Siamo riconoscenti
al Padre del cielo perché ci ha assegnato il compito arduo e bellissimo di
essere il «sale della terra» e la «luce del mondo»;
il compito cioè di aiutare i nostri contemporanei a distinguere il vero dal
falso e il bene dal male, a capire qual è il senso ultimo del nostro camminare
nella storia, a riconoscere Cristo come unico vero Maestro e unico Salvatore.
Questa è la prima e la più pertinente missione
della Chiesa e dei cristiani nella società; ed è anche l’atto di misericordia e
d’amore più prezioso e più alto che noi possiamo offrire ai nostri fratelli in
umanità.
È allora una pena vedere dei cattolici che, timorosi delle critiche o desiderosi di essere accolti dagli altri, si assimilano alle loro povere ideologie, e nascondono la luce della verità evangelica sotto il moggio del quieto vivere e della latitanza apostolica.
Ed è una pena ancora più grande vedere dei credenti che, per non tornare sgraditi a nessuno, diventano alla fine «sale scipito», senza utilità e senza gloria.
Il sale, preso in se stesso, ha sempre un gusto pungente. Ma proprio questo sapore lo rende indispensabile e gli consente di avvalorare ogni cibo.
È allora una pena vedere dei cattolici che, timorosi delle critiche o desiderosi di essere accolti dagli altri, si assimilano alle loro povere ideologie, e nascondono la luce della verità evangelica sotto il moggio del quieto vivere e della latitanza apostolica.
Ed è una pena ancora più grande vedere dei credenti che, per non tornare sgraditi a nessuno, diventano alla fine «sale scipito», senza utilità e senza gloria.
Il sale, preso in se stesso, ha sempre un gusto pungente. Ma proprio questo sapore lo rende indispensabile e gli consente di avvalorare ogni cibo.
Un sale in cui questo sapore fosse attenuato, un sale
per così dire «dolcificato», sarebbe il più inutile degli ingredienti. «A
null’altro serve che a essere gettato», dice il Signore.
Parimenti il discepolo di Gesù, che deve pur stare nel mondo in dialogo con tutti, bisogna però che mantenga intatta l’autenticità del messaggio che porta, anche quando i palati mondani lo giudicano aspro e inquietante.
Non illudiamoci che la «dolcificazione» del «sale» divino ci consenta di essere oggi più facilmente accettati e capiti. Ci condurrebbe piuttosto a «essere calpestati» dagli uomini, i quali di un cristianesimo in larga parte omologato con la mentalità prevalente non saprebbero in fondo che farsene.
Parimenti il discepolo di Gesù, che deve pur stare nel mondo in dialogo con tutti, bisogna però che mantenga intatta l’autenticità del messaggio che porta, anche quando i palati mondani lo giudicano aspro e inquietante.
Non illudiamoci che la «dolcificazione» del «sale» divino ci consenta di essere oggi più facilmente accettati e capiti. Ci condurrebbe piuttosto a «essere calpestati» dagli uomini, i quali di un cristianesimo in larga parte omologato con la mentalità prevalente non saprebbero in fondo che farsene.
- Cardinale Giacomo Biffi -
(Omelia per la Giornata della Vita 1993)
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