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martedì 28 febbraio 2017

La giovinezza - Generale Douglas Mac Arthur

La giovinezza non è un periodo della vita
essa è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell’immaginazione,
un’intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell’avventura sull’amore del conforto.
Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni,
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.
Le preoccupazioni, le incertezze, i timori e i dispiaceri
sono i nemici che, lentamente, ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che domanda come un ragazzo insaziabile: “E dopo?”
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia nel gioco della vita.
Voi siete così giovani come la vostra fede,
così vecchi come la vostra incertezza,
così giovani come la vostra speranza,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi,
ricettivi a ciò che è bello, buono e grande,
ricettivi ai messaggi della natura, dell’uomo, dell’infinito.
Se un giorno il vostro cuore dovesse essere morso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio aver pietà delle vostre anime di vecchi.

- Generale Douglas Mac Arthur - 
Discorso ai cadetti di West Point - 1945



«Il futuro è di coloro che credono nella bellezza dei propri sogni».

Il sogno, spesso screditato e deriso da coloro che si definiscono «realisti», ha un potere straordinariamente trasformante e sollecitante. 
Il sogno è un acceleratore di emozioni e motivazioni, galvanizza le energie aprendo il campo delle possibilità e rendendoci capaci di cambiare il corso delle cose o di trasfigurare una realtà banale.
Colui che sa sognare, che sa immaginare, eleva il suo entusiasmo così in alto da asservire la realtà ai propri sogni. 
Tutte le grandi scoperte, tutte le grandi azioni, tutto ciò che ha influenzato la storia dell'umanità non è stato compiuto sotto la spinta della necessità o degli obblighi della vita concreta, ma per inseguire un sogno. Gaston Bachelard aveva questo motto: «Immaginare è alzare la realtà di un tono».
Realizzarsi è elevare i propri sogni fino all'età adulta della realtà e alla maturità del desiderio soddisfatto.

- Eleanor Roosevelt -




«Diventa ciò che sei». Questa famosa frase di Pindaro, uno dei più celebri poeti lirici greci, è stata ripresa e commentata da Nietzsche in questi termini: 

«Devi diventare l'uomo che sei. Fai ciò che soltanto tu puoi fare. Divieni costantemente colui che sei, il maestro e lo scultore di te stesso». 

Un'esortazione di questo genere non è priva di paradosso: ciò che siamo, dobbiamo diventarlo o lo siamo già? 
In realtà diventiamo davvero noi stessi nel momento in cui realizziamo i nostri desideri o quando rispondiamo a una chiamata. Il nostro equilibrio dipende dunque da questo adeguamento perpetuo tra l'immagine che abbiamo di noi stessi e la realtà che si concretizza nella nostra vita e alla quale ci sentiamo chiamati.

- Bernard Grasset -




Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 15 dicembre 2016

La leggenda della Stella di Natale -

Era la sera di Natale, in fondo alla cappella, Lola, una piccola messicana, in lacrime pregava: “Per favore Dio mio, aiutami! Come potrò dimostrare al bambino Gesù che lo amo? Non ho niente, neanche un fiore da mettere a piedi del suo presepe”.
D’un colpo apparve una bellissima luce e Lola vide apparire accanto a lei il suo angelo custode. “Gesù sa che lo ami, Lola, lui sa quello che fai per gli altri. Raccogli solo qualche fiore sul bordo della strada e portalo qui.” disse l’angelo.
“Ma sono delle cattive erbe, quelle che si trovano sul bordo della strada” rispose la bambina.

“Non sono erbe cattive, sono solo piante che l’uomo non ha ancora scoperto quello che Dio desidera farne.” disse l’angelo con un sorriso .
Lola uscì e qualche minuto più tardi entrò nella cappella con in braccio un mazzo di verdure che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato.
Poco dopo nella cappella si senti un breve sussurro, le erbe cattive portate da Lola si erano trasformate in bellissimi fiori rossi, rosso fuoco.

Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate “Flores de la Noce Buena”, fiori della Santa Notte.



