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sabato 24 febbraio 2018

In tempi di oscurità, tieni alta la tua luce - Jeff Foster


Quando qualcuno ti insulta, ti riduce a un oggetto,
quando ti offre un consiglio non richiesto,
quando ti incolpa per la sua sofferenza,
quando non ti ascolta, e parla continuamente di sè,
quando ti paragona agli altri,
quando ignora, contraddice, giudica o ridicolizza 
i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Fermati. Respira.
Sappi che si tratta del suo dolore, non del tuo.
Sappi che sta facendo il solo sogno che può fare finché si sveglierà.
Sappi che non ti conosce, conosce solo la sua immaginazione.
Forse gli è difficile amare se stesso.
Forse cerca il suo valore all’esterno.
Forse è disconnesso dal respiro, dal corpo, dalla sua preziosa vitalità, dalla sua vera vocazione.
Forse vive in un mondo dualistico di bene e male, giusto e sbagliato, successo e fallimento.
Forse ha dimenticato la semplice gioia di essere.
Forse puoi capirlo.
Forse sei stato dov’è stato lui.
Non cercare di cambiarlo, ora. Potrebbe non cambiare mai.
Non cercare di correggerlo. Non sta chiedendo di essere corretto.
Più tu forzi, più lui reagirà.
Non rimanere impigliato nella sua rete di infelicità.
Osserva con chiarezza, magari sii compassionevole, ma non forzare.
Va bene se è sconvolto. Davvero.
Dagli lo spazio di essere sconvolto.
Va bene se si sente deluso da te.
Dagli lo spazio di sentirsi deluso.
Va bene se ti giudica. Fa’ spazio anche per i suoi giudizi.
E fa’ spazio per ciò che pensi e senti tu!
Permettiti di sentirti triste, arrabbiato, in colpa, in dubbio.
Lasciati attraversare da tutte queste preziose energie.
Non ti faranno alcun male, permettendo loro di muoversi.
Sì, incontrerai molti guardiani in questo viaggio.
Va’ comunque per la tua strada, e permetti agli altri di andare per la loro.
Non hai bisogno di giustificare il tuo cammino, né di difenderlo.
Resta accanto a te stesso in questi tempi difficili.
Non lottare contro l’oscurità; non ha potere in ogni caso.
Tieni semplicemente alta la tua luce.

Jeff Foster -


Si fa l’abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione. 


- John Maxwell Coetzee -



“La sola cosa che non puoi portarmi via è il modo in cui scelgo di rispondere a ciò che mi fai” 


- Viktor Emil Frankl -





“Arroganza è pensare di essere superiore agli altri. 
Autostima è non sentirsi inferiore a nessuno.”


“Lascia andare il bisogno di cambiare gli altri. Il vero amore è accettare gli altri nel modo in cui sono, senza cercare di cambiarli. Se vogliamo cambiarli, significa che non li amiamo così come sono. È molto più facile trovare una persona che sia già nel modo in cui ti piace, invece di cercare di cambiarla.” 

- Don Miguel Ruiz - 


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 6 febbraio 2018

Il mondo è cambiato -Tiziano Terzani

Il mondo è cambiato.
Dobbiamo cambiare noi.
Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale.
Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale.
Di questa normalità dovremmo avere vergogna.
Questa impressione che tutto era cambiato mi colpì immediatamente.
Allora io dico: Fermiamoci, riflettiamo, prendiamo coscienza, salviamoci.
Nessun altro può farlo per noi”.

- Tiziano Terzani - 
da: Lettere contro la guerra



Questo mondo è una meraviglia. Non c’è niente da fare, è una meraviglia. 
E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia – ma non tu, con i tuoi due occhi e i tuoi due piedi; se Tu, questa essenza di te, sente d’essere parte di questa meraviglia – ma che vuoi di più, che vuoi di più? Una macchina nuova? 

- Tiziano Terzani - 
Da:  La fine è il mio inizio




"Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo".

