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sabato 19 dicembre 2015

L'Angelo e la favola -

Degli angeli che calarono a frotte dal più alto dei cieli a cantare il “Gloria” stilla capanna dove nacque Gesù Bambino, uno si perse. 
Era un angelo distratto, sempre assorto nei suoi pensieri. Fu così che, quando scese sulla terra in quella notte fatale, l’angelo favolista vide, poco discosto da Betlemme, un gruppo di ragazzini che, dopo aver anch’essi fatto visita a Gesù, se ne tornavano a casa. 
Quale magnifica occasione. Sceso accanto a loro in veste di pellegrino dalla barba bianca, incominciò uno dei suoi racconti. 
Ed era l’alba quando i bambini furono costretti dalle grida delle mamme a tornare a casa, con la fantasia ed il cuore accesi da decine di meravigliose fiabe che l’anziano pellegrino aveva raccontato loro.
Il sole stava sorgendo e per Gesù iniziava la prima giornata terrestre. 
L’angelo pellegrino era in ritardo, molto in ritardo. E per di più non ricordava più, assolutamente, come si facesse a ridiventare angelo: una formula? Ma quali parole? Un pensiero chiave? Ma quale?
L’unica soluzione era andare da Gesù, chiedergli scusa e raccontargli tutto. Ma Gesù ora non era che un bimbetto in fasce, un bimbo di donna. 
E il Bimbo e la Donna, alle parole del pellegrino, non seppero proprio cosa rispondere: il Bimbo perché sorrideva soltanto e non sapeva ancora parlare; la Donna perché non conosceva che il Mistero che portava stretto al petto.
Fu così che l’angelo—pellegrino cominciò il suo girovagare terreno. 
E tanto gli piacque narrar favole ai bambini di quaggiù che il Signore, quando fu tornato nei Cieli e lo vide attorniato da bambini con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la meraviglia, ce lo lasciò. 
Ancor oggi di tanto in tanto appare. 
E’ talmente invecchiato che la sua veste umana gli si è logorata completamente. 
Ma ben lo conoscono le mamme, quando suggerisce loro le più belle favole; ben lo conoscono i poeti, quando sussurra al loro cuore i versi più ricchi di fantasia e di colore; ed anche qualche prete, quando sente nel cuore un certo pizzicorino che lo spinge a dire — finalmente — cose meravigliose. 
Ma tutti lo conosceremo, se saremo stati buoni, nel momento del nostro volo verso il cielo. 
Quel momento buio sarà illuminato dalla Favola più bella ch’egli solo sa raccontare così bene perché così bene egli solo la conosce. 
Ci ricorderemo d’invocarlo, almeno allora?

(Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi)













Se noi avessimo gli occhi degli Angeli nel guardare nostro Signore Gesù Cristo che è presente sull’altare e che ci guarda, come Lo ameremmo! 

 - San Giovanni Maria Vianney - Curato d’Ars - 


La pesatura delle anime. 
Lunetta della chiesa di San Biagio a Talignano (PR)


"L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo.
La parola più amica dell'istante, perciò, è la parola "Avvento". E il sentimento che domina l'istante e lo fa diventare ricco di pace, carico di vigilanza e produttivo, è proprio l'attesa."

- Don Luigi Giussani - 




L’Avvento, come la Quaresima, è una stagione per la preghiera e per l’emendamento dei nostri cuori. 
Dal momento che arriva in inverno, il fuoco è un segno adatto per aiutarci a celebrare l’Avvento. 
Se Cristo sta per venire più pienamente nelle nostre vite in questo Natale, se Dio sta per incarnarsi realmente per noi, allora il fuoco dovrà essere presente nella nostra preghiera. 
Il nostro culto e la nostra devozione dovranno alimentare quel genere di fuoco nelle nostre anime che può davvero cambiare i nostri cuori. 
La nostra è una grande responsabilità per non sprecare questo tempo di Avvento.

- Edward Hays - 
Sacerdote contemplativo cattolico, Nebraska - U.S.A.




Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 11 dicembre 2015

La stella verde - Don Angelo Saporiti -

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.
Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle. Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente. Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.
Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone.

