L'aria, ciò che ci avvicina e che ci separa.
Ciò che ci unisce e dispone tra noi uno spazio per noi.
Ciò in cui ci amiamo, ma che appartiene anche alla terra.
Ciò che talvolta condividiamo attraverso alcune parole ispirate.
Ma se gli alberi non possono sentirle, queste parole non sono forse un rischio di morte?
L'aria, questo luogo in cui abitare, in cui coltivare fiori e angeli.
In cui aspettarsi, nella vita, fuori o dentro, in cui respirare e contemplare ciò che ci unisce e ci divide, ciò che ci collega all'universo e rende possibile la nostra solitudine come i nostri scambi.
Materia universale del vivente.
La più necessaria, la più spirituale.
Da cui siamo nati, e che talvolta generiamo.
Elemento della nostra incarnazione e della nostra immortalità.
Del nostro passaggio dal più vicino al più lontano, della nostra propria identità e della nostra intesa.
L'aria, futuro e ritorno nei quali diveniamo senza poterci mai fermare, o così poco.
L'aria, ciò che ci dà forme dal di dentro e dal di fuori, e ciò in cui posso darti forme, se le parole che ti rivolgo ti sono realmente destinate e sono ancora l'opera della mia carne.
L'amore rimane divenendo, attira mantenendo la distanza, permette il rispetto e la contemplazione.
E' come un sole che illumina in noi e tra noi.
Appare talvolta in un gesto, un sorriso, una voce, una parola, segni di una presenza che si avvicina allontanandosi.
Indubbiamente ci siamo accostati, forse ci siamo incontrati.
Il tuo ritiro manifesta la mia esistenza, e anche il mio raccoglimento ti è dedicato.
Possa la loro intenzione essere riconosciuta da noi come un cammino che porta indirettamente a noi.
Ciò che ci unisce e dispone tra noi uno spazio per noi.
Ciò in cui ci amiamo, ma che appartiene anche alla terra.
Ciò che talvolta condividiamo attraverso alcune parole ispirate.
Ma se gli alberi non possono sentirle, queste parole non sono forse un rischio di morte?
L'aria, questo luogo in cui abitare, in cui coltivare fiori e angeli.
In cui aspettarsi, nella vita, fuori o dentro, in cui respirare e contemplare ciò che ci unisce e ci divide, ciò che ci collega all'universo e rende possibile la nostra solitudine come i nostri scambi.
Materia universale del vivente.
La più necessaria, la più spirituale.
Da cui siamo nati, e che talvolta generiamo.
Elemento della nostra incarnazione e della nostra immortalità.
Del nostro passaggio dal più vicino al più lontano, della nostra propria identità e della nostra intesa.
L'aria, futuro e ritorno nei quali diveniamo senza poterci mai fermare, o così poco.
L'aria, ciò che ci dà forme dal di dentro e dal di fuori, e ciò in cui posso darti forme, se le parole che ti rivolgo ti sono realmente destinate e sono ancora l'opera della mia carne.
L'amore rimane divenendo, attira mantenendo la distanza, permette il rispetto e la contemplazione.
E' come un sole che illumina in noi e tra noi.
Appare talvolta in un gesto, un sorriso, una voce, una parola, segni di una presenza che si avvicina allontanandosi.
Indubbiamente ci siamo accostati, forse ci siamo incontrati.
Il tuo ritiro manifesta la mia esistenza, e anche il mio raccoglimento ti è dedicato.
Possa la loro intenzione essere riconosciuta da noi come un cammino che porta indirettamente a noi.
- Luce Irigaray -
da: "Amo a te. Verso una
felicità nella storia", ed: Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp. 154 e 156
«Amare a
te, e, in questo a,
disporre di un luogo di pensiero, di pensare a te, a me, a noi, a ciò che ci
riunisce e ci allontana, all’intervallo che ci permette di divenire, alla
distanza necessaria per l’incontro.
A te: pausa per passare
dall’affetto allo spirituale, dall’interiorità all’esteriorità.
Ti vedo, ti sento, ti percepisco, ti ascolto,
ti guardo, sono commossa da te, sorpresa da te, vado a respirare fuori,
rifletto con la terra, l’acqua, gli astri, penso a te, ti penso, penso a noi: a
due, a tutti, a tutte, comincio ad amare, amare a te, ritorno verso di te,
cerco di parlare, di dire a te: un sentimento, un volere, un’intenzione, per
adesso, per domani, per molto tempo.
Ti chiedo un luogo e del tempo per oggi, per
un futuro vicino, per la vita: la mia, la tua, quella di molti.
L’ a te passa
attraverso il respiro che cerca di farsi parole. Senza appropriazione, senza
possesso né perdita di identità, nel rispetto di una distanza. A te, altro,
uomo. Tra noi questo a intenzione
senza oggetto, culla dell’essere».
Dalla prefazione di Maria Grazia Calandrone
a: Luce Irigaray, Amo a te (Bollati
Boringheri, 1993)
«Amar a
ti, y, en este a,
disponer de un lugar de pensamiento, de pensar ‘a’ tí, ‘a’ mí, ‘a’ nosotros,
‘a’ lo que nos une y nos aleja, ‘al’ intervalo que nos facilita devenir, ‘a’ la
distancia necesaria para el encuentro.
A ti: pausa para pasar de
lo afectivo a lo espiritual, de la interioridad a lo exterior.
Te veo, te siento, te percibo, te escucho, te
miro, me enternezco por ti, me sorprendo por ti, voy a respirar fuera,
reflexiono con la tierra, el agua, las estrellas, pienso en ti, te pienso,
pienso en nosotros: en los dos, en todos, en todas, empiezo a amar, amar a ti, regreso hacia ti, intento
hablar, decirte: un sentimiento, un deseo, una intención, para hoy, para
mañana, para mucho tiempo.
Te pido un lugar y un tiempo por hoy, por un
futuro cercano, por la vida: la mía, la tuya, la de muchos.
El a ti pasa
a través del aliento que intenta volverse palabras. Sin apropriación, sin
posesión, ni pérdida de identidad, en el respeto de una distancia. A ti, al otro, hombre. Entre
nosotros esta a es
intención sin objeto, cuna del ser».
- Luce Irigaray -
da: "Amo a ti - bosquejo de una felicidad en la historia" [traducción
del francés, Víctor Goldstein], 1ª ed. Barcelona, Icaria 1994
Buona giornata a tutti. :-)
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