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mercoledì 14 giugno 2023

Il potere dei Media - Noam Chomsky

 Prima parlavo dello scopo dei media e delle élite opportunamente indottrinate. Ma che dire della maggioranza ignorante e intrigante? 
Essa deve in qualche modo essere distratta. 
Le si possono propinare semplificazioni e illusioni emotivamente potenti, cosicché sia capace di scimmiottare la linea di partito. 
La linea principale è comunque quella di tenerla fuori. 
Le si lasci fare cose prive di importanza, la si lasci urlare per una squadra di calcio o divertirsi con una soap opera. 
Ciò che si deve fare è creare un sistema adatto nel quale ciascun individuo rimanga incollato al tubo catodico. 
E' un noto principio delle culture totalitarie quello di voler isolare gli individui: se ne discute dal secolo XVIII. 
Per la cultura totalitaria è estremamente importante separare tra loro le persone.
Quando la maggioranza "ignorante e deficiente" sta insieme può capitare che si faccia venire strane idee.
Se invece si tengono gli individui isolati, non è interessante se pensano e quello che pensano. Dunque bisogna tenere la gente isolata, e nella nostra società ciò significa incollarla alla televisione. 
Una strategia perfetta. Sei completamente passivo e presti attenzione a cose completamente insignificanti, che non hanno alcuna incidenza.
Sei obbediente. Sei un consumatore. 
Compri spazzatura della quale non hai alcun bisogno. Compri un paio di scarpe da tennis da 200 dollari, perché le usa Magic Johnson. E non rompi le scatole a nessuno.
Se vuoi uccidere quel bambino che sta vicino a casa tua, fallo pure, questo non ci preoccupa. 
Ma non cercare di depredare i ricchi. Uccidetevi fra voi, nel vostro ghetto. Questo è il trucco. 
Questo è ciò che i media hanno il compito di fare. Se si esaminano i programmi trasmessi dalla televisione si vedrà che non ha molto senso interrogarsi sulla loro veridicità. E infatti nessuno si interroga su questo. L'industria delle pubbliche relazioni non spende miliardi di dollari all'anno per gioco. L'industria delle pubbliche relazioni è un invenzione americana che è stata creata all'inizio di questo secolo con lo scopo, dicono gli esperti, "di controllare la mente della gente, che altrimenti rappresenterebbe il pericolo più forte nel quale potrebbero incorrere le grandi multinazionali".
Questi sono i metodi per attuare questo genere di controllo.

Tratto da: Noam Chomsky "Il potere dei media" - Vallecchi


...
I "metodi scientifici di gestione" furono messi a punto - sempre in quegli anni (1930) - anche per interrompere gli scioperi. Si comprese che i media dovevano essere saturati con una serie di convinzioni appropriate: questo sistema fu applicato a Johnstown, in Pennsylvania, durante lo sciopero dei metalmeccanici del 1936-37. L'operazione riuscì. 
Da allora questo metodo prese il nome di "formula di Mohawk Valley" (dove si trovava Johnstown). L'idea fu quella di inserirsi nei gruppi di scioperanti, di saturarli di propaganda attraverso i media - e le chiese - in modo tale che alla fine ognuno di loro avesse chiara in mente l'esistenza di due gruppi contrapposti: noi e loro. 
"Noi" erano i lavoratori che continuavano a lavorare e le loro mogli che si curavano della casa. 
Le schiave che per venti ore al giorno aiutavano i lavoratori. Gli "altri" erano i cani sciolti, i diversi, gli anarchici, gli elementi di disturbo, i leader sindacali, coloro cioè che cercavano di rompere l'armonia e la pace della comunità. Dobbiamo proteggerci, dicevano i "Noi", dobbiamo proteggerci dagli estremisti che cercano di disturbare la nostra armonia. 
Questa strategia ebbe grande successo. E questa è l'immagine dello sciopero che ancora viene propagandata e che la maggioranza condivide: rottura dell'armonia. Si guardino le immagini che delle lotte dei lavoratori danno i media, le soap opera, i film.