- Don Angelo Saporiti -
Da: Commento sul Natale



Gesù Bambino nel presepio alla Santa Casa di Loreto


A Luigi Giussani

Come cantare il Natale se non nell’evidenza semplice di quell’avvenimento che ha cambiato la storia?
Il Figlio di Dio si è fatto uomo fra gli uomini 
per donare a ciascuno la felicità senza fine. 
Non luci sfavillanti che affogano 
nella melassa dei buoni sentimenti 
la notizia più rivoluzionaria mai udita, 
ma il miracolo di Dio che sceglie 
la forma più fragile di umanità 
per farsi compagno di strada a ciascuno di noi. 
E noi, moderni pastori 
spesso frastornati da tante parole vane 
ascoltiamo ancora una volta la notizia della salvezza: 
"Ecco, vi annunzio una grande gioia". 
L’unica nella vita capace di asciugare ogni lacrima.
Corrono i pastori,
corrono gli uomini di buona volontà. 
E corre il cuore, 
che trema di letizia nell’abbraccio di quel Bimbo. 
Non più lacrime, 
ma una compagnia quotidiana 
del bene che non finisce. 
Buon Natale. Natale santo.

da: CulturaCattolica




Tempo di Avvento ...
..."L'ardire " di parlare con Dio ... presentare a lui il fardello e la miseria della nostra esistenza è il tratto essenziale dell’essere cristiano ...

...L'Avvento non è un gioco santo della liturgia in cui essa, per così dire, ci fa ripercorrere ancora una volta le vie del passato, ci mostra di nuovo chiaramente la situazione di un tempo affinché noi ora possiamo tanto più gioiosamente e beatamente gustare la salvezza di oggi. Dovremmo piuttosto riconoscere che l'Avvento non è un puro ricordo o una rappresentazione del passato, bensì che il nostro presente e la nostra realtà odierna sono anch'essi "Avvento": la Chiesa non gioca ma ci richiama a ciò che rappresenta la verità anche della nostra esistenza cristiana...
E' perciò un tratto essenziale dell'esistenza cristiana anche l'ardire di parlare con Dio - come ha fatto l'uomo Giobbe - da "dentro" il moto di ribellione e di contestazione del nostro male. E' un fattore essenziale il non ritenere che si possa presentare a Dio solo una metà della nostra esistenza e gli si debba risparmiare l'altra, perché forse con ciò potremmo irritarlo. No: proprio davanti a Lui, noi possiamo e dobbiamo disporre, in tutta sincerità, il fardello e la miseria della nostra esistenza...

Card. Joseph Ratzinger  -
da: "Vom Sinn des Christseins" -



Pintoricchio - Natività



Buona giornata a tutti. :-)

domenica 5 aprile 2015

Il Risorto nella nostra storia - Monaci Benedettini Silvestrini -

Quando senti i terremoti violenti scuotere la terra, quando in preda allo spavento vedi lo tsunami dare morte alle persone inermi e travolgere tutto nella distruzione, quando vedi il fuoco bruciare la tua casa, quando vedi infuriare i venti e scatenarsi la tempesta che schianta la foresta dì a te stesso: "Credo che la terra tornerà nella sua immobilità, le acque si calmeranno, la foresta si rifarà e io ricostruirò la mia casa e soprattutto la vita continuerà a vivere perché Cristo è risorto ed è lui l'autore dell'immortalità, lui l'autore della vita".

Quando vedi con terrore che una fonte di energia inventata dagli uomini, diventa contagio, terrore e morte per gli uomini dì a te stesso: "Da quella fonte Cristo era stato escluso e l'umana intelligenza inventa, ma non salva e talvolta diventa il suo sepolcro".

Quando il peccato ti stringe alla gola e ti senti soffocato e finito, dì a te stesso: "Cristo è risorto dai morti e io risorgerò dal mio peccato, per questo si è immolato sulla croce, per questo io spero il suo perdono".

Quando la vecchiaia o la malattia tenterà di amareggiare la tua esistenza, dì a te stesso: "Cristo è risorto dai morti e ha fatto cieli nuovi e terra nuova. È lui la mia eterna giovinezza, lui può fare nuova la mia anima".

