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sabato 31 gennaio 2015

L’abbraccio analfabeta - Carlo Molinaro -

Quando uno non ha abbracciato nessuno da giovane, per anni, per decenni, perché bloccato, per  l’educazione, per timidezza, per la solitudine, perché in famiglia non si usa o per altri motivi, quando finalmente abbraccia - perché, a un’età qualsiasi, succede che si sciolgano i nodi - allora lui mentre abbraccia, è come i sordomuti quando imparano col metodo vocale: fanno vibrare le corde e ci contano di emettere quel suono, ma non è che lo sentono: guardano l’altro e se l’altro ha capito sono felici: ci sono riusciti, con l’impegno e il puntiglio, a fare il suono.
Così l’analfabeta degli abbracci, quando finalmente si decide, non ha gesti spontanei, studia come muovere il braccio, la spalla, come stringere di più o di meno, è stupito e impaurito - benché felice - del contatto del corpo sul corpo. 
È felice, è più felice di altri che hanno sempre abbracciato, fin da piccoli: è felice, è una conquista: ma recita l’abbraccio, è in ansia che gli venga bene, in pratica lo mette in scena, e gli altri se ne accorgono, a volte se ne accorgono e credono che sia un abbraccio finto: invece è il più felice degli abbracci.
Lui ci è arrivato per strade difficili e quasi piange mentre riesce a fare ciò che per altri è una cosa normale.
Se incontri uno così, devi capire che non è finto, è il più vero dei veri: lui finge ciò che veramente fa perché non lo sa fare senza fingere.
E' un po’ come il poeta di Pessoa, ma è così vero che dopo l’ abbraccio riuscirebbe a volare per la gioia: però nessuno se ne accorge mai perché, come l’abbraccio, anche lo sguardo e gli altri gesti sono troppo incerti,
sgrammaticati, come di straniero, e si resta perplessi, diffidenti.

Sono persone che fanno fatica nelle cose più semplici, che mai ti aspetteresti. Poi da soli in casa cantano, ridono, scrivono versi.

- Carlo Molinaro - 
” L’abbraccio analfabeta”



Molte persone lottano per trovare l'equilibrio nella vita semplicemente perché non hanno mai avuto il coraggio di distinguere ciò che è veramente importante per loro da ciò che non lo è.

- Stephen Covey -


immagine Christian Schloe

"Mi manchi". Penso sia questa la frase più bella che ci si possa sentir dire. Perché il "ti amo" implica un’univocità. Io amo te. Punto. Te lo dico. Ora lo sai. Ti puoi intenerire, ma anche preoccupare, o infastidire, o rattristare perché tu non lo provi. Ma il "mi manchi" significa che hai lasciato un vuoto nella persona che te lo dice. E tu, solo tu, puoi riempire quel vuoto. Come un pezzo di puzzle. L’incastro perfetto che nessun altro può essere. "Mi manchi" è come "Per essere me interamente, ho bisogno che ci sia anche tu".

- Oriana Mantovani -

da "Buonanotte a chi"

Gaylord Ho's sculpture


Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.

- Alda Merini -





Buona giornata a tutti. :-)














sabato 23 agosto 2014

“C’era…” - Umberto Saba -



C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C’era, dipinta in verde, una stia, 
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.

- Umberto Saba -


"... Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri" - 

(da una lettera di Rainer Maria Rilke)



Il successo di una persona non si misura dalla quantità di soldi che ha in banca, ma dalla quantità di gioia che ha nel cuore. 

- Omar Falworth - 




Buona giornata a tutti. :-)







sabato 11 gennaio 2014

La pietra azzurra - don Bruno Ferrero -

Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. 
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina.
I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno di quegli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. 
"E' per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?". 
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: "Quanti soldi hai?". 
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò.
Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. 
"Bastano?" disse con orgoglio. "Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c'è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa.
Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi". 
L'uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l'astuccio. 
"Prendilo" disse alla bambina. "Portalo con attenzione". 
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. 
Un'ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: 
"Questa collana è stata comprata qui?". 
"Si, signorina". 
"E quanto è costata?" 
"I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me". 
"Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!". 
Il gioielliere prese l'astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. 
"Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva".



