intera sfera della realtà, benché non siamo ancora disposti ad ammetterlo...

+ cardinale Joseph Ratzinger -
da "Il Dio di Gesù Cristo" -






Buona giornata a tutti. :-)


mercoledì 8 febbraio 2023

L'amore del dono - Madre Teresa di Calcutta

Prego per voi,
perché possiate conservare nei vostri cuori la gioia di amare Dio,
la gioia dell'amore e della bontà,
e di condividere questa gioia con tutti quelli con i quali vi trovate,
con le persone che lavorano al vostro fianco,
davanti a tutti i membri della vostra stessa famiglia.
Quello che importa non è la quantità del dono,
bensì l'intensità dell'amore con cui lo diamo.
C'è qualcosa in più di cui vi posso parlare:
della mia esperienza con i Poveri più poveri.
Devo ancora trovare la prima donna Povera disposta ad abortire.
Senza dubbio darà alla luce suo figlio.
È possibile che abbandoni la sua creatura sulla strada,
ma non sarà lei a eliminare suo figlio.
È un qualcosa che dobbiamo imparare dai Poveri:
la grandezza del loro amore per il figlio.
Preghiamo.
Chiediamo a nostro Signore che non si allontani dal nostro fianco
nel momento della tentazione.
Perché allo stesso modo in cui fu tentato Gesù,
il diavolo tenterà anche noi.
Non dobbiamo aver paura,
perché Dio è amore.
Se Dio ci ama, dal momento che lui è Padre amoroso,
non smetterà di aiutarci.
Quando ci rendiamo conto di aver commesso un errore,
andiamo da lui e diciamogli:
«Dio mio, mi spiace! Sono pentito!».

- Madre Teresa di Calcutta - 



"Ascoltatemi ancora, si dice infatti che dalla bocca dei bambini viene la verità: 
se sono un bambino, sfuggito dal carnaio notturno, trattenuto da un filo d'amore lanciato da chissà dove. 
Se sono un bambino caduto dal nido, abbandonato da padre e madre, rapiti o mortalmente feriti alle sbarre della loro gabbia. 
Se sono un bambino nudo, senza panni d'amore, o con panni imprestati, ma col diritto di vivere, perché sono vivo. 
E se nello stesso istante persone innamorate piangono davanti a una culla vuota, consumandosi nel desiderio di accarezzare un bambino. 
Se sono ricchi d'amore che ritengono sprecato, e vogliono gratuitamente donarlo, perché cresca e fiorisca ciò che non hanno piantato. 
Allora voglio che vengano silenziosamente a chiedermi se io desidero adottarli come miei genitori del cuore. Ma non voglio dei fanatici del bambino, come collezionisti d'arte che cercano febbrilmente il pezzo raro che manca alla loro vetrina. Non voglio clienti che hanno fatto l'ordinazione e, pagata la fattura, reclamano il loro bebè prefabbricato. 
Perché non sono fatto per salvare genitori dalle membra amputate, ma loro sono stati fatti, misterioso percorso, magnifico progetto, per salvare dei bambini dal cuore malato, forse anche condannato.

E sarà come addormentarci l'un l'altro.

Io berrò il latte di cui ignoravo il sapore, ascolterò musiche sconosciute, imparerò nuove canzoni sulle vostre dita, sulle vostre labbra genitori adottati, decifrerò lentamente l'alfabeto della tenerezza. E l'amore sconosciuto per me prenderà volto alla luce dei vostri occhi. 
Voi innesterete le vostre vite sulla mia crescita selvatica e grazie a voi io rinascerò una seconda volta. Così sarò ricco di quattro genitori, due lo saranno della mia carne e due del mio cuore e della mia carne cresciuta. 
Voi non giudicherete i miei genitori sconosciuti, li ringrazierete e mi aiuterete a rispettarli. Perché dovrò riuscire lo so, ad amarli nell'ombra, se un giorno vorrò poterli amare nella luce. 
E se in una sera di tempesta, adolescente focoso, impacciato di me stesso, io vi rimprovererò di avermi accolto, non vi addolorate, ma amatemi ancor di più: lo sapete, perché un innesto prenda ci vuole una ferita e, chiusa la ferita, rimane la cicatrice. 
Ma io sogno. Io sogno perché non sono che un bambino in viaggio, lontano dalla terra ferma, la mia parola è muta e il mio canto senza musica. Ciò che vi dico piano non potrò dirlo ad alta voce, se non il giorno in cui, avendomi voi adottato, mi avrete messo in cuore tanto amore e autentica libertà, sulle mie labbra parole sufficienti, perché possa dire: papà, mamma, io vi scelgo e vi adotto allora saprete che il vostro amore è dono, e che è riuscito."

