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domenica 25 marzo 2018

L'asinello che portò Gesù - Mariolina Puddu

In un campo pascolavano un'asina con il suo puledro. Era stato svezzato da poco e talvolta, quando si metteva nei guai, cercava ancora il conforto della sua mamma.
Il suo nome era Lollo e aveva grandi orecchie appuntite e occhioni scuri, intelligenti e furbi. Come tutti i cuccioli era birbaccione, chiassoso, prepotente. Appena poteva si allontanava verso i confini del campo cercando di sconfinare e, quando il padrone andava a riprenderlo, puntava le zampe sul terreno e non c'era modo di smuoverlo. Bisognava trascinarlo e quanto erano acuti i suoi ragli di protesta! Il padrone ancora non si decideva a metterlo al lavoro: era talmente giovane e testone!
Una bella mattina di primavera giungono nel campo degli uomini, parlottano un po' col padrone e poi cominciano a guardare verso Lollo. Erano venuti infatti a fare una richiesta curiosa che riguardava proprio lui. 
Questi uomini erano servi di un tale, un certo Nazareno e, mandati da questo, volevano in prestito proprio Lollo. Serviva al loro Maestro per entrare in Gerusalemme.
Il padrone era perplesso: "Macché Lollo! Per il vostro Maestro ci vuole un cavallo. Io non ce l'ho, ma il mio vicino è un soldato e certamente sarà contento di prestarvi il suo bel cavallo bianco".
Ma quelli insistevano, si erano proprio fissati! Volevano un asino che fosse giovane che non avesse mai lavorato. 
"E' il Maestro che lo chiede - dicevano - ma non temere te lo restituiremo".
Il padrone alzava gli occhi al cielo: "Ma allora proprio non capite, quest'asino non è adatto! E' prepotente, testone e farà fare a me e al vostro Maestro una brutta figura. E' capace di fermarsi in mezzo alla strada e di non voler più camminare, se gli gira, incomincia a ragliare così forte e non la finisce più, e poi, morde!".
E i servi a lui: "Così come è, lo vuole il Maestro, e Lui non sbaglia! Se ha chiesto quest'asino avrà i suoi buoni motivi!". 
Il padrone allora, avvilito, prende un pezzo di corda, lo butta intorno al collo di Lollo e lo consegna ai servi. 
Lollo è troppo interessato alla faccenda per pensare a fare i capricci, e docile si lascia legare e condurre fuori del campo.
Fatta poca strada arrivano a un bivio, poco fuori Gerusalemme. 
Ci sono uomini, donne e anche bambini che attorniano un giovane uomo. 
I servi dirigono proprio verso di Lui: "Ecco, Maestro, questo è l'asino che avevi chiesto". Il Maestro si volta, si avvicina a Lollo, allunga una mano, lo accarezza sulla testa e lo guarda. Anche Lollo alza gli occhi verso questo bizzarro Maestro che ha voluto a tutti i costi averlo come cavalcatura, e i suoi occhi si immergono nello sguardo del Maestro: "Mai nessuno mi aveva guardato così" - dirà poi Lollo - "neanche la mia mamma". E' come se con un solo sguardo il Maestro mi dicesse: "Non temere, va bene così. Sì sei un po' un brigante, ma ce la puoi fare. Io mi fido di te e ti voglio bene! Coraggio! Cominciamo questo viaggio, sarai tu a portarmi a Gerusalemme".
Lollo sente come un fuoco dentro il suo cuore, è contento e un po' ha voglia di piangere, senza motivo... Mansueto si lascia mettere un mantello rosso sulla groppa, si lascia montare dal Maestro e, lentamente, incominciano il loro viaggio verso Gerusalemme. Via via che si avvicinano alla città la gente diventa più numerosa. Stendono per terra dei mantelli rossi, hanno in mano dei rami di palma e di ulivo, li agitano e gridano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei cieli!".
Lollo si sente davvero un asinello importante... Tutti fanno festa alla persona che lui sta portando in groppa, bardato con quel bel manto rosso! Anche i bambini fanno festa e alcune bambine portano dei fiori.
Ad un tratto una voce si leva dalla folla e chiede: "Chi è quest'uomo?".
Qualcuno risponde: "E' Gesù, da Nazareth di Galilea!".
"Che cosa ha fatto?".
"Io sono vedova, Gesù ha risuscitato il mio unico figlio. Eccolo!".
"Io ero muto per colpa di un demonio e Gesù mi ha liberato".
"Io avevo questa mano come morta e lui mi ha detto: Stendila! E la mia mano è tornata come nuova! Ha fatto bene ogni cosa!".
Lollo ascolta tutto quello che la gente dice sull'uomo che sta accompagnando a Gerusalemme. "Ora capisco perché alcuni chiamano Gesù il Signore!". 
La folla è al colmo della gioia e della festa. Gesù è pronto per entrare nel tempio. Prima di allontanarsi, con la mano sfiora lentamente il muso dell'asinello. Gesù e Lollo si guardano per un lungo istante.
Gesù capisce ciò che l'asinello gli vuol dire:
"Grazie Signore di avermi cercato.
Tu hai avuto bisogno di me e hai avuto fiducia in me!
D'ora in poi, anche se non credo che riuscirò ad essere sempre bravo, voglio provare ad essere come tu mi vedi.
Forse scalcerò ancora e certamente raglierò ogni tanto ma non potrò mai dimenticare che hai avuto fiducia in me.
Grazie Gesù, anche io ti voglio bene".

