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venerdì 1 novembre 2024

Io non so né il giorno né l'ora - Philippe Warnier

Io non so né il giorno,
né l'ora, né il modo,
ma ho la fede nella tua promessa.
Morti al peccato
grazie al dono della tua vita,
noi risusciteremo dai morti,
rivedremo coloro che abbiamo amato,
con loro vivremo della tua vita divina.
Oggi siamo già riuniti
nella comunione dei Santi.
Signore, ti preghiamo per i morti:
accoglili nel tuo amore.
Ti preghiamo per i viventi:
fa' che camminino verso la tua luce.

- Philippe Warnier - 













L’origine della ricorrenza odierna risale al IV secolo quando la Chiesa che era in Roma adottò l’usanza, che già era di quella di Antiochia, di celebrare in un’unica domenica tutti i martiri; questo avveniva la prima domenica dopo Pentecoste e all’inizio del VII secolo Bonifacio IV stabilì la data fissa del 13 maggio. L’ultimo cambio di data avvenne nell’835 quando Gregorio IV la trasferì al 1° novembre, come oggi.

I santi sono proposti alla venerazione non per un loro beneficio, ma per un nostro vantaggio, in quanto possono intercedere per noi presso Dio; essi proprio perché hanno realizzato nella vita il mistero pasquale di Cristo sono modelli da imitare per poter raggiungere a nostra volta la vita eterna. Gli stessi concetti sono ribaditi dai testi liturgici della Messa odierna il cui Prefazio afferma: “Verso la patria comune noi, pellegrini sulla terra, affrettiamo nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte gloriosa di questi membri eletti della Chiesa, che ci hai dato come amici e modelli di vita”.


"Nella coscienza e nel dolore per il proprio male, 
il SANTO riconosce Cristo come salvezza 
con la semplicità del cuore di un bambino.
Riconosce che la sua libertà e la sua moralità 
non stanno in quello che riesce a realizzare, 
ma nella verità con cui chiede a Dio,
con cui mendica Cristo..."

- Giovanni Fighera -
Da. "Una riflessione per la festa di tutti i santi: 
chi è il santo?"





O voi tutti che regnate con Dio nel cielo,
dai seggi gloriosi della vostra beatitudine,
volgete uno sguardo pietoso sopra di noi,
esuli dalla celeste patria.
Voi raccoglieste l'ampia messe delle buone opere,
che andaste seminando con lagrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche
e l'oggetto dei vostri gaudii.
O beati del cielo,
ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi
e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù,
affinchè, imitando voi in terra,
diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia.
Pater, Ave, Gloria


O Dio, Padre buono e misericordioso,
ti ringraziamo perchè in ogni tempo
tu rinnovi e vivifichi la tua Chiesa, 

suscitando nel suo seno i Santi:  attraverso
di essi tu fai risplendere la varietà 
e la ricchezza dei doni del tuo Spirito di amore.
Noi sappiamo che i Santi, deboli e fragili come noi, 

hanno capito il vero senso della vita, 
sono vissuti nell'eroismo della fede, della speranza e della carità,
hanno imitato perfettamente il Figlio tuo,

ed ora, vicini a Gesù nella gloria, 
sono nostri modelli e intercessori.
Ti ringraziamo perchè hai voluto 

che continuasse tra noi e i Santi la comunione
di vita nell'unità dello stesso Corpo mistico di Cristo.
Ti chiediamo, o Signore, la grazia e la forza di poter seguire il cammino 
che essi ci hanno tracciato, affinché alla fine della nostra esistenza terrena
possiamo giungere con loro al beatificante possesso della luce e della tua gloria



Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 1 novembre 2023

La santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi - papa Benedetto XVI