Tratto da: Noam Chomsky "Il potere dei media" - Vallecchi 























Buona giornata a tutti. :-)

domenica 7 maggio 2023

"L'economia di guerra permanente" - Noam Chomsky

Un uomo: 

Mi sorprende un po' sentirle dire che il Pentagono è tanto importante per la nostra economia. Negli Stati Uniti è difficile trovare un elemento dell'industria ad alta tecnologia che non sia legato al sistema del Pentagono, che comprende la NASA, il dipartimento dell'Energia [che produce armi nucleari], tutto quell'apparato. In realtà, il Pentagono esiste sostanzialmente per questo, e per lo stesso motivo il suo budget resta praticamente immutato. Voglio dire che il bilancio del Pentagono oggi è più alto, in valore reale, di quanto fosse sotto Nixon e che quando, in anni recenti, è diminuito, ha avuto l'effetto, come suol dirsi, di "danneggiare l'economia". Per esempio, il budget del Pentagono ha iniziato a ridursi nel 1986, e nel 1987 gli stipendi dei lavoratori qualificati, in altre parole di chi aveva una laurea, hanno preso a calare. Prima di allora erano stati ridotti gli stipendi dei lavoratori non qualificati, ma quelli dei laureati iniziarono a scendere un anno dopo che il budget del Pentagono aveva cominciato a calare leggermente.

La ragione è che i laureati sono ingegneri, lavoratori specializzati, manager e così via, cioè persone il cui posto di lavoro dipende strettamente dall'intero sistema del Pentagono: perciò una sia pur leggera flessione delle spese militari ebbe immediati riflessi sul livello reale degli stipendi di quel settore della popolazione.

 In realtà, se ricordiamo le discussioni sorte alla fine degli anni quaranta, quando si iniziò a costruire il sistema del Pentagono, scopriremo che erano molto rivelatrici. Quell'intero sviluppo va considerato sullo sfondo di ciò che era appena successo. Negli anni trenta c'era stata in tutto il mondo una mostruosa depressione e, a quel punto, tutti capirono che il capitalismo era morto. Voglio dire che qualunque residua fiducia la gente avesse nei suoi confronti - e già prima non era molta - a quel punto era sparita, perché l'intero sistema capitalistico era appena collassato: non c'era alcun modo di salvarlo così com'era. Bene, ogni paese ricco escogitò più o meno lo stesso sistema per venirne fuori. Lo fecero indipendentemente l'uno dall'altro, ma fecero ricorso più o meno allo stesso metodo: la spesa statale, qualche tipo di spesa pubblica, quello che viene chiamato "stimolo keynesiano". Fu questo a far uscire, alla fine, i paesi dalla depressione. Nei paesi fascisti funzionò benissimo: ne uscirono molto velocemente. In realtà tutti i paesi diventarono un po' fascisti; per "fascismo" non intendo le camere a gas: mi riferisco a una particolare forma di assetto economico che vede lo stato coordinare i sindacati e le aziende, assegnando un ruolo importante alle grandi imprese. Il fatto che quasi tutti fossero fascisti fu già allora sostenuto dalla corrente principale degli economisti di scuola vebleniana [dal nome dell'economista americano Thorstein Veblen]. Oggi - dicevano - tutti sono fascisti; l'unica variante è la forma di fascismo che scelgono, e le forme dipendono dai modelli culturali del paese.

Bene, negli Stati Uniti il fascismo prese dapprima la forma del New Deal [i programmi legislativi varati negli anni trenta per combattere la depressione]. Ma il New Deal era troppo limitato e non sortì in realtà un grande effetto: nel 1939 la depressione restava ancora più o meno ai livelli del 1932. Scoppiò allora la Seconda guerra mondiale e, a quel punto, diventammo veramente fascisti: avevamo una società sostanzialmente totalitaria, con un'economia dirigistica, controllo dei prezzi e dei salari, assegnazione delle materie prime, tutto diretto da Washington. Le persone che gestivano tutto questo erano per lo più dirigenti d'azienda, convocati nella capitale per guidare l'economia durante lo sforzo bellico. E loro ebbero l'idea giusta: funzionava. Così, durante la guerra, l'economia statunitense prosperò, la produzione industriale giunse quasi a quadruplicarsi e uscimmo finalmente dalla depressione.