(don Bruno Ferrero)
Dal libro “La vita è tutto quello che abbiamo” di Bruno Ferrero




Una vera amicizia e un amore autentico non ti fanno più dire "Io" ma "Noi", perché sentimenti e vita si intrecciano in una comunione di affetti, di pensieri, di scelte, di ideali. Ed è per questo che quando l'altro muore, tu senti "una grande pena", come afferma Davide, perché è stata amputata una parte di te stesso. 


- Cardinale Gianfranco Ravasi -


Diffida di ogni gioia che non derivi dalla gratitudine.

- Theodor Haecker -


Dobbiamo sempre ricordare che non è il nostro fare più o meno esasperato che compie il miracolo della fede, bensì il consentire attraverso di noi il fare del Signore, il non ostacolarlo e anzi favorire la sua attrattività. 
Lui fa nascere figli di Abramo dalle pietre (cfr Lc 3,8), Lui dobbiamo collocare sempre più al cuore della nostra attività e delle nostre relazioni, Lui riconoscere come il senso vero di ogni iniziativa catechetica e di ogni sforzo per rinnovarla, Lui soprattutto la Presenza palpitante di una liturgia meno pragmatica e sciattamente didascalica, perché meglio capace di far incontrare il Signore, non noi. 
È nella cura ai sacramenti, a partire da quelli dell’iniziazione cristiana, che parrocchie e diocesi mettono in gioco il permanere della loro cattolicità. 
Non abbiamo un prodotto da imporre – come ci avvertiva il Messaggio finale del Sinodo – ma una Persona, una presenza, un’amicizia che cambia la vita. 

- Cardinale Angelo  Bagnasco -


"Chi non crede nei miracoli, non è realista"


- Audrey Hepburn -



Buona giornata a tutti :-)







giovedì 3 ottobre 2013

Romano Battaglia, pensieri -

Ho sempre passeggiato sulla riva del mare raccogliendo conchiglie, stecchi, oggetti abbandonati.
Mi è sembrato di vedere in quelle cose, depositate dalle onde, l'intera umanità con i suoi dolori e le sue gioie.
Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare è quello di rimanere semplice e avere la capacità di scoprire un mondo anche in un granello di sabbia.
Non c'è niente di troppo piccolo per un essere piccolissimo qual è l'uomo.
Camminando lentamente dove le onde lambiscono la rena, ci addentriamo in riflessioni, pensieri e passo dopo passo, possiamo ritrovare la calma perduta, la serenità e soprattutto noi stessi.


Romano Battaglia - Sulla riva dei nostri pensieri



Bisogna cercare di prendere tutto quanto con ottimismo e ricordare che la vita è sempre degna di essere vissuta anche quando è noia, fatica, delusione. La notte non è mai così nera come prima dell'alba ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte.
Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi, purchè lo vogliamo.
Sappiamo che c'è la luce perchè c'è il buio, che c'è la gioia perchè c'è il dolore, che c'è la pace perchè c'è la guerra e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti.
Alzatevi ogni mattino sereni e ringraziate Dio di essere ancora al mondo guardando il cielo con occhi luminosi e ricordatevi che nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di pioggia e pieni di dolore, ci sono giorni pieni di lacrime.... ma poi ci sono giorni pieni d'amore che vi danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni.
Non arrabbiatevi per cose di poco conto e cercate di conservare la calma anche nei momenti di tensione. 

Andate incontro agli altri offrendo la vostra amicizia e pensate che tutti possono essere amici anche quelli che vi sembrano scostanti e che, forse non aspettano da voi che una parola buona per fare il primo passo.
Solo così esisterete veramente e non sciuperete nessun istante della vita.
Respirate profondamente e con grande gratitudine perchè l'aria che respirate è la fonte della vita più del cibo e dell'acqua.
Cercate di non desiderare troppo, amate ciò che avete, senza inseguire falsi sogni che vi allontanano dalla realtà lasciandovi scontenti e insoddisfatti: perchè non sempre ciò che vi manca è ciò di cui avete bisogno.
Non siate invidiosi degli altri perchè non potete sapere se chi invidiate non nasconda qualcosa che voi non vorreste per nulla al mondo in caso di cambio.
Non indugiate troppo sugli errori e tenete presente che tutto può servire a rendervi migliore.
Cercate di essere sempre voi stessi a costo di qualche rinuncia.
Solo così potete trovare la vostra strada bianca in mezzo ai campi di grano. 