- Padre Michel Quoist -
dal testo "Parlami d'amore"


È nato un bambino

"È nato un bambino".
Questa la frase che, identica, risuona sotto diversi cieli.
Non si dice: "È nato un cristiano, un musulmano,
un ricco, un povero o un americano".
No! Ma semplicemente: "Un bambino".
Un essere umano bisognoso d'amare e di essere amato.
Un figlio di Dio e dell'uomo.
Un miracolo: un nuovo continuo "natale".

- Don Valentino Salvoldi -


Buona giornata a tutti. :-)



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martedì 20 luglio 2021

Perdono - papa Giovanni Paolo II, santo

Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancora rimarginata.
In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto.
Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.
Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita. Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell'uomo.

(Papa Giovanni Paolo II)
Fonte: Evangelium vitae, sez. 99

di corsa dalla mamma a bere il latte


Questa lettera è dedicata a mia mamma ma è dedicata anche a tutte le altre mamme presenti e future, perché troppo spesso dimentichiamo di ringraziarle per averci messi al mondo e per averci amati per una vita intera nonostante i tanti condizionamenti provenienti dal mondo che le circonda.

Cara mamma,

oggi ho deciso di scriverti una lettera. Non l’ho mai fatto prima d’ora perché davo per scontato che tu sapessi già tutto quanto ho da dirti: le mamme leggono in profondità nel cuore dei propri figli fin da quando, piccolissimi, ancora non sanno esprimersi, fin da quando, ancora nel loro grembo, ne sognano il futuro.

Ma in realtà non bisognerebbe mai dare nulla per scontato, soprattutto quando si tratta di dire ad una persona che ci ha sempre amato quanto le siamo grati per il suo amore. Soprattutto di questi tempi, nei quali è più facile pensare solo a se stessi, essere egoisti. Ed è per questo che oggi ho deciso di scriverti.

Grazie per avere concepito l’idea di mettermi al mondo, prima ancora di avermi concepito, insieme a papà, “materialmente”, donandomi fin da subito un po’ di te stessa e un po’ di quello che è papà attraverso i vostri cromosomi ed i vostri geni. Ed infatti io oggi sono il ritratto di papà fisicamente e assomiglio molto di più a te se parliamo del mio carattere, della mia sensibilità. Ho in me tanto di voi ma sono anche così diverso da te e da papà. Nel bene e nel male, sono un essere umano vivente unico e irripetibile e questo è un fatto biologico certo ed indiscutibile ma anche il miracolo della vita umana. Se non mi aveste concepito o non mi aveste fatto nascere oggi io non ci sarei. Magari la cosa importa a pochi ma a me, siatene certi, importa moltissimo.

Grazie per avermi portato dentro di te per nove lunghi mesi, nonostante le nausee, il dolore alla schiena, la difficoltà a dormire e a trovare una posizione comoda per distenderti, a causa dell’addome che mano a mano che io crescevo in te si dilatava e si tendeva nel tentativo di contenere la mia vitalità e la mia tensione verso l’esterno, verso il giorno in cui avrei preso il mio spazio nel mondo.

Grazie per avermi passato ferro per il mio sangue, calcio per le mie ossa, zinco per il mio sistema immunitario ed ogni altro nutriente che ho sottratto al tuo sangue, alle tue ossa, al tuo organismo per crescere nei novi mesi del mio sviluppo come embrione prima e come feto poi. Grazie per avermi accarezzato, attraverso il pancione, per avere accompagnato con un sorriso ogni mio calcetto, anche quando ti dava un po’ fastidio o ti svegliava la notte o ti procurava un dolce dolore.