Poi la guerra finì: che cosa sarebbe successo? Bene, tutti pensavano che saremmo ripiombati nella depressione, perché non c'era stato alcun cambiamento sostanziale; l'unico cambiamento era stato il lungo periodo di stimolo dell'economia da parte del governo durante la guerra. Perciò la domanda era: e adesso che succede? Be', ci fu effettivamente un'impennata della domanda dei consumatori: moltissimi si erano arricchiti e volevano comprare frigoriferi e altre merci. Intorno al 1947-48, però, la domanda iniziò a calare e sembrò che fossimo sul punto di ripiombare nella recessione. Se leggiamo quanto scrivevano allora economisti come Paul Samuelson e altri sulla stampa economico-finanziaria, vediamo che in quel momento sostenevano che l'industria avanzata, l'industria ad alta tecnologia, «non può sopravvivere in un'economia della libera impresa competitiva e non sovvenzionata», inevitabilmente.

Essi immaginavano che fossimo destinati a tornare nella depressione, ma ormai conoscevano la risposta: gli incentivi statali. E all'epoca avevano perfino una teoria a sostegno di quella tesi, elaborata da Keynes: prima di allora avevano solo seguito il loro istinto. Perciò c'era allora negli Stati Uniti un consenso generalizzato tra le aziende e i grandi strateghi sul fatto che il governo doveva incanalare una grande quantità di fondi pubblici nell'economia; ci si chiedeva solo come farlo. Successe allora un fatto interessante... non fu un vero e proprio dibattito, perché l'accordo era già raggiunto prima ancora di iniziare, ma almeno fu posta la domanda: il governo deve preferire le spese militari o quelle sociali? Bene, si chiarì immediatamente che le spese del governo dovevano indirizzarsi al settore militare. Le ragioni non riguardavano l'efficienza economica: nulla del genere. Si trattava di pure e semplici ragioni di potere, come quelle che ho ricordato: le spese militari non ridistribuiscono il benessere, non promuovono la democrazia, non creano un elettorato popolare né incoraggiano la gente a inserirsi nei processi decisionali.

Sono un regalo ai dirigenti d'azienda, punto e basta. Sono una rete di protezione per le decisioni manageriali: «Qualunque cosa tu faccia, qui c'è un cuscino per te». Non deve trattarsi necessariamente di un'alta percentuale del ricavo totale, potrebbero essere pochi punti percentuali, ma è una protezione molto importante.

 L'opinione pubblica non deve venirlo a sapere. Il primo segretario dell'Aeronautica, Stuart Symington, lo spiegò molto chiaramente già nel 1948, quando disse: «Non dobbiamo usare la parola "sovvenzioni": la parola da usare è "sicurezza"».

