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martedì 1 luglio 2025

Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco.... - Ivan Aleksandrovič Gončarov

 «Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco di miserabili passioncelle, specialmente quelle che mirano all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro; le chiacchiere, le maldicenze, i dispetti, quel modo di misurarsi da capo a piedi. Ad ascoltare quello che la gente dice, vengono le vertigini, c’è da istupidirsi. 

A vederli, sembrano tutti intelligenti, persone piene di dignità, e non senti altro che “A quello hanno dato questo, quest’altro ha avuto un appalto”. 
“Ma per quale ragione, di grazia?” grida un terzo. “Tizio ieri sera si è rovinato al gioco, al club; Sempronio ha guadagnato trecentomila rubli!” 
Non è che noia, noia e ancora noia!…
Dov’è l’uomo, in tutto questo? 
Dov’è finita la sua dignità? 
Dove si è nascosto? 
Come mai si è abbassato a tal punto?….
E la nostra migliore gioventù che fa? 
Non dorme, forse, ballando, passeggiando, scorazzando per il viale Nevsky? 
Il loro è un continuo, vuoto passare di giorni. Ma con quale superbia e con quale indicibile dignità, con che sguardo di riprovazione guardano chi non è vestito come loro, chi non ha i loro nomi e i loro titoli! 
E s’illudono, quei disgraziati, di stare al di sopra della gran massa. 
E quando si riuniscono tra di loro, litigano e si ubriacano come selvaggi. 
E queste sarebbero persone vive, che non dormono? Ma non soltanto i giovani. Guarda gli adulti. 
Si invitano, si offrono l’un l’altro da mangiare senza cordialità, senza bontà, senza reciproca simpatia! 
Si riuniscono per un pranzo, per una serata, come se andassero all’ufficio, freddamente, senza allegria, per fare sfoggio del proprio cuoco, della propria casa, per ridere poi l’uno dell’altro e farsi lo sgambetto. 
L’altro giorno, a pranzo, non sapevo dove guardare, avrei voluto nascondermi, mi sarei cacciato sotto la tavola, quando han cominciato a massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile, il terzo un ladro, il quarto ridicolo! 
Non si salvava nessuno. E mentre dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire:”Fa tanto che l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!” 
Perchè si riuniscono se si giudicano così? 
Perchè si stringono la mano? 
Non hanno mai uno scoppio sincero di risa, una simpatia schietta! 
Cercano di attirare loro chi abbia un grado elevato, un nome sonante: “Ho avuto ospite il tale, sono stato dal talaltro”. 
Si vantano poi. Ma che vita è questa? Non me ne faccio proprio nulla, la rifiuto. Che ci posso imparare? Cosa ci posso ricavare?»

- Ivan Aleksandrovič Gončarov - 
da: Oblomov, Обло́мов, 1859, ed. BUR



"È così: il nostro mondo civile non è che una grande mascherata. Vi si incontrano cavalieri, preti, soldati, dottori, avvocati, ecclesiastici, filosofi, e che altro ancora! Ma non sono, costoro, ciò che rappresentano: non sono altro che maschere, sotto le quali, di regola, si celano degli speculatori. Non capisco perchè mai, per riguardo verso l'altrui dabbenaggine, dovrei provare rispetto per la menzogna e per l'impostura. Ciò che io rispetto è la verità, di qualunque cosa si tratti; e, appunto per questo, non ho alcun rispetto per ciò che è contrario alla verità.
La sua luce, in questo mondo, non potrà mai risplendere finchè voi continuerete a tenere le menti in catene, come state facendo."