Tiziano Terzani -
da: "Lettere contro la guerra" 



Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.

Tiziano Terzani -
da:  "Lettere contro la guerra"



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 25 gennaio 2018

Ignorare è un'arte

Si dice che una volta, un uomo si avvicinò a Buddha e, senza dire una parola, gli sputò in faccia. I suoi discepoli si arrabbiarono.
Ananda, il discepolo più vicino, chiese a Buddha:

- Dammi il permesso di dare a quest’uomo ciò che merita! -
Buddha si asciugò con calma e rispose ad Ananda:

- No. Io parlerò con lui.-

E unendo i palmi delle mani in segno di riverenza, disse all'uomo:
- Grazie. Con il tuo gesto mi hai permesso di vedere che la rabbia mi ha abbandonato. Ti sono estremamente grato. Il tuo gesto ha anche dimostrato che Ananda e gli altri discepoli possono essere ancora assaliti dalla rabbia. Grazie! Ti siamo molto grati! -

Ovviamente, l'uomo non credette a ciò che udì, si sentì commosso e angosciato.

Questo racconto ci mostra che cosa significa esattamente ignorare, una parola che spesso ha un significato negativo e può farci sentire "cattive persone" per ignorare gli altri.
Ignorare significa semplicemente non permettere che parole, atteggiamenti e comportamenti dannosi di altri possano intaccare il nostro equilibrio interiore. Non è necessario ricorrere alla violenza velata o all’aggressività, è sufficiente creare un involucro protettivo intorno a noi.
Si tratta di imparare a ignorare certe persone in certi momenti, e non è neppure necessario allontanarsi da loro, perché, dopo tutto, tutti abbiamo luci e ombre. Ignorare non è una forma di vendetta o un modo per far sentire inferiore l’altro, è solo un modo per proteggerci.


Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza

Mahatma Gandhi-



Tre situazioni che devi imparare a ignorare

1. Le critiche distruttive. 
Quando le critiche non sono destinate ad aiutarci a migliorare, ma solo a scoraggiarci e farci sentire inferiori, le dovremmo ignorare. Non lasciare che gli altri ti giudichino senza essersi prima messi nei tuoi panni, e non permettere che le loro critiche ti danneggino.

2. Le cattive azioni. 

Se una persona si comporta male con te non permettere che il suo comportamento alteri il tuo equilibrio psicologico, perché allora avrà raggiunto il suo obiettivo. 
Ricorda che può danneggiarti solo ciò a cui permetti di farlo. 
Se noti una cattiva azione, rivedi le tue aspettative relative a quella persona e vai avanti.

3. Le manipolazioni. 

Alcune persone cercheranno di controllarti attraverso la manipolazione emotiva. 
È importante che tu ne sia consapevole e impari a evitare i commenti che fanno leva sul tuo senso di responsabilità, il senso di colpa o anche l’affetto, per farti prendere decisioni che altrimenti non avresti preso. 
Quando impari a ignorare tali commenti diventi veramente libero di decidere ogni passo nella tua vita.


Buona giornata a tutti.:-)





lunedì 22 gennaio 2018

da: "L'Alchimista" di Paulo Coelho

Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. 
Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. 
Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. 
E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.
Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. 
Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.
Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.
Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti - concluse il più Saggio dei saggi - Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

