venerdì 3 novembre 2017

Agape e comunità - Martin Luter King

Agape non è amore debole, passivo. E’ amore in azione. 
Agape è amore che cerca di preservare e creare comunità. 
E’ cura perseverante per la comunità anche quando qualcuno cerca di frantumarla. 
Agape è la volontà di coprire qualunque distanza per restaurare la comunità. 
Non si ferma al primo miglio, ma percorre anche il secondo miglio per restaurare la comunità. 
E’ volontà di perdono, non sette volte, ma settanta volte sette per restaurare la comunità. 
La croce è l’espressione eterna della lunghezza del percorso che Dio farà per poter restaurare la comunità frantumata. 
La risurrezione è un simbolo del trionfo di Dio su quelle forze che cercano di bloccare la comunità. 
Lo Spirito santo è la realtà in movimento che continuamente crea comunità attraverso la storia. 
Chi opera contro la comunità opera contro l’insieme della creazione. Perciò, se io rispondo all’odio con un odio ricambiato, non faccio altro che intensificare la frattura nella comunità disgregata. 
Io posso solo colmare il divario nella comunità disgregata venendo incontro all’odio con l’amore. 
Se io rispondo all’odio con l’odio, mi spersonalizzo perché la creazione è fatta in modo che la mia personalità può essere pienamente realizzata solo nel contesto della comunità. Brooker Washington aveva ragione quando diceva: “Non lasciare che nessuno ti spinga tanto in basso da costringerti a odiarlo”. Quando ti spinge così in basso, ti porta al punto di resistere alla creazione, e quindi di spersonalizzarti. In ultima analisi, agape significa un riconoscimento del fatto che ogni vita è interrelata. 
Tutta l’umanità è coinvolta in un singolo processo, e tutti gli uomini sono fratelli. Fino al punto che se io faccio del male a mio fratello, qualsiasi cosa lui faccia a me, faccio del male a me stesso.

- Martin Luter King - 
in “An experiment in Love – A Testamento f Hope”




Ecco perché io ho ancora un sogno.
Ho il sogno che un giorno gli uomini si rizzeranno in piedi e si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli. Questa mattina ho ancora il sogno che un giorno ogni negro nella nostra patria, ogni uomo di colore in tutto il mondo, sarà giudicato sulla base del suo carattere piuttosto che sul colore della sua pelle, e ogni uomo rispetterà la dignità ed il valore della personalità umana. Oggi ho ancora il sogno che la fraternità diventerà qualcosa di più che le poche parole alla fine di una preghiera, diventerà l'ordine del giorno di un uomo d'affari e la parola d'ordine dell'uomo di governo.
Ho ancora il sogno che un giorno la giustizia scorrerà come l'acqua e la rettitudine come una sorgente poderosa.
Ho ancora il sogno oggi che in tutti i municipi gli uomini saranno eletti per agire giustamente, per amare la misericordia e camminare umilmente accanto al loro Dio.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno la guerra cesserà, che gli uomini muteranno le loro spade in aratri e che le nazioni non insorgeranno più contro le nazioni, e la guerra non sarà più neanche oggetto di studio.
Ho ancora il sogno che un giorno l'agnello e il leone saranno l'uno accanto all'altro e ogni uomo sederà sotto l'albero suo e non avrà più paura.
Ho ancora il sogno che un giorno ogni valle sarà innalzata e ogni montagna sarà spianata. E la gloria di Dio sarà rivelata e la carne tutta la contemplerà.
Ho ancora il sogno che con questa fede noi riusciremo a vincere la disperazione e a portare nuova luce per distruggere il pessimismo.

- Martin Luter King -
(Martin Luther King, 28 agosto 1963, Washington, discorso al Lincoln  Memorial durante la marcia per lavoro e libertà



Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 2 novembre 2017

Io non so né il giorno né l'ora - Philippe Warnier

Io non so né il giorno,
né l'ora, né il modo,
ma ho la fede nella tua promessa.
Morti al peccato
grazie al dono della tua vita,
noi risusciteremo dai morti,
rivedremo coloro che abbiamo amato,
con loro vivremo della tua vita divina.
Oggi siamo già riuniti
nella comunione dei Santi.
Signore, ti preghiamo per i morti:
accoglili nel tuo amore.
Ti preghiamo per i viventi:
fa' che camminino verso la tua luce.

