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domenica 23 febbraio 2020

Bisogna strappare la gioia - Vladimir Majakovskij

Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere 
è di gran lunga più difficile. 

A Sergej Esenin

Vladimir Majakovskij - 



L’ autunno della vita si prepara in primavera coltivando quegli atteggiamenti, smussando quelle spigolature e alimentando quelle risorse che permettono di anticipare un futuro sereno e costruttivo. 
Chi non svolge il compito di potatura, di semina e fertilizzazione del proprio terreno in primavera, rischia di trovarsi in autunno senza raccolto o magari di raccogliere solo frutti acerbi o corrosi dal tarlo. 
Con il rischio di prendersela con Dio per torti subiti o terreni infecondi.



L'acqua della sorgente dice all'uomo:

Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa' tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa' del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà.

- Lev Tolstoi -



Buona giornata a tutti :-) 

                                                               www.leggoerifletto.it

giovedì 18 agosto 2016

Lettera a Tatjana Jakovleva - Vladimir Majakovskij

Tu non pensare
socchiudendo semplicemente gli occhi
da sotto gli archi raddrizzati.
Vieni qui,
vieni al crocevia
delle mie grandi
e sgraziate mani.
Non vuoi?
Allora resta pure e passa l'inverno
Nel conto totale infileremo anche
quest'offesa.

Tanto
ti 

prenderò un giorno da sola
o insieme a Parigi.

- Vladimir Majakovskij -
(1928)


Dalla foto  si vede che la Yakovleva si dipingeva le sopracciglia 
come fossero una linea diritta.

E sapersi avvinti, stretti, allacciati,
senza esserne mai paghi,
senza chiedersene il motivo,
senza pensare se sia giusto o meno,
abbandonandosi, vivendo quel richiamo
come la più naturale delle condizioni umane.
Non è forse questo l’amore?

- Vladimir Majakovskij - 


«Pensi ancora a lei?»
«Mi capita», rispose Arthur.
«Spesso?»
«Un po’ la mattina, un po’ a mezzogiorno, un po’ la sera, un po’ la notte».

- Marc Levy - 




Sventra le carcasse delle nuvole il sanguinoso tramonto-beccaio. 
Mi piego...  In questa stessa città tra non molto le notti cominceranno, invetriate, bianchicce.

 - Vladimir Majakovskij -


Verrà la luna
è già apparsa
un po'!
Ma eccola sospesa
piena nell'aria.
Deve essere Dio
che con un meraviglioso
cucchiaio d'argento
Rimesta la zuppa di pesce stellare.