Quando vedrai tuo figlio fuggire da casa in cerca di avventura e ti sentirai sconfitto nel tuo sogno di padre o di madre, dì a te stesso: "Mio figlio non sfuggirà a Dio e tornerà perché Dio lo ama, perché lo attende da sempre nella tua casa per abbracciarlo e fare festa con te e con lui per il suo ritorno".

Quando vedrai spegnersi la carità attorno a te e vedrai gli uomini come impazziti nel loro peccato e ubriacati dai loro tradimenti, dì a te stesso: "Toccheranno il fondo, ma torneranno indietro perché lontano da Dio non si può vivere e la nostalgia del Padre celeste è irrefrenabile per tutti i figli di Dio".

Quando il mondo ti apparirà come sconfitta di Dio e sentirai la nausea del disordine, della violenza, della litigiosità continua, del terrore, della guerra dominare sulle piazze e la terra ti sembrerà il caos, dì a te stesso: "Gesù è morto e risorto proprio per salvare e, se la imploriamo, la sua salvezza è già presente tra di noi".

Quando tuo padre o tua madre, tuo figlio o tua figlia, la tua sposa, il tuo amico più caro, ti saranno dinanzi sul letto di morte e tu li fisserai nell'angoscia mortale del distacco, dì a te stesso e a loro: "Ci rivedremo nel Regno eterno, ora io intraprendo la via del Risorto, coraggio!".

Questo significa credere nella Resurrezione. Questo significa superare la tentazione, assai frequente ai nostri giorni, di fissare lo sguardo sulla superficie torbida degli eventi e magari incolpare il buon Dio dei terremoti, degli tsunami, dei lutti, delle violenze e di tutto il male che ci circonda, ci umilia e ci affligge, ignari e impenitenti dei nostri peccati.

Significa invece accorgersi con motivata preoccupazione che noi uomini abbiamo abbassato con la colpevole dimenticanza dell'Eterno, con le nostre frivole umane stupidità le dighe e le barriere e ci siamo privati delle corazze personali che formano gli argini e le difese dal male, da quel terribile male che si oppone a Dio e a noi e vorrebbe tutto e tutti chiudere per sempre in un sepolcro di morte e di definitiva distruzione, quelli argini e quelle divine difese, che invece ci difendono, ci aprono alla luce del bene, ci rischiarano la notte dei tempi e ci orientano verso la Luce di quel radioso mattino che illumina tutti i nostri giorni e sempre ci indirizza verso la vita vera, verso la definitiva risurrezione.

Ecco il grande, immenso dono del Cristo risorto, ecco la pasqua di quest'anno e la pasqua di ogni giorno, quella che potremmo chiamare l'albore e la speranza della Vita, la nostra fede. i doni del Risorto, quelli che noi monaci imploriamo e auguriamo con gioia a tutti e a ciascuno di voi.

I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo Bassano Romano

(da Auguri pasquali 2011)




Questo è quel chicco di grano che una terra vergine e non arata ha prodotto. Per l'immensa moltiplicazione di questo chicco sono stati riempiti tutti i granai della Chiesa. Da questo chicco di grano si impasta quel pane, del quale il Signore stesso dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

- San Bruno di Segni - 

Cari amici,

il desiderio di essere felice, prima o poi, si affaccia sulla vita di ciascuno. Da quel momento la vita è diversa. E uno capisce che è una cosa seria. «La vita è mia, irriducibilmente mia», diceva don Giussani. 

Niente è così serio come la vita. Perché è in gioco la felicità. Cioè la ragione del vivere. 
E allora la vita diventa drammatica. 
Perché? 
Perché non si può vivere più come se un desiderio così struggente non si fosse reso presente. Per il fatto stesso di avvertirlo, io sono già diverso.
Dal momento in cui l’ho presentito, ho smesso di essere un bambino. 
Inizia così l’avventura del vivere. E la lotta.
È la lotta tra il prendere sul serio questo desiderio e il fare finta di non averlo avvertito.
Ma c’è un inconveniente: occorre volersi veramente bene per ingaggiare questa lotta a cui tutto il mio essere, tutta la mia umanità, mi spinge senza sosta.
La vita è, alla fin fine, un problema di affezione. Di affezione a sé. 
Proprio per ridestare questa affezione, «Uno morì per tutti». E risorgendo ha vinto. Come documentano le facce di Pietro e Giovanni nella corsa verso il sepolcro la mattina della resurrezione.
Chi non desidera una affezione così?

