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domenica 20 gennaio 2019

La strada della vita - L.Guglielmoni, F. Negri


La strada è come la vita:
sempre uguale per l’annoiato,
sempre diversa per chi ha occhi nuovi;
troppo corta per chi ama viaggiare,
troppo lunga per chi ha fretta;
un labirinto per l’inesperto,
un’avventura per il coraggioso;
la morte per lo spericolato,
un record da battere per il pilota;
un lavoro per lo stradino,
una scuola per l’istruttore;
preoccupazione per chi attende,
l’incontro per chi sta arrivando.




La vita è come il motorino:

se lo usi si logora, se non lo usi si arrugginisce.
La vita è come la moto: ha varie marce, puoi viaggiare a diversi ritmi.
La vita è come la motocross: difficile ma guidare, ma ti porta ovunque.
La vita è come la cilindrata: cominci con poco, poi aumenti.
La vita è come l’acceleratore: più vai forte, più consumi benzina.
La vita è come un viaggio: più vai avanti, più paesaggi scopri.
La vita è come il serbatoio: più è vuoto, meno lontano si va.



Il compagno di viaggio

La mamma chiamò il figlio maggiore e gli disse: Vai, ora puoi partire per il grande viaggio della vita. Ti consiglio il nome di una guida sicura e gli bisbigliò un nome all’orecchio.
Il giovane partì.
Subito incontrò uno che gli chiese di venire con lui. “Come ti chiami?”
- Potere.
“Spiacente, ma non è il nome che mi ha suggerito mia mamma”.
Proseguendo nel cammino si fece avanti un altro. “Chi sei?”
- Il Divertimento, portami con te e ce la spasseremo alla grande.
“No. Io cerco di meglio”.
- Vengo io con te. Sono la Ricchezza.
Si fece sera, quando nel buio si avvicinò qualcuno... “E tu ci sei?”.
- Il Coraggio.
Il giovane lo abbracciò e gli disse: “Vieni con me, ecco il nome che mi ha suggerito mia mamma”.
Il giovane crebbe, fece tanta strada e divenne molto saggio.

E tu ce l’hai il Patentino?

liberamente tratto da L.Guglielmoni, F.Negri, “Patentino per la vita”, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 17 gennaio 2019

Guida tu la tua canoa - Baden Powell

Quando ero giovane c'era in voga una canzone popolare: «Guida la tua canoa» con il ritornello: «Non startene inerte, triste o adirato. Da solo tu devi guidar la tua canoa». 
Questo era davvero un buon consiglio per la vita.
Nel disegno che ho fatto, sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa, non stai remando in una barca. La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te, e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto.
Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente, veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente del caso: è più facile che remare, ma egualmente pericoloso.
Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada. Guida tu la tua canoa.

- Baden Powell -





"Sei stato educato a scuola in una classe e non eri che una pecora del gregge. 
Ti hanno insegnato gli elementi generali del sapere e ti è stato insegnato "come imparare". 
Ora spetta a te come individuo di andare avanti e di imparare da solo quelle cose che daranno più forza al tuo carattere e ti permetteranno di riuscire nella vita facendo di te un uomo.”

- Baden Powell -








“Dobbiamo iniziare con l’essere felici 
perché è il più grande servizio che si possa rendere all’umanità.  
Se siamo felici, c’è almeno un luogo di felicità.  
La felicità deve però continuamente accrescersi, 
e si accresce man mano che altre persone diventano un po’ più felici. 
Se nella vostra vita avete reso felice anche una sola persona, 
non avete perduto il vostro tempo; 
se avete fatto felice un cane, oppure una pianta fiorita 
in un giorno di primavera che vi ha dato l’impressione di rispondervi, ne valeva la pena. 
Credo che la nostra vita sia perduta se questo dono, 
che è dentro di noi, non riesce ad essere comunicato. 
Se nessuno vuole il dono che è in voi, 
offritelo a tutti gli esseri, alla vita, al vento! 
Il vento lo porterà a quelli che ne hanno più bisogno… 
E’ il momento di dare! 
Io dono e accolgo coloro che possono avere bisogno”.

