- Arthur Schopenhauer -
lunedì 5 maggio 2025
Elogio della lettura e della finzione - Mario Vargas Llosa
- Arthur Schopenhauer -
venerdì 29 aprile 2022
La Torre pendente - Gianni Rodari
– Cittadini! Pisani! Amici miei!
I Pisani guardarono per aria e si
rallegrarono:
– Oh, la Torre s’è messa a parlare e a
fare i discorsi.
Poi videro il professore, e lo udirono
continuare:
– Sapete perchè la vostra torre pende?
Ve lo dirò io. Non date retta a quelli che vi parlano di cedimenti del
sottosuolo, e così via. C’è, è vero, nelle fondamenta un piccolo errore, ma è
di tutt’altro genere. Gli architetti di una volta non erano assai forti in
ortografia. Così è successo loro di costruire una torre che stava in
“ecuilibrio”, anziché in “equilibrio”. Mi spiego? In “ecuilibrio” sulla “c” non
ci starebbe nemmeno uno stecchino: figuriamoci un campanile. Ecco dunque pronta
la soluzione. Iniettiamo nelle fondamenta una piccola dose di “q”, e la torre
si raddrizzerà in un attimo.
– Mai sia! – gridarono ad una voce i
Pisani. – Torri diritte ce ne sono in ogni angolo del mondo. Quella pendente ce
l’abbiamo solo noi, e dovremmo raddrizzarla? Arrestate quel pazzo. Accompagnatelo
alla stazione e mettetelo sul primo treno.
Il professor Grammaticus fu preso per
le braccia da due guardie, accompagnato alla stazione e messo sul primo treno:
un omnibus per Grosseto che si fermava ad ogni passo e impiegò mezza giornata a
fare cento chilometri. Così il professore ebbe modo di meditare
sull’ingratitudine umana. Egli si sentiva abbattuto come Don Chisciotte dopo la
battaglia con i mulini a vento. Ma non si scoraggiò. A Grosseto studiò le
coincidenze e tornò a Pisa di nascosto, deciso a fare la sua iniezione di “q”
alla Torre Pendente a dispetto dei Pisani.
Per caso, quella sera, c’era la luna.
(Anzi, non per caso: c’era perché ci doveva essere). Al chiaro di luna la torre
era così bella, pendeva con tanta grazia, che il professore rimase lì estatico
a rimirarla e intanto pensava:
– Ah, come sono belle, certe volte, le
cose sbagliate!
brano tratto da “Il libro degli errori”, 1964
La progressiva sparizione dei
tempi...porta ad un pensiero nel presente, limitato all'istante, incapace di proiezione
nel tempo. La generalizzazione dell'approccio familiare, la scomparsa delle
maiuscole e della punteggiatura sono tutti colpi mortali alla sottigliezza
dell'espressione.
La storia è ricca di esempi e di molti
scritti, da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451, che hanno
raccontato come le dittature, di ogni schieramento, hanno impedito il pensiero
riducendo e distorcendo il numero ed il significato delle parole. Non vi è
pensiero critico senza pensiero. E non vi è pensiero senza parole.”
da: Baisse du QI, appauvrissement du langage et ruine de la pensée , Agefi, 2019
lunedì 10 maggio 2021
10 maggio 1933 Quando il nazismo bruciò la cultura europea
Quella sera, a Berlino, nella piazza del Teatro dell'Opera, l’Opernplatz, i nazisti organizzarono un gigantesco rogo nel quale bruciarono oltre 25.000 libri.
Una lugubre processione, una celebrazione del più becero oscurantismo.
Vogliamo educare i giovani ad avere il coraggio di guardare direttamente gli occhi impietosi della vita.
Questa è la missione del giovane e pertanto fate bene, in quest’ora solenne, a gettare nelle fiamme la spazzatura intellettuale del passato”.
Masse che saranno poi complici di un ancor più grande disegno di distruzione e di morte.
Al rogo di libri e di opere d’arte a Firenze, il 7 febbraio 1497, nel corso del cosiddetto "Falò delle vanità", promosso da Girolamo Savonarola.
Sino al 1976, quando Luciano Benjamín Menéndez, generale dell'Esercito argentino, ordinò un rogo collettivo di libri, tra i quali si trovavano opere di Marcel Proust, Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Pablo Neruda, Mario Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Eduardo Galeano e molti altri.
Bruciano i libri con le poesie di Bertolt Brecht, ma soprattutto bruciano i versi, le magnifiche parole:
Non lasciatevi sedurre, non esiste alcun ritorno.
Il giorno è alle porte, c’è già il vento della notte.
Non verrà un altro domani.
Non lasciatevi convincere che la vita è poco…
Racconto questa storia per ricordare. Per non dimenticare”.
Anch’io non voglio dimenticare e invito tutti voi a fare altrettanto.