Grazie per avere sopportato l’ansia di una minaccia di aborto che ti ha limitato nelle tue attività quotidiane. Grazie, mamma, perché quando un medico ti ha detto: “Signora, o lei o suo figlio”, tu non hai pensato per un solo momento di rinunciare a me ma hai messo la tua vita in pericolo per non danneggiarmi, per permettermi di vedere la luce; non hai rinunciato alla speranza di vedermi, magari anche solo per poco, non hai mai anteposto il tuo diritto alla vita al mio, il tuo diritto e quello di papà ad una vita felice insieme, al mio diritto di crescere e trovare giorno dopo giorno il mio posto nella vita.

Grazie per avere benedetto ogni doglia, ogni contrazione di un apparentemente interminabile travaglio e poi ogni punto di sutura ed i dolori dei giorni successivi. Grazie per avermi nutrito dopo avermi fatto nascere così come mi avevi nutrito dopo avermi concepito, perché non sono mai stato un grumo di cellule, per te, ma l’abbozzo di un essere umano in via di sviluppo. Grazie per le migliaia di pannolini cambiati senza mai protestare, per le notti insonni passate a consolare i miei pianti senza brontolare, per i viaggi con papà cui hai rinunciato serenamente in seguito alle mie malattie di bambino, per le preoccupazioni che ti ho dato quando ero ragazzo così come per quelle che ho continuato a darti ora che sono uomo e padre a mia volta (ma per una mamma, si sa, il suo bambino è sempre il suo bambino) senza mai farmi pesare i miei comportamenti.

Grazie per avermi insegnato giorno dopo giorno cosa può fare l’amore nella vita delle persone, come può contagiarle. Grazie per avermi insegnato il rispetto degli altri, il potere negativo di un broncio e quello positivamente devastante di un sorriso. Grazie per avermi insegnato che la vita è un dono meraviglioso che è nostra ma non ci appartiene, perché è un dono che Qualcun altro ci ha fatto servendosi dei nostri genitori. E che come tale non ne decidiamo noi l’inizio né possiamo decretarne una fine anticipata o, viceversa, possiamo allungarla di un solo istante a nostro piacimento. Grazie perché mi hai insegnato che la vita va sempre difesa, soprattutto quando è più debole o sofferente, malata, stanca.

Grazie per tutti i sacrifici che hai fatto, insieme a papà (e li conoscevate già tutti, fin dal primo istante, perché tu e papà eravate giovani, sì, ma non sprovveduti), anche economici, per farmi crescere sano, studiare, diventare quello che oggi sono e che mi piace essere diventato, con tutti i miei limiti ma anche le grandi possibilità di lavorare sui miei punti di debolezza per trasformarli in punti di forza.

Il mio lavoro mi ha portato e mi porta quotidianamente a contatto con bambini sofferenti, malati, malformati. Mi sono domandato spesso se oggi ti ringrazierei se io fossi stato uno di questi bimbi malati. Ma come una mia eventuale malattia avrebbe potuto offuscare tutto ciò che avresti fatto comunque per me? Mi avresti forse voluto meno bene? Avresti rinunciato a me? Non avresti forse sopportato maggiori sofferenze, fisiche e psicologiche, a causa della mia stessa sofferenza? E allora come non avrei potuto ringraziarti comunque, anzi con ancora maggiore gratitudine?

Grazie mamma, di tutto. Grazie per avermi amato da sempre, fin dai tuoi sogni di ragazzina, mentre giocavi con le bambole; perché, checché ne dicano certuni, il desiderio della maternità, se non viene volutamente soppresso, è innato in ogni donna. Grazie perché mi amerai fino al tuo ultimo giorno e, ne sono sicuro, anche dopo.

Tuo figlio
 
di Stefano Bruni
pediatra
 
 
Dio non può essere ovunque: è per questo che ha creato le madri.
- Leopold Kompert -
 
 
Buona giornata a tutti :-)




martedì 22 giugno 2021

Lettera ai giovani sulla sessualità - Padre Andrea Gasparino

 Introduzione:


Il problema della sessualità

Carissimi, a pochi chilometri da dove mi trovo hanno fatto un deposito enorme di rifiuti: tutti i Comuni delle nostre valli si sono consorziati, e ne è venuto fuori un impianto gi­gantesco in piena campagna. Poi, in questi anni, l'acqua della pioggia si è riversata sulla montagna di rifiuti, ha im­bevuto il terreno, ed è diventata acqua velenosa.