Nel 1825 Joel Poinsett, ambasciatore americano in Messico, riportò in America semi di Stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo!


Annunciare la Speranza non significa intingere le parole nella melassa, scambiando il sale con lo zucchero.

È terribile annunciare la Speranza perché prima occorre aiutare a riconoscere la disperazione del mondo.
È terribile la notizia buona della Misericordia perché esige il previo riconoscere la nostra miseria.
Cioè guardare in faccia la realtà e, sulla base di quanto detto a Mose', nessuno può guardarla senza, in qualche modo, morire.

La grazia suppone una condanna. La speranza un futuro perduto.

La speranza non ha bisogno del futuro.
Ha bisogno dell'Eterno.
Apre una strada in mezzo al mare.
"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente"

- Franca Negri - 



A chi credere?

Ma come si fa a crederti,
se il canto degli angeli
è disturbato dai ragli dell'asino,
se la puzza e il fetore della stalla
impedisce il profumo del cielo?
Il canto meraviglioso degli angeli
è coperto dalle parole sgangherate dei pastori!
Non so a cosa credere!
Crederò al sorriso di un Bimbo,
che invita ed accoglie i rifiutati
per essere l'Emmanuele,
il Dio con noi, il Pastore...

- Giuseppe Impastato S. I. - 


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 6 dicembre 2016

La ragione dell'asino – don Bruno Ferrero -

Una volta gli animali fecero una riunione.
La volpe chiese allo scoiattolo: "Che cos'è per te Natale?"
Lo scoiattolo rispose: "Per me è un bell'albero con tante luci e tanti dolci da sgranocchiare appesi ai rami".
La volpe continuò: "Per me naturalmente è un fragrante arrosto d'oca. Se non c'è un bell'arrosto d'oca non c'è Natale".
L'orso l'interruppe: "Panettone! Per me Natale è un enorme profumato panettone!".
La gazza intervenne: "Io direi gioielli sfavillanti e gingilli luccicanti. Il Natale è una cosa brillante!".
Anche il bue volle dire la sua: "E' lo spumante che fa il Natale! Me ne scolerei anche un paio di bottiglie".
L'asino prese la parola con foga: "Bue sei impazzito? E' il Bambino Gesù la cosa più importante del Natale. Te lo sei dimenticato?".
Vergognandosi, il bue abbassò la grossa testa e disse: "Ma questo gli uomini lo sanno?".
Solo l'asino conosce la risposta giusta alla domanda fondamentale: «Ma che cosa si festeggia a Natale?».

Anche noi oggi vogliamo chiederci: "Qual è  l'elemento essenziale del Natale?" Proviamo a dire il nostro parere.

- don Bruno Ferrero -
da: "Tante storie per parlare di Dio",  Bruno Ferrero, Elledici 2005



Quando devi fare un muro di pietre, devi prenderle una per una e lavorarle per bene. Se riesci a squadrarle bene, ci vuole meno calce per farle combaciare.
La calce che ci tiene insieme è la carità.
Se ognuno rimane con gli spigoli che ha, ci vuole molta più calce per tenerci insieme. Se lavoriamo su noi stessi cercando di smussare gli spigoli, ci vuole meno fatica per farci stare uniti.


"Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale." (1 Pt 2,4-5)


Preghiera nel tempo di Avvento

Vieni Gesù; vieni, 
dà forza alla luce e al bene; 
vieni, Signore Gesù, 
dà forza al bene nel mondo 
e aiutaci a essere portatori della tua luce, 
operatori della pace, testimoni della verità! 
Vieni Signore Gesù!