Buona Pasqua, amici.

Saluto a conclusione del Triduo pasquale di GS 
- Julián Carrón -
Rimini, 19 aprile 2014

















L'uomo ha bisogno di guardare, di fermarsi in contemplazione, che diviene contatto, per percepire i misteri di Dio. Egli deve salire la "scala" del corpo, per scoprire in essa quella "via" che la fede lo invita a percorrere...
Noi tutti siamo Tommaso, l'incredulo; ma tutti possiamo come lui toccare il cuore aperto di Gesù, e in questo toccare, contemplare il "Logos" in persona; e così, mani e sguardo protesi verso questo cuore, prorompere in quella confessione: "Mio Signore e mio Dio"...

- Card.Joseph Ratzinger -

da" Schauen auf den Durchbohrten"



Gesù ha vinto la morte. Lui è il risorto!

Buona Pasqua a tutti :-)



domenica 22 febbraio 2015

Omaggio a don Luigi Giussani

"Vorrei comunicarvi alcuni tra gli aspetti più affascinanti e persuasivi del cammino che ho fatto nella mia vita.
Innanzitutto mi permetterete di ricordare l’istante della mia vita in cui, per la prima volta, ho capito che cos’era l’esistenza di Dio.
Ero in prima liceo classico, in seminario, e facevamo lezione di canto; normalmente, per il primo quarto d’ora, il professore spiegava storia della musica, facendoci anche ascoltare alcuni dischi. Anche quel giorno si fece silenzio, incominciò a girare il disco a 78 giri e improvvisamente, si udì il canto di un tenore allora famosissimo, Tito Schipa; con una voce potente e piena di vibrazioni ha incominciato a cantare un’aria del quarto atto de "La Favorita" di Donizetti: «Spirto gentil de’ sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor lontana speme, larve d’amor fuggite insieme».
Dalla prima nota a me è venuto un brivido.
Che cosa significasse quel brivido l’avrei capito lentamente con gli anni che passavano; solo il tempo, infatti, fa capire che cosa è il seme, come dice l’omonima, bella canzone, e cosa ha dentro. Uno può capire cos’è un seme se ne ha già visto lo sviluppo; ma la prima volta che vede il seme non può capire che cosa contenga. Così fu per me quel primo istante di brivido in cui ebbi la percezione di quello struggimento ultimo che definisce il cuore dell’uomo quando non è distratto da vanità che si bruciano in pochi istanti."

- Luigi Giussani -
da: "Realtà e giovinezza. La sfida", Sei, Torino 1995




Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!
"Abbiate il gusto delle giaculatorie, che sono gli adempimenti che Dio ottiene per se stesso nel vuoto, nella distrazione altrimenti vasta delle nostre giornate.
La giaculatoria che vi raccomando per la vostra santità, perché la permanenza della fede e della carità in voi sia più assicurata, è Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam: vieni, o Spirito Santo, tu che hai creato il mondo, che hai creato il mondo e che l’hai redento, l’hai ricreato nella tua azione contro il male, tu che hai reso presente nell’uomo la possibilità di combattere il male; veni per Mariam, vieni in me attraverso la mediazione della Madonna, attraverso l’applicazione del disegno di Dio sulla madre di Cristo."

- Luigi Giussani -




"Vorrei ricordare qui che don Giussani mi raccontava in segreto il momento in cui ha scoperto il senso più abissale della sua posizione di prete e di uomo. Poco dopo essere stato ordinato, in una delle prime confessioni, si trovò di fronte a un giovane che non riusciva a parlare. Don Giussani lo esortava: “Non c’è niente che tu abbia fatto che non possa essere perdonato”. Ma l’altro faceva fatica, e don Giussani, con le parole che riesce a tirare fuori dalla sua fede e dalla sua umanità, lo invitava fraternamente. A un certo punto sentì questo giovane dire: “Ho ucciso un uomo”. Don Giussani stette lì un attimo, un’eternità, e poi rispose: “Solo uno?”. Mi raccontava quindi che lì capì che cosa siano la carità, la fraternità, l’amore, che cosa sia il perdono. Il ragazzo scoppiò a piangere. Da allora divennero, credo, amici; il ragazzo andò a confessare alle autorità il suo gesto e divennero amici».

