Alla grotta di Betlemme arrivarono arrancando, anche
due asinelli.
Erano stanchi e macilenti.
Le loro groppe erano
spelacchiate piagate dai pesanti sacchi che il mugnaio loro padrone, caricava
quotidianamente e dai colpi di bastone che non risparmiava.
Avevano sentito i
pastori parlare del Re dei Re venuto dal Cielo ed erano accorsi anche loro.
Seguirono quella stella e davanti alla grotta, rimasero a contemplare il
Bambino.
Lo adorarono, pregarono come tutti e misero ai Suoi piedi, come
dono l’unica cosa che avevano: la loro vita. E i loro dolori, le loro pene...
All’uscita li attendeva lo spietato mugnaio e i due asinelli ripartirono a
testa bassa, con il pesante basto sulla groppa. “Non serve a niente”, disse
uno, “ho pregato il Messia che mi togliesse il peso e non lo ha fatto”.
“Io
invece”, ribatté l’altro, che trotterellava con un certo vigore, “gli ho
chiesto di darmi la forza di portarlo!”.
E se qualcuno ti dice: “La vita è dura”, chiedigli: “In
confronto a che cosa?”.
Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana, che ha formato Lui stesso. L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma, che era la capitale dell’Impero, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata. [...]
Ebbene, proprio da lì, da quella periferia del grande Impero, è iniziata la storia più santa e più buona, quella di Gesù tra gli uomini!
(Udienza Generale in Piazza San Pietro)
Il Presepe può infatti aiutarci a capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umiltà e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale "da ricco che era, si è fatto povero" (2 Cor 8,9) per noi.
La sua povertà arricchisce chi la abbraccia e il Natale reca gioia e pace a coloro che, come i pastori a Betlemme, accolgono le parole dell’angelo: "Questo per voi il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12).
Questo rimane il segno, anche per noi, uomini e donne del Duemila. Non c’è altro Natale.
Il Presepe può infatti aiutarci a capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umiltà e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale "da ricco che era, si è fatto povero" (2 Cor 8,9) per noi.
La sua povertà arricchisce chi la abbraccia e il Natale reca gioia e pace a coloro che, come i pastori a Betlemme, accolgono le parole dell’angelo: "Questo per voi il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12).
Questo rimane il segno, anche per noi, uomini e donne del Duemila. Non c’è altro Natale.
- papa Benedetto XVI -
Riposate, Signore, nel vostro poverissimo quanto augustissimo presepio, sotto lo sguardo della Vergine, vostra Madre, che riversa su Voi i tesori ineffabili del suo rispetto e della sua tenerezza.
Mai una creatura adorò con così profonda e rispettosa umiltà il suo Dio.
In nessun tempo un cuore materno amò più affettuosamente suo figlio. Reciprocamente, mai Dio amò tanto una mera creatura.
E in nessun momento un figlio amò tanto pienamente, tanto interamente, tanto sovrabbondantemente sua madre.
Tutta la realtà di questo sublime dialogo di anime può essere racchiusa in queste parole, che indicano qui un intero oceano di felicità e che, in un'occasione ben diversa, avreste detto un dì dall'alto della Croce: "Madre, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre.
E, considerando la perfezione di questo reciproco amore, tra Voi e vostra Madre, sentiamo il cantico angelico che si innalza dalle profondità di ogni anima cristiana: "Gloria a Dio nel più alto dei Cieli, e pace in Terra agli uomini di buona volontà" .
Mai una creatura adorò con così profonda e rispettosa umiltà il suo Dio.
In nessun tempo un cuore materno amò più affettuosamente suo figlio. Reciprocamente, mai Dio amò tanto una mera creatura.
E in nessun momento un figlio amò tanto pienamente, tanto interamente, tanto sovrabbondantemente sua madre.
Tutta la realtà di questo sublime dialogo di anime può essere racchiusa in queste parole, che indicano qui un intero oceano di felicità e che, in un'occasione ben diversa, avreste detto un dì dall'alto della Croce: "Madre, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre.
E, considerando la perfezione di questo reciproco amore, tra Voi e vostra Madre, sentiamo il cantico angelico che si innalza dalle profondità di ogni anima cristiana: "Gloria a Dio nel più alto dei Cieli, e pace in Terra agli uomini di buona volontà" .
- Plinio Correa de Oliveira -
Buona giornata a tutti. :-)