- papa Benedetto XVI - 



Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 1 dicembre 2016

da: "24 minuti a Natale - Dio si avvicina" - don Guglielmo Cazzulani -

Introduzione
Sarà che ce lo volevano rubare. Sarà che è  finito in pasto al consumismo, preda di commer­cianti e imbonitori, e che i giorni che precedono il Natale di tutto sono pieni, tranne che delle cose  più importanti. Corriamo, ci affanniamo, presi come siamo da un'angoscia che ci stringe la gola.
Arriveremo in capo a tutto?
Poi però non c'è persona al mondo, pur assediata da mille incombenze, che non cerchi un minuto di silenzio per viverlo bene, il Natale. Sotto la scorza di tanta banalità che continua­mente lo opprime, c'è sempre un cuore bambino che chiede di pulsare. Affiora il ricordo di cento altri natali, spesso sperduti in un tempo lontano, dove invece c'era spazio per tutto: le fiabe dei nonni, la novena in parrocchia, la vigilia trascor­sa a consegnare i pacchi agli anziani. Il Natale non ha mai tradito la sua magia. Forse per colpa  di quel bisogno di spiritualità che ci portiamo scolpito dentro, quel desiderio di sentirci amati, e di trovare una ragione che giustifichi gli infiniti caotici cammini che siamo costretti a scarabocchiare sulla tavola di questa vita.
Davvero, Dio, un giorno ti sei tanto innamorato di noi da infi­larti nel nostro stesso cunicolo, lo stesso che noi scaviamo da sempre, sospettando qualche volta che non porti da nessuna parte?
Dio che respira in una culla. Pur con tutta la fantasia di cui sono capaci gli uomini, non ci saremmo mai aspettati di contemplare uno spettacolo del genere.
Così queste pagine - un minuto al giorno - sono dedicate alla stragrande maggioranza degli uomini, mendicanti di tempo, assorbiti da troppi impegni che quotidianamente infestano l'agenda. Uomini che qualche volta avrebbero voglia di piantare lì tutto, rosi come sono dalla nostalgia, e di rifugiarsi in un paese lontano, fatto su misura per loro, che non deve poi essere troppo diverso da quello che hanno conosciuto nell'infanzia. Uomini che soprattutto non vogliono perdere il succo della storia che ci porta a Natale. Ne avvertono prepotente il bisogno. Come di chi, per spingere avanti la carretta, gratta il fondo del barile, confidando di trovare ancora, mischiato con gli avanzi di un'intera vita, un piccolo resi­duo di speranza.

- don Guglielmo Cazzulani -
da: "24 minuti a Natale - Dio si avvicina", pagg 5-6, ed. Ancora libri



La fede che preferisco - dice Dio - è la speranza

- Carles Péguy - 



Quando comincia la speranza

Me lo spiegava così.
Mi diceva che i primi anni di ministero erano fradici di fede. S'era studiato a memoria le cinque prove dell'esistenza di Dio, contenute nella Summa di san Tommaso. Così, quando si accostava qualche giovane incerto, il solito cacadubbi di turno, era tutto un bello sciorinare di argomen­tazioni.
Mai uno di quelli non-convinti che si convinse.
Poi ci furono gli anni della carità. I cortili delle parrocchie si riempirono di bidoni e di container: tutti da imbottire di carta e di stracci, per mo­netizzare il lavoro, e mandare aiuti alle missioni, ai poveri, a chi per tanti motivi aveva bisogno di sostegno per vivere. L'oratorio trasformato in un termitaio, con persone volenterose che andavano su e giù con di quei sacchi in spalla da far paura, che pareva di essere in una miniera.
Poi finirono anche quegli anni. Senza neanche accorgersene, ci si trovò con i capelli bianchi, era arrivata l'anzianità. Uno comincia a fare quattro conti su ciò che ha combinato in vita, e scopre che la casella in fondo, quella del totale, riporta una cifra un po' più bassa di quella che s'era messo in preventivo all'inizio.
È qui che comincia il tempo della speranza.
Non so cosa ho fatto, non so cosa ho combina­to in questa vita, non so cosa ho costruito e cosa ho risolto.
Ma spero. È un tempo di grazia perché si depongono tante aggressività nei confronti dell'esistenza. Si abbandona quella mania tutta umana di voler imporre agli altri progetti che alla fine sono assolutamente propri, e quindi venati da una forte tinta di egoismo. Entra in cuore una sensazione strana, una certa impressione di pace. Finalmente ci si affida a Dio: forse non lo si era mai fatto prima. Ma non è un salto angoscioso, di quelli che ti fanno tremare di paura. Finalmente non si è più soli. Si capisce un po' meglio questo Dio che non è sceso fin quaggiù pretendendo che fossimo più santi di prima, ma che si è fatto nostro compagno di viaggio, fratello di tutti, specialmente dei più deboli e fragili.
Ce ne vogliono di sbagli, di miraggi, di tenten­namenti, prima di capire che cosa sia il vangelo, la bella notizia.
Ecco, alla fine di tutto, si spera.