 La santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un traguardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazione universale di tutti i battezzati. La santità è offerta a tutti; naturalmente non tutti i santi sono uguali: sono infatti, come ho detto, lo spettro della luce divina. 
E non necessariamente è grande santo colui che possiede carismi straordinari. Ce ne sono infatti moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra hanno condotto un’esistenza apparentemente normalissima. E proprio questi santi "normali" sono i santi abitualmente voluti da Dio. 
Il loro esempio testimonia che, soltanto quando si è a contatto con il Signore, ci si riempie della sua pace e della sua gioia e si è in grado di diffondere dappertutto serenità, speranza e ottimismo. Considerando proprio la varietà dei loro carismi, Bernanos, grande scrittore francese che fu sempre affascinato dall’idea dei santi - ne cita molti nei suoi romanzi - nota che “ogni vita di santo è come una nuova fioritura di primavera”. 
Che ciò avvenga anche per noi! 
Lasciamoci per questo attrarre dal soprannaturale fascino della santità! 
Ci ottenga questa grazia Maria, la Regina di tutti i Santi, Madre e Rifugio dei peccatori!

- papa Benedetto XVI - 
Udienza generale, Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, 20 agosto 2008



Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio? All'interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d'animo di fronte alle difficoltà.

L'esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce,

La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo,…….In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici.

- papa Benedetto XVI - 
dall'omelia del 1° novembre 2006



Preghiera ai Santi del Paradiso

O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso, volgete pietosi lo sguardo sopra di noi, ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.

Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti. O anime beate, intercedete per noi!


Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme, di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù e alle anime, di ricopiare in noi le virtù vostre, affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale.
Amen.















Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 1 novembre 2022

1° novembre - Giornata della Santificazione Universale

"Normalmente quando pensiamo ai santi noi immaginiamo che sono persone eccezionali, lontani da tutti, fuori dalla nostra esistenza quotidiana.
La santità è una cosa normale. E’ il destino di ogni essere umano, di gente ordinaria come noi.
La folla dei santi, di cui ci parla l’Apocalisse, siamo noi. La santità è il fine della nostra esistenza.
Ma la santità è un’ambizione? La santità è qualcosa che dobbiamo ricercare? In che senso noi possiamo dire che dobbiamo aspirare alla santità? In primo luogo bisogna che noi dobbiamo diventare persone mosse dal desiderio profondo e passionato da qualcosa. La nostra società consumistica celebra quotidianamente piccoli desideri. Tenta di farci credere che noi possiamo essere felici solamente realizzando i nostri piccoli desideri: avere una macchina, passare delle belle vacanze... La ricerca di Dio, il cammino verso la santità comincia nel momento in cui noi non ci accontentiamo del benessere naturale, ma quando noi diciamo: “No, io voglio di più, e altro , che queste cose”. Sovente noi pensiamo che i santi siano delle persone che sono riusciti a controllare e a regolare i loro desideri. Tutto è controllato in loro. Ma può essere che essi siano piuttosto delle persone che hanno saputo svegliare in loro i desideri e le passioni radicate profondamente nel loro essere? Ho letto un testo sui santi domenicani e sono stato colpito dal fatto che essi erano persone appassionate.
Pensate a San Tommaso d’Aquino, per esempio. Il suo biografo Tocco, lo ha chiamato “l’uomo del desiderio”. Una leggenda narra che Gesù, un giorno, domandò a Tommaso cosa desiderasse, Tommaso rispose: “Domine, non nisi te. Signore nient’altro che te!”
Avendo il desiderio profondo di capire, Tommaso rifiuta le soluzioni facili. Egli voleva comprendere meglio il suo Dio, ma era tanto onesto che percepiva che era impossibile. Un uomo di desiderio. E noi altri, come studenti, siamo veramente affascinati dal desiderio di comprendere, o siamo soddisfatti ci promuovono con summa cum laude?
Pensiamo a Bartolomeo de Las Casas che aveva questa passione inesauribile per la giustizia e il desiderio instancabile per un mondo nel quale gli Indiani potessero vivere con dignità. Egli scriveva al re: “Io penso che Dio voglia che io riempia il cielo e la terra, e il mare ancora, di grida, di lacrime e di gemiti per la giustizia.”
Noi tutti parliamo della giustizia. Noi sappiamo che dobbiamo cercarla. Ma la giustizia è veramente una passione che tocca profondamente il nostro essere? O i nostri propositi sono delle vane parole? Pensiamo a Caterina da Siena. Appassionata per la riforma della Chiesa, parlava del Cristo come del desiderio e dell’amore in lei.
Tutti, noi vorremmo trasformare la Chiesa; una Chiesa più giusta e più onesta. Ma abbiamo noi una vera passione, come Caterina? Siamo invitati a raggiungere la folla immensa dei santi, di ogni lingua e nazione. Ma la prima cosa che ci è chiesta è che noi siamo delle persone appassionate. Discutendo con alcuni giovani che volevano diventare domenicani la mia prima domanda fu: “siete appassionati per qualcosa?”
Perché questo è molto più importante del desiderio di entrare nell’Ordine.
Se c’è passione in noi, Dio può cominciare a lavorare!
Beati i poveri, i miti, beati gli afflitti. Noi siamo invitati a essere felici.
E’ difficile trovare dei santi tristi. I santi sono i beati perché la loro vita è conforme al loro desiderio più profondo; essi sono scappati dalla prigione delle loro piccole ambizioni, delle piccole passioni.
Essi sono leggeri nel loro cuore. Essendo stati percepiti nel loro profondo desiderio, non possono prendersi troppo sul serio.
Il nostro problema è che ci prendiamo troppo sul serio. Siamo invitati a lasciare dietro di noi non solo le nostre piccole ambizioni m anche le piccole identità.
A partire dal XVII sec. noi Europei siamo stati assillati dalla questione sull’identità. Chi sono? Qual è la mia identità come essere umano, come cristiano, come domenicano? E ci richiudiamo nelle nostre piccole identità che ci danno poco sicurezza.
La S. Scrittura ci offre liberazione. Essa ci spalanca le porte, perché noi possiamo immaginare chi siamo.
San Giovanni ci dice: "Il mondo non ci conosce - noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato”. Noi siamo stati liberati dall’ossessione dell’identità, perché ciò che noi siamo è inimmaginabile.
Dal XVII sec. le nostre società hanno sviluppato l’orrore nei riguardi della folla. Nella folla, l'individuo perde la sua identità. Nella folla noi non sappiamo chi siamo. La folla è pericolosa, come la folla della Rivoluzione Francese. Ma per noi, c’è una folla immensa, che nessuno può contare, la folla dei santi. Il nostro destino è appartenere a questa folla; è qui che noi saremo liberati da tutte le nostre piccole questioni d'identità, perché chi siamo è al di la di ciò che noi possiamo immaginare. E noi saremo liberi."