- Mariolina Puddu - 


La folla acclama Gesù: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mc 11, 9; Sal 117[118], 25s). Questa parola fa parte del rito della festa delle capanne, durante il quale i fedeli si muovono in girotondo intorno all’altare portando nelle mani rami composti da palme, mirti e salici.
Ora la gente eleva questo grido con le palme in mano davanti a Gesù, nel quale vede Colui che viene nel nome del Signore: questa espressione “Colui che viene nel nome del Signore”, infatti, era diventata da molto tempo la designazione del Messia. In Gesù riconoscono Colui che veramente viene nel nome del Signore e porta la presenza di Dio in mezzo a loro.
Questo grido di speranza di Israele, questa acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme, con buona ragione è diventato nella Chiesa l’acclamazione a Colui che, nell’Eucaristia, viene incontro a noi in modo nuovo. 
Salutiamo con il grido di “Osanna!” Colui che, in carne e sangue, ha portato la gloria di Dio sulla terra.
Salutiamo Colui che è venuto e tuttavia rimane sempre Colui che deve venire. Salutiamo Colui che nell’Eucaristia sempre di nuovo viene a noi nel nome del Signore congiungendo così nella pace di Dio i confini della terra. 
Questa esperienza dell’universalità fa parte essenziale dell’Eucaristia. 
Poiché il Signore viene, noi usciamo dai nostri particolarismi esclusivi ed entriamo nella grande comunità di tutti coloro che celebrano questo santo sacramento. Entriamo nel suo regno di pace e salutiamo in Lui in certo qual modo anche tutti i nostri fratelli e sorelle, ai quali Egli viene, per divenire veramente un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato.

- papa Benedetto XVI -
Omelia, Piazza San Pietro, 9 aprile 2006




Entrando in casa con l’Ulivo Benedetto

Per i meriti della tua Passione e Morte, Gesù,
questo ulivo benedetto sia il simbolo della tua Pace, nella nostra casa.
sia anche il segno del nostro aderire sereno all'ordine proposto al tuo Vangelo.

Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!



Preghiera a Gesù che entra in Gerusalemme

Veramente mio amato Gesù,
Voi fate l'ingresso in un'altra Gerusalemme,
mentre entrate nell'anima mia.
Gerusalemme non si mutò avendovi ricevuto,
anzi divenne più barbara, perchè vi crocifisse.
Ah, non permettete mai tale sciagura,
che io vi riceva e, rimanendo in me tutte le passioni
e le mali abitudini contratte, divenga peggiore!
Ma vi prego col più intimo del cuore,
che vi degniate annientarle e distruggerle totalmente,
mutandomi il cuore, la mente e la volontà,
che siano sempre rivolti ad amarvi,
servirvi e glorificarvi in questa vita,
per poi goderne nell'altra eternamente.