- Jean-Yves Leloup -
Da: La montagna nell’oceano


Buona giornata a tutti. :-)



martedì 15 gennaio 2019

L'uovo e il Cucchiaino - don Bruno Ferrero

Una donna, che non aveva grandi risorse economiche, trovò un uovo. 
Tutta felice, chiamò il marito e i figli e disse: "Tutte le nostre preoccupazioni sono finite. Guardate un po': ho trovato un uovo! Noi non lo mangeremo, ma lo porteremo al nostro vicino perché lo faccia covare dalla sua chioccia. Così presto avremo un pulcino, che diventerà una gallina. 
Noi naturalmente non mangeremo la gallina, ma le faremo deporre molte uova, e dalle uova avremo molte altre galline, che faranno altre uova. Così avremo tante galline e tante uova. Noi non mangeremo né galline né uova, ma le venderemo e ci compreremo una vitellina. Alleveremo la vitellina e la faremo diventare una mucca. 
La mucca ci darà altri vitelli, finché avremo una bella mandria. Venderemo la mandria e ci compreremo un campo, poi venderemo e compreremo, compreremo e venderemo". 

Mentre parlava, la donna gesticolava. 

L'uovo le scivolò di mano e si spiaccicò per terra.

I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere di questa donna: "Farò... Dirò... Rimedierò...".

Passano i giorni e gli anni, e non facciamo niente.

- don Bruno Ferrero -
Fonte: Quaranta storie nel deserto di Bruno Ferrero, ed. ElleDiCi





Una vecchietta serena, sul letto d'ospedale, parlava con il parroco che era venuto a visitarla.

"Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire".
"Lo so" mormorò il parroco.
"C'è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno voglio avere un cucchiaino in mano".
"Un cucchiaino?". Il buon parroco si mostrò autenticamente sorpreso. "Perché vuoi essere sepolta con un cucchiaino in mano?".
"Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alla cene delle feste in parrocchia. Quando arrivavo al mio posto guardavo subito se c'era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbero arrivati il dolce o il gelato".
"E allora?".
"Significava che il meglio arrivava alla fine! E proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: Perché quel cucchiaino?. Voglio che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio".

Un medico era assillato da un paziente che aveva una gran paura di morire.
"Come sarà quel momento, dottore? Che mi succederà?".
Il dottore apri la porta della stanza per andarsene e il cagnolino del malato entrò di gran carriera. Abbaiando e scodinzolando di gioia, saltò sul letto e sommerse mani e volto del padrone di leccatine affettuose.
Il dottore disse: "Sarà proprio così. Qualcuno aprirà la porta e...

- don Bruno Ferrero -

fonte: Il Segreto dei Pesci Rossi di Bruno Ferrero, Casa Editrice: ElleDiCi


Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 14 gennaio 2019

Il dono più grande è che noi siamo figli di Dio e che egli genera in noi il suo Figlio - Meister Eckhart