Tutti i prati verdi, per un raggio di molti chilometri, sono stati avvelenati, l'erba è appassita, è stata come bru­ciata dai veleni. Le cascine, anche molto lontane dai de­positi, hanno dovuto essere abbandonate perché non c'e­ra più vita né per gli animali né per le persone.

Di queste insensatezze oggi è piena la terra. Dicono che la sabbia del deserto sta invadendo le zone più pro­spere dell'Africa, a motivo del disboscamento forsennato.

In Germania, dove la tecnologia è a un grado tanto avanzato, intere foreste di conifere sono state uccise dalla pioggia acida. Nelle grandi città i bambini vanno a scuola con la mascherina, perché l'aria che respirano è satura di ossido di carbonio e devasta i loro polmoni.

Nel baratro, spensieratamente.

Non siamo più sicuri di nulla, né dell'acqua che be­viamo, né del pane che mangiamo, né della carne che consumiamo...

Che cosa sta succedendo sulla terra? Gli uomini stan­no perdendo la testa? Con il loro consumismo sfacciato stanno distruggendo tutto?

Se passiamo al campo della moralità, le cose sem­brano anche più tragiche: la televisione, il cinema e la stampa gestiscono in grande la loro scuola di depravazio­ne, di violenza; non sembrano avere altra mercanzia da vendere al grande pubblico.

Provate a contare tra i film prodotti quest'anno, quelli che possiamo chiamare formativi: ci stanno sulle dita di una mano.

Date un'occhiata a un'edicola di giornali, e lì vedete la moralità pubblica: c'è posto per ogni porcheria, ma di giornali seri non ne trovate molti, sono rari come le mo­sche bianche.

Che ne sarà dell'educazione dei bambini, della forma­zione di voi giovani alla vita? Se qualcuno alza la voce (quella del Papa non manca mai), gli si grida contro qua­lificandolo di sorpassato. È come se in un naufragio si al­zasse il pugno contro chi rischia la vita per far giungere le scialuppe di salvataggio...

La società moderna rotola giù nel baratro, spensiera­tamente. Cosa fare allora? Lasciarsi andare a fondo?

C'è una speranza!

Una speranza solida come una roccia, una precisa vo­lontà di Dio. Dio ci vuole salvare: «Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Gesù Cristo ha dato la vita per salvarci.

Nel profondo del cuore umano c'è tanto bisogno di luce, tutti anelano a un mondo pulito, e abbiamo tutti i mezzi per vivere nel pulito. E oso dire, per la conoscenza che ho di voi giovani, non c'è mai stata sulla terra - pure in questo caos soffocante di immoralità - tanta purezza come oggi, tanta santità come oggi:

- cristiani che rifiutano ogni menzogna;

- sposi e fidanzati capaci di compiere eroismi per salvare la loro fedeltà;

- educatori che danno la vita per la loro missione;

- uomini e donne che consumano l'esistenza per il bene dei loro fratelli.

Mai come oggi la battaglia per difendere i valori pro­fondi dell'uomo è stata tanto sanguinante. Per questo non è lecito disperare.
(continua)
(Padre Andrea Gasparino)
 Le dèjeuneur sur l'herbe, 1863
Manet

La Chiesa è chiamata a manifestare nuovamente a tutti, con un più chiaro e fermo convincimento, la sua volontà di promuovere con ogni mezzo e di difendere contro ogni insidia la vita umana, in qualsiasi condizione e stadio di sviluppo si trovi. 

Per questo la Chiesa condanna come grave offesa alla dignità umana e della giustizia tutte quelle attività dei governi o di altre autorità pubbliche, che tentano di limitare in qualsiasi modo al libertà dei coniugi nel decidere dei figli. Di conseguenza qualsiasi violenza esercitata da tali autorità in favore della contraccezione e persino della sterilizzazione e dell'aborto procurato è del tutto da condannare e da respingere con forza. 

Allo stesso modo è da esecrare come gravemente ingiusto il fatto che nelle relazioni internazionali l'aiuto economico concesso per la promozione dei popoli venga condizionato a programmi di contraccezione, sterilizzazione e aborto procurato. 

