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domenica 4 marzo 2018

Quaresima e Conversione - Mariano Magrassi osb


Il tema che dà a tutta la Quaresima la sua tonalità caratteristica è la conversione. 
Ma conversione e fede sono un binomio inseparabile. 
L’annuncio decisivo di Gesù suona infatti: «Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15). Il Vangelo è quella «cosa nuova» che, se uno l’accoglie e la vive, rende nuova tutta la vita, quasi rovesciandola: questa è la conversione. 
Di qui l’impegno della Chiesa in Quaresima: chiamare alla fede quelli che ancora non vi sono giunti (catecumenato per i battezzandi) - ravvivare e far progredire la fede di coloro che hanno già ricevuto il dono (catechesi intensa per tutti) - restituire alla vita i battezzati vinti dal peccato (ingresso nell’«ordo» dei penitenti e riconciliazione il Giovedì Santo). 
Con l’imposizione delle ceneri a tutti, in quell’«ordo paenitentium» oggi entriamo tutti. La Quaresima dunque non è solo un impegno individuale: è una «pratica collettiva», un «sacramentum» che coinvolge tutta la comunità, una «gratia» che con la sua efficacia raggiunge tutti. 
Tutta la comunità cristiana prega e digiuna per il ritorno al Divino di coloro che si sono affidati a essa e cercano sinceramente il Signore. 
Nella Pasqua i catecumeni saranno divinizzati e i penitenti rinasceranno a vita nuova nel sacramento del perdono. 
Si cammina insieme in carovana, tesi verso la Pasqua, desiderosi di rinnovare radicalmente la propria vita, e cercando di trascinare avanti quelli che sarebbero tentati di fermarsi. 


Le tappe del cammino sono contrassegnate da temi forti. 
Punto di partenza è scoprirsi peccatori, non con un’ammissione teorica che non serve a nulla, ma con un’intima esperienza. Allora ti senti come un uomo che sta annegando, una nave che cola a picco. Le acque ti aggrediscono da ogni parte e ti sembra di essere sul punto di cedere alla tempesta. Il pozzo in alto sembra chiudere su di te la sua bocca e tu gridi con il salmo: «Le acque mi sono penetrate fino nell’anima» (Sal 68,1). Allora spontaneamente gridi: «Aiuto». Sai che c’è Uno che ti può liberare. «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2). 
La liturgia ti aiuta facendoti capire la tua radicale debolezza solo per aprirti alla certezza della liberazione. 
L’accento non va sul peccato, ma sul Cristo vincitore del peccato. Non si guarda tanto ad Adamo che è caduto, quanto al Cristo che ha inchiodato la colpa al legno della croce. 
Allora nel cuore avviene un’intima lacerazione - in gergo cristiano si chiama «contrizione», termine che evoca qualcosa che si spezza - e attraverso lo squarcio i nostri peccati escono ed entra l’aria pura della primavera di Dio. 
La lacerazione del cuore, di cui parla Gioele, consiste appunto nello «strapparsi» da quell’uomo vecchio corrivo al peccato, che non è il nostro vero «io», ma piuttosto una caricatura di quello che dovremmo essere. 
E’ lui che ci fa agire secondo la «sapienza della carne», ci fa appartenere al mondo e rende difficile la nostra liberazione e trasformazione in Cristo. Staccati da lui, ci si può rivolgere a Dio e gustare la sua misericordia con libertà di figli.
Ci meravigliamo allora che, malgrado la centralità del tema del «peccato» e
dell’«uomo vecchio» da distruggere, la Quaresima si muova in clima di ottimismo e di gioia tanto che viene chiamata «festività»? L’uomo non è lasciato solo nel suo sforzo, che si rivelerebbe immane. Si incammina gioiosamente verso la Pasqua, cui è polarizzato tutto il suo sforzo ascetico. E la stessa Pasqua è concepita come una veglia in attesa del ritorno di Cristo. 
San Benedetto dice al monaco: «Orienti tutto l’ardore dei suoi desideri spirituali nell’attesa gioiosa del santo giorno di Pasqua»
Il credente sa che i sacramenti pasquali saranno un bagno nella novità di
Cristo, il momento della «grande liberazione» offerta dal «Christus Victor».
E tuttavia non aspetta con le mani in mano. Stimolato dalle catechesi patristiche, che la liturgia delle Ore offre ogni giorno, si impegna in una ascesi esigente, in cui la tradizione ha sottolineato tre grandi direttrici: 
preghiera - opere di carità - digiuno. 
Sant' Agostino insiste di più sulle qualità della preghiera, mentre S. Leone
Magno è più sensibile alla carità fraterna che si esprime concretamente
nell’elemosina. In ogni caso sono tre impegni indissociabili:
«Queste devote elemosine e questo digiuno frugale sono le ali che in questi santi giorni aiuteranno la nostra preghiera a salire al cielo», afferma S. Agostino nel Sermone 207. E d’altronde questi tre impegni non vanno separati dal resto della vita cristiana. 