(Omelia di fr. Timothy Radcliffe - Friburgo, 1° Novembre 1992 )


Preghiera ai Santi del Paradiso

O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso,
volgete pietosi lo sguardo sopra di noi,
ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.
Voi godete ora la gloria che vi siete meritata
seminando nelle lacrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche,
il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti.
O anime beate, intercedete per noi!
Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme,
di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù
e alle anime, di ricopiare in noi le virtù vostre,
 affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale. 
Amen.


Non crediate mai che i santi nascano tali, che vengano al mondo come 'prodotto finito' o, comunque, inevitabilmente destinati a divenire ciò che in realtà divengono.

- Cyril Martindale - 
da "Santi"




Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. 
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.




«… ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.» (Ap 7,9)




«Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia.
Ci sono i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità”, come diceva uno scrittore francese, quella “classe media della santità” di cui tutti possiamo fare parte.»

- papa Francesco -
omelia nella basilica di san Paolo fuori le mura - 14 aprile 2013

 I Santi in Paradiso- Beato Angelico


"...dire che il Santo è l’uomo vero
è un’affermazione più provocatoria 
di quel che possa sembrare: 
significa infatti affermare che solo l’uomo 
che vive intensamente il rapporto col Dio 
può godere del rapporto con la realtà mondana 
in modo autentico. 
Significa attaccare frontalmente 
quel sottile dualismo tra valori mondani e valori spirituali,
tra naturale e soprannaturale,
tra mondo e Dio, 
in cui molto cattolicesimo moderno 
ha sempre più rischiato di lasciarsi intrappolare.
Il rapporto con Dio - scrive ancora don Giussani - 
è l’ipotesi di lavoro più adeguata
all’incremento e alla realizzazione dell’unità della personalità. 
Per questo il mondo ha ancora, 
anzi soprattutto oggi, 
bisogno dello “spettacolo della santità”