 In altre parole, se volete assicurarvi che il governo finanzi l'industria elettronica, quella aeronautica, i computer, la metallurgia, la produzione di macchine utensili, la chimica e tutto il resto, e non volete che i cittadini tentino di dire la loro in tutto ciò, dovete addurre il pretesto di continue minacce alla sicurezza: minacce che possono essere costituite dalla Russia, dalla Libia, da Grenada, da Cuba o da qualunque altro paese. Il sistema del Pentagono serve soprattutto a questo: è un sistema che assicura una particolare forma di dominio e di controllo. Ha funzionato ai fini per i quali era stato progettato: non per offrire alla gente una vita migliore, ma per "garantire un'economia in salute" nel senso comune dell'espressione, cioè per assicurare profitti alle imprese. Ed è proprio quello che fa, con grande efficacia. Perciò, vedete, gli Stati Uniti si giocano molto nella corsa agli armamenti: serve al controllo interno, al controllo dell'impero, a tenere in funzione l'economia. Sarà molto difficile riuscire a superare questo ostacolo; penso che sia una delle cose più difficili da cambiare per un movimento popolare, perché cambiando l'impegno del sistema del Pentagono si influenzerà l'intera economia e il suo modo di funzionare. È molto più difficile, per esempio, che non ritirarsi dal Vietnam. Quello era un problema marginale per il sistema di potere. Questo è un problema centrale. In effetti ho sostenuto per anni, con i miei amici fautori della necessità di "convertire" l'economia dalla produzione militare alle spese sociali, che dicevano cose prive di senso. Mi spiego. Non c'è bisogno di dire al mondo degli affari: «Con i soldi che spendiamo per tutti questi aviogetti potremmo costruire tutte queste scuole; non è mostruoso costruire gli aerei?». Non dovete convincere di questo il capo della General Motors: lo sapeva quarant'anni prima che qualcuno cominciasse a parlare di "conversione", e proprio per questo ha voluto gli aeroplani. Non ha senso spiegare a chi ha il potere che la "conversione" sarebbe meglio per il mondo. Certo che sarebbe meglio. Ma a loro cosa importa? Lo sapevano già molto tempo fa, e proprio per questo hanno imboccato la direzione opposta. Vedete, questo sistema è stato progettato, dopo lunghe riflessioni di persone consapevoli e intelligenti, per il particolare scopo al quale serve. Perciò qualunque tipo di "conversione" dovrà necessariamente far parte di una ristrutturazione completa della società, tesa a scalzare il controllo centralizzato. Voglio dire che avrete bisogno di un'alternativa; non basta limitarsi a tagliare il budget del Pentagono, perché così si otterrebbe solo il collasso dell'economia che dal Pentagono dipende. Deve accadere qualcos'altro se non si vuole tornare all'età della pietra. Si dovrà perciò creare in primo luogo una cultura e una struttura istituzionale in cui i fondi pubblici possano essere usati per soddisfare i bisogni sociali, le esigenze umane. Secondo me è questo l'errore compiuto da molti fautori della "conversione": si limitano a constatare un fatto ovvio, ma non pongono sufficiente attenzione alla creazione delle basi per un'alternativa.

- Noam Chomsky -

da: Capire il potere - pagg 115-118





Disinformati da una informazione che da cane da guardia del potere si è trasformata in cane da guardia al servizio del potere, alienati dalla frammentazione del tessuto sociale e commerciale, isolati nell'economia del lavoro e nella stessa vita privata: la creatura sociale che ha preso il posto di quei lavoratori che tanto hanno spaventato la classe dirigente nel Novecento è affranta, alienata, depressa e sempre più ignorante. È diventato un popolino che non sa più chi votare, schiavo dell'intrattenimento, marginalizzato nella vita politica.

- Noam Chomsky -


Buona giornata a tutti :-)








sabato 26 novembre 2022

Il controllo dei media - Noam Chomsky

 Il ruolo dei mezzi di comunicazione nella politica contemporanea ci costringe a chiederci in che tipo di mondo e in che genere di società vogliamo vivere e in particolare cosa intendiamo per società democratica. 
Comincerò con il contrapporre due diverse concezioni di democrazia. 
Una definisce democratica la società in cui il popolo ha i mezzi per partecipare in modo significativo alla gestione dei propri interessi e in cui i media sono accessibili e liberi. 
Una definizione di questo tipo si trova anche sul dizionario.
La concezione alternativa è quella che prevede una società in cui al popolo è proibito gestire i propri interessi e i mezzi di comunicazione sono strettamente e rigidamente controllati. 
Questa può apparire una forma di democrazia improbabile, ma è importante comprendere che si tratta della concezione prevalente. E lo è da lungo tempo, non solo nella prassi, ma anche nella teoria. Una lunga storia, risalente alle prime rivoluzioni democratiche moderne nell'Inghilterra del XVII secolo, riflette questa ideologia.
Nelle pagine che seguono mi occuperò del periodo contemporaneo, soffermandomi in particolare sullo sviluppo della seconda concezione di democrazia, e su come e perché il problema dei media e della disinformazione si inserisce in questo contesto.