- don Guglielmo Cazzulani -
da: "24 minuti a Natale - Dio si avvicina", pagg 7-8, ed. Ancora libri



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 29 agosto 2016

La vita è in gioco - Omar Falworth

Se vuoi vivere felice, diventa bambino...
Prendi la vita come un giuoco...
Gioca alla vita!...
I bambini, quando giocano,
non pensano al giuoco che fanno,
non si chiedono a cosa serve,
cosa ci guadagnano,
quando finirà e perché finirà,
non perdono tempo a fare e a disfare regole,
ma solo a divertirsi.
Se vuoi vivere felice,
non pensare perché vivi,
a cosa serve la vita,
perché sei nato,
perché devi morire
o altre inutilità del genere.
Pensa a vivere!


“Gioca” alla vita!

- Omar Falworth - 

Da: “Pensieri Azzurri per vivere meglio”  di Omar Falworth -  Ed. Splendida Mente



La lealtà è il peso più leggero che uno si possa portare dietro. 
Ti fa essere te stesso e non ti costringe a portare una maschera: quella della convenienza. 

- Giuseppe D'Oria - 


"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo. 
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato".

- Haruki Murakami - 


Buona giornata a tutti. :-)



domenica 28 agosto 2016

Che cosa amo quando amo te? - Sant'Agostino

Che cosa amo quando amo te?”, si chiedeva sant’Agostino.
“Amo una certa luce,
una voce,
un profumo,
un cibo e un amplesso che sono la luce,
la voce,
il profumo,
il cibo,
l’amplesso dell’uomo interiore che è in me,
ove splende alla mia anima
una luce che nessun fluire di secoli può portar via,
dove si espande un profumo che nessuna ventata può disperdere,
ove si gusta un sapore che nessuna voracità può sminuire,
dove si intreccia un rapporto che nessuna sazietà può spezzare.

Tutto questo io amo quando amo il mio Dio”.

- Sant’Agostino -



Finché ti comporti da schiavo, vuol dire che ancora non hai riposto in Dio la tua delizia: quando troverai in lui la tua delizia, sarai libero.

- sant'Agostino -

Pier Della Vigna

Correte, o miei fratelli,
affinché non vi sorprendano le tenebre;
siate vigilanti in ordine alla vostra salvezza,
siate vigilanti finché siete in tempo.
Nessuno arrivi in ritardo al tempio di Dio,
nessuno sia pigro nel servizio divino.
Siate tutti perseveranti nell’orazione,
fedeli nella costante devozione.
Siate vigilanti finché è giorno;
il giorno risplende;
Cristo è il giorno.
Egli è pronto a perdonare coloro che riconoscono la loro colpa.

- Sant'Agostino -
(Commento al Vangelo di san Giovanni 12, 13-14)