- Vladimir Vladimirovič Majakovskij - 



Buona giornata a tutti. :-)
www.leggoerifletto.it










Vladimir Majakovskij - biografia


Il 7 luglio 1893 nasceva a Bagdati, in Georgia, Vladimir Vladimirovič Majakovskij, grande poeta e drammaturgo russo.
In suo onore la città natale di Bagdati fu chiamata, dal 1940 a 1990, con il suo nome: Majakovskij.
Suo padre era un nobile decaduto che si prestava a lavori umili. Negli anni dell’infanzia del poeta faceva il guardiaboschi.
Rimasto orfano di padre a soli sette anni, trascorse periodi difficili. A tredici anni si trasferì a Mosca con la madre e le sorelle.
Studiò al ginnasio fino al 1908, quando si dedicò all'attività rivoluzionaria. Aderì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo e venne per tre volte arrestato e poi rilasciato dalla polizia zarista.
Frequentò il carcere per brevi periodi di tempo, prima di iscriversi - nel 1911 - all'Accademia di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca: qui ebbe l'opportunità di incontrare David Burljuk, che gli offrì 50 copechi al giorno per scrivere, dopo aver letto con entusiasmo alcuni suoi versi.
Nel maggio del 1913, quindi, Vladimir Majakovskij ebbe l'opportunità di pubblicare in trecento copie litografate "Ja!" ("Io!", in italiano), la sua prima raccolta di poesie: pochi mesi dopo una rappresentazione teatrale omonima, in cui venne lanciata da Vladimir la celebre equazione che equipara il futurismo alla rivoluzione russa, fu messa in scena in un teatro di San Pietroburgo.
Aderì quindi al cubofuturismo russo, firmando nel 1912 insieme ad altri artisti (Burljuk, Kamenskij, Kručёnych, Chlebnikov) il relativo manifesto.
Il Futurismo (o Cubofuturismo) russo ebbe due periodi di sviluppo: tra il 1910 e il 1915, sotto l’influenza soprattutto di Chlebnikov; tra il 1918 e il 1930, sotto quella di Majakovskij.
Velimir Chlebnikov, promosse nel 1909 la pubblicazione del primo almanacco futurista, dando il via al movimento.
L’irruzione della modernità si sposò, nell’opera di Chlebnikov, al recupero delle grandi civiltà del passato, soprattutto asiatiche, condotto per mezzo di un impiego personalissimo del linguaggio.
Majakovskij, come detto, firmò il manifesto «Schiaffo al gusto corrente», mettendosi presto in risalto.
Seguirono anni di laborioso apprendistato letterario, vissuti con l’entusiasmo delle serate futuriste, delle redazioni di giornali d’avanguardia, dell’attesa di uno scoppio rivoluzionario.
L’esperienza della guerra inorridiva il poeta. Dopo vari lavori teatrali e poetici (tra cui “La nuvola in calzoni”, 1915), pubblicò “Il flauto di vertebre” nel 1916. Allo scoppio della rivoluzione bolscevica si impegnò in prima linea per «consegnare tutta la letteratura a tutto il popolo»: la creazione di un’arte nuova, autenticamente liberata dalle convenzioni borghesi e disponibile alla nuova società proletaria, fu al centro della sua ricerca, tanto teorica e creativa quanto organizzativa. Accanto ai numerosi impegni ufficiali s’incaricò di realizzare le «finestre» (manifesti di propaganda), componendone oltre tremila tra il 1919 e il 1923. Nel 1920 uscì anonimo il poema “150.000.000”, dedicato alla rivoluzione socialista.
Majakovskij mise così la sua arte, così ricca di pathos, al servizio della rivoluzione bolscevica, sostenendo la necessità d'una propaganda che attraverso la poesia divenisse espressione immediata della rivoluzione in atto, in quanto capovolgimento dei valori sentimentali ed ideologici del passato.
Il futurismo russo fu diverso da quello italiano, sotto alcuni importanti aspetti. Quando nel 1914 Marinetti si recò a Mosca l'attenzione che i giornali e il pubblico dedicarono a Marinetti fu enorme, ma non ci fu la stessa attenzione da parte dei futuristi russi, alcuni dei quali tentarono anche di ostacolare la visita di Marinetti. Quest’ultimo tentò invano di chiamare i futuristi russi a unire le forze con i futuristi italiani, perché i maggiori poeti russi, Chlebnikov, Livsic, Majakovskij e anche il regista Larionov criticarono Marinetti.