Buona domenica delle Palme :-)


sabato 24 marzo 2018

Il vecchio violino - don Bruno Ferrero

Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino.
Era impolverato, graffiato e scheggiato.
Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena di perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
"Che offerta mi fate, signori?" gridò.
"Partiamo da...50 euro!".
"Cinquantacinque!" disse una voce.
Poi sessanta.
"Sessantacinque!" disse un altro.
Poi settanta.
"Settanta euro, uno; settanta euro, due; settanta euro...".
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto.
Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.
Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa disse:
"Quanto mi offrite per il vecchio violino?".
E lo sollevò insieme con l'archetto.
"Cinquecento, e chi dice mille euro? Mille!
E chi dice millecinquecento?
" Millecinquecento, uno...millecinquecento, due...millecinquecento e tre... aggiudicato!" Disse il banditore.
La gente applaudì, ma alcuni chiesero:
"Che cosa ha cambiato il valore del violino?".
Pronta giunse la risposta:
"Il tocco del Maestro!".

Se in qualche circostanza della vita ci si ritrova come vecchi violini, inutili, impolverati, graffiati e scheggiati; niente paura.
Abbiamo una certezza: siamo in grado di fare cose meravigliose.
Basta "il tocco del Maestro"....

- don Bruno Ferrero - 




Talvolta si tende a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. 
E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola».

- papa Benedetto XVI - 
Messaggio per la Quaresima 2013


 Cristo salvezza

Le orecchie del mio cuore,
Signore, sono davanti a te.
Aprile e dì all'anima mia:
io sono la tua salvezza.

Rincorrerà questa voce
e così ti raggiungerà;
tu non nascondermi il tuo volto:
che io muoia,
per non morire e contemplarlo.
Dillo, che io lo senta.

Signore, sono io che ti faccio morire,
eppure oso guardarti.

Pietro ti guarda e si salva
il buon ladrone ti guarda e si salva
il centurione ti guarda e si salva.

I farisei non hanno guardato Gesù,
Giuda ha baciato Gesù senza guardarlo

Io ti faccio morire, ma ti guardo.

Voglio che tu mi apra la piaga del tuo cuore,
perché mi ci nasconda dentro,
che i tuoi angeli dischiodano le tue braccia,
perché esse mi sollevino sopra la mia polvere di peccato,
che essi distacchino i tuoi piedi benedetti,
perché mi conducano lontano
(da) in questo mondo che non vuol credere al tuo amore.

- don Primo Mazzolari -


Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 23 marzo 2018

Il combattimento vittorioso contro le tentazioni... e la consapevolezza della nostra fragilità - papa Benedetto XVI

...Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? 
Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.
La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. 
Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). 
E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta “contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.
Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. 
La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, “in disparte, su un alto monte” (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” (v. 5). 
E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore...

- papa Benedetto XVI - 
dal "Messaggio per la Quaresima 2011" -




Come quando si nasconde il sole...

...se ci domandiamo: perché la Quaresima? perché la Croce?, la risposta, in termini radicali, è questa: perché esiste il male, anzi, il peccato, che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male. Ma questa affermazione non è affatto scontata, e la stessa parola 'peccato' da molti non è accettata, perché presuppone una visione religiosa del mondo e dell'uomo. In effetti è vero: se si elimina Dio dall'orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato.
Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l'ombra appare solo se c'è il sole; così l'eclissi di Dio comporta necessariamente l'eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato, che è cosa diversa dal 'senso di colpa' come lo intende la psicologia, si acquista riscoprendo il senso di Dio...
Di fronte al male morale l'atteggiamento di Dio è quello di opporsi al peccato e salvare il peccatore.
Dio non tollera il male, perché è Amore, Giustizia, Fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva...


- papa Benedetto XVI - 
dal "Angelus del 13 marzo 2011" 


Eclissi di Dio --> Eclissi del peccato

Se ci domandiamo: […] perché la Croce? la risposta, in termini radicali, è questa: perché esiste il male, anzi, il peccato, che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male. Ma questa affermazione non è affatto scontata, e la stessa parola “peccato” da molti non è accettata, perché presuppone una visione religiosa del mondo e dell’uomo. 
In effetti è vero: se si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato – che è cosa diversa dal “senso di colpa” come lo intende la psicologia – si acquista riscoprendo il senso di Dio. Lo esprime il Salmo Miserere, attribuito al re Davide in occasione del suo duplice peccato di adulterio e di omicidio: “Contro di te – dice Davide rivolgendosi a Dio – contro te solo ho peccato” (Sal 51,6).