Romano Battaglia - Una rosa dal mare
Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare è quello di rimanere semplice e avere la capacità di scoprire un mondo anche in un granello di sabbia. Non c'è niente di troppo piccolo per un essere piccolissimo quale è l'uomo. Una volta, un pescatore mi raccontò che se avessi trovato un pezzetto di legno logorato dal tempo avrei dovuto conservarlo perché poteva essere un resto della barca sulla quale navigò Gesù. Camminando lentamente dove le onde lambiscono la rena, lontani dal chiasso e dalla vita di tutti i giorni, ci addentriamo in riflessioni, considerazioni, pensieri e, passo dopo passo, possiamo ritrovare la calma perduta, le serenità e soprattutto noi stessi. E' come procedere a tu per tu con la nostra coscienza che ci chiede una prova di verità e di purezza. Il mare è come un cielo aperto sull'infinito del mondo: ci aiuta a ricordare le tappe della nostra vita che sembrano essere rappresentate dalla lunga serie di orme che lasciamo dietro di noi. Ho trascorso intere giornate passeggiando e ogni volta sono tornato a casa con le scarpe piene di sabbia e con nel cuore un po' più di saggezza.

Romano Battaglia - Sulla riva dei nostri pensieri





Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 19 maggio 2012

La Parola contro la Forza - George Carlin -


“Il paradosso del nostro tempo è che abbiamo edifici sempre più alti, ma una moralità sempre più bassa.
Autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno.
Comperiamo di più, ma godiamo di meno.
Abbiamo case più grandi, ma famiglie più piccole.
Più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso.
Più conoscenza, ma meno giudizio.
Più esperti e ancor più problemi.
Più medicine, ma meno salute.
Beviamo troppo, fumiamo troppo.
Spendiamo senza ritegno e ridiamo troppo poco.
Guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo.
Facciamo le ore piccole e ci alziamo stanchi.
Vediamo troppa TV e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le proprietà, ma ridotti i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare il vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima.
Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi.
Scriviamo di più, ma impariamo di meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, non ad aspettare.
Costruiamo computer più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi di fast food e digestioni lente.
Grandi uomini, piccoli caratteri.
Ricchi profitti, povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle, ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci.
È un tempo in cui c’è troppo in vetrina ma niente in magazzino.
   
Ricordati di spender il tuo tempo con i tuoi cari ora.
Essi non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso con soggezione, perché questa piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco perché è l’unico tesoro che puoi dare col cuore e non costa nulla.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti perché un giorno quella persona non sarà più lì.
Ricordati di dire “vi amo” ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo: un bacio, un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell’anima.
Dedica tempo all’amore, dedica tempo alla conversazione, dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.
 

E ricorda sempre:
 
La vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.”