Arthur Schopenhauer



...il cielo non è un luogo che prima dell'Ascensione di Cristo sia stato sbarrato da un positivistico decreto di Dio, per venir poi un giorno altrettanto positivisticamente riaperto. 
La realtà del cielo nasce invece in primo luogo dall'intimo incontro fra Dio e l'uomo. 
Il cielo va definito come la presa di contatto fra la natura dell'uomo e la natura di Dio...
Il cielo è quindi quel futuro dell'uomo e dell'umanità che quest'ultima non può darsi da sé, e che perciò le rimane precluso sintanto che essa bada solo a se stessa; per fortuna sua però, esso le è stato per la prima volta e decisamente aperto nell'uomo avente il suo centro esistenziale in Dio, nell'uomo tramite il quale Dio si è inserito nella natura umana...

card. Joseph Ratzinger - da "Introduzione al cristianesimo"



Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 25 giugno 2025

L'aquila che si credeva un pollo - Padre Anthony De Mello

 Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.
L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la vita l'aquilotto fece quel che facevano i polli nel cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro.
Trascorsero gli anni e l'aquila divenne molto vecchia.
Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?", chiese.
"E' l'aquila, il re degli uccelli", rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli".
E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

- Padre Anthony De Mello -
fonte: "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo" (1990)


Come qualcuno ha detto una volta: "Per ottenere la pace del cuore, dimettetevi dall'incarico di direttore generale dell'universo".
Non sono il direttore generale, ma faccio quello che posso.
Mi immergo e il risultato dipende da Dio, dalla vita, dal destino.

- Padre Anthony De Mello -
Da: Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete, Editore Piemme



In che modo pensate che la maggior parte delle persone trascorra la vita? Cercando di fare buona impressione, ecco come.
Assicurandosi di non essere criticata. Tentando di affermarsi. Mi chiedo quanti siano gli essere umani che non sono ossessionati da queste cose, per ventiquattro ore al giorno, consapevolmente o meno.
Pochissimi, oserei dire. Qual è la conseguenza? Che pochissimi vivono davvero.

- Padre Anthony De Mello -
Da: Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete, Editore Piemme

sabato 31 maggio 2025

Il segreto della felicità? - Hiretap Heleinad

 Un giorno un pensiero si svegliò e non appena si accorse che nella mente in cui stava vi era poca luce, si sentì subito triste.
Scosso dalla rabbia, incominciò a sbattere da una parte all’altra, ma più si arrabbiava e più l’oscurità diventava più fitta, sino a diventare tenebre. 
Dopo tanti sforzi si sentì sfinito e si arrese. Dopo poco tempo come per magia si sentì meglio.
Non riuscì a capire il perché di questo cambiamento, la mente in cui stava non aveva subito variazioni, eppure il pensiero si sentiva più leggero,talmente leggero che decise di intraprendere un viaggio. 
Libero da qualsiasi peso esplorò luoghi dove non era mai stato. Ad un tratto scorse una luce, una luce a dir lunga superiore di quella che vi era nella mente in cui stava. 
Preso dalla curiosità ed estasiato dalla sua nuova scoperta, decise di avvicinarsi. Man mano che si avvicinava la luce diventava sempre più forte.
Il pensiero moriva dalla voglia di capire quale fosse la fonte di questo bagliore. Come fu vicino vide che i raggi venivano sprigionati da un organo chiamato “cuore”. Ma  ancora non aveva le idee chiare. 
Egli si domandava, come poteva un semplice organo ad emanare tanta luce e tanto calore!
Allora decise di entrarvi dentro e notò che l’intera luce era composta da tantissimi bei ricordi: momenti meravigliosi trascorsi in famiglia, le coccole di un bambino, le risate con gli amici, i baci con la persona amata.
In pochissimi istanti il pensiero diventò felice. Si immerse in questo calore chiamato “amore”.  E come un bambino sul grembo della mamma si fece avvolgere dall’intensa luce caricandosi a sua volta di numerosi raggi. 
La sua aura diventò talmente forte che decise di rientrare a casa. Egli non aveva più bisogno di stare in un luogo di luce, perché oramai lui stesso era fatto di luce. 
Allora si mise in cammino. Al suo arrivo la mente si illuminò talmente tanto che la sua luce colpì altri pensieri, che a loro volta si illuminarono colpendone degli altri.
La mente era diventata un luogo sereno. Ormai non aveva più di cui preoccuparsi, sapeva che ogni qualvolta i suoi pensieri si fossero sentiti tristi, vi era un luogo nel cuore dove un sentimento chiamato AMORE avrebbe guarito ogni suo pensiero.