- papa Benedetto XVI -
Angelus, Piazza San Pietro, 13 marzo 2011


Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 22 marzo 2018

Cedri e Palme - Cardinale Gianfranco Ravasi


Ci sono maestri-cedro e maestri-palma. 
I primi levano verso il cielo i loro rami irraggiungibili, carichi di frutti. 
I secondi, invece, hanno i datteri già nei loro rami bassi e anche chi è piccolo può afferrarli e gustarli. 
È interessante notare che la Bibbia ha scelto spesso simboli vegetali per raffigurare la sapienza; anzi, un saggio come il Siracide arriva al punto di compararla a un parco o a un giardino botanico con una quindicina di alberi odorosi o fruttiferi (24, 13-17) e in bocca alla sapienza personificata mette questo invito: «Avvicinatevi a me e saziatevi dei miei frutti» (24,19). 

A questo punto acquista tutto il suo significato l'aforisma orientale che sopra ho evocato. 
Nella vita, infatti, abbiamo incontrato certamente persone colte ma arroganti, capaci di far cadere dall'alto la loro conoscenza così che qualche frammento potesse essere raccolto anche dai semplici che esse guardavano con distacco dal trono della loro intelligenza. 
Sono appunto i maestri-cedro, monumentali e sontuosi come quelle piante, pronti a ripetere la frase sprezzante dei farisei del Vangelo di Giovanni: «Questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta» (7,49). 
Ma per fortuna ci sono i maestri-palma: io per primo confesso di averne avuti tanti, dal liceo all'università. 
Le cose principali che so - nonostante il molto studio che poi ho fatto personalmente - le devo a loro. 
Ed è per questo che noi siamo capaci di vedere più lontano, perché siamo nani sulle spalle di giganti, come si diceva nel Medio Evo. 
Si è maestri-palma perché non si insegna solo quello che si sa, ma anche quello che si è. È proprio qui la differenza tra l'intelligente e il vero sapiente e maestro.

- Cardinale Gianfranco Ravasi - 
da: "Le Parole del mattino" ed. Mondadori



L'ambizione ha occhi di bronzo che mai il sentimento riesce a inumidire.
I corpi dei bronzi di Riace sono perfetti, ma quel loro sguardo metallico sembra vuoto e cieco.

Non per nulla definiamo «faccia di bronzo» la persona impudente e arrogante
che ci oppone un volto ipocrita, senza nessuna contrazione facciale di pudore o vergogna.
Ha, perciò, ragione Schiller quando, nella sua tragedia "genovese" Fiesco, dipinge l'ambizione come una faccia dagli occhi di bronzo, mai rigati da lacrime.
Per la carriera e il successo a tutti i costi non ci si può attardare nel lusso dei sentimenti.
Si procede inesorabili calpestando gli altri più deboli, ignorando le remore morali, gelando le emozioni e la compassione.
«L'ambizione – scriveva Tolstoj – non può permettersi di accordarsi con la bontà; essa si accorda solo con l'orgoglio, l'astuzia, la crudeltà».

- Cardinale Gianfranco Ravasi - 






Buona giornata a tutti. :-)





domenica 18 marzo 2018

don Bosco e la Quaresima

Primieramente voglio dirvi che la quaresima è già incominciata e bisogna santificarla colle buone opere. 
Io vi darò un mezzo per santificare questi giorni: la confessione e la comunione frequente per ottenere da Dio tutte le grazie delle quali si ha di bisogno. 
Fra tutto l’anno questi sono i giorni propizi! 
Io non intendo già con questo che facciate rigorose penitenze, o lunghi digiuni. Volete però che io vi suggerisca un modo di fare anche voi un po’ di penitenza, adattata alla vostra età ed alla vostra condizione? 
Io ve lo suggerisco. Consiste in un digiuno che tutti potete fare, cioè custodire il vostro cuore e i vostri sensi. 
Fate digiunare il demonio, non commettendo alcun peccato. 
Attenti ai sensi. Fate digiunare i vostri occhi. 
Gli occhi sono chiamati le finestre per le quali entra il demonio nell’anima. 
E noi come faremo per impedire che entri? 
Chiudete queste finestre, quando vanno chiuse. 
Non permettete mai che gli occhi si fermino in nessun modo a guardare cose o dipinti o fotografie che siano contrarie alla virtù della modestia. 
Ritirate subito gli sguardi, quando s’incontrano con oggetti pericolosi. Un’altra mortificazione degli occhi è di frenare la curiosità: mai e poi mai leggere libri che parlino contro la religione, o che siano immorali, o anche solo pericolosi per la vostra età. 
Come vi ho già detto e ripetuto molte volte, dateli alle fiamme questi libri, quando vi capitano nelle mani, consegnateli ai vostri educatori, liberatevi presto da simile peste. 