- Paulo Coelho -
Fonte: "L'Alchimista" di Paulo Coelho - Bompiani





“Questo è scritto sulla Tavola di Smeraldo,” rispose l’Alchimista quando ebbe finito di scrivere.
Il ragazzo si avvicinò e lesse le parole scritte sulla sabbia.
“E’ un codice,” esclamò poi, un po’ deluso dalla Tavola di Smeraldo. “Somiglia a quei libri dell’inglese.”
“No,” rispose l’Alchimista. “E’ come il volo degli sparvieri: non va compreso con la sola ragione. La Tavola di Smeraldo è un passaggio diretto verso l’Anima del Mondo. I saggi compresero che questo mondo naturale è solo un’immagine e una copia del Paradiso. La semplice esistenza di questo mondo è la garanzia che ne esiste uno più perfetto. Dio lo creò perché gli uomini, attraverso le cose visibili, potessero comprendere i suoi insegnamenti spirituali e le meraviglie della sua sapienza. E’ questo che io chiamo Azione.”
“Dovrei comprendere la Tavola di Smeraldo?” domandò il ragazzo.
“Forse, se ti trovassi in un laboratorio di alchimia, questo sarebbe il momento giusto per studiare la maniera migliore di capire la Tavola di Smeraldo. 
Ma sei nel deserto. E allora immergiti nel deserto. 
Serve a comprendere il mondo altrettanto bene di qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra. 
Non c’è bisogno che tu capisca il deserto: basta che osservi un semplice granello di sabbia e vi scorgerai tutte la meraviglie della Creazione.”
“Come posso immergermi nel deserto?”
“Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose, perché è originato dall’Anima del Mondo, e un giorno vi farà ritorno.”


Buona giornata a tutti. :-)













domenica 21 gennaio 2018

Perdono - Anthony Bloom

Il giudizio non porterebbe a noi null’altro che terrore se non avessimo la speranza certa del perdono. 
E il dono stesso del perdono è contenuto implicitamente nell’amore di Dio e in quello degli uomini. 
Tuttavia non basta che sia garantito il perdono, dobbiamo essere pronti ad accoglierlo, ad accettarlo.
Dobbiamo acconsentire a essere perdonati con un atto di fede coraggiosa e di generosa speranza, dobbiamo dare umilmente il benvenuto al dono ricevuto, come a un miracolo che solo l’amore, amore umano e divino, può operare, restando riconoscenti in ogni tempo per la sua gratuità, il suo potere di restaurare, di guarire, la sua forza rigenerante.
Non dobbiamo mai confondere il perdonare col dimenticare, o immaginare che queste cose procedano insieme. 
Esse non solo non si accompagnano l’una all’altra, ma si escludono a vicenda. Cancellare il passato ha ben poco a che vedere con un perdono costruttivo, ricco d’immaginazione, pieno di frutti; la sola cosa che deve andarsene, che dev’essere cancellata dal passato, è il veleno; l’amarezza, il risentimento, l’allontanamento; ma non la memoria.

Anthony Bloom - 
(1914 – 2003) Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore. 

Anthony Bloom è stato vescovo della diocesi di Sourozh, nella chiesa ortodossa russa. È un autore spirituale molto conosciuto per i suoi scritti e predicazioni sulla preghiera e la vita cristiana, caratterizzati dalla semplicità coniugata alla profondità spirituale.



Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". 

- dal Vangelo secondo Matteo 18, 21-22 - 



Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono. 

- san Papa Giovanni Paolo II, papa -


Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 19 gennaio 2018

Non lamentarti mai, qualunque cosa tu debba sopportare - - Swami Kriyananda -

 Non lamentarti mai,
qualunque cosa tu debba sopportare.
La sfortuna si trova nella tua percezione delle cose,
non nelle cose in se stesse.
Se anche dovessi perdere improvvisamente ogni ricchezza,
per esempio a causa di un crollo di borsa,
forse sarebbe semplicemente giunto il momento,
nel progetto che Dio ha per te, di sperimentare la povertà.
Una lezione positiva che puoi imparare da ogni perdita è il calmo distacco.
Un’altra, è diventare più completo in te stesso.
Successo e fallimento fanno ugualmente parte del flusso della vita.
Lo stesso vale per tutte le coppie di opposti:
ricchezza e povertà, fama e ignominia, guadagno e perdita.
Accettale con un sorriso, perché solo in Dio
ci si può sollevare per sempre al di sopra della dualità.
Nel frattempo, qualunque sia la tua sorte nella vita,
accettala di buon animo.
Ricordati che tutto questo è uno spettacolo,
un sogno cosmico, una commedia.
Per il tuo Sé più profondo,
la vita qui sulla terra non possiede alcuna realtà.

