Il suo nome era Lollo e aveva grandi
orecchie appuntite e occhioni scuri, intelligenti e furbi. Come tutti i
cuccioli era birbaccione, chiassoso, prepotente. Appena poteva si allontanava
verso i confini del campo cercando di sconfinare e, quando il padrone andava a
riprenderlo, puntava le zampe sul terreno e non c'era modo di smuoverlo.
Bisognava trascinarlo e quanto erano acuti i suoi ragli di protesta! Il padrone
ancora non si decideva a metterlo al lavoro: era talmente giovane e testone!
Una bella mattina di primavera
giungono nel campo degli uomini, parlottano un po' col padrone e poi cominciano
a guardare verso Lollo. Erano venuti infatti a fare una richiesta curiosa che
riguardava proprio lui. Questi uomini erano servi di un tale, un certo Nazareno
e, mandati da questo, volevano in prestito proprio Lollo. Serviva al loro
Maestro per entrare in Gerusalemme.
Il padrone era perplesso: "Macché
Lollo! Per il vostro Maestro ci vuole un cavallo. Io non ce l'ho, ma il mio
vicino è un soldato e certamente sarà contento di prestarvi il suo bel cavallo
bianco".
Ma quelli insistevano, si erano
proprio fissati! Volevano un asino che fosse giovane che non avesse mai
lavorato. "E' il Maestro che lo chiede - dicevano - ma non temere te lo
restituiremo".
Il padrone alzava gli occhi al cielo:
"Ma allora proprio non capite, quest'asino non è adatto! E' prepotente,
testone e farà fare a me e al vostro Maestro una brutta figura. E' capace di
fermarsi in mezzo alla strada e di non voler più camminare, se gli gira, incomincia
a ragliare così forte e non la finisce più, e poi, morde!".
E i servi a lui: "Così come è, lo
vuole il Maestro, e Lui non sbaglia! Se ha chiesto quest'asino avrà i suoi
buoni motivi!". Il padrone allora, avvilito, prende un pezzo di corda, lo
butta intorno al collo di Lollo e lo consegna ai servi. Lollo è troppo
interessato alla faccenda per pensare a fare i capricci, e docile si lascia
legare e condurre fuori del campo.
Fatta poca strada arrivano a un bivio,
poco fuori Gerusalemme. Ci sono uomini, donne e anche bambini che attorniano un
giovane uomo. I servi dirigono proprio verso di Lui: "Ecco, Maestro,
questo è l'asino che avevi chiesto". Il Maestro si volta, si avvicina a
Lollo, allunga una mano, lo accarezza sulla testa e lo guarda. Anche Lollo alza
gli occhi verso questo bizzarro Maestro che ha voluto a tutti i costi averlo
come cavalcatura, e i suoi occhi si immergono nello sguardo del Maestro:
"Mai nessuno mi aveva guardato così" - dirà poi Lollo - "neanche
la mia mamma". E' come se con un solo sguardo il Maestro mi dicesse:
"Non temere, va bene così. Sì sei un po' un brigante, ma ce la puoi fare.
Io mi fido di te e ti voglio bene! Coraggio! Cominciamo questo viaggio, sarai
tu a portarmi a Gerusalemme".
Lollo sente come un fuoco dentro il
suo cuore, è contento e un po' ha voglia di piangere, senza motivo... Mansueto
si lascia mettere un mantello rosso sulla groppa, si lascia montare dal Maestro
e, lentamente, incominciano il loro viaggio verso Gerusalemme. Via via che si
avvicinano alla città la gente diventa più numerosa. Stendono per terra dei
mantelli rossi, hanno in mano dei rami di palma e di ulivo, li agitano e
gridano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna
nell'alto dei cieli!".
Lollo si sente davvero un asinello importante...
Tutti fanno festa alla persona che lui sta portando in groppa, bardato con quel
bel manto rosso! Anche i bambini fanno festa e alcune bambine portano dei
fiori.
Ad un tratto una voce si leva dalla
folla e chiede: "Chi è quest'uomo?".
Qualcuno risponde: "E' Gesù, da Nazareth di Galilea!".
"Che cosa ha fatto?".
"Io sono vedova, Gesù ha risuscitato il mio unico figlio. Eccolo!".
"Io ero muto per colpa di un demonio e Gesù mi ha liberato".
"Io avevo questa mano come morta e lui mi ha detto: Stendila! E la mia
mano è tornata come nuova! Ha fatto bene ogni cosa!".
Lollo ascolta tutto quello che la
gente dice sull'uomo che sta accompagnando a Gerusalemme. "Ora capisco
perché alcuni chiamano Gesù il Signore!". La folla è al colmo della gioia
e della festa. Gesù è pronto per entrare nel tempio. Prima di allontanarsi, con
la mano sfiora lentamente il muso dell'asinello. Gesù e Lollo si guardano per
un lungo istante.
Gesù capisce ciò che l'asinello gli
vuol dire:
"Grazie Signore di avermi cercato.
Tu hai avuto bisogno di me e hai avuto fiducia in me!
D'ora in poi, anche se non credo che riuscirò ad essere sempre bravo, voglio
provare ad essere come tu mi vedi.
Forse scalcerò ancora e certamente raglierò ogni tanto ma non potrò mai
dimenticare che hai avuto fiducia in me.
Grazie Gesù, anche io ti voglio bene".
- Mariolina Puddu -
Sul monte degli Ulivi
Venite, e saliamo insieme sul monte
degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi si avvicina spontaneamente
alla passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Corriamo anche noi insieme a colui che
si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non
però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme,
tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e
in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone.
Accogliamo così il Verbo di Dio che
avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere.
Stendiamo noi stessi rivestiti della
sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati
in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo e prostriamoci ai suoi piedi come
tuniche distese.
Agitando i rami spirituali dell'anima,
anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto
colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele».
- Andrea di Creta -
da: Discorsi
Gerusalemme, Gerusalemme!
Tra
la folla degli esclusi
lì, davanti all'asinello,
cerco anch'io come gettare
le certezze e il mio mantello.
Sulla
pietra più appuntita
per proteggere il tuo passo,
sul gradino più nascosto:
che mi veda che sono in basso.
Ma
fra i rami e gli osanna,
potature della palma,
corro inquieto ed affannato
mentre in te regna la calma.
Non
c'è posto per il mio gesto,
tu sei vite, sovrano umile:
“Non sfoggiare la tua cura
- com'è duro - sii servo inutile!”.
E
salendo sconcertato
verso il tralcio che non ti vuole,
piango in me lo stesso dramma:
Gerusalemme è nel mio cuore.
Città
santa benedetta,
vigna che rifiuti il figlio,
lui non è solo l'erede:
uccidi il re con il tuo orgoglio.
Oh,
cadranno le tue mura,
si apriranno le tue porte:
che la Chiesa accolga il dono,
Lui ha vinto anche la morte.
- don Luca Garbinetto -