- Noam Chomsky - 
da "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea

A domanda, L'EMA risponde che i dati sui vaccini sono segreto militare
fonte: https://www.vietatoparlare.it/a-domanda-lema-risponde-che-i-dati-sui-vaccini-sono-segreto-militare/

La nascita della propaganda

Cominciamo con la prima operazione propagandistica di un governo moderno. Accadde durante l'amministrazione di Woodrow Wilson, che fu eletto presidente nel 1916 con un programma intitolato "Pace senza vittoria". La Prima guerra mondiale infuriava, e la popolazione americana era decisamente pacifista: riteneva che non ci fosse alcun motivo per farsi coinvolgere in un conflitto europeo. L'amministrazione Wilson invece era favorevole alla guerra, perciò doveva trovare un modo per ottenere il consenso popolare al proprio interventismo. Fu dunque istituita una commissione governativa per la propaganda, la Commissione Creel, che nel giro di sei mesi riuscì a trasformare una popolazione pacifista in un popolo fanatico e guerrafondaio, deciso a distruggere tutto quanto appartenesse alla Germania, a trucidare i tedeschi, a entrare in guerra e a salvare il mondo. Fu un grande risultato, il primo di una lunga serie. Già a quell'epoca e nel dopoguerra vennero utilizzate le stesse tecniche per scatenare un incontrollato red scare ("terrore rosso"), come fu chiamato, che riuscì a distruggere i sindacati e a cancellare pericolose abitudini come la libertà di stampa e la libertà di pensiero politico. L'appoggio dei media e del mondo degli affari, che di fatto organizzò e portò avanti gran parte dell'operazione, fu determinante, e il risultato fu un grande successo.
Fra quelli che parteciparono attivamente e con entusiasmo alla propaganda voluta da Wilson c'erano gli intellettuali progressisti, persone del circolo di John Dewey, i quali, come testimoniano i loro stessi scritti dell'epoca, erano molto orgogliosi di poter dimostrare che "i più intelligenti membri della comunità", cioè loro stessi, erano capaci di indurre alla guerra una popolazione riluttante, terrorizzandola e suscitando un fanatismo oltranzista. Il dispiegamento di mezzi fu ingente; per esempio, furono divulgate terribili storie sulle atrocità commesse dai tedeschi, cronache di bambini belgi con le braccia strappate e altri orrori di ogni sorta, che si trovano ancora nei libri di storia. Molte di quelle invenzioni erano frutto del ministero della Propaganda britannico, il cui impegno a quel tempo era finalizzato, come venne precisato nelle deliberazioni segrete, a "indirizzare il pensiero della maggioranza del mondo". Ma soprattutto miravano a controllare il pensiero dei membri più intelligenti della comunità statunitense, che avrebbero poi diffuso la propaganda da loro escogitata e convertito un paese pacifista all'isteria di guerra. Funzionò. Funzionò tutto perfettamente, e fu una lezione: la propaganda di stato, quando è appoggiata dalle classi colte e non lascia spazio al dissenso, può avere un effetto dirompente. Una lezione che Hitler e molti altri appresero a fondo e di cui si tiene conto ancora oggi.

- Noam Chomsky - 
capitolo 3 del libro intitolato "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea




“È facile dire che quello che occorre è la Democrazia, ma è meno facile affrontare il fatto indiscutibile che la Democrazia è limitata allorché le risorse e i mezzi di comunicazione sono concentrati in poche mani.”  

- Noam Chomsky  -


Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 26 luglio 2021

Le 10 regole per il controllo sociale - Noam Chomsky

L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori.” 
(vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

- Noam Chomsky -


I sistemi democratici procedono diversamente, perché devono controllare non solo ciò che il popolo fa, ma anche quello che pensa. 
Lo Stato non è in grado di garantire l'obbedienza con la forza e il pensiero può portare all'azione, perciò la minaccia all'ordine deve essere sradicata alla fonte. È quindi necessario creare una cornice che delimiti un pensiero accettabile, racchiuso entro i principi della religione di Stato.

- Noam Chomsky -
da: Linguaggio e Libertà





Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino ad allora erano state comunicate, ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate - virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. - tutto divenne commercio. 
È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale o fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere prezzata al suo giusto valore.