Un Orientale, il Crisostomo, ci dice che si può «non digiunare digiunando» e viceversa:
«Potete benissimo digiunare pur senza fare digiuno». Come è possibile? «Questo avviene quando si rinuncia al nutrimento solito, ma non si rinuncia ai peccati. E come è possibile non digiunare digiunando? Questo avviene quando ci si nutre senza peccare. Questo digiuno è molto migliore dell’altro» (19).
Il tutto poi va concepito come un «sacramento»: non è l’ascesi una pura
ginnastica della volontà, una medicina che produce effetti in forza di mezzi
umani. No: nell’atto dell’uomo che si apre alla fede interviene Dio stesso,
producendo effetti divini. La distruzione del nostro male mediante il perdono,
non è forse un gesto divino?
… Siamo portati «al di sopra» della dignità delle origini. Si aprono le porte della speranza: la gloria del Risorto sarà partecipata da tutti nel Regno (Giov. IV di Pasqua, coll.). 
E quel pesante bagaglio di maledizione, di cui la prima colpa ci ha come rivestiti, viene lacerato, strappato da noi e buttato lontano. 
Riappare l’uomo nuovo uscito dalle mani del creatore nel primo mattino del mondo. Tutto questo è incluso nel «dono» pasquale. L’ascesi quaresimale ha l’unico scopo di disporre il credente ad accoglierlo.

- Mariano Magrassi osb - 
da: "Cristo luce del nostro cammino" - relazione tenuta alla Settimana
liturgica nazionale (Bari 28 agosto - 1 sett. 1978) - Edizioni "LA SCALA" - Noci


Buona giornata a tutti. :-)







martedì 26 settembre 2017

Amore e comunione - Mariano Magrassi ofb

Dedichiamo brevemente attenzione ai gesti quotidiani che esprimono l'agàpe (amore) e costruiscono la koinonia (comunione). 
Al primo posto metterei una capacità infinita di comprensione e perdono. 
Non sta insieme una comunità dove i componenti non sono pronti a perdonarsi.
Bisogna anzitutto capire gli altri e accettarli come sono. Prendere i fratelli come Dio ce li manda e poi entrare in ciascuno, a partire da un gesto, da una parola, con una forte carica di simpatia, in modo da uscirne con la sua immagine, vera e non deformata. 
Spesso i pregiudizi fanno da schermo, si interpongono tra noi e i fratelli. Un filosofo ha definito la carità «l'attenzione prestata all'esistenza altrui».
Un altro elemento, importante per la comunione, è la prontezza a donarsi sulla linea del servizio. 
Un servizio che anzitutto deve afferrare tutto il mio essere, cioè devo fare di me quello che viene bene per gli altri. Aggiusto me stesso per essere gradito agli altri. È una carità che si fa con l'essere, prima che con l'azione.
Amare senza misura, né di intensità né di estensione. 
Quindi fraterna apertura a tutti. I fratelli non si scelgono, si accolgono senza discriminazione; basta escluderne uno per uccidere la carità. E dopo che l'ho accettato, il fratello, superando l'egoismo che è chiusura in me stesso, devo aprirmi a lui con una immensa speranza. 
Quando l'io si chiude in se stesso, intristisce. Quando invece diventa capace di rapporto, di comunione, allora si apre e fiorisce, come certi fiori che si schiudono quando sorge il sole.
Altro gesto di comunione è la correzione fraterna. Che sia un gesto cristiano non c'è alcun dubbio, perché si trova nel discorso ecclesiale di Matteo (18, 15-17). 
Ma è un'arte molto, molto difficile! Occorre intervenire nel momento giusto e col tono giusto. 
Deve nascere da un bisogno di amicizia che porge fraternamente all'altro una mano per risollevarsi. A sua volta, la correzione spinge chi la compie a togliere la trave dal proprio occhio.
Ma occorre pure sopportare se stessi, cioè accattare con serenità i propri limiti. 
Questo non lo riferisco ai peccati che dobbiamo cercare di eliminare, tutti; ma ai limiti che ci sono in ogni persona umana. 
Bisogna diventare scomplessati al riguardo; occorre saperci accettare come siamo, con lo sforzo quotidiano per renderci migliori. 
Allora si diventa uomini felici di vivere. È una cosa molto importante questa, perché l'uomo felice di vivere è capace di buoni rapporti con gli altri.
Accettare le diversità e saperle comporre nella comunione è un'altra cosa indispensabile. 
La diversità è voluta da Dio. La diversità è una ricchezza, purché non diventi contrasto. L'immagine più bella mi pare che l'abbia trovata Ignazio di Antiochia quando ha detto che siamo come una cetra, che ha parecchie corde, e ogni corda suona la sua nota, ma ogni corda è armonizzata con l'altra. 
Se avessimo nella Chiesa un po' più di capacità di comporre queste differenze nella comunione! Si tratta di diversità a livello personale, non delle diversità sulle verità di fede; è chiaro che lì ci deve essere la perfetta comunione.
Da ultimo occorre da parte di tutti una fraterna cooperazione al bene di tutto il corpo ecclesiale. La salute e la vitalità di un organismo risultano dall'apporto di tutti gli organi che lo compongono. 
La Chiesa è un corpo che ha bisogno di tutti: ognuno l'arricchisce col suo dono.
Il Signore ci renda capaci di moltiplicare ogni giorno i gesti di bontà intorno a noi. Questa comprensione verso gli altri non è per il cristiano pura filantropia, ma un modo di andare incontro al Cristo, perché il fratello è "sacramento di Gesù". Gesù mette sul suo conto quello che abbiamo fatto al più piccolo dei nostri - e suoi - fratelli.

- Mariano Magrassi  ofb - 
da: "Afferrati da Cristo", ed. La Scala



L'unico modo di avere un amico è esserlo.

Ralph Waldo Emerson, Amicizia


 Benedizione celtica

Che tu abbia tempo
per la pazienza,
tempo per comprendere,
tempo per ricordare
le cose buone fatte e da fare.
Tempo per credere
nei tuoi compagni di viaggio,
tempo per capire
quanto valga un amico.


Buona giornata a tutti. :-)