(da un'intervista a Giovanni Testori)




"La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. 
Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze."
“ L’incomunicabilità come difficoltà di dialogo e comunicazione rende a sua volta più tragica la solitudine che l’uomo prova di fronte al proprio destino. Di fronte al destino come assenza di significato l’uomo prova una solitudine terribile. La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze.
La solitudine che si accusa nella vita comune è accusa ad una propria presenza nella vita comune senza intelligenza del significato. 

Si è lì senza riconoscere ciò che unisce, e allora il più piccolo sgarbo diventa una obiezione che fa crollare tutta la impalcatura della fiducia.
Inversamente, quando uno ha coscienza del motivo adeguato per cui è con gli altri, anche se tutti fossero distratti o incomprensivi, non sarebbe affatto solo.”.

- Don Luigi Giussani -
da "Il senso religioso", Rizzoli 




"...La famiglia missionaria è quella che guarda l'orizzonte: guarda tutto l'orizzonte aperto da Cristo e col desiderio lo percorre tutto, mentre con pazienza quotidiana, intelligente costruisce la Chiesa in se stessa e attorno a sé".

Luigi Giussani in 
"Breve catechesi sul matrimonio"
di Antonio Sicari 






La santità è abbracciare gli uomini e le cose
 trasformando questo in cammino e in grido,
un grido che proclama
come la sostanza di tutto sia Cristo,
come quell'abbraccio sia Suo e non nostro.

- don Luigi Giussani -





Buona giornata a tutti. :-)







lunedì 1 dicembre 2014

Il significato dell'Avvento - Tonino Bello -

Avvento è essere convinti
che il Signore viene ogni giorno,
ogni momento nel qui
e nell'ora della storia,
viene come ospite velato.
E, qui, saperlo riconoscere:
nei poveri, negli umili, nei sofferenti.

Avvento significa in definitiva:
allargare lo spessore della carità!

Tanti auguri scomodi, allora!

- don Tonino Bello - 



"L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo."

- Luigi Giussani -
Avvento 1996






"Noi guardiamo l'Avvento un po' troppo dalla parte dell'uomo. 
Forse bisognerebbe guardarlo di più dalla parte di Dio. 
Sì, perché anche in cielo oggi comincia l'Avvento. 
Il periodo dell'attesa. 
Qui sulla terra è l'uomo che attende il ritorno del Signore. Lassù, nel cielo, è il Signore che attende il ritorno dell'uomo".





Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami,
nessuno è in comunione col fratello
se prima non lo è con te, Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore.

(Padre David Maria Turoldo)




Buona attesa e che sia in pace. :-)




martedì 6 maggio 2014

La vita come vocazione - don Julián Carrón -

Così possiamo stare davanti a qualsiasi circostanza, come ci ha testimoniato una nostra carissima amica davanti alla morte, in un dialogo che ha avuto con il marito quando ha saputo quello che stava per succedere:
«Mi ha detto: “Io sono tranquilla, non ho paura, perché c’è Gesù.
Ora nemmeno sono più angosciata per te e per i bimbi, perché so che siete nelle mani di un Altro”.
E io: “Ma non sei triste?”. 
“No, non sono triste. Sono certa di Gesù, anzi, sono curiosa di quello che mi capiterà, di quello che il Signore mi sta preparando.
Forse dovrei essere triste, ma non lo sono.
Mi dispiace solo che la tua prova sia più grande della mia”. “Ma va’”.
“Certo, sarebbe stato meglio il contrario”. 
E io, sorridendo perché già incredibilmente confortato dal miracolo appena visto, le dico: 
“È proprio vero, soprattutto per i bambini”. 
Questo è stato senza dubbio uno dei più bei momenti dei diciassette anni (dodici di matrimonio e cinque di fidanzamento) passati insieme.
Se non il più bello». 
Con una consistenza così si può guardare tutto, fino alla soglia del destino.

