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lunedì 8 luglio 2024

Sei tu - Paulo Coelho

Mi spingi oltre i miei limiti
e sento di vivere appieno la mia stessa vita,
in te ho incontrato me stesso
e ho guardato oltre,
oltre ogni inimmaginabile limite.
Ho guardato nel profondo dei tuoi occhi
cercando di comprenderti
ma, ho visto tutto quello che di me
mai avrei voluto vedere.
Ho visto la mia fragilità e la mia insicurezza
i miei sensi di colpa e i miei complessi
le mie paure e la mia insofferenza
ho visto le mie tenebre e i miei demoni
allora, ho guardato ancora oltre
e nel profondo del mio cuore, un mare in tempesta,
un oceano immenso dove tuffarsi e perdersi
e lì nel profondo della mia anima ho compreso!
Ho provato piacere e orgoglio
nel capire quello che oggi provo
nel sapere chi oggi sono veramente
adesso so che amo le cose belle
so che amo tutto quello che la vita mi offre
e una di quelle sei tu.

- Paulo Coelho - 



La passione ti fa smettere di mangiare, 
di dormire, di lavorare, 
di vivere in pace.
 
Molti si spaventano perché,
 
quando compare,
 
distrugge tutto ciò che
di vecchio incontra.
Nessuno vuole mettere a soqquadro
 
il proprio mondo.
 
Perciò alcune persone... tante...
 
riescono a controllare questa minaccia,
 
mantenendo in piedi una casa
o una struttura già marcia.
 
Sono gli ingegneri delle cose superate.
Altri individui
 
pensano esattamente il contrario:
 
si abbandonano senza riflettere,
 
aspettandosi di trovare nella passione
 
la soluzione di tutti i loro problemi.
 
Attribuiscono all'altro il merito
 
della propria felicità, e
la colpa della propria possibile infelicità.
 
Sono sempre euforici perché
 
è accaduto qualcosa di meraviglioso,
 
oppure depressi perché
 
un evento inatteso
ha finito per distruggere tutto.
Sottrarsi alla passione,
o abbandonarvisi ciecamente:
 
quale di questi atteggiamenti
 
è il meno distruttivo?
Non lo so.

- Paulo Coelho - 

L'amore è una forza selvaggia. Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi. 

- Paulo Coelho - 
da: "Lo Zahir"



Apprezza ciò che sei perché tu sei amore, quell'amore che cerchi in ogni cosa e in ogni dove. Accogli ciò che tu sei perché tu sei ciò che cerchi di essere, ciò che tu vuoi essere, tu sei la vita che crea la tua vita. Accetta te stesso, amore del tuo amore, perché tu sei ciò che hai tanto bisogno di essere. Sorridi all'amore che tu emani perché tu sei quell'amore che cerchi in ogni luogo, pace dei tuoi sensi.

- Paulo Coelho -  
da: "Sono come il fiume che scorre"


Buona giornata a tutti :-)

venerdì 14 giugno 2024

Il Male a volte vuole che il bene sia fatto - Paulo Coelho

Il poeta persiano Rumi narra che, un giorno, Muawiya, il primo califfo della stirpe degli Omayyadi, mentre stava dormendo nel suo palazzo, fu svegliato da uno strano individuo.

"Chi sei?" gli domandò.
"Sono Lucifero" fu la risposta.
"E che cosa vuoi, qui?"
"È già l'ora della preghiera, e tu stai ancora dormendo."
Muawiya rimase stupito. Perché il Principe delle Tenebre - colui che sempre brama l'anima degli uomini di poca fede — cercava di aiutarlo a compiere un dovere religioso?
Ma Lucifero spiegò: 