Il 10 maggio 1933, nella Bebelplatz di Berlino, furono bruciati 25.000 libri.
mercoledì 5 agosto 2020
Mai dire mai
- Sconfitto per la Camera dei deputati nel 1832.
- Eletto all’assemblea nel 1834.
- Morta la fidanzata nel 1835.
- Esaurimento nervoso nel 1836.
- Sconfitto come membro dell’assemblea elettorale nel 1840.
- Sconfitto per il Senato nel 1855.
- Sconfitto come vicepresidente nel 1856.
- Sconfitto per il Senato nel 1858.
- Eletto presidente degli Stati Uniti nel 1860.
martedì 22 agosto 2017
Multiculturalità? -Card. Joseph Ratzinger
Ma la multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento a partire dai valori propri.
Essa sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro.
Di essa fa parte l'andare incontro con rispetto agli elementi sacri dell'altro, ma questo lo possiamo fare solamente se il sacro, Dio, non è estraneo a noi stessi.
Certo, noi possiamo e dobbiamo imparare da ciò che è sacro per gli altri, ma proprio davanti agli altri e per gli altri è nostro dovere nutrire in noi stessi il rispetto davanti a ciò che è sacro e mostrare il volto di Dio che ci è apparso - del Dio che ha compassione dei poveri e dei deboli, delle vedove e degli orfani, dello straniero; del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato un uomo, un uomo sofferente, che soffrendo insieme a noi dà al dolore dignità e speranza.
Se non facciamo questo, non solo rinneghiamo l'identità dell'Europa, bensì veniamo meno anche ad un servizio agli altri che essi hanno diritto di avere. Per le culture del mondo la profanità assoluta che si è andata formando in Occidente è qualcosa di profondamente estraneo.
- Card. Joseph Ratzinger -
Gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene.
Questo è il caso del profeta Amos. Pertanto, sia che venga accettato sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che si uomini vogliono sentirsi dire.
E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti. Il suo criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano.
Papa Benedetto XVI - 15 luglio 2012
1882-1937
1853-1900
giovedì 7 luglio 2016
da: "Non so niente di te" - Paola Mastrocola
E' Dio? Legge nella sfera di cristallo? No, è solo un genitore. E allora dovrebbe starsene a guardare e basta, in silenzio e con grande calma. Un po’ come si sta davanti al mare a guardare il mare. Cosa si fa davanti al mare? Si guarda il mare. Basta. Si accompagnano le onde con lo sguardo. Questo. Una per una. Come faceva il mio amico Malmecca con le foglie: le accompagnava, le prendeva in braccio un attimo prima che cadessero. Le… accompagnava. Hai presente? Le onde che si frangono, le foglie che cadono, la canna da pesca che si piega quando il pesce abbocca… Così. Accompagnare. Anche i figli bisogna accompagnarli. Stare a guardarli, come le onde. […]
Un figlio che non continua il padre spezza una linea. La rompe. È un elemento di rottura, un figlio così, si può dire? L’ho pensato spesso. Ma adesso non lo penso più. […]
Dovreste essere curiosi, voi genitori. Molto curiosi dei figli. Dovreste morire dalla curiosità di vedere dove diavolo andrà a finire, quella linea spezzata che è partita da voi, e che si spezzerà ancora decine di volte nei secoli, con i figli dei vostri figli e i figli dei loro figli. Decine di volte! Invece, siete sempre così scontenti… Così incontentabili. Siete così privi di curiosità, voi genitori… Sembra che conosciate già tutto, che sappiate al millesimo che fine farà ogni cosa, ogni figlio… Non vi lasciate sorprendere. Non prevedete neanche la possibilità di una sorpresa. Peccato. Vi private di una grande felicità… “.
- Paola Mastrocola -
da: "Non so niente di te"
Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all'uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori.
giovedì 2 giugno 2016
da: "L'ombra del vento" - Carlos Ruiz Zafón
Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti.
Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti.
Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore.
L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.
da: "L'ombra del vento", ed. Oscar Mondadori
Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file.
Vagai lungo gallerie e ballatoi a spirale riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro.
Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità.
da: "L'ombra del vento", ed. Oscar Mondadori
Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche.
Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.»
Avrei vissuto in una torre di libri.
Avrei letto tutto il giorno mangiando pesche.
E se qualche giovane cavaliere con l’armatura avesse osato passare sul suo bianco destriero e mi avesse implorato di calargli la treccia, lo avrei bersagliato di noccioli di pesca finché non se ne fosse tornato a casa.
- Jacqueline Kelly -
da: L'evoluzione di Calpurnia
sabato 13 febbraio 2016
Quale scuola? - don Franco Locci
un patto tra Scuola e società, in base al quale si volevano le stesse cose e si lavorava nella stessa direzione.