In Russia il movimento non fu caratterizzato dal bellicismo come quello dei futuristi italiani, criticato da Majakovski, ma fu accompagnato da un'utopica idea di pace e libertà, sia individuale (dell'artista), sia collettiva (del mondo), che si sarebbe concluso con l'adesione di una parte del gruppo al bolscevismo, mentre il futurismo italiano, soprattutto quello della seconda stagione, ebbe un effettivo legame con il regime fascista.
La voracità intellettuale di Majakovski fu leggendaria, la sua presenza fisica imponente ne fece una sorta di divo spettacolare.
Il successo debordante e del tutto imprevisto.
L'adesione di Majakovskij alla Rivoluzione d'Ottobre lo rese ancor più popolare e amato. La celebrazione dell'industrializzazione sovietica, poi, non fece altro che proiettarne la figura ai ranghi elevati dell'intellighentsija rivoluzionaria.
Nel maggio del 1925 partì alla volta dell'America, che raggiungerà nel luglio dello stesso anno per trattenervisi circa tre mesi annotando versi e impressioni su un taccuino. Tornato in URSS pubblicò 22 poesie del cosiddetto “Ciclo americano” su alcune riviste e giornali nel periodo compreso tra il dicembre del 1925 e il gennaio 1926 e gli scritti in prosa nel 1926 con il titolo di La mia scoperta dell'America.
Da questi scritti l'atteggiamento di Majakovskij nei confronti degli Stati Uniti appare contraddittorio, passa infatti a momenti di entusiasmo e attrazione ad altri di rabbia per le condizioni di semischiavitù degli operai delle fabbriche.
Nel 1926 Majakovskij si cimentò in molti cinescenari: "Ragazzi", "L'elefante e il fiammifero", "Il cuore del cinema, ovvero il cuore dello schermo", "Come state?", "L'amore di Sckafoloubov, ovvero due epoche, ovvero un cicisbeo da museo" e "Dekabriuchov e Oktiabriuchov".
Successivamente pubblicò il dramma "Mistero buffo", in cui delineò gli aspetti comici della rivoluzione: sempre sulla stessa scia si inserirono le commedie "Il bagno" e "La cimice" e i poemi "Bene!" e "Lenin", in cui manifestò e rappresenta in modo critico i problemi della quotidianità del mondo borghese.
L'ultima opera di Majakovskij, uno dei punti più alti della sua poesia, fu il prologo di un poema incompiuto, ”A piena voce”, del 1930, che potrebbe quasi dirsi il suo testamento spirituale.
Sovente Majakovskij è stato considerato per antonomasia il poeta della Rivoluzione: tra le tantissime voci poetiche che la Russia seppe regalare alla cultura mondiale nei primi decenni del Novecento, quella di Majakovskij è stata spesso vista come la più rispondente ai dettami della Rivoluzione bolscevica.
Majakovskij decise di interrompere violentemente la sua esistenza, con un colpo di pistola al cuore, il 14 aprile del 1930, a 37 anni.
Mai del tutto chiariti i motivi del gesto.
Forse le crescenti critiche dell’apparato statale, ormai burocratizzato.
Forse qualche vicenda passionale. Probabilmente la somma di tante insoddisfazioni.
Serena Vitale, nel suo libro “Il defunto odiava i pettegolezzi” (Adelphi Fabula), compie una minuziosa indagine documentaria, ricostruzione e racconto del suicidio di Majakovskij. “Il cadavere di Majakovskij, riportano i verbali, indossa una camicia di colore giallastro con una cravatta nera (a farfalla)… Sulla parte sinistra del torace c’è un foro di forma irregolare… La circonferenza del foro presenta segni di bruciatura. Da anni ha dismesso il giallo esuberante cantato nella Blusa del bellimbusto: “Io mi cucirò neri calzoni / del velluto della mia voce. / E una gialla blusa di tre tese di tramonto”. Nei ricordi della sorella Ljudmila, i ragazzi Majakovskij avevano amato il giallo fin dall’infanzia perché simboleggiava l’originaria Georgia assolata”.