- san Giovanni Paolo II -

 da Familiaris consortio del 1981


Buona giornata a tutti :-)



venerdì 28 maggio 2021

È in atto una strage di innocenti (2005)– Oriana Fallaci

 "There are moments in Life when keeping silent becomes a fault, and speaking an obligation. A civic duty, a moral challenge, a categorical imperative from which we cannot escape." Oriana Fallaci


No, non mi piace questo referendum al quale i mecenati dei dottor Frankenstein voteranno per semplice partigianeria politica o miopia morale. Ossia senza ragionare con la propria testa, senza ascoltare la propria coscienza, magari senza conoscere il significato delle parole staminale, ovocita, blastocita, eterologo, clonazione, e certo senza chiedersi o senza capire che cosa v' è dietro l' offensiva per la libertà illimitata della ricerca scientifica.
Infatti il 12 giugno non userò la scheda elettorale, e con tutto il cuore mi auguro che l' offensiva fallisca penosamente.
Auspicio rafforzatosi quando al Liceo Mamiani di Roma il più autorevole promotore dei quattro quesiti referendari ha scandito una battuta che sembra una facezia da capocomico del vecchio theatre varieté: « Se l' embrione è vita, masturbarsi è suicidio » .
(Signor mio, anziché di masturbazione a quei liceali io avrei parlato di Libertà. Gli avrei ricordato quel che dice Platone quando nel Libro VIII de La Repubblica scrive che dalla libertà degenerata in licenza nasce e si sviluppa una malapianta: la malapianta della tirannia. Infatti qui non si tratta di masturbarsi. Si tratta di spiegare alla gente che la libertà illimitata cioè privata d' ogni freno e d' ogni senso morale non è più Libertà ma licenza. Incoscienza, arbitrio.  Si tratta di chiarire che per mantenere la Libertà, proteggere la Libertà, alla libertà bisogna porre limiti col raziocinio e il buon senso. Con l' etica. Si tratta di riconoscere la differenza che passa tra lecito e illecito).  
Non mi piace, questo referendum, perché a parte l' astuto ricatto con cui la cosiddetta clonazione terapeutica giustifica le sue nequizie cioè promette di guarire le malattie, a parte l' ovvio tornaconto di chi con quel ricatto si riempie le tasche (ad esempio l' industria farmaceutica il cui cinismo supera il cinismo dei mercanti d' armi), dietro questo referendum v' è un progetto anzi un proposito inaccettabile e terrificante.
Il progetto di reinventare l' Uomo in laboratorio, trasformarlo in un prodotto da vendere come una bistecca o una bomba.
Il proposito di sostituirsi alla Natura, manipolare la Natura, cambiare anzi sfigurare le radici della Vita, disumanizzarla massacrando le creature più inermi e indifese.
Cioè i nostri figli mai nati, i nostri futuri noi stessi, gli embrioni umani che dormono nei congelatori delle banche o degli Istituti di Ricerca.
Massacrarli riducendoli a farmaci da iniettare o da trangugiare, oppure facendoli crescere quel tanto che basta per macellarli come si macella un bove o un agnello, poi ricavarne tessuti e organi da vendere come si vendono i pezzi di ricambio per un' automobile.
Tutto ciò mi ricorda il Mondo Nuovo di Huxley, sì, l' abominevole mondo degli uomini Alfa e Beta e Gamma, ma soprattutto mi ricorda le oscenità dell' eugenetica con cui Hitler sognava di creare una società costituita soltanto da biondi con gli occhi azzurri.
Mi ricorda i campi di Auschwitz e di Mauthausen, di Dachau e di Birkenau dove, per affrettare la produzione della razza ariana ossia intensificare i parti gemellari delle bionde con gli occhi azzurri, il dottor Mengele conduceva gli esperimenti sui bambini gemelli. Grazie all'illimitata libertà di ricerca concessagli da Hitler li martirizzava, li assassinava, a volte li vivisezionava.
Dunque bando alle chiacchiere e alle ipocrisie: se al posto di Birkenau e Dachau eccetera ci metti gli Istituti di Ricerca gestiti dalla democrazia, se al posto dei gemelli vivisezionati da Mengele ci metti gli embrioni umani che dormono nei congelatori, il discorso non cambia.
Non a caso, quando otto anni fa gli inglesi crearono la pecora Dolly, invece di esaltarmi ebbi un brivido d' orrore e dissi: « Siamo fritti. Qui ci ritroviamo con una società fatta di cloni. Qui si torna al nazismo » . Frankenstein e i loro mecenati ( giuristi, giornalisti, editorialisti, attrici, filosofi, grilli canterini, membri dell' Accademia dei Lincei, politici in cerca di voti, medici in cerca di gloria) non vogliono sentirselo dire quel « Siamo fritti, qui ci ritroviamo con una società fatta di cloni, qui si torna al nazismo » .
Quando porti il discorso su Hitler e sul nazismo, su Mengele, fanno gli offesi anzi gli scandalizzati.
Cianciano di pregiudizi, protestano che il paragone è illegittimo. Poi nel più tipico stile bolscevico ti mettono alla gogna.