- Don Julián Carrón -


...Una foto del 1930 ritrae il piccolo Giussani - "Gigi" o "Gigetto" per i familiari - con i sandali ai piedi, pantaloni corti e camicia bianca, mentre tiene per mano la sorellina Livia in cortile. La casa natale esiste tuttora, in via General Cantore angolo corso Italia (allora corso Umberto I). I Giussani vivono al primo piano, in un appartamento di tre locali......

«La religione non è un cassetto riservato 
nel casellario della vita, […]
alla quale taluni pensano 
che solo in determinate occasioni, 
in determinati giorni e ore, 
si può ricorrere utilmente. 
La religione deve invece abbracciare tutto l’uomo».

- Alberto Savorana -
In "Vita di Don Giussani", Rizzoli Editore
Cap.1 - La nascita





...per tutta la gente è serio il problema dei soldi, 
è serio il problema dei figli, 
è serio il problema dell'uomo e della donna, 
è serio il problema della salute, 
è serio il problema politico: 
tutto è serio, eccetto la vita.

Luigi Giussani
 -Si può vivere così-


Il Santo non è un superuomo...
E' un uomo vero perché aderisce a Dio
e quindi all'ideale per cui è stato costruito il suo cuore
e di cui è costituito il suo destino.

- Don Luigi Giussani -




Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it






sabato 19 aprile 2014

Donna non piangere - don Luigi Giussani -

Quella sera Gesù fu interrotto, fermato nel suo cammino al villaggio cui era destinato, cui si era destinato, perché c’era un pianto altissimo di donna, con un grido di dolore che percuoteva il cuore di tutti i presenti, ma che percuoteva, che ha percosso innanzitutto il cuore di Cristo.
«Donna, non piangere!». Mai vista, mai conosciuta prima.
«Donna, non piangere!». Che sostegno poteva avere quella donna che ascoltava la parola che Gesù diceva a lei?
«Donna, non piangere!»: quando si rientra in casa, quando si va sul tram, quando si sale sul treno, quando si vede la coda delle automobili per le strade, quando si pensa a tutta la farragine di cose che interessano la vita di milioni e milioni di uomini, centinaia di milioni di uomini… 

Come è decisivo lo sguardo che un bambino o un grande «grande» avrebbero portato a quell’uomo, che veniva in capo a un gruppetto di amici e non aveva mai visto quella donna, ma si è fermato quando il suono, il riverbero del pianto è giunto fino a Lui! «Donna, non piangere!», come se nessuno la conoscesse, come se nessuno la riconoscesse più intensamente, più totalmente, più decisivamente di Lui!
«Donna, non piangere!». Quando vediamo – come vi ho detto prima – tutto il movimento del mondo, nel cui fiume, nei cui ruscelli tutti gli uomini si rendono presenti alla vita, rendono presente la vita a sé, l’incognita della fine non è altro che l’incognita del come si è giunti a questa novità, quella novità che fa trovare un uomo, fa incontrare un uomo mai visto che, di fronte al dolore della donna che vede per la prima volta, le dice: «Donna, non piangere!». «Donna, non piangere!».
«Donna, non piangere!»: questo è il cuore con cui noi siamo messi davanti allo sguardo e davanti alla tristezza, davanti al dolore di tutta la gente con cui entriamo in rapporto, per la strada o nel viaggio, nei nostri viaggi.
«Donna, non piangere!». Che cosa inimmaginabile è che Dio – “Dio”, Colui che fa tutto il mondo in questo momento –, vedendo e ascoltando l’uomo, possa dire: «Uomo, non piangere!», «Tu, non piangere!», «Non piangere, perché non è per la morte, ma per la vita che ti ho fatto! Io ti ho messo al mondo e ti ho messo in una compagnia grande di gente!».
Uomo, donna, ragazzo, ragazza, tu, voi, non piangete! 