Il dono più grande è che noi siamo figli di Dio e che egli genera in noi il suo Figlio. 
L’anima che vuole essere figlia di Dio non deve generare nulla in sé; e niente dev’essere generato in coloro nei quali il Figlio di Dio deve nascere. 
Il più nobile desiderio di Dio è di generare. Egli è insoddisfatto finché non ha generato in noi il suo Figlio. 
Così l’anima non è soddisfatta in alcun modo se il Figlio di Dio non nasce in essa. È allora che scaturisce la grazia.
Quando il tempo fu compiuto, Giovanni, «la grazia», nacque. 
Quando il tempo è compiuto? Quando il tempo non è più. Per colui che, nel tempo, ha posto il suo cuore nell’eternità e nel quale tutte le cose temporali sono morte è la pienezza del tempo. 
Paolo dice: «In ogni tempo, siate lieti in Dio». Colui che è lieto al di sopra e fuori del tempo si allieta in ogni tempo. 
Un testo dice: Tre cose sono di ostacolo all’uomo, sicché egli non può riconoscere Dio in alcuna maniera. 
La prima è il tempo; la seconda è tutto ciò che si ricollega al corpo; la terza è la molteplicità. Finché queste tre cose sono in me, Dio non è in me e non opera veramente in me. 
Agostino dice: L’avidità dell’anima fa sì che essa desideri afferrare e possedere molte cose; così, mira a impadronirsi di tutto ciò che riguarda il tempo, la corporeità e la molteplicità; a causa di ciò, essa perde proprio ciò che possiede. Per tutto il tempo che in te vi sono più e più cose, Dio non può né abitare né operare in te. Tutte queste cose devono incessantemente uscire affinché Dio entri, a meno che tu non le possegga in un modo migliore e più alto, a meno che la molteplicità non sia diventata in te unità. Allora più c’è molteplicità in te più c’è unità, perché l'una si è trasformata nell’altra. L’unità unisce ogni molteplicità, ma la molteplicità non unisce l’unità. Quando siamo elevati al di sopra di tutte le cose e tutto ciò che è in noi è portato in alto, nulla ci opprime. Ciò che è sotto di me, non mi opprime. Se io tendessi unicamente verso Dio, di modo che non ci fosse che Dio al di sopra di me, nulla mi sembrerebbe penoso e non mi rattristerei così facilmente. 
Agostino dice: Signore, quando mi prostro dinanzi a te ogni tristezza, ogni pena, ogni fatica mi è tolta. Quando abbiamo superato il tempo e le cose temporali siamo liberi, sempre lieti; allora è la pienezza del tempo; allora il Figlio di Dio nasce in te. Quando il tempo fu compiuto Dio mandò il suo Figlio. Se in te nasce un’altra cosa al posto del Figlio, tu non hai lo Spirito Santo e la grazia non agisce in te. Origine dello Spirito santo è il Figlio. Se il Figlio non fosse, lo Spirito santo non sarebbe. Lo Spirito Santo non può emanare e sbocciare che dal Figlio. Quando il Padre genera il Figlio gli dà tutto ciò che ha in essenza e in natura. In questo dono scaturisce lo Spirito Santo. 
Il desiderio di Dio è anche quello di darsi totalmente a noi. Avviene lo stesso quando il fuoco vuole attrarre a sé il legno e penetrare in esso. Trova anzitutto che il legno gli è dissimile. Perciò occorre del tempo. Prima rende il legno caldo e ardente, poi questo fuma e scoppietta perché è differente dal fuoco. Ora più il legno brucia, più diventa calmo e tranquillo; più diventa simile al fuoco, più s’acquieta, fino a che esso stesso è diventato totalmente fuoco. Perché il fuoco possa assimilare in sé il legno, bisogna che ogni dissomiglianza sia eliminata.
Per la verità che è Dio: se tu miri a cosa diversa da Dio o se cerchi una cosa diversa da Dio, l’opera che compi non è opera tua né di Dio. Il fine che la tua intenzione ricerca nella tua opera è l’opera. Ciò che opera in me è il mio Padre e io sono a lui sottomesso. 
È impossibile che nella natura ci siano due padri; nella natura non c’è che un solo padre. Quando le altre cose sono uscite e la pienezza è giunta, questa nascita avviene. 
La pienezza tocca ogni limite e non ha bisogno di nulla; essa ha la larghezza e la lunghezza, l’altezza e la profondità. Se avesse l’altezza e non la larghezza né la lunghezza né la profondità, non potrebbe colmare. 
San Paolo dice: «Chiedete di poter comprendere insieme con tutti i santi che cosa è la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità». 