- Karl Marx -
Da: “Miseria della filosofia”


Per ribellarsi occorrono sogni che bruciano anche da svegli, occorre il dolore dell’ingiustizia, la febbre che toglie all’uomo la malattia della paura, dell’avidità, del servilismo. 
Per ribellarsi bisogna saper guardare oltre i muri, oltre il mare, oltre le misure del mondo. La miseria dell’uomo incendia la terra ovunque, ma è un fuoco sterile, che cancella e impoverisce. 
È un fuoco che odia ciò che lo genera, è cenere senza storia. Saper bruciare solo ciò da cui poi nascerà erba nuova, ecco la vera ribellione.

- Stefano Benni -



Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 6 ottobre 2016

Il controllo dei media - Noam Chomsky -

Il ruolo dei mezzi di comunicazione nella politica contemporanea ci costringe a chiederci in che tipo di mondo e in che genere di società vogliamo vivere e in particolare cosa intendiamo per società democratica. 
Comincerò con il contrapporre due diverse concezioni di democrazia. 
Una definisce democratica la società in cui il popolo ha i mezzi per partecipare in modo significativo alla gestione dei propri interessi e in cui i media sono accessibili e liberi. 
Una definizione di questo tipo si trova anche sul dizionario.
La concezione alternativa è quella che prevede una società in cui al popolo è proibito gestire i propri interessi e i mezzi di comunicazione sono strettamente e rigidamente controllati. 
Questa può apparire una forma di democrazia improbabile, ma è importante comprendere che si tratta della concezione prevalente. E lo è da lungo tempo, non solo nella prassi, ma anche nella teoria. Una lunga storia, risalente alle prime rivoluzioni democratiche moderne nell'Inghilterra del XVII secolo, riflette questa ideologia.
Nelle pagine che seguono mi occuperò del periodo contemporaneo, soffermandomi in particolare sullo sviluppo della seconda concezione di democrazia, e su come e perché il problema dei media e della disinformazione si inserisce in questo contesto.


- Noam Chomsky - 
da "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea

La nascita della propaganda

Cominciamo con la prima operazione propagandistica di un governo moderno. Accadde durante l'amministrazione di Woodrow Wilson, che fu eletto presidente nel 1916 con un programma intitolato "Pace senza vittoria". La Prima guerra mondiale infuriava, e la popolazione americana era decisamente pacifista: riteneva che non ci fosse alcun motivo per farsi coinvolgere in un conflitto europeo. L'amministrazione Wilson invece era favorevole alla guerra, perciò doveva trovare un modo per ottenere il consenso popolare al proprio interventismo. Fu dunque istituita una commissione governativa per la propaganda, la Commissione Creel, che nel giro di sei mesi riuscì a trasformare una popolazione pacifista in un popolo fanatico e guerrafondaio, deciso a distruggere tutto quanto appartenesse alla Germania, a trucidare i tedeschi, a entrare in guerra e a salvare il mondo. Fu un grande risultato, il primo di una lunga serie. Già a quell'epoca e nel dopoguerra vennero utilizzate le stesse tecniche per scatenare un incontrollato red scare ("terrore rosso"), come fu chiamato, che riuscì a distruggere i sindacati e a cancellare pericolose abitudini come la libertà di stampa e la libertà di pensiero politico. L'appoggio dei media e del mondo degli affari, che di fatto organizzò e portò avanti gran parte dell'operazione, fu determinante, e il risultato fu un grande successo.
Fra quelli che parteciparono attivamente e con entusiasmo alla propaganda voluta da Wilson c'erano gli intellettuali progressisti, persone del circolo di John Dewey, i quali, come testimoniano i loro stessi scritti dell'epoca, erano molto orgogliosi di poter dimostrare che "i più intelligenti membri della comunità", cioè loro stessi, erano capaci di indurre alla guerra una popolazione riluttante, terrorizzandola e suscitando un fanatismo oltranzista. Il dispiegamento di mezzi fu ingente; per esempio, furono divulgate terribili storie sulle atrocità commesse dai tedeschi, cronache di bambini belgi con le braccia strappate e altri orrori di ogni sorta, che si trovano ancora nei libri di storia. Molte di quelle invenzioni erano frutto del ministero della Propaganda britannico, il cui impegno a quel tempo era finalizzato, come venne precisato nelle deliberazioni segrete, a "indirizzare il pensiero della maggioranza del mondo". Ma soprattutto miravano a controllare il pensiero dei membri più intelligenti della comunità statunitense, che avrebbero poi diffuso la propaganda da loro escogitata e convertito un paese pacifista all'isteria di guerra. Funzionò. Funzionò tutto perfettamente, e fu una lezione: la propaganda di stato, quando è appoggiata dalle classi colte e non lascia spazio al dissenso, può avere un effetto dirompente. Una lezione che Hitler e molti altri appresero a fondo e di cui si tiene conto ancora oggi.