"Ricorda che io sono stato creato come un angelo della luce. Nonostante ciò che mi è accaduto nel corso dell'esistenza, non posso dimenticare la mia origine. Un uomo può recarsi a Roma o a Gerusalemme, ma porta sempre nel cuore i valori della sua patria: la medesima cosa vale per me. Io amo ancora il Creatore, che mi ha nutrito nella gioventù e mi ha insegnato il Bene. Non mi ribellai contro di Lui, perché non lo amavo: anzi, al contrario, lo amavo così tanto che fui pervaso dalla gelosia quando creò Adamo. In quel momento, volli sfidare il Signore — e fu la mia rovina. Comunque, ricordo ancora le parole di benedizione che mi furono riservate un giorno, e forse agendo in modo buono ed equo potrei far ritorno in Paradiso."
Muawiya rispose:
"Mi è impossibile credere a ciò che dici. Tu sei responsabile della distruzione di molte persone sulla faccia della terra."
"Devi crederci, invece," insistette Lucifero. "Solo Dio può creare e distruggere, perché è l'Onnipotente.  Allorché creò l'uomo, fra gli attributi della vita, Egli introdusse il desiderio, la vendetta, la compassione e la paura. Di conseguenza, quando scorgi intorno a te il Male, non devi incolpare me: io sono soltanto lo specchio per le cose brutte che accadono."
Rendendosi conto che c'era qualcosa di strano e sbagliato in quella faccenda, Muawiya pregò con grande fervore, affinché Dio lo illuminasse.  Trascorse l'intera notte conversando e discutendo con Lucifero ma, nonostante le brillanti argomentazioni del suo interlocutore, non si lasciò convincere.
Quando stava per albeggiare, finalmente Lucifero cedette, spiegando:
"Va bene, hai ragione tu.  Ieri pomeriggio, quando sono venuto a svegliarti per non farti perdere la preghiera, non avevo certo l'intenzione di avvicinarti alla Luce Divina.  

Sapevo perfettamente che, se tu avessi trasgredito quel tuo dovere, saresti stato assalito da una tristezza profonda e, nei giorni successivi,  avresti pregato con il doppio della fede, invocando il perdono per aver dimenticato di onorare il sacro precetto. 

 Agli occhi di Dio, ciascuna di quelle preghiere recitate con amore e pentimento vale duecento orazioni mormorate in maniera automatica e ordinaria.  

Alla fine, saresti stato più puro e più ispirato, Dio ti avrebbe amato di più e io sarei stato ancora più lontano dalla tua anima."
Lucifero scomparve. Subito dopo, nella stanza si materializzò un angelo di luce:
"Non dimenticare mai la lezione di oggi," disse a Muawiya. "Talvolta il Male assume le sembianze di un emissario del Bene, ma la sua intenzione recondita resta quella di provocare un'enorme distruzione."
Quel giorno - e nelle giornate successive -, Muawiya pregò con pentimento, compassione e fede. 

Le sue preghiere furono udite mille volte da Dio.

- Paulo Coelho - 
da: “sono come il fiume che scorre” - Paulo Coelho


“Anche se avesse dovuto significare partenza, solitudine tristezza, l’amore valeva comunque ogni centesimo del suo prezzo. “

- Paulo Coelho - 

(Tratto dal libro”Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto”



Buona giornata a tutti :-)


www.leggoerifletto.it




domenica 2 giugno 2024

Manuale per scalare le montagne - Paulo Coelho

 1. Scegli la montagna che desideri scalare. Non lasciarti trascinare dai commenti degli altri, di coloro che dicono: "Quella è più bella", oppure: "Questa è più facile." Giacché raggiungere l'obiettivo ti costerà molte energie e tanto entusiasmo, dovrai essere l'unico responsabile della scelta, perfettamente convinto delle tue azioni.

2. Impara come arrivare ai piedi della montagna. Sovente si vede la montagna da lontano: è bella, interessante, piena di sfide. Ma che cosa succede allorché si cerca di avvicinarsi a essa? Le strade sembrano girarle intorno; alcune foreste si interpongono fra te e la tua meta, ciò che sulla mappa appare lampante, nella vita reale risulta assai difficile. Ecco perché devi essere pronto a imboccare tutte le strade e tutti i sentieri, finché un giorno ti ritroverai ai piedi alla vetta che intendi scalare.

3. Apprendi da chi ha già compiuto quel percorso. Per quanto tu ritenga di essere unico, c'è sempre qualcuno che ha inseguito il medesimo sogno prima di te e ha lasciato alcuni segnali che possono rendere più facile il tuo percorso: punti dove fissare la corda, sentieri che abbreviano il tragitto, rami spezzati che consentono una marcia più spedita. Il cammino appartiene a te, al pari di ogni responsabilità, ma non dimenticare che l'esperienza altrui è di grande aiuto.