- Meister Eckhart - 



Dio opera maggiormente in un cuore umile, perché è là che trova la maggiore possibilità di operare, trovandovi la maggiore somiglianza con se stesso.

- Meister Eckhart - 




L'anima è fatta per un bene così grande ed alto, che essa non può in alcun modo trovare riposo, ed è sempre infelice, finché non giunge, sopra ogni modo, a quel bene eterno che è Dio, per il quale essa è fatta.

- Meister Eckhart - 


Buona giornata a tutti. :-)








sabato 12 gennaio 2019

Miracoli - Padre Anthony de Mello

Un uomo traversò terre e mari per verificare personalmente la straordinaria fama del maestro. 
«Che miracoli ha operato il vostro maestro?» chiese a un discepolo. 
«Be', c'è miracolo e miracolo. Nel tuo paese è considerato un miracolo che Dio faccia la volontà di qualcuno. 
Nel nostro paese è considerato un miracolo che qualcuno faccia la volontà di Dio». 

- Padre Anthony de Mello -
 Fonte: Un minuto di saggezza – padre Anthony de Mello - ed.Paoline


L'aureola stretta - Padre Anthony de Mello

Un uomo andò dal medico e gli disse:
«Dottore, ho un terribile mal di testa che non mi abbandona un istante. Mi potrebbe dare qualche cosa per farmelo passare?»
«Certamente», rispose il dottore, «ma prima ho bisogno di sapere da lei alcune cose.
Mi dica, beve molti liquori?» «Liquori?», esclamò l’uomo indignato, «non bevo mai quelle schifezze». 
«E fuma?» «Trovo il fumo disgustoso».
Non ho mai toccato il tabacco in vita mia». 
«Sono un po’ imbarazzato nel farle questa domanda, ma... sa come sono certi uomini... le capita di avere qualche avventura notturna?» «Naturalmente no. Per chi mi prende? Mi corico tutte le sere alle dieci al massimo». 
«Mi dica», proseguì il dottore, «questo dolore che sente alla testa è come una fitta acuta e lancinante?» «Sì», rispose l’uomo. «E proprio così, una fitta acuta e lancinante».
«Molto semplice, mio caro signore!
Il  suo problema è che l’aureola le sta troppo stretta. Non c’è che da allentarla un po’».

Il  guaio dei nostri ideali è che, se vogliamo essere all’ altezza di ciascuno di essi, diventiamo persone con cui  è impossibile vivere.

- Padre Anthony de Mello -
 Fonte: La preghiera della rana – Anthony de Mello - ed.Paoline


E' passato un altro giorno Signore,
è passato un altro giorno
e ho percorso un altro tratto della strada della vita.
Perdonami per tutte le volte che ho risposto "Sì" alla tua parola
per poi comportarmi nel modo contrario.
Perdonami per tutte le volte che ho fatto il bene
solo dopo molti ripensamenti ed indecisioni.
Aiutami domani a ritrovare l'entusiasmo
per accogliere senza condizioni
il tuo difficile invito ad amare i fratelli.
Il silenzio della notte renda più vera la mia preghiera,
perché, con il riposo del corpo,
il cuore possa contemplare l'ampiezza
e la profondità della tua pace.
Amen.