- Noam Chomsky - 
capitolo 3 del libro intitolato "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea


“È facile dire che quello che occorre è la Democrazia, ma è meno facile affrontare il fatto indiscutibile che la Democrazia è limitata allorché le risorse e i mezzi di comunicazione sono concentrati in poche mani.”  

- Noam Chomsky  -



Buona giornata a tutti. :-)


domenica 5 giugno 2016

Il potere dei Media - Noam Chomsky -

Prima parlavo dello scopo dei media e delle élite opportunamente indottrinate. Ma che dire della maggioranza ignorante e intrigante? 
Essa deve in qualche modo essere distratta. 
Le si possono propinare semplificazioni e illusioni emotivamente potenti, cosicché sia capace di scimmiottare la linea di partito. 
La linea principale è comunque quella di tenerla fuori. 
Le si lasci fare cose prive di importanza, la si lasci urlare per una squadra di calcio o divertirsi con una soap opera. 
Ciò che si deve fare è creare un sistema adatto nel quale ciascun individuo rimanga incollato al tubo catodico. 
E' un noto principio delle culture totalitarie quello di voler isolare gli individui: se ne discute dal secolo XVIII. 
Per la cultura totalitaria è estremamente importante separare tra loro le persone.
Quando la maggioranza "ignorante e deficiente" sta insieme può capitare che si faccia venire strane idee.
Se invece si tengono gli individui isolati, non è interessante se pensano e quello che pensano. Dunque bisogna tenere la gente isolata, e nella nostra società ciò significa incollarla alla televisione. 

Una strategia perfetta. Sei completamente passivo e presti attenzione a cose completamente insignificanti, che non hanno alcuna incidenza.
Sei obbediente. Sei un consumatore. 
Compri spazzatura della quale non hai alcun bisogno. Compri un paio di scarpe da tennis da 200 dollari, perché le usa Magic Johnson. E non rompi le scatole a nessuno.
Se vuoi uccidere quel bambino che sta vicino a casa tua, fallo pure, questo non ci preoccupa. 

Ma non cercare di depredare i ricchi. Uccidetevi fra voi, nel vostro ghetto. Questo è il trucco. 
Questo è ciò che i media hanno il compito di fare. Se si esaminano i programmi trasmessi dalla televisione si vedrà che non ha molto senso interrogarsi sulla loro veridicità. E infatti nessuno si interroga su questo. L'industria delle pubbliche relazioni non spende miliardi di dollari all'anno per gioco. L'industria delle pubbliche relazioni è un invenzione americana che è stata creata all'inizio di questo secolo con lo scopo, dicono gli esperti, "di controllare la mente della gente, che altrimenti rappresenterebbe il pericolo più forte nel quale potrebbero incorrere le grandi multinazionali".
Questi sono i metodi per attuare questo genere di controllo.


