Fu nel mese di giugno che lo vidi per la prima volta.
Camminava nel campo di grano quando passai con le ancelle, ed era solo.
Il ritmo del suo passo era diverso da quello di
ogni altro uomo, e non somigliava, il suo incedere, a nulla che avessi mai
visto.
Non è in quel modo che gli uomini misurano con i
passi la terra. E ancora oggi non saprei dire se avanzasse rapido o lento.
Le ancelle lo additarono e presero a bisbigliare
timidamente tra loro.
Fermai un istante i miei passi, e sollevai la mano
in segno di saluto. Ma lui non si voltò, lui non mi rivolse lo sguardo. Lo
odiai. Respinta in me stessa, così mi sentii, e fredda come se intorno a me
infuriasse una tempesta di neve. Ero scossa da brividi.
Quella notte lo vidi in sogno; mi dissero, dopo,
che gridavo nel sonno e mi agitavo senza pace nel letto.
Era il mese d’agosto quando lo rividi. Stava seduto
all’ombra del cipresso, là nel giardino. Immobile quasi fosse scolpito nella
pietra, come le statue di Antiochia e delle altre città del Settentrione.
Il mio schiavo, l’egizio, venne da me e disse:
"Quell’uomo è venuto di nuovo. E’ là, nel tuo giardino".
Guardai, e fremette l’anima mia, perché lui era
bello.
Il suo corpo era saldo e le sue membra sembravano
amarsi.
Indossai allora abiti di Damasco e lasciai la casa
per andare da lui.
Fu la mia solitudine, o la sua fragranza, che mi
vinse?
Fu una fame dei miei occhi anelanti bellezza?
O fu la sua bellezza a
cercare la luce dei miei occhi?
Ancor oggi, non saprei dirlo.
Mossi verso di lui con i miei abiti profumati, e
calzavo sandali dorati, i sandali che m’aveva donato il comandante romano,
questi sandali che vedi.
E quando l’ebbi di fronte gli dissi: "Buongiorno
a te".
E lui disse: "Buongiorno a te, Miriam".
E mi guardò, e i suoi occhi notturni mi videro come
nessun uomo mi aveva mai vista. D’improvviso fui come nuda, e ne ebbi vergogna.
Eppure mi aveva solo detto: "Buongiorno a
te".
Gli dissi allora: "Non vuoi entrare nella mia
casa?".
E disse lui: "Non sono già nella tua
casa?".
Allora non capii cosa intendesse: oggi lo so.
E io dissi: "Non vuoi dividere il pane e il
vino con me?".
E lui disse: "Sì, Miriam, ma non ora".
Non ora, non ora, disse lui. E la voce del mare era
nelle sue parole, e la voce del vento e degli alberi. E quando le pronunciò, la
vita parlò alla morte.
Perché, amico mio, io ero morta, sappilo. Ero una
donna che aveva divorziato dall’anima. Vivevo separata da quest’essere che ora
vedi.
Appartenevo a tutti gli uomini, e a nessuno.
Prostituta, mi chiamavano, e donna
posseduta da sette demoni.
Ero maledetta, ed ero invidiata.
Ma quando i suoi occhi d’aurora guardarono i miei
occhi, tutte le stelle della mia notte si dileguarono, e io divenni Miriam,
solo Miriam, una donna ormai perduta alla terra che aveva conosciuto, e che si
era ritrovata in un mondo diverso.
E ancora e nuovamente gli dissi: "Vieni nella
mia casa e dividi pane e vino con me".
E lui: "Perché mi inviti a essere tuo
ospite?".
E io: "Ti prego vieni nella mia casa".
Tutto
quello che in me era zolla, tutto quello che in me era cielo, lo chiamava a
gran voce.
Lui allora mi guardò, e il meriggio dei suoi occhi
era su di me, e disse: "Tu hai molti amanti, ma io solo ti amo. Gli altri,
quando ti sono vicini, amano se stessi: io amo te in te stessa. Altri uomini
vedono in te una bellezza che appassirà prima ancora dei loro anni.
Ma io vedo in te una bellezza che non appassirà mai, e nell’autunno dei tuoi
giorni questa bellezza non avrà paura di specchiarsi, e non conoscerà oltraggio. Solo io amo in te l’invisibile".
Poi disse a voce bassa: "Va’ ora. Se questo
cipresso è tuo e non vuoi che sieda alla sua ombra, andrò per la mia
strada".
E io gridai a lui e gli dissi: "Maestro, vieni
nella mia casa. Ho per te incenso da bruciare, e una bacinella d’argento per i
tuoi piedi. Tu sei un estraneo, ma non sei un estraneo. Ti supplico, vieni
nella mia casa".
Allora si alzò e mi guardò proprio come immagino
che le stagioni dall’alto guardino verso il campo: sorrise. E ancora disse:
"Tutti gli uomini ti amano per loro stessi. E’ per te che io ti amo".
Poi se ne andò.
Nessun altro uomo camminò mai come lui camminava.
Era un soffio nato nel mio giardino, che alitava verso oriente? O una tempesta,
che avrebbe squassato sin dalle fondamenta tutte le cose?
Non lo sapevo, allora, ma quel giorno il tramonto
dei suoi occhi uccise in me il drago, e divenni una donna, io divenni Miriam,
Miriam di Mijdel.
- Kahlil Gibran -
da: Maria Maddalena in Gesù, figlio dell’uomo
L'uomo segue quella strada dove il suo
cuore gli dice che troverà la felicità.
- sant'Agostino -
C’è una trasformazione del cosmo e del mondo. Penso ad esempio all’Eucarestia. Noi cattolici diciamo che c’è una transustanziazione, che la materia diventa Cristo. Lutero parla invece di coesistenza: la materia rimane tale e coesiste con Cristo. Noi cattolici crediamo che la grazia è una vera trasformazione dell’uomo e una trasformazione iniziale del mondo e non è... soltanto una copertura aggiunta che non entra realmente nel vivo della realtà umana.
- Papa Benedetto XVI -
“Il limite tra il prima di Cristo e il dopo Cristo non
è un confine tracciato dalla storia o sulla carta geografica, ma è un segno
interiore che attraversa il nostro cuore. Finché viviamo nell’egoismo, siamo
ancora oggi coloro che vivono prima di Cristo. “
- Papa
Benedetto XVI –
venerdì 3 gennaio 2014, festa del Santissimo Nome di Gesù
Buona giornata a tutti. :-)