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it




venerdì 11 gennaio 2019

Amo a te - Luce Irigaray

L'aria, ciò che ci avvicina e che ci separa.
Ciò che ci unisce e dispone tra noi uno spazio per noi.
Ciò in cui ci amiamo, ma che appartiene anche alla terra.
Ciò che talvolta condividiamo attraverso alcune parole ispirate.
Ma se gli alberi non possono sentirle, queste parole non sono forse un rischio di morte?
L'aria, questo luogo in cui abitare, in cui coltivare fiori e angeli.
In cui aspettarsi, nella vita, fuori o dentro, in cui respirare e contemplare ciò che ci unisce e ci divide, ciò che ci collega all'universo e rende possibile la nostra solitudine come i nostri scambi.
Materia universale del vivente.
La più necessaria, la più spirituale.
Da cui siamo nati, e che talvolta generiamo.
Elemento della nostra incarnazione e della nostra immortalità.
Del nostro passaggio dal più vicino al più lontano, della nostra propria identità e della nostra intesa.
L'aria, futuro e ritorno nei quali diveniamo senza poterci mai fermare, o così poco.
L'aria, ciò che ci dà forme dal di dentro e dal di fuori, e ciò in cui posso darti forme, se le parole che ti rivolgo ti sono realmente destinate e sono ancora l'opera della mia carne.
L'amore rimane divenendo, attira mantenendo la distanza, permette il rispetto e la contemplazione.
E' come un sole che illumina in noi e tra noi.
Appare talvolta in un gesto, un sorriso, una voce, una parola, segni di una presenza che si avvicina allontanandosi.
Indubbiamente ci siamo accostati, forse ci siamo incontrati.
Il tuo ritiro manifesta la mia esistenza, e anche il mio raccoglimento ti è dedicato.
Possa la loro intenzione essere riconosciuta da noi come un cammino che porta indirettamente a noi.

- Luce Irigaray -
da: "Amo a te. Verso una felicità nella storia", ed: Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp. 154 e 156



 «Amare a te, e, in questo a, disporre di un luogo di pensiero, di pensare a te, a me, a noi, a ciò che ci riunisce e ci allontana, all’intervallo che ci permette di divenire, alla distanza necessaria per l’incontro.
A te: pausa per passare dall’affetto allo spirituale, dall’interiorità all’esterio­rità.
Ti vedo, ti sento, ti percepisco, ti ascolto, ti guardo, sono commossa da te, sor­presa da te, vado a respirare fuori, rifletto con la terra, l’acqua, gli astri, penso a te, ti penso, penso a noi: a due, a tutti, a tutte, comincio ad amare, amare a te, ritorno verso di te, cerco di parlare, di dire a te: un sentimento, un volere, un’intenzione, per adesso, per domani, per molto tempo.
Ti chiedo un luogo e del tempo per oggi, per un futuro vicino, per la vita: la mia, la tua, quella di molti.
L’ a te passa attraverso il respiro che cerca di farsi parole. Senza appropriazio­ne, senza possesso né perdita di identità, nel rispetto di una distanza. A te, altro, uomo. Tra noi questo a intenzione senza oggetto, culla dell’essere».

Dalla prefazione di Maria Grazia Calandrone a: Luce Irigaray, Amo a te (Bollati Boringheri, 1993)



 «Amar a ti, y, en este a, disponer de un lugar de pensamiento, de pensar ‘a’ tí, ‘a’ mí, ‘a’ nosotros, ‘a’ lo que nos une y nos aleja, ‘al’ intervalo que nos facilita devenir, ‘a’ la distancia necesaria para el encuentro.
A ti: pausa para pasar de lo afectivo a lo espiritual, de la interioridad a lo exterior.
Te veo, te siento, te percibo, te escucho, te miro, me enternezco por ti, me sorprendo por ti, voy a respirar fuera, reflexiono con la tierra, el agua, las estrellas, pienso en ti, te pienso, pienso en nosotros: en los dos, en todos, en todas, empiezo a amar, amar a ti, regreso hacia ti, intento hablar, decirte: un sentimiento, un deseo, una intención, para hoy, para mañana, para mucho tiempo.
Te pido un lugar y un tiempo por hoy, por un futuro cercano, por la vida: la mía, la tuya, la de muchos.
El a ti pasa a través del aliento que intenta volverse palabras. Sin apropria­ción, sin posesión, ni pérdida de identidad, en el respeto de una distancia. A ti, al otro, hombre. Entre nosotros esta a es intención sin objeto, cuna del ser».