Vi è poi da mortificare, da far digiunare l’udito con non mai fermarsi ad ascoltare discorsi che possano offendere la bella virtù, o discorsi di mormorazione contro il terzo o il quarto, i Superiori o i compagni.
Far digiunare la lingua, con proibirle ogni parola che possa dare scandalo, astenendovi sempre dal dire motti pungenti contro qualche compagno, rifuggendo dal parlare male di chicchessia: insomma non tener mai un discorso, che non osereste fare al cospetto di un superiore.
Mortificate la gola, col non andare tanto in cerca di quello che più piace al palato, ma prendere quello che danno; non essere nel numero di coloro che desiderano sempre e studiano il modo di avere qualche cibo speciale, qualche bicchiere di vino.
Potrete anche fare qualche mortificazione sopportando con pazienza certe contrarietà, un po’ di caldo o un po’ di freddo, senza lamentarvi. 
Non dite subito come fanno alcuni: – Scriverò che mi si mandi da casa questo e quello. 
- Se non è vera necessità, pazientate alquanto, aspettate, fate con pacatezza, fate adagio. Non stizze, non musi, non irrequietezza. 
Mortificatevi sopportando con carità e pace qualche piccolo difetto dei vostri compagni, qualche incomodo o della camerata o della scuola. 
In conclusione, mortificatevi, non ascoltando, non dicendo e non facendo cosa contraria in qualsivoglia modo al buon esempio. 

Così facendo, benchè siano cose di poco peso, vi serviranno di penitenza adattata a ciascuno di voi, non vi nuoceranno, vi faranno raggiungere lo scopo pel quale venne istituito il digiuno della quaresima, vi aiuteranno potentemente a vincere le cattive inclinazioni, vi faranno acquistare grandi meriti per l’anima. 
Osservate bene l’orario, e specialmente in questo tempo di quaresima. 
Invece di fare opere di penitenza fate quelle dell’obbedienza. 
Siate puntuali al mattino nell’alzarvi, alla sera nell’andare a letto, nell’andare a scuola e in chiesa e nell’eseguire ogni altro vostro dovere.
Buona notte!

- don Bosco -


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 11 marzo 2018

L'agonia di Cristo perpetuata nel SS. Sacramento e il sonno delle nostre anime - don Dolindo Ruotolo

Gesù si avviò verso il Getsemani. 

D’un tratto la divinità si nascose
ed Egli rimase solo,
caricato dei peccati degli uomini
di tutti i secoli passati e futuri,
fino al termine del mondo;
si sentì caricato di tutte le prevaricazioni,
perché Egli le doveva tutte riparare
con le sue pene...
Fu una pena ineffabile,
alla quale s’aggiunsero gli assalti furenti di satana
che tentava di vincerlo
ed allontanarlo col terrore
dal pensiero di riparare per i peccati degli uomini...
I peccati dei quali si sentiva caricato
gli davano un dolore spasimante,
ed avrebbe desiderato esserne liberato,
ma l’amore, l’infinito suo amore
gli faceva desiderare di non esserne liberato,
poiché Egli solo poteva sopportare
quel peso spaventevole...
Domandò di fare la volontà del Padre
per compiere divinamente la grande espiazione,
e cercò dei cuori che l’avessero aiutato
a riparare e ad amare.
Andò dagli Apostoli
ed, ahimé, li trovò addormentati!
Addormentati profondamente,
quando avrebbero dovuto pregare con Lui!
... Gesù Cristo sta ora nell’Orto della sua Chiesa
e, nascosto nel suo Tabernacolo di amore,
prega e si offre al Padre.
LÀ EGLI CONTINUA LA SUA AGONIA MISTICAMENTE
E LÀ VUOLE I SUOI FIGLI,
PERCHÉ VEGLINO E PREGHINO CON LUI.
Quale dolore per Gesù
vedere che i suoi figli dormono
nella notte dei loro peccati
e, sognando le chimere del mondo,
lo dimenticano!
... Dobbiamo vigilare e pregare
per non cadere nella tentazione;
potremmo sentirci scossi nella nostra fedeltà
se non preghiamo,
potremmo seguire lo spirito del mondo,
o fuggire addirittura dal nostro adorabile Redentore
ed unirci ai suoi persecutori.
... Che cosa più soave per noi
quanto il vigilare innanzi a Te Sacramentato, o Gesù!
Quanto peseranno nel giorno del giudizio
le ore che avremmo potuto passare con Te
e che abbiamo trascorse invece
nelle miserie di questa Terra!