da: La santità del laico 
nel pensiero di Luigi Giussani 
e Divo Barsotti



Auguri a tutti :-)





lunedì 1 novembre 2021

Che bella la festa di Tutti i Santi - Padre Rohrbacher

Che bella festa! È come se Tutti i Santi e la Festa dei Morti fossero un’unica festa. Da un lato la Chiesa militante, sulla terra, supplica alla Chiesa trionfante del cielo; dall’altro prega per la Chiesa sofferente e paziente del purgatorio.

La carità, più forte della morte, le ha unite, dal cielo alla terra, e dalla terra al purgatorio. Ed è per lo stesso sacrificio che noi ringraziamo Dio, per la gloria con cui colma i santi del cielo, e imploriamo la misericordia ai santi del purgatorio, santi ancora non perfetti.

Tale sacrificio è Gesù stesso, che santifica, gli uni e gli altri, da chi aspettiamo la grazia di santificare noi stessi. Così, tutti si riuniscono in Voi, o Gesù! Siamo felici!

Tutti i santi pregarono per i morti. Sant’Odilon, abate di Cluny, nell’XI secolo, aveva una cura particolare per ciò che riguardava il refrigerio delle anime del purgatorio. Fu, mosso dalla compassione e pensando alla sofferenza delle anime del purgatorio, che, anticipandosi alla Chiesa, ordinò che si pregasse per le anime, avendo destinato a questo un giorno speciale. Ecco come Sant’Odilon animò tale istituzione, cominciando dalle terre che erano votate al sacerdozio. (...)

Riguardo al purgatorio, non si sa nulla di sicuro. Ecco tuttavia, ciò che si legge nelle rivelazioni di Santa Francesca Romana, rivelazioni che la Chiesa ci autorizza a credere, senza però, obbligarci a farlo.

In una visione, la santa fu condotta dall’inferno al purgatorio, che, ugualmente è diviso in tre zone o sfere, una sull’altra.

Al suo ingresso, Santa Francesca lesse quest’iscrizione:

Questo è il purgatorio, luogo di speranza, dove si fa un intervallo.

La zona inferiore è tutta di fuoco, che è diverso da quello dell’inferno, che è nero e tenebroso. Questo del purgatorio ha fiamme grandi, molto grandi e rosse. E le anime. Lì, sono illuminate, internamente, dalla grazia. Perché conoscono la verità, così come la determinazione del tempo.

Coloro che hanno peccati gravi sono inviati a questo fuoco dagli angeli, e lì restano secondo la qualità dei peccati che commisero.

La santa diceva che, per ogni peccato mortale non espiato, l’anima sarebbe rimasta in quel fuoco per sette anni.

Nonostante in questa zona o sfera inferiore le fiamme del fuoco avvolgano tutte le anime, tuttavia le tormentano, alcune più di altre, secondo la gravità dei propri peccati, più gravi o più leggeri.

Al di là di questo luogo del purgatorio, a sinistra vi sono i demoni che fecero commettere a quelle anime i peccati che ora espiano. Le censurano, ma non infliggono loro nessun altro tormento.

Povere anime! Le fa soffrire di più, molto di più, la visione di questi demoni che il proprio fuoco che le avvolge. E, con tale sofferenza, gridano e piangono, senza che, in questo mondo, qualcuno riesca a farsene un’idea. Lo fanno, tuttavia, umilmente, perché sanno che se lo meritano, che la giustizia divina ha ragione. Sono grida quasi affettuose, che portano loro una sorta di consolazione. Non che siano allontanate dal fuoco. No, la misericordia di Dio, toccata da quella rassegnazione, delle anime sofferenti, lancia verso di loro uno sguardo favorevole, sguardo che allegerisce la loro sofferenza e permette loro di intravedere la gloria della beatitudine, verso la quale passeranno.