A volte siamo talmente sopraffatti dai brutti pensieri, che più ci pensiamo e più aumentano. A volte è bene arrendersi, non sforzarsi troppo. 
I periodi bui ci saranno sempre, ma c’è una parte in noi in cui la luce non cesserà mai di esistere. 

- Hiretap Heleinad - 


Vorrei potermi svegliare al mattino e vedere il mondo con gli occhi di un bambino.
Vorrei avere il suo cuore per amare più di quanto possa fare adesso. 
Vorrei avere la sua mente per non avere il peso della vita che mi porto dentro. Vorrei avere la sua ignoranza per stupirmi ogni momento. 
Vorrei avere la sua anima per poter comunicare in un modo che noi adulti abbiamo dimenticato. 

- Hiretap Heleinad - 



Avere cura del proprio corpo e della mente.
Non lamentarsi mai dei problemi.
Lascia andare via i rimorsi che fanno male,
lascia il passato alle spalle perchè tanto non cambia,
vivi il presente e non pensare troppo al futuro.
Lavora per vivere e non vivere per lavorare.
Ogni tanto siediti a giocare con un bambino
e il miglior modo per abbattere il peso della vita che noi adulti dobbiamo sopportare.
Goditi il momento senza pensare troppo alle conseguenze.
Se ami una persona dalle tutto il tuo amore non permettere che la tua parte razionale ti blocchi.
Impara ad accettare anche la tristezza e da li che riemerge la felicità.
Impara ad accettare anche i difetti di un amico..
Vivi la vita con la consapevolezza che ogni momento non vissuto è come un ricordo mai nato.

- Hiretap Heleinad - 
da: "Il segreto della felicità?"



Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 30 maggio 2025

Credi nel tuo talento - Simona Oberhammer

 Ci sono donne piene di talento.
Ma non lo fanno emergere: perché non credono di averlo.
Fanno un disegno e poi accartocciano il foglio e lo buttano lontano come se fosse uno scarto anziché un valore. Scrivono una poesia e poi la gettano nel cestino del computer come se fosse da incenerire anziché da gustare.

Creano un oggetto e poi dicono a tutti che non vale niente anziché valorizzarlo.
Vivono in paralisi queste donne: la poca stima nei loro talenti si attorciglia alle gambe, lega le braccia, blocca il respiro, imbavaglia la bocca.
Ma c'è anche una possibilità diversa: rischiare.
Rischiare di essere criticate però produrre disegni, rischiare di essere criticate però produrre frasi, rischiare di essere criticate però produrre oggetti, idee, progetti, pensieri…..


E' allora che i talenti emergono, è allora che la paralisi smettere di esserci: le gambe si liberano, il respiro diventa fluido e profondo, la bocca si schiude, le braccia si aprono: per mostrare i tuoi talenti, per dire "ci sono"…..

- Simona Oberhammer - La via femminile



 Ali di farfalla: sono diversa e mi sento sbagliata 

Ci sono donne che si sentono profondamente diverse.
Diverse perchè i loro desideri non sono quelli di tutte le altre.
Diverse perché non si esprimono come tutte le altre.
Diverse perché vorrebbero andare in posti diversi da tutte le altre.
Diverse perché non pensano e non sentono come tutte le altre.

Queste donne si sentono così diverse da pensare di essere sbagliate.

"Cos'ho che non va ?" Si chiedono qualche volta con le lacrime agli occhi.

"Perché sento queste cose?" si domandano sbigottite.

Vorrebbero trasformarsi in quello che non sono. Ma non succede. Perché c'è una voce dentro di loro che parla e dice: " Vai da un'altra parte", "Segui un'altra strada".

E' la voce delle ali di farfalla. Sono ali che spesso le donne non sanno di avere. Perché non le vedono. Sono dietro di loro. Sono proprio quelle ali a renderle diverse: speciali. Sono quelle ali che le spingono a volare dove nessuno vola. A cercare dove nessuno cerca. A sperare dove nessuno spera. A cantare dove nessuno canta. Ad amare dove nessuno ama.