- Philippe Warnier -

Truppe Karl - Partita a scacchi con la morte

Sulla morte

Il momento in cui l'uomo raggiunge la sua "povertà" assoluta è quello della sua morte. 
Allora tutto in lui si "spoglia": cessano tutte le sue "capacità": di intelligenza, di volontà, di amore, di vita fisica. 
E' steso nell'impotenza assoluta... Ed è proprio in questa posizione che adora il suo creatore - il nulla che adora il suo tutto - e che si "restituisce" a Lui, sperando solo nella sua misericordia. 
Vivere in questo spirito nelle quotidiane "spogliazioni" che la vita comporta - che sono pur sempre causa di tristezza e di sofferenza -; sforzarsi con l'aiuto di Dio di accettare con serenità di non poter più fare o avere quello che ieri ci esaltava, accettare in una parola di "morire a poco a poco", perché invecchiare è perdere ogni giorno qualcosa; tutto questo è occasione che la Grazia ci offre di "convertire" la sofferenza e la nostalgia in beatitudine; è prepararci ad essere "poveri di spirito e di cuore", unica condizione per entrare nel Regno dei cieli.

- Giacomino Piana -



Sulla morte

Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara.
Non c'è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo.
E' falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore.
Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.
I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso.
Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.

- Dietrich Bonhoeffer –
Da: Resistenza e resa


Gaetano Previati, Notturno, 1908


Signore, aiutami a capire
che non devo continuare
a piangere coloro che vivono presso di te.
Essi hanno già ciò a cui aspiro,
vedono e toccano
ciò che per me è pura speranza.
Sono immersi in quell'Amore
nel quale desidero perdermi.
Sono vivi nella bellezza
che non svanisce più,
immersi nella gioia
che nessun male offusca.
Fa', Signore, che i miei cari
mi conducano a te;
mi mandino scintille e lucciole
per guidarmi verso il regno di luce.
Rivestita di luce, ombra del Divino,
inondata di gioia, riflesso del tuo Amore,
per tutta l'eternità proclamerò
con loro la tua Misericordia.


- Don Valentino Salvoldi -

da: Non si muore, si nasce due volte. L’ora della nostra nascita, Edizioni Messaggero, 2007


Pieter Bruegel - Trionfo della morte


Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 1 novembre 2017

Un Tempo per te - don Franco Locci -

Non ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!
Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.
Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.
Non aveva tempo di cantare una canzone.
Non aveva tempo di raddrizzare un torto.
Non aveva tempo di amare e di donare.
Non aveva tempo di vivere per davvero.
D'ora in poi avrà tempo a non finire.
Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! 
Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? 
Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento:
"Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio", così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. 
E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. 
Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. 
Chiudi per un momento i giornali. 
Sfuggi alla stretta della società dei consumi. 
Costruisciti il silenzio. 
Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. 
Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. 
Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. 
Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. 
Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

- don Franco Locci - 





Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. 
E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

- James Hillman -  nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su La Stampa il 29 Ottobre 2011


Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chi vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno." (Gv 6,40)
La volontà di Dio, come appare nel vangelo è una e positiva: che l’uomo si realizzi pienamente sviluppando al massimo la sua umanità per avere la condizione divina che consente di superare la soglia della morte.
Giovanni omette l’articolo a vita eterna. 

Quel che Gesù assicura non è LA vita eterna, ovvero una vita che inizia dopo questa esistenza, ma è questa stessa vita che è eterna.

- Padre Alberto Maggi - 



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? 
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? 
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. 

Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” 

(Confessioni 9, 11,27)


Buona giornata a tutti. :-)







martedì 31 ottobre 2017

da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo" - Pietro Gastaldi -

Appena il Cottolengo vedeva un fabbricato che poteva essere utile ai suoi poverelli, aspettava il giorno in cui il Signore gli dicesse: Mettiti all’opera, che quel fabbricato è tuo.