4. Da vicino, i pericoli risultano controllabili. Quando cominci a inerpicarti sul monte dei tuoi sogni, presta attenzione all'ambiente circostante. Com'è ovvio, ci sono dei precinizi delle spaccature quasi impercettibili delle rocce talmente levigate dalle tempeste che, con il gelo, diventano scivolose. Tuttavia, se ti premurerai sempre di verificare dove posi il piede, ti accorgerai delle varie trappole e saprai evitarle.

5. Il paesaggio cambia, quindi goditelo. Pur muovendosi con un preciso obiettivo nella mente raggiungere la vetta -, durante la salita si possono ammirare altre cose: non ti costa nulla fare alcune soste e goderti il panorama circostante. A ogni metro conquistato, puoi vedere più lontano: approfittane dunque per scoprire particolari di cui non ti eri nemmeno accorto.

6. Rispetta il tuo corpo. Soltanto chi riserva al proprio corpo le giuste attenzioni riesce a scalare una montagna. Poiché disponi di tutto il tempo che la vita ti offre, cammina senza pretendere ciò che non può esserti dato. Se procederai troppo in fretta, ti stancherai e desisterai a metà dell'impresa. Se avanzerai troppo lentamente, potresti essere sorpreso dalla notte e allora sarai perduto. Goditi il paesaggio, approfitta dell'acqua delle sorgenti e dei frutti che la natura ti offre generosamente, ma continua a camminare.

7. Rispetta la tua anima. Non continuare a ripeterti: "Ce la farò. La tua anima lo sa perfettamente: le occorre soltanto quella lunga camminata per crescere, per estendersi fino all'orizzonte e raggiungere il cielo. Un'ossessione non fornisce alcun aiuto per il perseguimento dell'obiettivo: anzi, finisce per annullare il piacere della scalata. Attenzione, però: non continuare neppure a ripeterti: "È più difficile di quanto pensassi", perché un simile comportamento ti farebbe perdere la forza interiore. 

8. Preparati a percorrere un chilometro in più. Il percorso per raggiungere la vetta della montagna è sempre più lungo di quanto si pensa. Non ingannarti: arriva sempre il momento in cui ciò che sembrava vicino risulta ancora molto lontano. Tuttavia, se sarai preparato ad affrontare una simile evenienza, ad andare oltre, questo non rappresenterà un problema.

9. Gioisci, quando raggiungi la vetta. Piangi, batti le mani, urla ai quattro venti che ce l'hai fatta. Lascia che il vento, lassù in cima è sempre ventosa, la vetta!, ti purifichi la mente, rinfreschi i tuoi piedi stanchi e sudati, ti apra gli occhi e ripulisca il tuo cuore dalla polvere. Che bello: ciò che prima era soltanto un sogno, un panorama lontano, adesso appartiene alla tua vita. Si, ce l'hai fatta! 

10. Fai una promessa. Approfitta del fatto di avere scoperto una forza di cui ignoravi l'esistenza per dire a te stesso che, d'ora in poi, la utilizzerai sempre, ogni giorno che ti resta da vivere. Sforzati per promettere di scoprire un'altra montagna e di partire per una nuova avventura.

11. Racconta la tua storia. Si, racconta la tua storia. Porta il tuo esempio. Di' a tutti che è possibile, dimodoché altri individui abbiano il coraggio di affrontare le proprie montagne.


Speranza…una parola che, spesso, ci accompagna nel mattino, viene ferita nel corso della giornata e muore all’imbrunire, per resuscitare con l’aurora successiva.


- Paulo Coelho
da: Sono come il fiume che scorre


Buona giornata a tutti :-)