Sono ali grandi e maestose, dei colori della notte e del giorno. Sono cariche di promesse quelle ali. Basta muoversi verso la direzione in cui ti spingono, per iniziare a volare verso spazi misteriosi, ricchi di promesse tutte da scoprire….

Simona Oberhammer - La via femminile



Quando manca qualcosa

Tante volte nei dialoghi femminili, in modo velato o diretto, affiorano queste parole.
«Mi sento spesso scontenta, insoddisfatta»
«Mi manca qualcosa ma non so cosa»
«Sento un vuoto dentro di me»
«Sembra che niente mi basti»
«Non trovo una vera soluzione ai miei problemi».
La nostra cultura le classifica come disadattamento, come difficoltà relazionali, come depressione, come crisi di malinconia.
Ma spesso sono qualcosa di diverso: sono la manifestazione di un disagio spirituale.

Simona Oberhammer - La Via Femminile


Buona giornata a tutti. :-)




martedì 27 maggio 2025

La saggezza - Omar Falworth

 Se ti ritrovi a dialogare con uno che dice d’essere saggio e comincia a disputare con te per tutto il tempo dell’incontro su ciò che è vero e ciò che non lo è, su ciò che è giusto e ciò che non lo è... tronca il dialogo e allontanati da lui.
Costui sa di filosofia, ama discuterne, ma non ama la filosofia, non è saggio;
ed è tanto lontano dal vero e dal giusto come l’ignoranza lo è dalla conoscenza.
Il saggio che ha in sè il vero e il giusto non cerca di convincere nessuno di niente.

- Omar Falworth -

Da: “Pensieri Azzurri per vivere meglio”  di Omar Falworth, Ed. Splendida Mente



Se vuoi diventare saggio...
... arricchisciti ogni giorno di:
una piccola conoscenza,
una qualsiasi esperienza,
un nuovo comportamento;
... e impoverisciti ogni giorno di:
una cattiva abitudine,
un fastidioso timore,
un misero pregiudizio.
Il saggio non s’affanna
a migliorare il suo volto,
la sua immagine sociale,
il suo conto in banca,
ma se stesso...
... un po’ al giorno.

- Omar Falworth -


Ogni sera, prima di andare a letto...
ricordati di chiudere fuori la porta
le passioni del giorno,
affinché non s’infilino tra le lenzuola
e ti tormentino l’animo durante il sonno.
Ogni sera, prima di andare a letto...
regala un franco sorriso ai tuoi cari,
affinché annulli gli attriti del giorno
e tu possa giocare con la notte
a rincorrere sogni.
Ogni sera, prima di andare a letto...
mettiti una mano sul cuore
e pensa alla fortuna
che hai avuto durante il giorno trascorso:
.. aver vissuto.

- Omar Falworth -



Buona giornata a tutti. :-)


domenica 18 maggio 2025

Tipo Uno: Il perfezionista - Helen Palmer

  Sono i classici “bravi bambini”, hanno imparato ad assumersi le responsabilità e a comportarsi bene in presenza degli altri. 

I loro valori sono la rettitudine, una fiera indipendenza e la convinzione che il buon senso e la bontà possano prevalere sui lati oscuri della natura umana. 
Il piacere viene all’ultimo posto dopo i doveri. I desideri sono stati accantonati già nell’infanzia spostando l’attenzione sulla cosa giusta da fare. C’è sempre da migliorare, si sforzano di essere sempre all’altezza delle richieste di perfezione. 
Essere perfetti richiede un alto grado di rinuncia e un rigido controllo interno. La continua rinuncia li porta ad un livello di pressione che esprime il risentimento tenendo nascosta la rabbia profonda. 
Comportarsi bene è un’ossessione. 
Molti hanno dovuto assumersi responsabilità prematuramente adulte e quindi non sono in contatto con ciò che vogliono veramente; sono dotati, però, di un’enorme sensibilità. 
La rabbia e il dolore derivano dal fatto che i loro bisogni non sono mai stati presi in considerazione. 
E’ molto doloroso essere criticati dagli altri perché si criticano già da sé: si raffrontano continuamente a modelli irraggiungibili. 
Sono inclini a percepire critiche anche là dove non esistono: in questo caso, la cosa migliore, è verificare realisticamente le vere opinioni altrui.
Nell’infanzia l’amore era il premio per un comportamento corretto e ciò fa credere agli Uno di non poter essere amati se sono imperfetti. 
Nascono quindi conflitti, in età adulta, che lo svelarsi dei loro lati cattivi metterà in fuga il compagno.