- Swami Kriyananda -

Il segreto della felicità è tenere il cuore aperto agli altri e alle esperienze della vita. 
Il cuore, infatti, è come la porta d’ingresso di una casa: 
la luce del sole può entrare solo quando la porta è ben aperta. 

- Swami Kriyananda -




Semplifica il modo in cui guardi alle cose. La complessità di pensiero porta solamente complessità nel tuo lavoro, nelle tue relazioni, in tutta la tua vita.

- Swami Kriyananda -



Buona giornata a tutti. :-)



martedì 2 gennaio 2018

Il coraggio di affrontare una sofferenza più profonda - Jean Vanier

Nella bellezza e nella fragilità di questa esperienza di comunione, c’è anche una sofferenza.
Perché, con la nostra capacità di amare sono risvegliate anche la nostra vulnerabilità e sensibilità più profonda. La scomparsa delle barriere e dei nostri sistemi di difesa e di controllo, lasciano emergere alla nostra coscienza non soltanto le acque vive dell’amore ma anche le potenze delle tenebre: il nostro bisogno di possedere, il nostro desiderio di attaccarci agli altri, a volte cercando una fusione, per riempire il nostro vuoto, gli accessi di gelosia e, insieme, la capacità di odiare, le pulsioni sessuali che disturbano la coscienza.
L’amore è dolce e bello ma può essere accompagnato da una terribile paura: la paura dell’avvenire e del rischio dì andare troppo oltre, la paura che il tutto conduca soltanto alla morte della nostra cosiddetta libertà, la paura di essere feriti, perché amare significa diventare vulnerabili. 
Amare è sempre un rischio.
Quando ci avviciniamo a persone spezzate, possono risalire alla superficie del nostro essere sofferenze nuove, magari quando siamo stanchi o depressi, o quando abbiamo perso il contatto con il centro del nostro essere o quando la persona ferita ci provoca. 
In questo caso, la persona ci chiede qualcosa che noi siamo incapaci di dare, sia perché il nostro pozzo è a secco e ci sentiamo vuoti, sia perché la persona che ci sta di fronte chiede troppo. [………]
La grazia tranquilla della comunione è scomparsa. ‑ Era solo illusione? ‑ Al suo posto c’è solo un terribile disordine interiore.
E’ la scoperta delle nostre spaccature, nascoste dietro la capacità di «fare» e di conoscere, nascoste dietro la noncuranza, la sicurezza, il buonumore, nascoste anche dietro le opere di pietà e i momenti di preghiera. 
Quando tocchiamo le nostre tenebre ‑ così profonde, così terribili ‑ ci vergogniamo talmente da voler fuggire.
Allora troviamo ogni sorta di scusa per lasciare gli altri alla loro sofferenza e poterci sottrarre totalmente alla relazione con loro. 
E non osiamo parlare a nessuno di questa penosa esperienza, cerchiamo di dimenticarla e ci sentiamo colpevoli.
Oppure possiamo accettare di guardare ciò che abbiamo dentro e scoprire chi siamo, in verità. 
Sotto quest’apparenza dì gioiosa generosità, sotto quest’immagine di bontà che amiamo dare agli altri, e che forse abbiamo curato, non siamo nient’altro che una persona spezzata che ha bisogno di guarigione.
Può essere questo il momento della nostra salvezza, un passaggio di crescita verso l’unità interiore, una traversata spirituale che ci farà rinascere in verità, se l’accogliamo umilmente. Ma non è facile. 
E’ grande la tentazione dì fuggire la realtà ferita del nostro essere, di non guardarla, di non ammetterla.
Abbiamo bisogno di una guida che possa aiutarci a interpretare questa sofferenza e a capire quello che succede. E’ un’esperienza terribile e umiliante, ma è anche un’esperienza di verità.
Meglio sapere chi siamo veramente, conoscere le tenebre che ci abitano, accettarle e affrontarle, piuttosto che pretendere che non esistano e organizzare la vita in modo tale che le tenebre restino nascoste. In questo modo non faranno altro che aggravarsi e governeranno la nostra vita a livello inconscio fino a quando, forse, riappariranno sotto un’altra forma.