sabato 23 marzo 2024

I tre alberi - Paulo Coelho

 Sulla vetta di una montagna, coperta di pascoli e pinete profumate di resina, spuntarono un giorno tre piccoli alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi che si confondevano con l'erba e i fiori che prosperavano intorno a loro.
Ma, primavera dopo primavera, il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per fronteggiare i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa.
Dall'alto della loro casa verde guardavano il mondo e sognavano.
Come tutti coloro che stanno crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da grandi.
Il primo albero guardava le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero della notte.
"Io sopra ogni cosa vorrei essere bello. Vorrei custodire un tesoro" disse. "Vorrei essere coperto d'oro e contenere pietre preziose. Diventerò il più bello scrigno per tesori del mondo".
Il secondo alberello guardava il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il cammino verso il mare. L'acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con i sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all'orizzonte. E niente riusciva a fermarla. "Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero" disse. "Voglio navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e re potenti. Io sarò il galeone più forte del mondo".
Il terzo alberello contemplava la valle che si stendeva ai piedi della montagna e guardava la città che si indovinava nella foschia azzurrina.
Laggiù formicolavano uomini e donne. "Io non voglio lasciare questa montagna" disse. "Voglio crescere tanto che quando la gente si fermerà per guardarmi, dovrà alzare gli occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più grande albero del mondo!".
Gli anni passarono. Caddero le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero tre alberi alti e imponenti.
Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le loro scuri a tracolla.
Uno dei boscaioli squadrò ben bene il primo albero e disse: "E' un bell'albero. E' perfetto".
Dopo pochi minuti, stroncato da precisi colpi d'ascia, il primo albero piombò al suolo.
"Ora sto per trasformarmi in un magnifico forziere" pensò l'albero. "Mi affideranno in custodia un tesoro favoloso".
Il secondo boscaiolo guardò il secondo albero e disse: "Questo albero è vigoroso e solido. E' proprio quello che ci vuole". Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté l'albero.
"D'ora in poi, navigherò sui mari infiniti e i vasti oceani" pensò il secondo albero. "Sarò una nave importante, degna dei re".
Il terzo albero si sentì mancare il cuore, quando il boscaiolo lo fissò.
"Per me va bene qualunque albero" pensò il boscaiolo. L'ascia balenò nell'aria e, poco dopo, anche il terzo albero giaceva sul terreno.
I loro bei rami, che fino a poco prima avevano scherzato con il vento e protetto uccelli e scoiattoli, furono stroncati uno a uno.
I tre tronchi furono fatti rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura.
Il primo albero esultò quando il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue mani callose trasformò l'albero in una mangiatoia per animali. L'albero che era stato un tempo bellissimo non fu ricoperto di lamine d'oro né riempito di tesori. Era coperto di rosicchiature e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della fattoria.
Il secondo albero sorrise quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere navale, ma quel giorno nessuno pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di martello e di sega, l'albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori.
Troppo piccola, troppo fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume, la barca fu portata in un laghetto. Tutti i giorni, trasportava carichi di pesce, che la impregnavano di odore sgradevole.
Il terzo albero divenne tristissimo quando il boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò nel cortile della sua casa.
"Perché mi succede questo?" si domandava l'albero, ricordando il tempo in cui lottava con il vento sulla cima della montagna.
"Tutto quello che volevo era svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio".
Passarono molti giorni e molte notti. I tre alberi quasi dimenticarono i loro sogni.
Ma una notte, la luce dorata di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero, proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava nella mangiatoia il suo bambino appena nato.
"Avrei preferito costruirgli una culla" mormorò suo marito. 
La giovane mamma gli sorrise, mentre la luce della stella scintillava sulle assi lucide e consunte che un tempo erano state il primo albero.
"Questa mangiatoia è magnifica" rispose la mamma.
In quel momento, il primo albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo.
Altri giorni e altre notti passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si imbarcarono sul vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo albero.
Mentre il secondo albero, diventato barca, scivolava tranquillamente sull'acqua del lago, il viaggiatore si addormentò.
All'improvviso, dopo lo schianto di un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la tempesta.
Il piccolo albero tremò. Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone con quel vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolavano penosamente per lo sforzo.
Preoccupati, gli amici svegliarono il misterioso viaggiatore. L'uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento e disse all'acqua del lago: "Fa' silenzio! Calmati!". La tempesta si quietò immediatamente e si fece una grande calma.
In quel momento, il secondo albero capì che stava trasportando, come desiderava, un re, anzi, il re dei cieli, della Terra e degli infiniti oceani.
Poco tempo dopo, un Venerdì mattino, il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono tolte di malagrazia dalla catasta di legname dimenticato.
Furono trasportate nel mezzo di una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che poi su di esse fu inchiodato. 
Il povero albero si sentì orribile e crudele. E piangeva, reggendo quel povero corpo tormentato... lui che voleva che la gente grazie a lui vedesse Dio!
Ma la Domenica mattina, quando il sole si levò alto nel cielo e tutta la Terra vibrò di una gioia immensa, il terzo albero seppe che non aveva trasportato un uomo qualunque, ma aveva trasportato Dio!
In quel mattino seppe e capì che l'amore di Dio aveva trasformato tutto.
Aveva fatto del primo albero il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei tesori. Aveva reso il secondo albero forte portatore del Creatore del cielo e della Terra.
E ogni volta che una persona avesse guardato il terzo albero avrebbe visto Dio! Ogni persona, anche noi, non solo i pochi della Valle...
E questo era più che essere solo il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo...