Santa Francesca Romana vide un angelo glorioso condurre a quel luogo l’anima che le era stata confidata, alla sua custodia, e ad aspettare fuori, a destra. È che i suffraggi e le buone opere che i parenti, gli amici, o chiunque sia, fanno specialmente in intenzione dell’anima, mossi dalla carità, sono presentati, dagli angeli custodi, alla divina maestà. E gli angeli, nel comunicare alle anime, ciò che noi facciamo per loro, le calmano, le rallegrano e le confortano. I suffraggi e le opere buone che fanno gli amici, per carità, specialmente per gli amici del purgatorio, giova principalmente a chi li compie, a causa della carità. Ci guadagnano le anime e ci guadagniamo noi.

Le preghiere, i suffragi e l’elemosine fatte caritatevolmente per le anime che già sono in gloria, e che già non lo necessitano, sono rivertite alle anime che lo necessitano ancora, giovando anche a noi.

E i suffragi che si fanno per le anime che giacciono all’inferno? Non se ne approfittano né le une né le altre – né quelle dell’inferno, né quelle del purgatorio, ma unicamente chi le fa.

La zona o regione media del purgatorio è divisa in tre parti: la prima, piena di una neve eccessivamente fredda; la seconda piena di pece fusa, mescolata ad olio in ebollizione; la terza piena di certi metalli fusi, come oro e argento, trasparenti. Trentotto angeli lì ricevono le anime che non commisero peccati così gravi da meritare la regione inferiore. Le ricevono e le trasportano da un luogo all’altro con grande carità: non sono i loro angeli custodi, ma altri che sono obbligati a questo servizio dalla misericordia divina.

Santa Francesca nulla disse, oppure non l’autorizzò a dirlo il superiore, sulla piú elevata regione del purgatorio.

Nei cieli, gli angeli fedeli hanno la loro gerarchia: tre ordini e nove cori. Le anime sante che salgono dalla terra, restano nei cori e negli ordini che Dio indica loro, secondo i propri meriti. È una festa per tutta la milizia celeste, ma particolarmente per il coro, dove l’anima santa dovrà rallegrarsi eternamente in Dio.

Ciò che Santa Francesca vide nella bontà di Dio la lasciò profondamente impressionata, senza che potesse parlare dell’allegria che aveva nel cuore. Spesso, nei giorni di festa, soprattutto dopo la comunione, quando meditava sul mistero del giorno, con lo spirito, trasportato in cielo, vedeva lo stesso mistero celebrato dagli angeli e dai santi.

Tutte le visioni che aveva, Santa Francesca Romana le sottometteva alla Madre, Santa Chiesa. E, dalla stessa madre, la Chiesa, Francesca fu canonizzata, senza che si trovasse nulla di riprovevole nelle visioni avute.

Noi, poi, vi salutiamo, o anime che vi purificate nelle fiamme del purgatorio. Condividiamo i vostri dolori, le sofferenze, principalmente di quell’immenso e torturante dolore di non poter vedere Dio.

Poveri noi! Senza dubbio vi sono tra voi parenti vostri e amici: soffriranno, forse per nostra colpa. Chi dirà che non abbiamo dato loro, in questa o quell’occasione, motivi per peccare? Manca loro poco tempo perché diventino anime pure. Che succederà, a noi che vegliamo così poco per noi stessi? Anime sante e sofferenti, che Dio ci liberi dal dimenticarvi!

Tutti i giorni, nella messa e nelle preghiere, ci ricorderemo di tutte voi. Ricordatevi, dunque, anche di noi. Ricordatevi, principalmente, quando sarete in Cielo. Come vogliamo vedervi là! Come vogliamo vederci con voi! Così sia.

da: Vida dos Santos di Padre Rohrbacher -

Volume XVIII, p.111 a 118 e 129 a 137)


Buona giornata a tutti. :-)

Voglia di preghiera:  leggoerifletto

Sono presente anche su YouTube, il nome del canale: LeggoeRifletto


venerdì 29 ottobre 2021

Halloween = Festa delle zucche (vuote...)