- George Carlin -


George Denis Patrick Carlin (1937 – 2008), attore e commediografo statunitense

Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 29 settembre 2011

La benedizione – don Bruno Ferrero -

Nella comunità dell'Arca dove aveva deciso di vivere, dopo una vita passata nel mondo universitario, un giorno il celebre padre Henri Nouwen fu avvicinato da una handicappata della comunità che gli disse: "Henri, mi puoi benedire?".
Padre Nouwen rispose alla richiesta in maniera automatica, tracciando con il pollice il segno della croce sulla fronte della ragazza.
Invece di essere grata, lei protestò con veemenza: "No, questa non funziona. Voglio una vera benedizione!".
Padre Nouwen si accorse di aver risposto in modo abitudinario e formalistico e disse: "Oh, scusami... ti darò una vera benedizione quando saremo tutti insieme per la funzione".
Dopo la funzione, quando circa una trentina di persone erano sedute in cerchio sul pavimento, padre Nouwen disse: "Janet mi ha chiesto di darle una benedizione speciale. Lei sente di averne bisogno adesso".
La ragazza si alzò e andò verso il sacerdote, che indossava un lungo abito bianco con ampie maniche che coprivano sia le mani che le braccia. Spontaneamente Janet lo abbracciò e pose la testa contro il suo petto. Senza pensarci, padre Nouwen la avvolse con le sue maniche al punto di farla quasi sparire tra le pieghe del suo abito.
Mentre si tenevano l'un l'altra padre Nouwen disse: "Janet, voglio che tu sappia che sei l'Amata Figlia di Dio. Sei preziosa agli occhi di Dio. Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri della comunità e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura tu sei. So che in questi giorni ti senti un po' giù e che c'è della tristezza nel tuo cuore, ma voglio ricordarti chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amata da Dio e da tutte le persone che sono qui con te".
Janet alzò la testa e lo guardò; il suo largo sorriso dimostrò che aveva veramente sentito e ricevuto la benedizione.
Quando Janet tornò al suo posto, tutti gli altri handicappati vollero ricevere la benedizione. Anche uno degli assistenti, un giovane di ventiquattro anni, alzò la mano e disse: "E io?".
"Certo", rispose padre Nouwen. "Vieni".
Lo abbracciò e disse: "John, è cosi bello che tu sia qui. Tu sei l'Amato Figlio di Dio. La tua presenza è una gioia per tutti noi. Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un amore infinito".
Il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi e disse: "Grazie, grazie molte".


La sensazione di essere maledetti spesso colpisce più facilmente che la sensazione di essere benedetti.
Dobbiamo riscoprire il senso e la bellezza della benedizione.
E quando le cose sono difficili e la vita è pesante ricordati chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amato da Dio e da tutte le persone che sono con te.

(don Bruno Ferrero)
Fonte:  Solo il vento lo sa di Bruno Ferrero


Papa Giovanni Paolo II riceve la benedizione induista
Buona giornata a tutti. :-)








domenica 21 agosto 2011

Aurora della vita nuova – Madre Anna Maria Cànopi -

Vergine purissima,
innocenza del mondo,
tu sei l’aurora
che si dischiude ogni mattina
davanti al nostro sguardo;
con te ogni cosa rinasce limpida e buona,
e in ogni cuore fiorisce la speranza.
Il tuo immacolato candore
ci attiri alla bellezza dell’eterno Amore,
il tuo dolce sorriso
sia luce ai nostri passi,
dissipi le nubi dei nostri timori.
Accanto a te, Maria,
la nostra vita scorra
nella serenità e nella pace:
tu, che sei nata
per donare al mondo Gesù,
Figlio di Dio e nostro Salvatore,
fa’ che nelle nostre case
fiorisca la vita, regni l’amore,
abbondi la gioia
a lode e gloria di Dio,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Amen.

(Madre Anna Maria Cànopi)
Fonte: Il respiro dell’anima,Ed. Paoline, pag.103, Preghiere mariane

Madonna del Cardellino, 1505
 Raffaello, (1483-1520)
 Palazzo Medici Riccardi in Firenze, Italy



Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 16 marzo 2011

Rassomiglianze – don Bruno Ferrero -

Una suora missionaria stava accuratamente curando le piaghe ripugnanti di un lebbroso. Faceva il suo lavoro sorridendo e chiacchierando con il malato, come fosse la cosa più naturale del mondo. A un certo punto chiese al malato:
«Tu credi in Dio?».
Il pover'uomo la fissò a lungo e poi rispose:
«Sì, adesso credo in Dio».
Un missionario viaggiava su un veloce treno giapponese e occupava il tempo pregando con il breviario aperto. Uno scossone fece scivolare sul pavimento una immaginetta della Madonna.
Un bambino seduto di fronte al missionario si chinò e raccolse l'immagine.
Curioso come tutti i bambini, prima di restituirla la guardò.
«Chi è questa bella signora?», chiese al missionario.
«E'... mia madre» rispose il sacerdote, dopo un attimo di esitazione.
Il bambino lo guardò, poi riguardò l'immagine.
«Non le assomigli tanto», disse.
Il missionario sorrise: «Eppure, ti assicuro che è tutta la vita che cerco di assomigliarle, almeno un po'».
Tu, a chi assomigli?   