- Paulo Coelho - 


... Per Gesù non ci può essere un amore verso Dio che non si traduca in amore concreto verso il prossimo.
Ma perché amare, e con tutto me stesso? Perché una scheggia di Dio, infuocata, è l’amore. Perché Dio-Amore è l'energia fondamentale del cosmo, amor che muove il sole e l’altre stelle, e amando entri nel motore caldo della vita, a fare le cose che Dio fa.

- Padre Ermes Ronchi -




Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.

- Rita Levi Montalcini - 




Lasciamo nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore di Dio..

...C’è un mistero», non si stancava di ripetere quell’eminente studioso dei Padri che fu il Cardinale Jean Daniélou: «C’è un contenuto nascosto nella storia … Il mistero è quello delle opere di Dio, che costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze … Ma questa storia che Dio realizza per l’uomo, non la realizza senza di lui. Arrestarsi alla contemplazione delle “grandi cose” di Dio significherebbe vedere solo un aspetto delle cose. Di fronte ad esse sta la risposta degli uomini» (Saggio sul mistero della storia, ed. it., Brescia 1963, p. 182). 
A tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i credenti, invita noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di Dio per la salvezza degli uomini. 
E con altrettanta energia egli ci invita alla conversione della vita. Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non possiamo rimanere inerti. 
L’istanza propria dell’amore è che la vita intera sia orientata all’imitazione dell’Amato. Facciamo dunque di tutto per lasciare nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore di Dio.

Papa Benedetto  XVI - dalla "Udienza Generale" del 13 giugno 2007 -




Buona giornata a tutti  :-)


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mercoledì 8 novembre 2023

Convenzione dei feriti d'amore – Paulo Coehlo

  Disposizioni generali:

A – Considerando che è assolutamente corretto il detto: “tutto vale in amore e in guerra”;

B – Considerando che in guerra abbiamo la Convenzione di Ginevra, adottata il 22 agosto 1864, che definisce come debbano essere trattati i feriti sul campo di battaglia, mentre nessuna convenzione è stata promulgata fino a oggi per quanto riguarda i feriti d’amore, che sono in numero assai maggiore;

Si decreta che:

Art. 1 – Tutti gli amanti, di ogni sesso, sono avvisati che l’amore, oltre a essere una benedizione, è anche qualcosa di estremamente pericoloso, imprevedibile, capace di arrecare danni seri. Di conseguenza, chi si propone di amare deve sapere che espone il proprio corpo e la propria anima a vari tipi di ferite, e non potrà incolpare il proprio partner in alcun momento, giacché il rischio è lo stesso per entrambi.

Art. 2 – Una volta colpito da una freccia vagante dell’arco di Cupido, deve in seguito chiedere all’arciere di scagliare la stessa freccia nella direzione contraria, in modo da non sottoporsi alla ferita conosciuta come “amore non corrisposto”. Qualora Cupido rifiuti tale gesto, la Convenzione che ora si promulga impone al ferito di togliere immediatamente la freccia dal proprio cuore e gettarla nella spazzatura. Per riuscirci, egli deve evitare telefonate, messaggi tramite internet, invio di fiori che finirebbero per essere restituiti, od ogni e qualsiasi mezzo di seduzione, giacché questi ultimi possono dare risultati a breve termine, ma finiscono sempre per non funzionare con il passare del tempo. La Convenzione decreta che il ferito debba immediatamente cercare la compagnia di altre persone, tentando di controllare il pensiero ossessivo “vale la pena lottare per questa persona”.