Meditazione del Servo di Dio  don Dolindo Ruotolo (1882-1970)




Il nostro vero digiuno non sta nella sola astensione dal cibo; non vi è merito a sottrarre alimento al corpo se il cuore non rinuncia all'ingiustizia e se la lingua non si astiene dalla calunnia.


san Leone Magno, papa -





Maria, Madre della conversione,
in questo tempo di Quaresima,
guidaci nel cammino che porta a Gesù,
unico Salvatore e Redentore dell'umanità.
Fa', o Vergine della Quaresima,
che in questi giorni di ascolto, preghiera e penitenza,
ogni uomo, credente nel Vangelo,
e che sa di essere polvere e in polvere ritornerà,
possa sperimentare la misericordia divina
nel sacramento della riconciliazione e del perdono.
Nell'assiduo ascolto della Parola di Dio,
nella celebrazione quotidiana della liturgia eucaristica,
nella carità senza limite verso ogni fratello di questa Terra,
possa diventare un vero adoratore di Dio, in spirito e verità.
O Maria, Madre del Redentore,
Madre del Cristo ritirato nel deserto,
per pregare, fare penitenza e prepararsi
all'annuncio del suo Regno,
ottienici dal tuo Figlio, Morto e Risorto,
per la nostra salvezza,
la grazia di non abbandonarci nella tentazione,
ma di liberarci da ogni male
e portarci con lui nell'eternità. Amen.

- Padre Antonio Rungi - 

Buona giornata a tutti. :-)










domenica 4 marzo 2018

Quaresima e Conversione - Mariano Magrassi osb


Il tema che dà a tutta la Quaresima la sua tonalità caratteristica è la conversione. 
Ma conversione e fede sono un binomio inseparabile. 
L’annuncio decisivo di Gesù suona infatti: «Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15). Il Vangelo è quella «cosa nuova» che, se uno l’accoglie e la vive, rende nuova tutta la vita, quasi rovesciandola: questa è la conversione. 
Di qui l’impegno della Chiesa in Quaresima: chiamare alla fede quelli che ancora non vi sono giunti (catecumenato per i battezzandi) - ravvivare e far progredire la fede di coloro che hanno già ricevuto il dono (catechesi intensa per tutti) - restituire alla vita i battezzati vinti dal peccato (ingresso nell’«ordo» dei penitenti e riconciliazione il Giovedì Santo). 
Con l’imposizione delle ceneri a tutti, in quell’«ordo paenitentium» oggi entriamo tutti. La Quaresima dunque non è solo un impegno individuale: è una «pratica collettiva», un «sacramentum» che coinvolge tutta la comunità, una «gratia» che con la sua efficacia raggiunge tutti. 
Tutta la comunità cristiana prega e digiuna per il ritorno al Divino di coloro che si sono affidati a essa e cercano sinceramente il Signore. 
Nella Pasqua i catecumeni saranno divinizzati e i penitenti rinasceranno a vita nuova nel sacramento del perdono. 
Si cammina insieme in carovana, tesi verso la Pasqua, desiderosi di rinnovare radicalmente la propria vita, e cercando di trascinare avanti quelli che sarebbero tentati di fermarsi. 