(Fallaci Oriana)
da: Noi I cannibali e figli di Medea (2005)




Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico.

- Martin Buber -






Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? 
E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.




Maria, Madre dei bimbi non nati


Madre di bimbi non nati,

accogli nel tuo grembo verginale 
tutti i piccoli uccisi dall'umana crudeltà.

Il Tuo Cuore Immacolato e Addolorato 
ottenga Divina Misericordia per i piccoli martiri innocenti 
e grazia di contrizione per quelli che hanno praticato 
e collaborato alla loro uccisione.

Prega per tutti, Santa Madre di Dio 
e perdonaci perchè abbiamo peccato 
contro Dio e contro di Te.
Amen.




Buona giornata a tutti. :-)




domenica 7 febbraio 2021

Lettera di un bambino mai nato - Patrizio Righero

Cara mamma e caro papà, 

so che queste parole 
non possono cancellare le vostre lacrime
e neppure riempire il vuoto che ho lasciato.
Eppure, siatene certi,
non mi avete perduto.
Anche se non accarezzerete mai i miei capelli, 
anche se non vi perderete mai nello specchio dei miei occhi, 
anche se nessun fiocco 
colorerà di gioia la porta della vostra casa,
- che è anche la mia! -
io sono nato.
Sono nato il giorno che vi siete incontrati,
sono nato nell’istante in cui vi siete detti “ti amo”;
sono nato in quel primo bacio, 
nel giorno del vostra promessa “per sempre”.
Sono nato in quell’abbraccio che ha fatto di me un figlio, 
sono nato nei vostri progetti, 
nel nome che avete scelto per me,
nelle fantasticherie di una domenica mattina.
Io sono nato
in voi e per voi.
E vi ho preceduto nella casa del Padre Nostro.
Non dimenticatemi
ma neppure rimpiangetemi.
Continuate a vivere, 
a sognare in grande, 
a progettare un futuro insieme.
Continuate a credere nella bontà di Dio, 
continuate a sperare nel domani e nella vita, 
continuate ad amarvi e ad amare.
Non mi avete perduto,
mamma e papà.
Anche nelle vostre lacrime, 
io sono nato.

(Patrizio Righero)
Fonte:  "Un minuto con Dio - Preghiere per sopravvivere al quotidiano", Elledici Editrice



Nessuno, dunque pianga più i morti, nessuno si disperi, né rigetti così la vittoria di Cristo. Egli infatti ha vinto la morte. Perché dunque piangi? A che pro gemi e ti lamenti! Coraggio, c’è la risurrezione con assoluta certezza: dorme non è morta; riposa, non è perduta per sempre.

Sono infatti ad accoglierla la risurrezione, la vita eterna, l’immortalità e l’eredità stessa degli angeli.

Non senti il Salmo che dice: “Torna, anima mia, al tuo riposo, perché Dio ti ha fatto grazia”.

Dio chiama “grazia” la morte, e tu ti lamenti? –

(S. Giovanni Crisostomo)



Le cose che il bambino ama

rimangono nel regno del cuore

fino alla vecchiaia.

La cosa più bella della vita

è che la nostra anima

rimanga ad aleggiare

nei luoghi dove una volta

giocavamo.

(Kahlil Gibran)

 

 

 

Buona giornata a tutti. :-)

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