Già da qualche tempo aveva messo l’occhio sopra l’osteria del Brentatore. 
Ora nel 1835, ormai cessato a Torino il morbo del colera, rimaneva nel lazzaretto di San Luigi una donna convalescente che ne era stata infetta. Invitato il Cottolengo dell’amministrazione dell’ospedale di San Luigi a ricoverare nella Piccola Casa questa inferma, perché abbandonata, la ritirò senza la precauzione della disinfezione, la quale fino ad allora era stata scrupolosamente osservata.
Due giorni dopo quell’accettazione, il dottore Lorenzo Granetti, alle ore otto di sera, ebbe a constatare alcuni casi di colera nell’infermeria dove era stata ricoverata la donna; anche due Vincenzine, scelte a servire i colerosi della città, avevano propagato il morbo in un’altra infermeria.
Il Granetti, per la cui oculatezza e vigilanza la pia Opera era stata fino ad allora immune da quella peste, veduti quei colerosi, perse ogni pazienza; e corso difilato dal servo di Dio, lo trovò seduto sopra una vecchia poltrona che dormiva. 
«Bel guadagno che facciamo! Tante cautele e tante cure, per avere poi il colera in casa! Perché non mi ha detto nulla di quella donna? Perché non fu sottoposta a disinfezione? Ora il morbo l’abbiamo in casa; ed in questa notte stessa io temo che molti dei nostri infermi ne saranno intaccati. 
Non abbiamo stanze libere, non un lazzaretto per separarli, non un locale di osservazione e di quarantena, e che faremo noi con questo fardello sul dorso?» Ma quanto il Granetti si riscaldava, altrettanto era calmo il Cottolengo, il quale, come si trattasse della cosa più indifferente di questo mondo, rispose al medico: «Oh ciocot! Per questo lei s’inquieta tanto? Si vede proprio che non ha fede; adesso vada a consolare ed assistere i suoi malati, e lasci fare alla Divina Provvidenza, la quale provvederà».
Uscito il medico brontolando, perché non credeva possibile in poco tempo trovare un ospedale conveniente ai colerosi, il Santo in poche ore ne formò uno bellissimo che fece stupire tutti. 
Così come si trovava, se ne andò all’Osteria del Brentatore, persuaso fosse questo il momento fissato dalla Divina Provvidenza per consegnargliela; perciò, tratto in disparte il padrone dell’osteria, il quale si chiamava Giovanni Rivara, scherzando secondo il suo solito, disse: «Vorresti riempire una fiaschetta, che berremo insieme? - «Ma sì, disse l’oste, per avere in casa mia il padre Cottolengo anche due fiaschetti, ed anche tre». 
- «Che buone novelle, mi dai; come va questo tuo spaccio di vino», chiese il canonico.
- Peggio che mai, - rispose l’oste; sembra che la voglia di bere sia scomparsa dal mondo, come vorrei che scomparisse il colera: e sì che il vino mio è magnifico; e se la cosa continua così sarò costretto a bermelo tutto da solo. 
- Ma senti, gli disse il Cottolengo, poiché non hai troppo il vento alla vela, se tu vendessi la casa a qualcuno, non sarebbe per te un bene? 
- Altro che un bene, rispose l’oste, sarebbe quello che desidero; ma il difficile sta nel trovare questo benedetto qualcuno; tanto più che vorrei vendere ogni attrezzo e sedie, e tavole, e panche, e botti, e damigiane, e persino le bottiglie. 
- Anche le bottiglie? soggiunse il sant’uomo; evviva noi, tanto meglio, che prenderemo qualche sbornia di più; ma dimmi, vuoi vendere anche la tua famiglia? 
- Oh la famiglia non ancora, riprese il Rivara. 
- Bene, disse il servo di Dio, compro ogni cosa come tu dici, ma voglio che tu ceda la casa in questo momento stesso. 
Il venditore non se lo fece dire due volte; ritiratosi con la famiglia in alcune stanze superiori, lasciò sul momento libero un piano e mezzo dell’Osteria. Verso la mezzanotte il Cottolengo venne a dire al Granetti che se voleva trasportare i suoi colerosi, aveva fatto preparare una casa a seicento metri dall’istituto. Il medico stupito, non capacitandosi di come avesse fatto nello spazio di tre sole ore a trovare un lazzaretto, diede ordine per il trasporto degli infermi, e si avviò alla casa indicata. 
Là trovò parecchie stanze col fuoco acceso, in ogni stanza un letto, e ad ogni letto una suora per l’assistenza del malato. A mezzanotte tutto era finito e tranquillo.
Trasportati gli infermi, l’epidemia cessò. Questa è quella che il servo di Dio chiamò: Casa della Speranza. 