Halloween è la forma contratta dell’espressione inglese “All Hallows Eve” che letteralmente significa “vigilia d’Ognissanti”. 
Halloween, nonostante non lo si dica come invece si dovrebbe, è una ricorrenza magica.
Il mondo dell’occulto così lo definisce: “È il giorno più magico dell’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoterico, è la festa più importante dell’anno per i seguaci di Satana”.
Halloween trae origine da un’antichissima celebrazione celtica diffusa nelle isole britanniche e nel nord della Francia, con cui i pagani adoravano una delle loro divinità, chiamata Samhain, Signore della morte. 
Era considerata una delle feste più importanti, e dava inizio al capodanno celtico. 
La notte del 31 ottobre in onore del sanguinario dio della morte, veniva realizzato, sopra un’altura, un enorme falò utilizzando rami di quercia, albero ritenuto sacro, sul quale venivano bruciati sacrifici costituiti da cibo, animali e persino esseri umani.

…  la Chiesa, fin dall’ inizio dell’evangelizzazione dei popoli celti, si preoccupò di questa pericolosa “solennità” pagana e Papa Gregorio IV nell'anno 835 decretò che la festa di Ognissanti (spostata dal 13 maggio al 1º novembre da papa Gregorio III, con tanto di vigilia la notte precedente, proprio per contrastare il culto satanico di Samhain) diventasse festa di precetto. L'imperatore Ludovico I estese la nuova festività a tutti i territori a lui soggetti. 


… per il moderno satanismo, Halloween continua ad essere una festa privilegiata. E’ uno dei quattro sabba delle streghe, delle quattro grandi “solennità” coincidenti con alcune delle principali festività pagane e dell’antica stregoneria. 
La prima e più importante è, appunto, quella di Halloween, considerata il Capodanno magico. 
La seconda “solennità” è quella di Candlemass, che si celebra la notte tra il 1° e il 2 febbraio ed è considerata la Primavera magica (per i cristiani è la ricorrenza della Presentazione del Bambino Gesù al tempio, chiamata anche popolarmente “Festa della Candelora”). 
La terza “solennità” è quella di Beltane, che si festeggia nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio, chiamata anche la notte di Valpurga, e segna l’inizio dell’Estate magica. 
La quarta “solennità” è quella di San Giovanni Battista, che si svolge la notte tra il 23 e 24 giugno, ed è particolarmente attesa per mettere in atto malefici di malattia e di morte.

Com’è facile notare sono tutte celebrazioni notturne che si svolgono nel buio e nell’oscurità, a conferma della definizione evangelica di Satana come Principe delle Tenebre, e dei suoi seguaci come Figli delle Tenebre.

Una volta, dunque, le feste pagane venivano sostituite negli stessi giorni da feste cristiane; oggi si assiste al tentativo contrario: in coincidenza con le feste cristiane di Ognissanti e dei fedeli defunti, si cerca di diffondere nella cultura e nei costumi una festa pagana estranea e ostile al clima e al contesto di preghiera e di vera fede delle due feste cristiane.



"Halloween, una trappola del demonio, che le prova tutte": lo dice padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti nel mondo. 
Padre Amorth, qual é il suo giudizio su Halloween? 
"Intanto, fa schifo e mi fa schifo. Si tratta di una roba pagana, anticristiana ed anticattolica, proveniente da terre nordiche ed esplosa negli Usa. Questa robaccia, pretende, e talvolta ci riesce anche, di mettere in secondo piano ed offuscare la Solennità di Tutti i Santi che celebriamo con gioia il primo novembre. E siccome, appunto, il suo scopo é quello di mettere intralcio alla santità, é una ideazione del demonio che intende scompaginare i piani di Dio. Halloween é una festa pagana". 
Una dimostrazione della scaltrezza del Nemico: "il diavolo cerca di mettere zizzania tra Dio e uomo, non tanto per ostilità verso l'uomo, quanto per voler offendere Dio, che é il suo bersaglio preferito, e talvolta, riesce in questo scopo, anche se verrà sconfitto per sempre". 
Don Amorth, ma per quale ragione questa festa é tanto seguita, specie dai giovani? 
"Loro, seguono le correnti e questo avviene con maggior intensità in culture ed epoche scristianizzate come questa. Lo ripeto: il demonio sa come operare".
Ma perché i genitori lasciano fare?
"Perché non sanno più educare i figli, ecco la ragione".
Che cosa vuole dire con questo?
"Molti genitori hanno abdicato al compito di educatori e per mania di modernità, lasciano fare ai figli quello che vogliono. La colpa più grave mi sembra quella delle mamme".
Cioè?
"Quando entrambi i genitori vanno a lavorare, i figli crescono senza guide sicure. La forma di controllo migliore é la vigilanza della mamma, ma se questa va a lavorare e molte volte non ce ne sta bisogno, i figli crescono sbandati. Ben gli sta ai genitori questo castigo, poi vengono a piangere, davanti a figli ribelli ".