Gli Uno sono educatori responsabili, votati all’eccellenza, sanno insegnare ed apprezzare il meglio; sono zelanti nel fare chiarezza e nel cercare di trasmettere informazioni precise.


Fattori di crescita: alleggerire la severità dei modelli interiori, imparare a chiedere e a ricevere piacere.

Sintesi del libro "L'enneagramma la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere" di Helen Palmer, Edizioni Astrolabio

                                                                                      

Se un uomo vuole occuparsi incessantemente di cose serie e  non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza accorgersene, diventa pazzo o idiota.

- Erodoto -



Nutrite l’anima perché la fame la trasforma in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata.
Amici miei, saggio è nutrire l’anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno.

- Carl Gustav Jung - 



Chi può essere più felice di un topino nel formaggio...?!
Un uccellino in una fetta di pane, un cuore lieto nel suo pezzetto di cielo.


- Maria Savasta - 



Buona giornata a tutti. :-)



venerdì 25 aprile 2025

Libertà - Paul Éluard

Scrivo il tuo nome
Su quaderni di scolaro
Sui miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome
Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome
Su la giungla ed il deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sulla eco dell'infanzia
Scrivo il tuo nome
Sui miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome
Su tutti i miei lembi d'azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome
Su le piane e l'orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome
Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome
Su la schiuma delle nuvole
Sui sudori d'uragano
Sulla pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome
Sulle forme scintillanti
Le campane dei colori
Sulla verità fisica
Scrivo il tuo nome
Sui sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Sulle piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome
Sopra il lume che s'accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome
Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome
Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome
Sul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome
Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome
Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome
Su l'assenza che non chiede
Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l'immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d'una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.

- Paul Éluard -
(1895-1952)




La condizione umana è originariamente immersa nella non-verità, dice il dogma del peccato originale. 
Ma che cosa significa? Un gruppo di giovani, al bar come tutte le sere. 
Un gruppo di anziani, che, ancora, discutono di calcio e totocalcio. 
Un gruppo di ragazze, che si guardano reciprocamente i vestiti. 
Una folla di ragazze davanti a un hotel, in attesa del cantante, pronte a urlare la loro sottomissione. La tv, milioni che la guardano, e vi si riconoscono. Dov’è la libertà? 
La libertà è una meta alla quale solo pochi approdano. I più si credono liberi perché possono scegliere, ma in realtà scelgono solo questo o quel mezzo, questa o quella strada, verso una meta inevitabilmente già segnata, imposta loro dalla necessità. Imposta loro dal branco. 
Gli uomini non sono liberi, liberi lo possono solo diventare. 
I pubblicitari tutto questo lo sanno bene; l’arte pubblicitaria è come una metafisica sociale, un’anatomia esatta degli appetiti che governano l’anima umana. A immagini e parole di un certo tipo, gli uomini, necessariamente, reagiscono sempre allo stesso modo. 
L’anima della gente è facilmente controllabile. 
Il motivo è semplice: è stretta dalla necessità, è prigioniera. 
E poi gli uomini, per lo più, non vogliono essere liberi: «Avevi forse dimenticato che la tranquillità è agli uomini più cara della libera scelta tra il bene e il male?», ecco la colpa terribile che il cardinale inquisitore rinfaccia a Cristo. Gli uomini si rifiutano di ascoltare l’appello alla liberazione, perché la libertà è fatica, viaggio, sacrificio. La schiavitù è molto più comoda. 