Tratto da: Noam Chomsky "Il potere dei media" - Vallecchi


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I "metodi scientifici di gestione" furono messi a punto - sempre in quegli anni (1930) - anche per interrompere gli scioperi. Si comprese che i media dovevano essere saturati con una serie di convinzioni appropriate: questo sistema fu applicato a Johnstown, in Pennsylvania, durante lo sciopero dei metalmeccanici del 1936-37. L'operazione riuscì. Da allora questo metodo prese il nome di "formula di Mohawk Valley" (dove si trovava Johnstown). L'idea fu quella di inserirsi nei gruppi di scioperanti, di saturarli di propaganda attraverso i media - e le chiese - in modo tale che alla fine ognuno di loro avesse chiara in mente l'esistenza di due gruppi contrapposti: noi e loro. "Noi" erano i lavoratori che continuavano a lavorare e le loro mogli che si curavano della casa. Le schiave che per venti ore al giorno aiutavano i lavoratori. Gli "altri" erano i cani sciolti, i diversi, gli anarchici, gli elementi di disturbo, i leader sindacali, coloro cioè che cercavano di rompere l'armonia e la pace della comunità. Dobbiamo proteggerci, dicevano i "Noi", dobbiamo proteggerci dagli estremisti che cercano di disturbare la nostra armonia. Questa strategia ebbe grande successo. E questa è l'immagine dello sciopero che ancora viene propagandata e che la maggioranza condivide: rottura dell'armonia. Si guardino le immagini che delle lotte dei lavoratori danno i media, le soap opera, i film.

Tratto da: Noam Chomsky "Il potere dei media" - Vallecchi 





















Una cosa non è importante perché l’ho detta io. 
E' importante se è importante per sé. Cioè, se è vera merita di essere detta. 
Non merita di essere detta perché l’ha detta il prof X. Se l’ha detta Hegel, tanti saluti ad Hegel. 
Tanti uomini, è stato detto, si sono inchinati davanti a Hegel, è vero; ma tanti si sono pure inchinati davanti a Hitler, e allora? 
Che significa: “L’ha detta Hegel”? L’ha detta Hegel che aveva due gambe, due braccia, due occhi come me, e poteva anche dire delle corbellerie come le posso dire io. 
Dunque il primato della verità: lasciarsi guidare dalla verità, non pretendere di giudicare la verità.

- Giovanni Turco - 
Docente di filosofia politica presso l’Università di Udine
“I fondamenti dottrinali e spirituali dell’apostolato della carità intellettuale" 




Disinformati da una informazione che da cane da guardia del potere si è trasformata in cane da guardia al servizio del potere, alienati dalla frammentazione del tessuto sociale e commerciale, isolati nell'economia del lavoro e nella stessa vita privata: la creatura sociale che ha preso il posto di quei lavoratori che tanto hanno spaventato la classe dirigente nel Novecento è franta, alienata, depressa e sempre più ignorante. È diventato un popolino che non sa più chi votare, schiavo dell'intrattenimento, marginalizzato nella vita politica.

- Noam Chomsky -


Buona giornata a tutti. :-)









lunedì 5 ottobre 2015

Il principio della rana bollita - Noam Chomsky

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. 
Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. 

Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. 

La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. 
Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Questa esperienza mostra che – quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta – sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.
Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. 
Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e – oggi – ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. 
In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute.
I foschi presagi annunciati per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare le condizioni di vita decadenti, perfino drammatiche.
Il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere, a pensare con la loro testa.
Allora se non siete come la rana, già mezzo bolliti, date il colpo di zampa salutare, prima che sia troppo tardi!

- Noam Chomsky -



Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. 
Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. 
Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. 
E questo lo considera libertà.

- Oswald Spengler -
Da “Il tramonto dell’Occidente”



Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.

- Albus Silente -



Mark, lo psichiatra. Prot, forse alieno (o forse psicotico)

Mark: Allora, che mi dice dell'ordinamento sociale, del governo?
Prot: No, non ce n'è nessun bisogno.
Mark: Quindi non avete leggi?
Prot: Niente leggi. Niente avvocati.
Mark: Come distinguete il bene dal male?
Prot: Ogni creatura dell'universo distingue il bene dal male.
Mark: Ma se per caso... Ammettiamo che qualcuno facesse qualcosa di sbagliato, commettesse un omicidio o uno stupro, come verrebbe punito?
Prot: Le voglio dire una cosa, Mark. Voi umani, la maggior parte di voi, approva questa politica dell'occhio per occhio, vita per la vita, che è conosciuta in tutto l'universo per la sua stupidità. Anche i vostri Buddha e Cristo avevano una visione diversa, ma nessuno ha prestato loro molta attenzione, neppure i buddhisti e i cristiani. Voi umani... Talvolta è difficile capire come abbiate potuto sopravvivere.

dal film K-Pax con Kevin Spacey e Jeff Bridges




Buona giornata a tutti. :-)