(don Bruno Ferrero)

Fonte : Cerchi nell'acqua di Bruno Ferrero

Bruno Ferrero, sacerdote salesiano e scrittore italiano. conosciuto per le sue numerose pubblicazioni riguardanti l’uso del racconto nella catechesi, nell’insegnamento della religione a scuola e nella educazione in genere. È molto conosciuto per i suoi libri di storie, tutte con una morale alla fine.

Buona giornata a tutti. :-)





martedì 15 febbraio 2011

Via con il vento – don Bruno Ferrero -

Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di maggio. Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione.
E quante congetture facevano i piccoli semi. Quanti sogni cullava la brezza alla sera, quando i primi timidi grilli intonavano la loro serenata.
"Dove andremo a germogliare?".
"Chissà?".
"Solo il vento lo sa".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria.
"Addio... addio", si salutavano i piccoli semi.
Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato.
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.
Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto.
Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno.
Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò.
Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro.
Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità.
Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!".
Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.
Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita.


Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei.
Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi.
Tu sei il messaggio.
(don Bruno Ferrero) 
Fonte: Solo il vento lo sa di Bruno Ferrero



Buona giornata a tutti. :-)



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martedì 8 febbraio 2011

L’amicizia - Gibran Kahlil -

Il vostro amico
è il vostro bisogno saziato.
E’ il campo che seminate con amore
e che mietete ringraziando.
Egli è la vostra mensa e la vostra dimora
perché, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.
Se l’amico vi confida il suo pensiero
non nascondetegli il vostro.
Quando lui tace
il vostro cuore non smette di ascoltarlo,
perché nell’amicizia
ogni pensiero, desiderio, speranza
nasce nel silenzio e si partecipa con gioia.
Se vi separate dall’amico
non addoloratevi, perché la sua assenza
v’illumina su ciò che più in lui amate.
E non vi sia nell’amicizia altro intento
che scavarvi nello spirito a vicenda.
Condividetevi le gioie
sorridendo nella dolcezza amica,
perché nella rugiada delle piccole cose
il cuore scopre il suo mattino
e si conforta.

(Gibran Kahlil)




La tragedia dell’olocausto attraverso l’amicizia di due bambini
Il bambino con il pigiama a righe
Dal regista inglese Mark Herman una bella storia, adattamento del romanzo del giovane scrittore irlandese John Boyne. Le musiche del premio Oscar James Horner (Titanic) e la fotografia del francese Benoît Delhomme contribuiscono a creare una favola nera che cerca di offrire una prospettiva unica sugli effetti del pregiudizio e della violenza nei confronti degli innocenti.Berlino, anni Quaranta. Un bambino di otto anni, Bruno (Asa Butterfield), si trasferisce con la sua famiglia in una casa di campagna fuori Berlino, a pochi passi da un campo di concentramento in cui si pratica l’eliminazione sistematica degli ebrei. Il padre di Bruno (David Thewlis) è un ufficiale delle SS neopromosso alla direzione del campo nazista. Bruno, Fa conoscenza con Shmuel (interpretato dall’esordiente su grande schermo Jack Scanlon), un bambino che si trova al di là del recinto in filo spinato (la cui utilità non è nemmeno lontanamente immaginata dal piccolo tedesco) e che indossa perennemente una divisa a righe. Tra i due scoppia subito l’amicizia: Bruno vede Shmuel affaticato, affamato, ma la sua innocenza non gli consente di capire il perché di tale condizione. Costruisce, perciò, una spiegazione tutta sua, infantile ed ingenua, come vuole la sua età: il campo non è altro che una fattoria, le divise a righe sono semplicemente dei pigiami, e i numeri di matricola con cui sono contrassegnati gli internati fanno solo parte di un gioco. Ma sarà Shmuel ad aprire pian piano gli occhi di Bruno, fino a fargli mettere in dubbio anche le azioni del padre, nei riguardi del quale aveva sempre riposto una completa fiducia. Purtroppo, entrambi i ragazzi saranno letteralmente travolti dall'orribile verità in cui hanno avuto la sfortuna di imbattersi.



Buona giornata a tutti :-)

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