O grande Agostino, nostro padre e maestro, conoscitore dei luminosi sentieri di Dio ed anche delle tortuose vie degli uomini, noi ammiriamo le meraviglie che la Grazia divina ha operato in te, rendendoti appassionato testimone della verità e del bene, a servizio dei fratelli.
All'inizio di un nuovo millennio segnato dalla croce di Cristo, insegnaci a leggere la storia nella luce della Provvidenza divina, che guida gli eventi verso l’incontro definitivo col Padre. 
Orientaci verso mete di pace, alimentando nel nostro cuore il tuo stesso anelito per quei valori sui quali è possibile costruire, con la forza che proviene da Dio, la “città” a misura dell'uomo.
La profonda dottrina, che con studio amoroso e paziente hai attinto alle sorgenti sempre vive della Scrittura, illumini quanti sono oggi tentati da alienanti miraggi. 
Ottieni loro il coraggio di intraprendere il cammino verso quell’ “uomo interiore” nel quale è in attesa Colui che, solo, può dare pace al nostro cuore inquieto.
Tanti nostri contemporanei sembrano aver smarrito la speranza di poter giungere, tra le molte contrastanti ideologie, alla verità, di cui tuttavia il loro intimo conserva la struggente nostalgia. 
Insegna loro a non desistere mai dalla ricerca, nella certezza che, alla fine, la loro fatica sarà premiata dall'incontro appagante con quella Verità suprema che è sorgente di ogni verità creata.
Infine, o Sant’Agostino, trasmetti anche a noi una scintilla di quell’ardente amore per la Chiesala Catholica madre dei santi, che ha sostenuto ed animato le fatiche del tuo lungo ministero. 
Fa’ che, camminando insieme sotto la guida dei legittimi Pastori, giungiamo alla gloria della Patria celeste, ove, con tutti i Beati, potremo unirci al cantico nuovo dell’alleluia senza fine. Amen.

- San Giovanni Paolo II, papa -


Preghiera di Giovanni Paolo II in occasione del 1650° anniversario della nascita di
S. Agostino, da lui recitata l’11 novembre 2004 nella sua cappella privata in Vaticano davanti alle reliquie del Santo


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 27 agosto 2016

L’azzurro più bello – don Ottaviano Menato

Quel mezzodí, quando nacqui,
il sacerdote mi versò
sul capo l'acqua benedetta
e mi pose sul corpo
una vestiva bianca.

E tu, mamma,
mi posasti sulle umide spalle
un ruvido sacco di povertà e di sogni.
Era tutto quello che possedevi,
o madre mia, e me lo donasti!

Lo porto ancora oggi quel ruvido sacco
con tutte le sue lacrime,
le sue miserie, le sue illusioni.
E’ cosí che imparai la vita,
fu cosí che divenni uomo.
Per questo ti ringrazio,
o madre mia!

Anche ora il ruvido sacco
di quel mezzodí
si fa sempre piú povero di sogni
e piú ricco di delusioni.
Non hai colpa alcuna,
o madre mia.

Viandante solitario,
sospeso per l'involucro del tempo,
frenato dai detriti di ogni fiume,
sospinto da ogni onda di pensiero,
con questo fragile corpo
arranco - ora - nel sole pallido
in grigi riflessi di malinconici tramonti.

Ma proprio adesso, madre,
frugando ancora nel sacco dei miei ricordi,
ritrovo il caldo mezzodí di quell'estate lontana
quando, con i rigogliosi raggi di maggio,

mi regalasti, nella viva luce del sole,
l'azzurro piú bello del cielo: la vita.


- don Ottaviano Menato - 

Le poesie di Don Ottaviano e le immagini di dipinti e terracotte della sorella Marisa sono tratte da “Canto la vita, la bellezza e l’amore”.



Semina semina:
l’importante è seminare
- poco, molto, tutto -
il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso
perché splenda intorno a te.
Semina le tue energie
per affrontare
le battaglie della vita.
Semina il tuo coraggio
per risollevare quello altrui.
Semina il tuo entusiasmo,
la tua fede
il tuo amore.
Semina le più piccole cose,
i nonnulla.
Semina e abbi fiducia:
ogni chicco arricchirà
un piccolo angolo della terra.

- don Ottaviano Menato - 

da: "Semina, semina" ed. Il Nuovo Ezzelino


Che cos’è una mamma

E’ un piccolo spiraglio
in un muro interminabile,
fatto di cemento e mattoni,
che copre l'orizzonte.
E’ un bacio di sfuggita
in una stanza buia.
E’ l'unica stella in un cielo immenso.
E’ un dolcissimo calore attaccato alla tua pelle,
ovunque ti trovi.

- don Ottaviano Menato - 
da “Canto la vita, la bellezza e l’amore”




Buona giornata a tutti. :-)