Art. 3 – Qualora il ferimento provenga da terzi, ossia, quando l’essere amato ha provato interesse per qualcuno che non si trovava nella rotta previamente stabilita, è espressamente proibita la vendetta. In questo caso, è permesso l’uso di lacrime fino a che gli occhi si seccano, alcuni pugni contro il muro o il guanciale, conversazioni con amici in cui si può insultare l’antico(a) compagno(a), addurre la sua totale mancanza di gusto, ma senza diffamare il suo onore. La Convenzione determina che venga altresí applicata la regola dell’Art. 2: cercare la compagnia di altre persone, preferibilmente in luoghi diversi da quelli frequentati dall’altra parte.

Art. 4 – In caso di ferite leggere, qui classificate come piccoli tradimenti, passioni fulminanti che non durano a lungo, disinteresse sessuale passeggero, si deve applicare con generosità e rapidità il medicamento chiamato Perdono. Una volta applicato tale medicamento, non si deve tornare indietro neanche una volta, e il tema deve essere completamente dimenticato, non essendo mai piú utilizzato come argomento in un litigio o in un momento di odio.

Art. 5 – In tutti i ferimenti definitivi, detti anche “rotture”, l’unico medicamento in grado di fare effetto si chiama Tempo. Non serve cercare consolazione con cartomanti (che dicono sempre che l’amore perduto ritornerà), libri romantici (sempre con un lieto fine), novelle in TV o cose de genere. Si deve soffrire intensamente, evitando assolutamente droghe, calmanti, preghiere ai santi. L’alcool è tollerato per un massimo di due bicchieri di vino al giorno.

Determinazione finale: i feriti d’amore, al contrario dei feriti nei conflitti armati, non sono vittime né aguzzini. Hanno scelto qualcosa che fa parte della vita, e pertanto devono affrontare l’angoscia e l’estasi della propria scelta.

E coloro che non sono mai stati feriti dall’amore non potranno mai dire: “ho vissuto”.
Perché non hanno vissuto.
(Paulo Coelho)
Fonte: "Guerriero della Luce"

Toulouse-Lautrec
 Il bacio

Ho voglia di innamorarmi ancora.
I primi messaggi, le prime parole imbarazzate.
I primi baci.
Le prime volte.
Nuove mani che si cercano.
Nuove bocche che si assaporano.
Nuovi odori.
Nuovi occhi, nuovi sorrisi.
Nuovi ti amo.
Nuovi ti voglio.
Ho bisogno di un nuovo amore.
Ho bisogno di sentire le farfalle nello stomaco.
Ho bisogno di toccare un’altra schiena.

(anonimo, dal web)


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venerdì 20 gennaio 2023

L’arte di non rispondere alle provocazioni - Paulo Coelho

Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai giovani. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario.

Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione: aspettava che l’avversario facesse la prima mossa e, dotato com’era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l’avversario, contrattaccava con velocità fulminante.

Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro.

Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama.

Tutti gli allievi si dichiararono contrari all’idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro.

Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati.

Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile.

Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono: “Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada, pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi?”.

“Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”, domandò il samurai.

“A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.

“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro: “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé”.

- Paulo Coelho -


Vivere non è peccato

Il rabbino Elimelekh aveva compiuto una bella predicazione, e ora stava per fare ritorno nella sua terra natale. 
Per rendergli omaggio e dimostrargli la gratitudine, i fedeli decisero di seguire la carrozza di Elimelekh fino all'uscita dalla città.
A un certo momento, il rabbino fermò la carrozza, chiese al cocchiere di proseguire senza di lui e si affiancò al popolo.
"Un bell'esempio di umiltà," disse uno degli uomini accanto a lui.
"Non c'è nessuna umiltà nel mio gesto, ma un po' di intelligenza," rispose Elimelekh. 

"Voi, qua fuori, state facendo esercizio, cantando, bevendo vino, fraternizzando gli uni con gli altri, incontrando nuovi amici, e tutto a causa di un vecchio rabbino che è venuto a parlarvi dell'arte di vivere. 
Lasciamo, allora, che le teorie proseguano su quella carrozza, perché io voglio partecipare all'azione."

- Paulo Coelho -


Buona giornata a tutti. :-)


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