- Pietro Gastaldi - 
da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo"




Correva in quei tempi una voce molto accreditata nella Piccola Casa; ed era che la vincenzina suor Francesca, anima semplicissima e tutta di Dio, nel partirsi ogni sera dal suo impiego per andare a riposare, passando vicino alla cappella in cui si conservava il Santissimo Sacramento, infallibilmente vi entrava per fare ossequio al suo Signore; ma dopo una breve preghiera, prendendo congedo, con tutta la tenerezza del cuore lo salutava con queste semplici parole: «Dunque, buona sera, Gesù.» 
Ed a Gesù piaceva questo saluto; tanto che una volta in cui la suora l’aveva salutato a quel modo, dal santo suo tabernacolo si compiacque di risponderle a viva e chiara voce: «Ed anche a te buona notte, figlia mia». 


- Pietro Gastaldi - 
da: "Vita di san Giuseppe Cottolengo"




Se gli altri filano lungo, voi tagliate corto 

- San Giuseppe Cottolengo -



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 30 ottobre 2017

La prima volta che lui mi baciò e altre poesie - Elizabeth Barrett Browning

La prima volta che lui mi baciò,
baciò solamente le dita della mano che scrive,
che si fece così più delicata e bianca,
restia al mondo ma non coi suoi. "Senti?",
al brusio degli angeli. Ora io non vorrei
un anello di ametista alla vista più puro
di quel bacio. Fu più in alto il secondo
e, cercando la fronte, si perse una metà sopra i capelli.
O dono supremo! Crisma
d’amore che con benefiche dolcezze
precede la vera ghirlanda d’amore. Il terzo fu
deposto, perfetto, sulla mia bocca, e fin d’allor
superba, io ripeto: "mio unico, mio amato"!

- Elizabeth Barrett Browning -
Sonetto XVIII da Sonetti dal portoghese

Lawrence Alma Tadema (1836-1912), Ask me no more

Solo per amore
Se devi amarmi, per null’altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
t’amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del parlare,
il modo di pensare così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno.
Queste son tutte cose
che possono mutare, amato,
in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare il pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto,
e perderti.
Soltanto per amore amami e per sempre, per l’eternità.


- Elizabeth Barrett Browning -

Gaston Renault (1855-?), Daphnis and Chloé

Come ti amo

Come ti amo? Come ti amo?
Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione
che l’anima mia può raggiungere,
quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere
e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera
delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno
e al lume di candela.
Ti amo liberamente,
come gli uomini che lottano
per la Giustizia.
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode.
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede.
Ti amo con quell’amore
che credevo aver smarrito
coi miei santi perduti,
ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita!
E, se Dio vuole,
ancor meglio t’amerò dopo la morte.


- Elizabeth Barrett Browning -

Tihamer von Margitay (1859 – 1922), Daybreak


Buona giornata a tutti. :-)







domenica 29 ottobre 2017

La preghiera della rana - Padre Anthony de Mello

Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera quando fu disturbato dal gracidare di una rana. 
Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora si sporse dalla finestra e urlò: "Silenzio! Sto pregando". 
Poiché egli era un santo, tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. 
Ogni creatura vivente si zittì in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera. Ma ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che diceva: "Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che tu stai recitando". 
"Che cosa possono trovare di bello le "orecchie" di Dio nel verso di una rana?" replicò Bruno sprezzante. 
Ma la voce proseguì: "Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?" 
Bruno decise di scoprirlo da sé. Si sporse dalla finestra e ordinò: 
"Canta!" e l'aria fu piena del gracidare ritmato della rana, con l'accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato. 
Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì più alcun frastuono, ma scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silenzio della notte. 
Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l'universo intero e, per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significa pregare.