- Luce Irigaray -
da: "Amo a ti - bosquejo de una felicidad en la historia" [traducción del francés, Víctor Goldstein], 1ª ed. Barcelona, Icaria 1994


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 9 gennaio 2019

Siamo progettati per ricominciare - Susanna Casciani

Tendiamo a dimenticare. Anche quando affermiamo sicuri “questa giornata non la scorderò mai” e dopo qualche settimana certi attimi hanno già i contorni sbiaditi. 
Prendi le persone poi. Pensa a tutti quelli che hai incontrato, ai volti che hai provato ad imprimerti nella mente, alle voci che hai lottato per non perdere, ai profumi che hai cercato di trattenere. 
Cosa rimane? Cosa rimane di tutti quei film che subito dopo averli visti ti sei sentito diverso, cosa rimane di tutti quei tramonti, di tutto quel mare che ti ha circondato quando avevi più paura o quando eri felice? 
Prendi i baci. Se uno li potesse ricordare sempre e per bene non ci sarebbe bisogno di baciarsi ancora e ancora, continuamente. 
Prendi gli amori. Se uno si ricordasse il dolore lancinante che si prova quando finiscono non si innamorerebbe più nessuno e invece poi il dolore diventa rancore, poi malinconia e il male perde petali come una rosa ormai appassita e lascia il posto al bene, alla tenerezza, ad una vaga sensazione di leggerezza. Poi le persone muoiono e tu pensi “questa collanina me l’ha regalata lei, non la toglierò mai più” e invece arriva il giorno in cui per un motivo o per un altro te la devi togliere e chissà perché non la rimetti più, la ritrovi poi per caso qualche anno dopo e ti senti vagamente in colpa, ma nemmeno troppo, e magari vorresti pure piangere ma non ce la fai. 
Tendiamo a dimenticare, che in fondo non è nemmeno un male se pensi allo stronzo della terza B, se pensi a quello che tra un po’ ti buttava per terra pur di salire prima di te sul treno, se pensi a tutte le volte in cui ti sei sentita sbagliata. Siamo progettati per ricominciare, secondo me. 
Per tornare ad amare, per tornare a stupirci, per tornare a sperare. 
Non ha senso rimanere aggrappati a qualcosa che non esiste più, perché fidati di me, se qualcosa esiste ancora troverà il modo di venirti a cercare. 
Intanto tocca darsi da fare, imparare nuove canzoni, assaporare il gusto di essere una brezza leggera e non sempre tempesta. 
Cambiare e non provare pena per quello che eravamo, per quello che siamo stati. 
Cambiare, che è l’unico modo di esistere che io conosca.

- Susanna Casciani -




Io sto attenta...
a non calpestare i fiori
a non schiacciare le chiocciole
a non pestare i piedi a nessuno
a chiedere sempre permesso
a dire sempre grazie
io sto attenta
a sorridere
a non crollare di fronte a chi non tollera il dolore
a non dimenticare nessuno
alle parole che uso
io sto attenta e mi si spappola il cuore
quando gli altri,
distratti,
non si accorgono se cado
se arranco
se muoio.

~ Susanna Casciani ~



"Care anime coraggiose: non perdetevi d’animo!

In tutti i tempi oscuri vi è la tendenza a sentirsi sopraffatti da tutto ciò che c’è di sbagliato o fuori posto nel mondo, anche nel nostro piccolo mondo personale.

Non focalizzatevi su queste cose.
Farlo vi esaurisce soltanto.

E c’è anche la tendenza a logorarsi perseguendo obiettivi al di fuori della nostra portata, qualcosa che non può ancora essere.

Non focalizzatevi neppure su questo.
Farlo è sciupare il vento senza issare le vele.
Non tocca a noi rimettere a posto di punto in bianco il mondo intero, ma possiamo e dobbiamo adoperarci per migliorare quella parte del mondo
che è alla nostra portata."


- Clarissa Pinkola Estés -

da: "Storie di Donne Selvagge" 


Buona giornata a tutti. :-)