Non piangete! C’è uno sguardo e un cuore che vi penetra fino nel midollo delle ossa e vi ama fin nel vostro destino, uno sguardo e un cuore che nessuno può fuorviare, nessuno può rendere incapace di dire quel che pensa e quel che sente, nessuno può rendere impotente!
«Gloria Dei vivens homo». La gloria di Dio, la grandezza di Colui che fa le stelle del cielo, che mette nel mare goccia a goccia tutto l’azzurro che lo definisce, è l’uomo che vive.
Non c’è nulla che possa sospendere quell’impeto immediato di amore, di attaccamento, di stima, di speranza. Perché è diventato speranza per ognuno che Lo ha visto, che ha sentito: «Donna, non piangere!», che ha udito Gesù dir così: «Donna, non piangere!».
Non c’è nulla che possa fermare la sicurezza di un destino misterioso e buono!
Noi siamo insieme dicendoci: «Tu, non t’ho mai visto, non so chi sei: non piangere!». Perché il pianto è il tuo destino, sembra essere il tuo destino inevitabile: «Uomo, non piangere!».
«Gloria Dei vivens homo»: la gloria di Dio – quella per cui sorregge il mondo, l’universo – è l’uomo che vive, ogni uomo che vive: l’uomo che vive, la donna che piange, la donna che sorride, il bambino, la donna che muore madre.
«Gloria Dei vivens homo». Noi vogliamo questo e nient’altro che questo, che la gloria di Dio sia palesata a tutto il mondo e tocchi tutti gli ambiti della terra: le foglie, tutte le foglie dei fiori e tutti i cuori degli uomini.
Non ci siamo mai visti, ma questo è ciò che vediamo tra noi, ciò che sentiamo tra noi.
Ciao! 

Luigi Giussani, 2002
Tracce



"La prima conseguenza del metodo da Dio operato per entrare nel mondo è l'esaltazione, il riconoscimento infinitamente esaltante il valore di ogni cosa, di qualunque dimensione sia, anche un pulviscolo. 

Per cui, siccome sul bicchiere lasciato lì in una notte ci stanno centinaia, centinaia, centinaia di pulviscoli, pensate che dignità ha adesso lavarlo e pulirlo: è la dignità dell'istante."


- Luigi Giussani -


Pablo Picasso, Il bicchiere, 1911

«Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,
il figlio dell’uomo perché te ne curi?». (Sal 8,5).
 
Nessuna domanda mi ha mai colpito, nella vita,
 
così come questa.
 
C’è stato solo un Uomo al mondo
 
che mi poteva rispondere,
 
ponendo una nuova domanda:
 
«Qual vantaggio avrà l’uomo
 
se guadagnerà il mondo intero
 
e poi perderà se stesso? 
O che cosa l’uomo potrà dare
in cambio di sé?» (Mt 16,26).

Nessuna domanda mi sono sentito rivolgere così, 
che mi abbia lasciato il fiato mozzato, 
come questa di Cristo!


 Roma, Piazza San Pietro, Pentecoste, 30 maggio 1998.
Testimonianza di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione


Gesù, credo fermamente che Tu sai tutto,
puoi tutto e vuoi per tutti il nostro maggior bene.
Ora Ti prego, avvicinati a questo mio fratello 
che si trova nel disagio e nella sofferenza.
Io ti seguo in adorazione col cuore e con il mio Angelo custode.
Poni la Tua SS.ma mano sul suo capo,
fagli sentire i battiti del Tuo Cuore,
fagli sperimentare il Tuo ineffabile Amore,
rivelagli che il Tuo Padre Divino è anche Padre suo
e che tutti e due lo avete amato da sempre e gli siete sempre stati vicini,
anche quando lui non vi pensava e non vi amava quanto doveva.
Gesù, assicuragli che non c'è nulla da temere,
e che ogni problema e angustia
si possono risolvere col vostro aiuto onnipotente
e col vostro insondabile Amore.
Gesù, abbraccialo, confortalo, liberalo, guariscilo,
specialmente in quella zona e da quel male,
da quella sofferenza di cui soffre.
Amen.



Tratto dal libro “Figli e figlie amati dal Padre” di Blanca Ruiz e Alicia Echeverri C. – La preghiera della notte – per casi impossibili-Edizioni S. Michele


Buona giornata a tutti :-)