Le tappe del cammino sono contrassegnate da temi forti. 
Punto di partenza è scoprirsi peccatori, non con un’ammissione teorica che non serve a nulla, ma con un’intima esperienza. Allora ti senti come un uomo che sta annegando, una nave che cola a picco. Le acque ti aggrediscono da ogni parte e ti sembra di essere sul punto di cedere alla tempesta. Il pozzo in alto sembra chiudere su di te la sua bocca e tu gridi con il salmo: «Le acque mi sono penetrate fino nell’anima» (Sal 68,1). Allora spontaneamente gridi: «Aiuto». Sai che c’è Uno che ti può liberare. «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2). 
La liturgia ti aiuta facendoti capire la tua radicale debolezza solo per aprirti alla certezza della liberazione. 
L’accento non va sul peccato, ma sul Cristo vincitore del peccato. Non si guarda tanto ad Adamo che è caduto, quanto al Cristo che ha inchiodato la colpa al legno della croce. 
Allora nel cuore avviene un’intima lacerazione - in gergo cristiano si chiama «contrizione», termine che evoca qualcosa che si spezza - e attraverso lo squarcio i nostri peccati escono ed entra l’aria pura della primavera di Dio. 
La lacerazione del cuore, di cui parla Gioele, consiste appunto nello «strapparsi» da quell’uomo vecchio corrivo al peccato, che non è il nostro vero «io», ma piuttosto una caricatura di quello che dovremmo essere. 
E’ lui che ci fa agire secondo la «sapienza della carne», ci fa appartenere al mondo e rende difficile la nostra liberazione e trasformazione in Cristo. Staccati da lui, ci si può rivolgere a Dio e gustare la sua misericordia con libertà di figli.
Ci meravigliamo allora che, malgrado la centralità del tema del «peccato» e
dell’«uomo vecchio» da distruggere, la Quaresima si muova in clima di ottimismo e di gioia tanto che viene chiamata «festività»? L’uomo non è lasciato solo nel suo sforzo, che si rivelerebbe immane. Si incammina gioiosamente verso la Pasqua, cui è polarizzato tutto il suo sforzo ascetico. E la stessa Pasqua è concepita come una veglia in attesa del ritorno di Cristo. 
San Benedetto dice al monaco: «Orienti tutto l’ardore dei suoi desideri spirituali nell’attesa gioiosa del santo giorno di Pasqua»
Il credente sa che i sacramenti pasquali saranno un bagno nella novità di
Cristo, il momento della «grande liberazione» offerta dal «Christus Victor».
E tuttavia non aspetta con le mani in mano. Stimolato dalle catechesi patristiche, che la liturgia delle Ore offre ogni giorno, si impegna in una ascesi esigente, in cui la tradizione ha sottolineato tre grandi direttrici: 
preghiera - opere di carità - digiuno. 
Sant' Agostino insiste di più sulle qualità della preghiera, mentre S. Leone
Magno è più sensibile alla carità fraterna che si esprime concretamente
nell’elemosina. In ogni caso sono tre impegni indissociabili:
«Queste devote elemosine e questo digiuno frugale sono le ali che in questi santi giorni aiuteranno la nostra preghiera a salire al cielo», afferma S. Agostino nel Sermone 207. E d’altronde questi tre impegni non vanno separati dal resto della vita cristiana. 

Un Orientale, il Crisostomo, ci dice che si può «non digiunare digiunando» e viceversa:
«Potete benissimo digiunare pur senza fare digiuno». Come è possibile? «Questo avviene quando si rinuncia al nutrimento solito, ma non si rinuncia ai peccati. E come è possibile non digiunare digiunando? Questo avviene quando ci si nutre senza peccare. Questo digiuno è molto migliore dell’altro» (19).
Il tutto poi va concepito come un «sacramento»: non è l’ascesi una pura
ginnastica della volontà, una medicina che produce effetti in forza di mezzi
umani. No: nell’atto dell’uomo che si apre alla fede interviene Dio stesso,
producendo effetti divini. La distruzione del nostro male mediante il perdono,
non è forse un gesto divino?
… Siamo portati «al di sopra» della dignità delle origini. Si aprono le porte della speranza: la gloria del Risorto sarà partecipata da tutti nel Regno (Giov. IV di Pasqua, coll.). 
E quel pesante bagaglio di maledizione, di cui la prima colpa ci ha come rivestiti, viene lacerato, strappato da noi e buttato lontano. 
Riappare l’uomo nuovo uscito dalle mani del creatore nel primo mattino del mondo. Tutto questo è incluso nel «dono» pasquale. L’ascesi quaresimale ha l’unico scopo di disporre il credente ad accoglierlo.

- Mariano Magrassi osb - 
da: "Cristo luce del nostro cammino" - relazione tenuta alla Settimana
liturgica nazionale (Bari 28 agosto - 1 sett. 1978) - Edizioni "LA SCALA" - Noci


Buona giornata a tutti. :-)