Ha scritto Cecilia Bello Minciacchi su “Il Manifesto” del 7.6.2015:

“Era diventato politicamente ingombrante, Majakovskij, il poeta della rivoluzione, e vulnerabile. Alla vigilia della morte era pieno di furore e di rabbia, e di amore, eppure non lo abbandonava l’autocoscienza:
«Conosco la forza delle parole lo scampanare a stormo / un niente sembra / petalo schiacciato dai tacchi delle danze / ma in anima e labbra e scheletro l’uomo»”.

Nella sua lettera di commiato scrisse:

“A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi.
Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol'dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio. Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici”.




venerdì 15 luglio 2016

All'amato me stesso - Vladimir Majakowskij

Quattro. Pesanti come un colpo.
"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!
S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...
Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile? 

- Vladimir Majakovskij - 



L'amore è la vita, è la cosa principale. 
Dall'amore si dispiegano i versi, e le azioni, e tutto il resto. L'amore è il cuore di tutte le cose… 
Se il cuore interrompe il suo lavoro, anche tutto il resto si atrofizza, diventa superfluo, inutile. Ma se funziona non può non manifestarsi in ogni cosa. Senza di te (non senza di te “nella lontananza”, interiormente senza di te) io cesso di agire.

E’ il 1923, il cuore che non deve cessare di agire appartiene a Vladimir Majakovskij, lei, l'amore che anima tutte le cose, si chiama Lili Brik.



Niente cancellerà via l’amore,
ne i litigi
ne i chilometri.
E’ meditato, provato, controllato.
Alzando solennemente i versi, dita di righe, lo giuro:
amo d’un amore immutabile e fedele.

- Vladimir Majakovskij - 






























Buona giornata a tutti. :-)


martedì 14 giugno 2016

Ascoltate! - Vladimir Majakovskij

Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d'essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
"Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!".
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?

- Vladimir Majakovskij - 


Usare un altro essere umano non ha niente a che fare con l’amore: sembra amore ma è una moneta falsa. 
Eppure questo è ciò che accade al novantanove per cento della gente perché la prima lezione d’amore la impari nella tua infanzia... milioni di persone rimangono infantili per tutta la vita, non crescono mai.
Invecchiano, ma nella loro mente non crescono mai; la loro psicologia rimane infantile, immatura. Hanno sempre bisogno di amore. Sono sempre affamate di amore, lo bramano come il cibo.
L’uomo matura nel momento in cui comincia ad amare piuttosto che ad avere bisogno. 
Comincia a traboccare a condividere, comincia a donare. 
La differenza è fondamentale.
Nel primo caso ciò che importa è avere di più; nel secondo, l’importante è come donare sempre di più e incondizionatamente. 
Questo significa crescita, è l’inizio della maturità.



 (..) Quando volete raggiungere l'essenza di una realtà della vita, non vi mettete a chiacchierare: se amate, andate forse a studiare i libri per sapere cos'è l'amore?
Amate, più libera e pura è la vostra coscienza, più profondo e intenso è il vostro amore.
Se volete assaggiare il vino del Chianti non andate a leggere i libri sulla vinificazione, prendete un bicchiere di Chianti genuino e bevete. Vi può piacere o no, ma per sapere cos'è il vino del Chianti ci vuole questa esperienza.
Così anche per conoscere il mistero dei misteri, il mistero dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino; le parole non ci servono a nulla, ciò che ci serve è il silenzio, una vita nobile e sempre più nobile.(..)

- Giovanni Vannucci -
da: “ Cristo e la libertà”, ed. Fraternità di Romena Onlus



Buona giornata a tutti. :-)







martedì 24 giugno 2014

Bisogna strappare la gioia - Vladimir Majakovskij -



Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
in questa vita
non è difficile
morire.

- Vladimir Majakovskij - 




L'acqua della sorgente dice all'uomo:

Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa' tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa' del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà.


(Lev Tolstoi)



Non affaticarti per aggiungere giorni alla tua vita, 
ma aggiungi vita ai tuoi giorni.










Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it





mercoledì 4 giugno 2014

Ascoltate! - Vladimir Majakovskji

Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme di essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
Cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
“Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!”
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
Che ogni sera
Al di sopra dei tetti
Risplenda almeno una stella?

- Vladimir Majakovskji - 


Mi nasconda la notte e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e a te venuto
mio romantico antico fiume lento.

Guardo il cielo e le nuvole e le luci
degli uomini laggiù così lontani
sempre da me. Ed io non so chi voglio
amare ormai se non il mio dolore.

La luna si nasconde e poi riappare
- lenta vicenda inutilmente mossa
sovra il mio capo stanco di guardare.