- Padre Anthony De Mello - 

Da: “La preghiera della rana, saggezza popolare dell’Oriente” -  primo volume – Edizione Paoline 1988



La pecorella smarrita

Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori. 
Era così felice di andarsene.
Si allontanò molto e si perse.
Si accorse allora di essere seguita da un lupo.
Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile.
E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

- Padre Anthony De Mello - 





Quando guardiamo una persona, in realtà non vediamo quella persona: pensiamo soltanto di vederla. 
Quel che vediamo è qualcosa che abbiamo fissato nella nostra mente. Riceviamo un'impressione e ci atteniamo a quell'impressione, continuando a guardare quella persona attraverso il filtro di quell'impressione. 
E questo lo facciamo con quasi tutto.

- Padre Anthony De Mello - 
Da: “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” 


Buona giornata a tutti. :-)





sabato 28 ottobre 2017

Non illuderti!

Un macellaio stava lavorando nel suo negozio e si sorprese quando vide entrare un cane. Lo cacciò ma il cane tornò subito. 

Cercò quindi di mandarlo via, ancora ma si rese conto che il cane aveva un foglio in bocca.

Prese dunque il foglio e lo lesse:

" Mi potrebbe mandare 12 salsicce e tre bistecche di manzo per favore?"
Il macellaio notò pure che il cane aveva in bocca un biglietto da 50 euro.
Così prese le salsicce e le bistecche e le mise insieme in una borsa che mise nella bocca del cane.
Il macellaio rimase molto colpito e, siccome, era già ora di chiudere il negozio, decise di seguire il cane che stava scendendo la strada con la borsa tra i denti.
Quando il cane arrivò ad un incrocio, lasciò la borsa sul marciapiede, si alzò sulle zampe posteriori e con una delle anteriori schiacciò il bottone dei pedoni per cambiare il segnale del semaforo.
Prese di nuovo la borsa ed aspettò pazientemente che il semaforo desse il via ai pedoni.
Allora attraversò la strada e camminò fino ad una fermata del bus, mentre il macellaio stupefatto lo seguiva da vicino.
Alla fermata il cane guardò verso la mappa delle rotte e degli orari e si sedette sul marciapiede ad aspettare il suo bus.
Arrivò uno che non era il suo, ed il cane non si mosse.
Arrivò dunque un altro bus ed il cane dopo aver visto che era quello giusto, salì dalla porta posteriore, affinché il conduttore non lo potesse vedere.
Il macellaio, a bocca aperta, lo seguì.
All'improvviso il cane si alzò sulle zampe posteriori e toccò il campanello della fermata, sempre con la borsa tra i denti.
Quando il bus si fermò, il cane scese, ed anche il macellaio, ed entrambi camminarono per la strada finché il cane si fermò a una casa.
Posò la borsa sul marciapiede, e riprendo la rincorsa, si lanciò contro la porta.
Ripeté l'azione diverse volte, ma nessuno gli aprì la porta.
Allora il cane fece il giro della casa, saltò un recinto, si avvicinò ad una finestra e, con la testa, colpì diverse volte il vetro.
Ritornò alla porta, che si aprì e comparse un uomo che cominciò a picchiare il cane.
Il macellaio corse verso l'uomo e gridò:
"Santo cielo, che cosa sta facendo? Il suo cane é un genio!"
L'uomo irritato rispose:
"Un genio??? Questa é la seconda volta nella settimana che questo stupido dimentica le chiavi!!!"

Morale: puoi sempre superare le aspettative, ma stai tranquillo che sarai sempre al di sotto delle attese, deluderai sempre qualcuno.





Non dobbiamo paragonarci agli altri ma dobbiamo competere solo con noi stessi e sforzarci di migliorare continuamente ogni volta che ripetiamo un’azione.
Se prendiamo gli altri come punto di riferimento troveremo sempre qualcuno più bravo di noi nel fare qualcosa, mentre se poniamo l’attenzione su un nostro percorso di crescita e miglioramento e ci impegnamo, sicuramente i risultati arriveranno.
Non dobbiamo avere paura di sbagliare ma di non imparare niente dai nostri errori e di non usarli per migliorare!

- Simonetta Bettini - 




Buona giornata a tutti. :-)