- Vito Mancuso - 
da: Rifondazione della fede























La memoria è un mostro: tu dimentichi, essa no. 
Archivia le cose, ecco tutto. 
Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, 
per fartele ricordare, a sua volontà. 
Credi di avere una memoria. 
Ma è la memoria che ha te.

- John Irving -



Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 11 aprile 2025

Guarigione (3) - Anselm Grün

 3. Riconciliazione con gli altri 
Solo chi è riconciliato con se stesso è capace di riconciliarsi anche con gli altri. Molti incontrano grosse difficoltà nel perdonare gli altri. 
Esigono troppo da se stessi, perché pensano di dover perdonare immediatamente. 
Il perdono è sempre un processo che richiede tempo. 
Alcune persone non guariscono perché non sanno perdonare. 
Finché non riescono a perdonare, rimangono legate a colui che le ha ferite, si lasciano condizionare da lui. 
Nella mia esperienza di accompagnamento, incontro continuamente persone che per lunghi anni portano dentro di sé il rancore verso qualcuno. 
L’astio divora la loro anima e ruba le loro energie: e abbastanza spesso finiscono anche per ammalarsi. 
La riconciliazione con quelli che mi hanno ferito nel corso della mia vita, non è semplicemente una decisione della volontà.
È piuttosto un processo che secondo me avviene in cinque fasi. 




Il primo passo richiede che io lasci spazio al dolore. 
Non debbo scusare troppo presto colui che mi ha ferito. È del tutto indifferente se l’altro mi ha ferito apposta oppure non poteva fare altrimenti: il fatto è che mi ha fatto soffrire. E questo dolore devo nuovamente percepirlo nella sua realtà. 
Mi sono sentito abbandonato, sminuito, preso non seriamente in considerazione. 


















Il secondo passo consiste nel lasciar spazio alla collera (rabbia). 
La collera è la forza di buttare fuori da me colui che mi ha ferito. 
Collera non vuol dire mettermi a gridare contro l’altro oppure ferirlo a mia volta. Essa consiste invece nel prendere una sana distanza dall’altro. 
Posso dirmi per esempio: non penso più continuamente a lui; gli impedisco di entrare in casa mia, cioè gli proibisco di abitare nel mio intimo, di occuparmi continuamente di lui nei miei pensieri. 
Nello stesso tempo devo trasformare in energia questa collera: posso vivere da me stesso; non ho bisogno dell’altro perché la mia vita abbia un esito positivo. 
























Il terzo passo si riferisce al guardare oggettivamente ciò che è accaduto. Cerco ora di comprendere perché l’altro mi ha ferito. Forse non ha fatto altro che trasmettere le ferite che a sua volta aveva ricevuto. 
Mi sforzo quindi di capire me stesso: per quale motivo il comportamento dell’altro mi ha fatto soffrire così tanto. 
Forse l’altro ha toccato in me un’antica piaga, un posto dove non mi sono ancora riconciliato con me stesso. 
Questa riflessione diventa un invito a occuparmi di questa zona così vulnerabile e ad accettare me stesso con questa mia vulnerabilità. 



Il quarto passo della riconciliazione con l’altro consiste propriamente nell’atto del perdono. Perdonare significa che mi libero dal legame con l’altro. Lascio che il suo comportamento rimanga in lui e così mi distacco dall’altro. Il perdono è sempre un segno di forza e non di debolezza. 
Rinuncio a girare continuamente attorno alle mie ferite. Se queste sono però troppo profonde, non riesco ancora a incontrarmi con l’altro, nonostante il mio perdono. 
Devo allora accettare i miei limiti. Ho perdonato all’altro, ma non sono ancora capace di costruire con lui un rapporto normale. 
Molti psicologi hanno sperimentato, tra le altre cose, che il perdono è un atto terapeutico, che rende possibile la guarigione delle proprie piaghe e ci libera dal rimuginare continuamente il nostro passato. 
Il perdono ci rende capaci di impegnarci nel momento presente con tutto il nostro essere. 