Sandro Penna, "Mi nasconda la notte"



«La coscienza della vita è superiore alla vita, la conoscenza delle leggi della felicità è superiore alla felicità»: ecco ciò contro cui bisogna battersi!
E mi batterò.

Fedor Dostoevskij - 
"Il sogno di un uomo ridicolo"



Buona giornata a tutti :-)




lunedì 27 maggio 2013

Tu - Vladimir Majakovskij

Poi sei venuta tu,
e t'è bastata un'occhiata
per vedere
dietro quel ruggito,
dietro quella corporatura,
semplicemente un fanciullo.
L'hai preso,
hai tolto via il cuore
e, così,
ti ci sei messa a giocare,
come una bambina con la palla.
E tutte,
signore e fanciulle,
sono rimaste impalate
come davanti a un miracolo.
"Amare uno così?
Ma quello ti si avventa addosso!
Sarà una domatrice,
una che viene da un serraglio!"
Ma io, io esultavo.
Niente più giogo!
Impazzito dalla gioia,
galoppavo,
saltavo come un indiano a nozze,
tanto allegro mi sentivo,
tanto leggero.


(Vladimir Majakovskij)



Vladimir Vladimirovič Majakovskij (1893- 1930), 
poeta e drammaturgo sovietico, cantore della rivoluzione d’Ottobre, 
maggior interprete della cultura russa post-rivoluzionaria



"Capita sempre così alla fine di qualsiasi amore. L’inizio è sempre diverso, il seguito sempre contorto, ma la fine risulta immancabilmente ovvia e scontata. Alla fine c’è sempre uno che viene e uno che va e uno che muore e uno che resta."

Meir Shalev , Per amore di una donna 


Fare l’amore con una donna è esplorare un’intimità personale totale. Non c’è esperienza al mondo comparabile, per conoscere una persona. Il modo di muoversi, le parole che dice, i gradi del suo pudore, l’ostentazione o il mascheramento dell’orgasmo: tutto questo è una dichiarazione in atto, una presa di posizione nei confronti della vita.

Tiziano Scarpa da Kamikaze d’Occidente



“ Se puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te, immagina ciò che puoi raggiungere quando sei tu a credere in te stesso."

- P. O’Connor - 


Io lo so bene. Sono triste e stempiato,
ho delle ragioni sufficienti
per sentirmi un po’ il bersaglio
del male delle illusioni.

Ma tutto si dimentica. E le stelle
fanno raffreddare la calma notte.
Allora riempio della loro freschezza
questa spugna che è la mia anima.
Fernando Pessoa







lunedì 12 novembre 2012

Giudizio Universale - don Bruno Ferrero -

Dopo una vita semplice e serena, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima processione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo. 
Man mano che si avvicinava alla mèta, udiva sempre più distintamente le parole del Signore.

Udì così che il Signore diceva ad uno: 

" Tu mi hai soccorso quando ero ferito sull'autostrada e mi hai portato all'ospedale, entra nel mio Paradiso ". 
Poi ad un altro: 
" Tu hai fatto un prestito senza interessi ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno ". 
E ancora: 
" Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgiche molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a molti, entra nel mio Regno ". 

E così via.
La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale. 
Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fù assolutamente possibile: un angelo sorridente ma deciso non le permise di abbandonare la lunga coda.
Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore. Subito si sentì avvolta dal suo sorriso.

"Tu hai stirato tutte le mie camicie... Entra nella mia felicità".

A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l'ordinario.



(don Bruno Ferrero)
 Fonte: C'è Qualcuno Lassù? di don Bruno Ferrero








Verrà la luna
è già apparsa
un po'!
Ma eccola sospesa
piena nell'aria.
Deve essere Dio
che con un meraviglioso
cucchiaio d'argento
Rimesta la zuppa di pesce stellare.

(Vladimir Vladimirovič Majakovskij)


Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone.
Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose.

 (Christopher McCandless, Into the Wild)




Buona giornata a tutti. :-)