Jean Vanier -
tratto da: "Il corpo spezzato", Jaca Book ; pp. 89-92


I due grandi pericoli di una comunità sono gli "amici" e i "ne­mici".
Molto presto la gente che si somiglia si mette insieme; fa molto piacere stare accanto a qualcuno che ci piace, che ha le nostre stesse idee, lo stesso modo di concepire la vita, lo stesso tipo di umorismo.
Ci si nutre l'uno dell'altro; ci si lusinga:
"sei meraviglioso", "anche tu sei meraviglioso", "noi siamo meravi­gliosi perché siamo i furbi, gli intelligenti."
Le amicizie umane possono cadere molto in fretta in un club di mediocri in cui ci si chiude gli uni sugli altri; ci si lusinga a vicenda e ci si fa cre­dere di essere intelligenti.

Allora l' amicizia non è più un inco­raggiamento ad andare oltre, a servire meglio i nostri fratelli e sorelle, a essere più fedeli al dono che ci è stato dato, più atten­ti allo Spirito, e a continuare a camminare attraverso il deserto verso la terra promessa della liberazione.

L'amicizia diventa soffocante e costituisce un ostacolo che impedisce di andare verso gli altri, attenti ai loro bisogni.
Alla lunga, certe amicizie si trasformano in una dipendenza affettiva che è una forma di schiavitù.

 - Jean Vanier -
   Fonte:  “La comunità luogo del perdono e della festa” di Jean Vanier


Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 29 dicembre 2017

Il linguaggio del cagnolino - Don Mauro Manzoni

Rincasavo frettolosamente nel tardo pomeriggio, desideroso solo di una buona doccia e il solito riposino sul divano. 
Ero stressato e un po' nervoso per dei problemi sorti al lavoro. 
Giornata di metà autunno, con una pioggerellina che entrava nelle ossa. Lungo la strada del ritorno, ho incontrato i soliti poveri, ai quali ho dato i soliti spiccioli, ricambiato dai soliti cenni di ringraziamento, ma con la solita insoddisfazione che mi rimaneva dentro dopo quel piccolo gesto di carità. 
Era facile, troppo facile, mettere le mani in tasca e sentirsi a posto in coscienza. 
Stavo attraversando la strada che porta a casa mia, quando mi sono accorto che dietro di me camminava un cagnolino tutto bagnato, col pelo arruffato. 
Mi fermavo e lui si fermava. Camminavo e lui camminava. 
Davanti al portone di casa ho tentato di accarezzarlo, ma lui si allontanava per poi ritornare vicino. 
L'acqua che scendeva la vinse sulla curiosità ed entrai in casa. 
Affacciandomi alla finestra vidi il cagnolino seduto con la testa che guardava in su verso la mia finestra. Allora decisi che aveva fame, scesi e offrii un po' di pane e un po' di latte in una scodella. Ma non dette neanche uno sguardo al cibo, fissava i miei occhi, facendo due passi indietro e ritornando vicino a me. Per tre o quattro volte si allontanava da me e poi ritornava. 
Non conoscendo affatto il linguaggio canino, intuii però che dovevo seguirlo. E così feci. Mi condusse ai margini di un prato, vicino ad un cespuglio robusto. Si sdraiò davanti ad una cagnolina che stava allattando quattro cuccioli. 
La bellezza di quella scena mi riempì il cuore di tenerezza e gli occhi di lacrime. 
Prima, non ha voluto né acqua né cibo, voleva solo che fossi presente. 
Non conosco il linguaggio degli animali, chissà quante volte non ho capito quello delle persone!