Il quinto passo della riconciliazione trasforma le piaghe in perle. 
Ildegarda di Bingen sostiene che la riuscita della vita dipende dal fatto che le nostre piaghe vengano trasformate in perle. 
Se compissi soltanto i primi quattro passi, avrei sempre la sensazione di subire un danno, poiché ero stato ferito in modo veramente grave. 
Il quinto passo mi mostra che nelle mie ferite si trova un tesoro prezioso. 
Là dove mi hanno ferito sono crollate le mie maschere e ho potuto mettermi in contatto col mio vero Sé. 
Le piaghe mi fanno sentire vivo, mantengono sveglia in me la nostalgia di Dio e mi aprono verso le persone con le loro ferite. 
Dato che io stesso sono stato ferito, posso meglio comprendere le altre persone con le loro piaghe. 
Molti terapeuti e pastori d’anime hanno trasformato le loro piaghe in perle. Gli antichi greci sapevano già che solo il medico ferito poteva veramente guarire. Se le mie piaghe vengono trasformate in perle, non porto più rancore contro quelli che mi hanno ferito. 
Allora il perdono non è soltanto qualcosa di passivo, ma rende possibile la scoperta delle mie energie e mi dà fiducia di imprimere in questo mondo la traccia inconfondibile e del tutto personale della mia vita. 



Questi cinque passi della riconciliazione con l’altro si possono percorrere senza parlare con l’altro. Spesso però è di grande aiuto chiarire la ferita con un altro. È sempre necessaria tuttavia la prudenza nel giudicare se il dialogo con l’altro sia veramente opportuno. Se dico a dei genitori anziani che mi hanno ferito, li metterò in confusione e pretenderei troppo da loro. 
Il processo della riconciliazione avviene dentro di me. 
Spesso è bene parlarne con una terza persona, ad esempio nell’accompagnamento pastorale o in una analisi terapeutica. 
Se si tratta di ferite attuali, devo decidere se per me è meglio segnalare all’altro che mi ha ferito, oppure se posso perdonargli interiormente. 
Se dico all’altro che mi ha ferito, ciò non deve essere in alcun modo una rimostranza, bensì un’informazione, affinché sappia come il suo comportamento si riflette su di me. 
Un’altra questione è se devo dire all’altro che lo si perdona. 
Il direttore di una fabbrica mi raccontava di avere un conflitto con la sua segretaria. 
Durante la discussione, la donna disse: «Le perdono in nome di Gesù». Per il direttore fu come uno schiaffo in faccia. Infatti in questa frase risuonava implicitamente: «Tu sei colpevole. Sei un tipo cattivo, ma io sono una persona spirituale e di animo generoso e ti perdono». Per l’altro, simili dichiarazioni di perdono sono un’accusa. Non producono alcuna riconciliazione, bensì rendono il disaccordo più profondo. 
Quando l’altro non accoglie il nostro perdono, abbiamo sempre la sensazione di essere persone migliori di lui. 
Nel monachesimo dei primi secoli cristiani, si racconta la storia di un monaco che andò dal suo vecchio padre spirituale lagnandosi che suo fratello non aveva accettato il suo perdono. Allora il vecchio abate gli rispose: «Guarda bene dal non metterti al di sopra di tuo fratello. Immagina di aver peccato contro di lui e va così da tuo fratello». 
Quando il monaco andò dal fratello con questo atteggiamento, fu il fratello che gli andò incontro e i due si abbracciarono. Certamente il fratello si era accorto del cambiamento avvenuto nel monaco. Il nostro perdono potrà giungere fino all’altro solo quando è inteso sinceramente e riusciamo a scorgere anche la nostra parte di colpa. 

- Anselm Grün - 
scrittore, terapeuta, monaco dell’abbazia benedettina di Münsterschwarzach (Germania)






































Buona giornata a tutti. :-)