di Bruno Volpe - Intervista tratta dal sito Pontifex Roma



''Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l'uso della ragione e sia sempre più malata. 
Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo. 
Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. 
Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e depressi, potenziali suicidi''. 


- padre Gabriele Amorth - 



Hanno tolto i crocifissi dalle scuole italiane, non si possono più fare i presepi per non offendere i musulmani, perché non tolgono Halloween che offende i Cristiani (oltre che i musulmani e gli ebrei), dato che è la festa di satana??

Vergogna, gli “educatori”, che dovrebbero insegnare materie costruttive, la cultura italiana e l'amore per ciò che è buono, insegnano "l'amore" per l'orrido... stanno distruggendo le anime dei bambini!
Non c'è alcun motivo di festeggiare una festa satanica, non hanno neppure la scusa di dire che è una festa della cultura del nostro paese!!!



Buona giornata a tutti :-)

domenica 1 novembre 2020

Uniamoci al sentiero delle Beatitudini - don Tonino Lasconi

Dietro alle notizie di guerra, di terrorismo, di violenze, di ingiustizie, di corruzione, che potrebbe indurci al pessimismo, c’è una “moltitudine immensa” che nessuno può contare “di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”, che “in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello” grida a gran voce: 
“La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”. Questa moltitudine immensa non è composta soltanto dai santi del passato, quelli conosciuti e venerati e quelli che non hanno trovato posto nel calendario, viene rifornita continuamente da tutti coloro che, umilmente, senza finire mai in prima pagina, percorrono il sentiero delle Beatitudini. 
Chi di noi in questa moltitudine immensa, non annovera genitori, nonni, amici, colleghi generosi, forti nelle difficoltà e nelle sofferenze, miti, giusti e amanti della giustizia non soltanto per sé ma per tutti, misericordiosi, leali e trasparenti, sempre impegnati a creare pace e dialogo?
Allora, niente pessimismo. 
Con il sostegno e la protezione di questa “moltitudine immensa” - dei santi scritti nel calendario e di quelli presenti nella nostra memoria e nel nostro affetto - uniamoci al sentiero delle Beatitudini.

- don Tonino Lasconi -



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no?
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico?
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia.
Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Celebriamo la festa di Ognissanti in stile con globi di luce e di gioia, proclamando le beatitudini del Regno. 
Vivere la vocazione alla santità è sinonimo di parte della gioia di essere discepoli di Gesù, la gioia e la luce del mondo.
I santi che ci hanno preceduto lungo la strada, ci mostrano la testimonianza della loro vita, come noi stessi figli, che lavoriamo per il pane quotidiano, per mettere al centro i poveri, ed essere operatori di pace, e confortare gli afflitti, lottare per giustizia ecc ...
Vivere le Beatitudini nella vita quotidiana è la strada migliore alla santità, che è quello che Gesù ci mostra con la gioia del Vangelo.
Speriamo che la festa di Tutti i Santi, ci aiuti a "ricaricare le batterie" con la vocazione a cui siamo chiamati.
Una santità di tutti i giorni, che consuma il calcestruzzo e l'impegno per i sogni del Regno di Gesù.
Congratulazioni, cari amici! Riceviamo la gioia di essere benedetti!


Buona giornata a tutti. :-)


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