- Don Mauro Manzoni -



Per trovare la felicità, bisogna cercare la felicità degli altri. 
Il migliore, l'unico modo di servire se stessi, è servire gli altri uomini.

- Leone Tolstoi -


Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all'ultima moda. 
La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una "app" che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell'amore.

Papa Francesco -
Omelia 24 aprile 2016, Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze


Buona giornata a tutti. :-)













lunedì 25 dicembre 2017

Natale e disarmo - Gilbert Keith Chesterton

Non riesco mai a capire com’è che quando i giornali nominano il Natale e i suoi insegnamenti cominciano subito a parlare del disarmo internazionale. 
È senz’altro un ideale del Natale che cessino le guerre ingiuste, ma anche e altrettanto che cessino i governi ingiusti, i commerci ingiusti, i processi ingiusti o qualunque altro dei modi innumerevoli con cui gli uomini torturano e tradiscono la loro razza. 
La consueta e popolare traduzione del canto degli angeli è “Pace sulla terra, buona volontà tra gli uomini”. 
A parte l’accuratezza, forse vale la pena sottolineare che le due cose sono molto diverse. 
La pace sulla terra potrebbe anche indicare un panico immoto, il giacere prostrati dinnanzi a un tiranno universale. 
Pace sulla terra potrebbe significare che ogni uomo odia il suo vicino ma lo teme un pelino in più di quanto lo odia. “Fanno una desolazione e la
chiamano pace”. 
Così diceva il vecchio satirista romano; ma il silenzio di cui parlava era perlomeno un silenzio di tomba. 
Ma se noi facessimo un silenzio di vivi, un silenzio di milioni di schiavi muti... e lo chiamassimo pace?... 
Mi sono abituato ai milionari che impongono la guerra. 
Ma se cominciano a imporre la pace mi ribello senz’altro.

- Gilbert Keith Chesterton - 
da: Natale e disarmo, in La Divina poltrona e altre comodità, Leardini


Della nascita in terra del Figlio di Dio, al tempo suo, non si è accorto nessuno. Né Roma con il suo diritto e la sua forza politica né Atene con le disquisizioni dei suoi filosofi né Gerusalemme con tutta la sua schiera di biblisti sono state in grado di percepire e apprezzare l’ingresso nella vicenda umana dell’eterno Creatore dell’universo. 
Come si vede, Dio si diverte a giocare le potenze del mondo, le autorità culturali e le celebrità: vanifica le loro orgogliose competenze, sa eludere la loro attenzione; per rivelarsi ai piccoli e all’umanità intera non si avvale delle loro preziose mediazioni. 

- Card. Giacomo Biffi -
(Natale 1990)


...."Un giorno santo è spuntato per noi". 
Un giorno di grande speranza: oggi è nato il Salvatore dell'Umanità!...
Non fu certo "grande" alla maniera di questo mondo...
Eppure, nel nascondimento e nel silenzio di quella notte santa, si è accesa per ogni uomo una luce splendida e intramontabile; è venuta nel mondo la grande speranza portatrice di felicità: "il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria" (Gv 1,14)...
Questo è il Natale! 

Evento storico e mistero d'amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. 
E' il giorno santo in cui rifulge la "grande luce" di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede, ci vuole umiltà...
Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? 

Uomini e donne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace! 
Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell'incertezza, con il cuore desto e orante? 
Chi attende l'aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? 
Sì! E' per tutti il suo messaggio di pace, è a tutti che viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza...

- papa Benedetto XVI - 
dal "Messaggio Urbi et Orbi" per il Santo Natale 25 dicembre 2007

"Lasciate che la magia del Natale pervada le vostre anime, accendendo l’amore nei vostri cuori. Buon Natale!"




L'augurio è per un sereno Natale a voi tutti, amici ed amiche,
che da tanti anni seguite le mie.... fantasie, le mie letture, le mie ricerche.

Il Signore che tutto vede e tutto ama ci benedica e ci custodisca.

- Stefania -